INTERPELLANZA SUL CASO FICIESSE. IL GOVERNO APPOGGIA IL COMANDO GENERALE GDF. DURISSIMA REPLICA DI ALFIERO GRANDI

domenica 12 maggio 2002

Un paio di settimane fa 39 deputati del centrosinistra hanno presentato al Ministro dell’economia e della finanze l’interpellanza parlamentare n. 2-00315 che di seguito integralmente riportiamo.

 

 

INTERPELLANZA PARLAMENTARE URGENTE

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze

 

I sottoscritti deputati chiedono con urgenza al Ministro se sia a conoscenza che il Comando generale della Guardia di Finanza con nota 121097/P/4 del 4 aprile 2002 ha comunicato ai Comandi regionali un parere del Consiglio di Stato sulla cui base i Comandi stessi stanno chiedendo la disaffiliazione dall’Associazione Nazionale Finanzieri, Cittadini e Solidarietà, altrimenti viene minacciata verso gli interessati la procedura prevista dall’art. 65 R.D.M. per violazione degli artt. 31 R.D.M. e 8 della legge n. 382/78.

I sottoscritti deputati chiedono con urgenza al Ministro se sia a conoscenza che il parere del Consiglio di Stato è stato emesso su un testo di Statuto che non è quello in vigore nell’Associazione citata, che infatti lo ha modificato il 27 gennaio 2001 in occasione del primo congresso nazionale svoltosi a Bologna.

I sottoscritti chiedono, inoltre, al Ministro se sia a conoscenza che lo statuto dell’Associazione, all’articolo 2, afferma che è “autonoma, apartitica, apolitica” e che l’Associazione ha intrattenuto con l’Amministrazione e in particolare con il Comando della Guardia di Finanza un atteggiamento rispettoso di regole e degli ordinamenti vigenti e che avendo caratteristiche di associazione privata, comprendente anche privati cittadini e parlamentari, non può essere qualificata come sindacale e neppure professionale dei militari.

I sottoscritti chiedono ancora al Ministro se non ritenga gravemente lesivo dei diritti dell’Associazione Nazionale Finanzieri, Cittadini e Solidarietà e dei suoi associati l’atto del Comando Generale della Guardia di Finanza.

I sottoscritti chiedono infine al Ministro se non ritenga necessario riappropriarsi della vigilanza sulla partecipazione di militari ad associazioni private che spetta, per l’art. 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382 soltanto al Ministero e al Ministro e non al Comando Generale della Guardia di Finanza.

In relazione a questo il Ministro dell’Economia e delle Finanze, secondo gli interroganti, dovrebbe emanare un’apposita direttiva al Comando Generale della Guardia di Finanza chiedendo la revoca della circolare del 4 aprile 2002, ove questa non sia stata precedentemente revocata.

 

On. ALFIERO GRANDI

On. GIUSEPPE LUMIA

On. MARCO MINNITI

On. ROBERTA PINOTTI

ON. SESA AMICI

ON. FRANCO ANGIONI

ON. FRANCESCO BONITO

ON. ENRICO BUEMI

ON. FRANCESCO CARBONI

ON. PIER PAOLO CENTO

ON. ENZO CEREMIGNA

ON. NICOLA CRISCI

ON. RAFFAELLO DE BRASI

ON. OLGA DI SERIO D’ANTONA

ON. EUGENIO DUCA

ON. PIETRO FOLENA

ON. SERGIO GAMBINI

ON. LUIGI GIACCO

ON. FRANCO GRILLINI

ON. ROBERTO GUERZONI

ON. RICCARDO ILLY

ON. GRAZIA LABATE

ON. MARCELLA LUCIDI

ON. ANDREA LULLI

ON. ANTONIO LUOGNO

ON. PAOLA MANZINI

ON. GRAZIELLA MASCIA

ON. PIETRO MAURANDI

ON. GIUSEPPE MOLINARI

ON. ALBERTO NIGRA

ON. ROSSELLA OTTONE

ON. GIORGIO PANATTONI

ON. ERMINIO QUARTIANI

ON. ANTONIO ROTUNDO

ON. PIERO RUZZANTE

ON. ITALO SANDI

ON. MARCO SUSINI

ON. PIETRO TIDEI

ON. TOLOTTI

 

 

Venerdì 10 maggio 2002, il Governo, per bocca del Sottosegretario Maria Teresa Armosino, ha fornito l’attesa risposta. La lettura del documento è stata preceduta e seguita da interventi del primo firmatario dell’interpellanza, l’onorevole Alfiero GRANDI (D.S.), sottosegretario alle finanze del precedente Governo.

