LE COMMISSIONI COMPETENTI DELLA CAMERA ESPRIMONO IL PARERE NON VINCOLANTE SUL BLOCCO STIPENDIALE: TIMIDA PRESA DI POSIZIONE PER UNO STRALCIO DEL