Riportiamo di seguito il resoconto stenografico di quanto s’è detto.

 

 

CAMERA DEI DEPUTATI

RISPOSTA SCRITTA DEL MINISTRO DELLE FINANZE

A SEGUITO DELL’INTERPELLANZA N. 2-00315

PRIMO FIRMATARIO, ON. ALFIERO GRANDI

 

Resoconto stenografico in corso di seduta

Seduta n. 142 del 10/5/2002

Pag. 102

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Circolare del comando generale della guardia di finanza relativa alla partecipazione all'associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà - n. 2-00315)

PRESIDENTE. L'onorevole Grandi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00315 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, quest'interpellanza è stata presentata dal sottoscritto e da altri deputati poiché è stata diffusa la notizia che una circolare del 4 aprile 2002, firmata dal capo di stato maggiore della guardia di finanza, è intervenuta sull'associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà, ponendo agli aderenti un'alternativa: disaffiliarsi dalla stessa oppure di subire il procedimento che il regolamento del corpo prevede per coloro che aderiscono ad associazioni che non sarebbero legittime.

Riteniamo che questa circolare sia destituita di fondamento e ne chiediamo la revoca per varie ragioni. Il parere, è stato chiesto dal comando generale della guardia di finanza al Consiglio di Stato nel febbraio del 2000, mentre il testo di statuto sottoposto a parere - la parte incriminata è oggetto della circolare - era già stato modificato nel gennaio dello stesso anno, tra l'altro nel primo congresso ufficiale di quest'associazione. È stato, quindi, richiesto un parere da parte del Consiglio di Stato su uno statuto, nel momento in cui l'associazione ne aveva un altro. Di conseguenza, il parere del Consiglio di Stato, cui fa riferimento la circolare, non solo è molto vecchio - ricordo che la circolare risale al 4 aprile, mentre il parere del Consiglio di Stato risale a circa due anni prima -, ma è stato chiesto anche su uno statuto che, nel frattempo, era stato modificato.

Il primo interrogativo che si pone è per quale ragione un parere del Consiglio di Stato, prudentemente tenuto dal comando generale precedente in un cassetto, evitando di usarlo perché chiaramente destituito di fondamento, sia stato utilizzato in questa fase. Questa circolare è destituita di fondamento perché l'associazione non ha natura sindacale ed è del resto simile ad altre associazioni esistenti. Se il Governo dovesse avere un difetto di informazione, magari nei rapporti tra i ministeri, potrei mettere a disposizione tutto il materiale di documentazione (altrimenti si può utilizzare Internet, e cercare le necessarie notizie). Cito un'associazione per tutte, che può essere utile soprattutto al sottosegretario Armosino, qui presente. Si chiama Osservatorio per la tutela dei militari. Il responsabile è un maresciallo tuttora in servizio di nome Domenico leggero. Tale associazione ha pienamente diritto - ovviamente, dal mio punto di vista - ad esistere. Affronta tali problemi. Quest'osservatorio (associazione) è stata accreditato dal Parlamento perché è stato ricevuto dalla Commissione difesa. Ad esso - cosa curiosa - è stato chiesto un parere sulla natura, le caratteristiche, le modalità di risarcimento dei morti e dei feriti in servizio, in questo caso evidentemente militari. Quindi, facendo le debite proporzioni, tra personale civile e militare, si tratta di un tema a carattere apertamente sindacale. Ma, ripeto, per citare solo un esempio, non chiederei mai, evidentemente, che quest'osservatorio - o, meglio, associazione -, venisse fatto oggetto di richieste di disaffiliazione dei suoi membri; assolutamente no! Ritengo costituisca un importante fatto di democrazia che esso sia mantenuto in vita.
Naturalmente, credo che non possa in alcun modo essere attribuito all'associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà, che non svolge questi compiti, che non ha queste caratteristiche, il ruolo di associazione sindacale, che è poi il destro colto per cercare di reprimerla e di impedire l'adesione ad essa. Se ritenuto utile dal Governo, naturalmente sono pronto a chiedere alla VI Commissione, anche nella qualità di vicepresidente, di audire l'associazione (come ha già fatto la IV Commissione): questo potrebbe attribuirle quel carattere di legalità che, eventualmente, dovesse essere ritenuto necessario.
Il terzo aspetto che mi fa ritenere destituita di fondamento la predetta circolare è che la competenza non spetta al comando della Guardia di finanza - qui siamo veramente di fronte ad un atto illegittimo! - ma al ministro competente (in questo caso, al ministro della difesa, sebbene si possa sottilmente disquisire se non spetti, invece, al ministro dell'economia e delle finanze, in ragione delle particolari caratteristiche del corpo) e, comunque, sicuramente all'autorità politica, non a quella militare. Mi sono informato: facendo riferimento, in particolare, all'articolo 8 della legge n. 382 del 1978, in data 15 aprile, attraverso l'avvocato Angiolini, l'associazione ha già presentato richiesta di ritiro di tale atto illegittimo al ministro e al suddetto comando.
Sarebbe avvenuto comunque un fatto grave, ma il ritiro dell'atto verrebbe considerato un gesto di buona volontà e, come tale, sarebbe evidentemente apprezzato. In caso contrario, dico chiaramente che giudicherei la circolare come la conferma di un atto grave sotto il profilo costituzionale. Informo il Governo e il Parlamento (anche se gli uditori non sono tanti) che mi sono divertito a rileggere la Costituzione, una lettura sempre importante, ed ho trovato che gli articoli 2, 3, 13, 17, 18, 21, 24, 52, 54 e 98 trattano del diritto dei cittadini di associarsi liberamente (in particolare, l'articolo 18).
Di conseguenza, è stato posto in essere un atto illegittimo volto a coartare la libertà individuale dei cittadini, ancorché in divisa: tale è la richiesta di disaffiliarsi (di cui ho fornito prova al Servizio Assemblea, nel momento in cui ho presentato l'interpellanza). In caso di mancata disaffiliazione, preannunciano le circolari dei comandi che diramano la circolare del 4 aprile, verrebbero applicate le gravi sanzioni previste dal codice. Ma questo è un grave reato perché si infrangono la Costituzione e i diritti di libertà sanciti dall'ordinamento. È bene che i comandanti di corpo che stanno applicando la menzionata circolare sappiano che, così operando, si pongono fuori dalla Costituzione e dalla legge, proprio come la circolare medesima.

Aggiungo che l'associazione dei cittadini e finanzieri annovera oggi, tra i suoi aderenti, 21 parlamentari, me compreso. Altri parlamentari aderiranno in futuro e, se necessario, noi ne assumeremo la piena responsabilità legale, in modo tale che ciò che ai militari viene negato venga reso possibile dallo scudo protettivo creato dalla presenza dei parlamentari. So che anche altri cittadini stanno aderendo all'associazione, per cui si potrebbe affermare che l'affiliazione ad essa (fino a poco fa non straordinaria) ha ricevuto impulso proprio da questo intervento improprio del comando, che si sta rivelando un modo per rilanciarla e per procurarle nuove adesioni (mi risulta, infatti, che vi saranno molte adesioni di semplici cittadini).

Di conseguenza, ripeto, mi auguro che il Governo capisca la gravità della situazione. La questione non finisce naturalmente qui, in quest'Assemblea, ma sarà oggetto di iniziativa politica, di iniziativa giudiziaria. Questa è una di quelle questioni che arrivano dritte dritte alla Corte costituzionale; se io fossi del comando della Guardia di finanza, del quale non ho ragione per avere disistima (anzi, conosco personalmente molti esponenti), sarei preoccupato, perché credo che quel comando non abbia alcun motivo per esporsi in una direzione molto delicata e difficile come questa. Dico però che se questo è avvenuto qualche ragione ci deve essere. Perché proprio in questo momento? Perché proprio questa iniziativa,? Perché carte escono dai cassetti? Perché improvvisamente sentenze del Consiglio di Stato immotivate diventano oggetto di circolari? In questa società c'è qualcosa che richiama momenti di sussulti illiberali. La maggioranza che governa questo paese, il Governo che lei esprime, dovrebbero stare attenti a queste parola: non liberali, ma illiberali. Non credo sia stato un errore, credo che si sia trattato di qualcuno che, forse, covava qualche desiderio, diciamo così, di vendetta, di reazione, forse qualche antipatia, non so bene. Credo sia necessario che il Governo ripristini la legalità; avremo poi diversità di opinioni su tante cose, ma le regole sono importanti. Se dovesse proseguire questa, che definisco, senza timore, una repressione impropria, indebita, immotivata, destituita di fondamento, sarà necessario reagire. A me dispiace molto, ma il comando non può naturalmente pensare di cavarsela senza il ritiro di questa circolare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Armosino.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
Signor Presidente, colleghi, rispondo all'interpellanza che è stata oggi esposta, anche a nome di tutti gli altri sottoscrittori, dall'onorevole Grandi, e che ha ad oggetto chiarimenti sull'adozione di interventi in ordine alla comunicazione effettuata dal comando generale della Guardia di finanza ai comandi regionali sul parere reso dal Consiglio di Stato, per il quale i comandi stessi stanno chiedendo ai militari del corpo la disaffiliazione - si legge - dall'associazione nazionale finanzieri, cittadini e solidarietà, ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 382 dell' 11 luglio 1978, sotto pena, per così dire, in difetto, dell'attivazione delle procedure disciplinari. Questo è il senso della domanda che viene posta. In realtà, diversamente da quanto è stato sostenuto, il comando generale ha precisato che si è voluto diffondere il parere del Consiglio di Stato in modo tale da rendere noto al personale militare, anche per esigenze di tutela verso coloro che già avevano aderito all'associazione o comunque erano interessati a farlo, che l'iscrizione, attesa la riconosciuta natura sindacale dell'ente in oggetto, fosse in contrasto con il disposto dell'articolo 8 della legge n. 382 del 1978. Con questa intenzione, pertanto, il comando generale ha invitato i militari iscritti a recedere dalla posizione di socio nel termine, ritenuto congruo, di 15 giorni, allo scopo di evitare l'irrogazione delle sanzioni previste dal regolamento di disciplina militare.
Appare opportuno precisare in proposito che il relativo procedimento disciplinare sarebbe stato instaurato solo nei confronti di coloro che, allo spirare del citato termine di giorni 15, fossero ancora risultati iscritti all'associazione. Per quanto concerne invece più tecnicamente la natura dell'associazione, che gli interroganti non ritengono sindacale alla luce delle modifiche statutarie apportate, occorre rammentare che il Consiglio di Stato, secondo quanto si legge nel citato parere, confermando in via di principio un orientamento consolidato per il quale nell'accertamento dell'esistenza di associazione sindacale, in assenza di un'espressa qualificazione in tal senso nell'atto costitutivo, deve prevalere, come è ovvio, il criterio di natura sostanziale in ordine alla concreta attività che viene svolta nel campo di interesse proprio di questo tipo di associazioni, ha riconosciuto, cito tra virgolette: «Nonostante l'abile formulazione dello statuto l'associazione in esame tende a proiettarsi in un ambito di azione che non può non essere definito sindacale».
In particolare il Consiglio di Stato, nel percorso argomentativo che lo ha portato a riconoscere la natura sindacale dell'associazione, muove dall'esame dell'articolato statutario dedicato allo scopo sociale (sono gli articoli 2 e 3) dove riscontra più punti che lasciano presumere le finalità di natura sindacale dell'ente; valutazione che trova, peraltro, riscontro nella nota esplicativa fornita dall'associazione stessa quale indice rivelatore degli scopi in concreto perseguiti dall'associazione, come si legge nel parere che in proposito si esprime nel senso che «Ulteriore conferma di tale natura sindacale dell'associazione può essere ricavata dall'esame del documento che accompagna lo statuto e in particolare dai paragrafi concernenti gli obiettivi e le priorità, da cui risulta, chiaramente, che gli scopi che l'associazione si propone di perseguire tendono, pur se qualificati come culturali e sociali, ad inserire l'associazione stessa quale organo di rappresentanza legittimato ad intervenire nel dialogo politico per sostituire l'attuale sistema di rappresentanza ritenuto insufficiente».
Alla luce di ciò il comando generale ha ritenuto che, anche a seguito dell'avvenuta introduzione di alcune parziali modifiche dello statuto, peraltro di scarsa incidenza sull'impianto generale dell'articolato, e tali, comunque, da confermare nella sostanza le effettive finalità dell'associazione, non possano sovvertirsi le conclusioni contenute nel parere del Consiglio di Stato e, di riflesso, non possa modificarsi l'atteggiamento del corpo riguardo la legittimità delle doverose iniziative intraprese. Né in questo contesto, peraltro, può assumere un significativo valore, se non sul piano meramente formale, l'osservazione secondo la quale l'associazione è autonoma, apartitica, apolitica perché contraddetta dalla effettiva situazione che caratterizza, allo stato, la realtà associativa.
Infine, riguardo la richiesta rivolta al ministero della difesa di esercitare la propria potestà di vigilanza sulla partecipazione dei militari ad associazioni private, ai sensi dell'articolo 8 della citata legge n. 382 del 1978, occorre precisare che questa norma, richiamata dagli interpellanti, dopo aver premesso che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale né aderire ad altre associazioni sindacali prevede, all'ultimo comma, che la costituzione di associazioni o circoli fra militari è subordinata al preventivo assenso del ministro della difesa per il corpo e del ministro dell'economia e delle finanze. È evidente, pertanto, che il prescritto assenso, rilasciato da parte del ministero, sia riferito esclusivamente all'ipotesi concernente la costituzione di associazioni fra militari, peraltro non vietata per legge, mentre non possa estendersi ai casi in cui, come quello rappresentato dagli interpellanti, si debba valutare la mera adesione di un militare ad una associazione già costituita trattandosi di un'iniziativa liberamente esercitabile a condizione che la partecipazione non sia preclusa dalla stessa legge come nel caso delle associazioni sindacali.
Da quanto esposto emerge quindi che non può che ritenersi che l'operato del comando generale della Guardia di finanza sia stato rispettoso dei canoni di legittimità e correttezza senza alcun pregiudizio per l'esercizio del diritto di associazione riconosciuto al singolo, trovando invece valido e indiscusso avallo in norme di legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Grandi ha facoltà di replicare.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, mi devo dichiarare totalmente, irrimediabilmente, drammaticamente insoddisfatto della risposta fornita dal sottosegretario Armosino, risposta che considero francamente grave. Con l'interpellanza avevamo chiesto chiarimenti, sperando che il Governo riassumesse una responsabilità politica di garanzia costituzionale, ed il Governo risponde invece lavandosene le mani e richiamando duemila anni di storia, cioè Ponzio Pilato. Il Governo, invece di attivarsi nei confronti del comando della Guardia di finanza (che può benissimo aver compiuto un errore, aver emanato una circolare impropria, e che, quindi, potrebbe essere consigliato a rivedere un atto sbagliato), nulla ha fatto. Questo è un errore, perché nei confronti dei comandi l'autorità politica ha una responsabilità.

È del tutto inaccettabile, fuori da ogni possibilità persino di considerazione, l'idea che le notizie che abbiamo dato non siano completamente fondate, in quanto l'associazione, lo ripeto, non ha carattere sindacale, bensì carattere politico e culturale. Lo confermeremo, come già detto, con una presenza massiccia di parlamentari e cittadini. Non sarà possibile in alcun modo chiedere ai militari della Guardia di finanza, come ad altri, di non partecipare a tale associazione. Se dovesse esserci - o continuare - un'azione di repressione, adotteremo evidentemente le forme più opportune per tutelare i militari del corpo che hanno scelto questa strada e che, mi auguro, continueranno a scegliere.

Purtroppo, sottosegretario Armosino, le cose bisogna anche leggerle e non farsele solo preparare come, invece, accade ormai da troppo tempo; se lei infatti avesse letto il punto 3 della circolare a firma del generale Di Paolo - generale che stimo, che conosco personalmente e che a me dispiace molto abbia firmato questa circolare - si sarebbe resa conto di come esso contenga un vero e proprio aut aut; si dà cioè per scontato che il parere del Consiglio di Stato sia stato dato sullo statuto reale e si pongono gli interessati di fronte al regolamento di disciplina militare oppure alla disaffiliazione. È del tutto evidente che si tratta di un aut aut del tutto inaccettabile.
Nella sua risposta lei inoltre dice che il comando conferma; ebbene, il comando non deve confermare! Il comando in questo caso ha utilizzato a base della circolare un parere del Consiglio di Stato. Il Governo chieda al comando, suggerisco questa via, di rivolgere al Consiglio di Stato stesso almeno la richiesta di verificare se la modifica statutaria intervenuta sia o non sia congrua ad eliminare l'inciampo. Il comando, invece, conferma motu proprio che il giudizio sulla modifica statutaria, cioè quella che è stata operata prima del giudizio del Consiglio di Stato, non sarebbe valida. Questo, purtroppo, è un pregiudizio. In tutti i corpi capita che prima di tutto si cerchi di difendere l'operato per poi solo in un secondo momento ammettere magari di aver sbagliato. In questo caso, però, la cosa è troppo grave, e non si può evidentemente accettare un atteggiamento di questo tipo.
Mi riservo di lasciare agli atti l'indirizzo Internet dell'associazione che prima ho citato come un esempio che va ben oltre l'associazione culturale e politica, ed aggiungo che se questa è la risposta del Governo me ne dispiaccio, perché mi aspettavo che vi fosse un atteggiamento di garanzia liberale. Purtroppo da tempo sono convinto che questo sia un Governo che non ne dia, ma, come si dice, la speranza è l'ultima a morire. Devo perciò prendere atto di questa risposta: continueremo per vie legali, arriveremo alla Corte costituzionale, compiremo tutti gli atti politici di difesa e credo che il Governo si dovrà pentire di non aver colto quest'occasione per riportare la vicenda sul terreno della legalità.

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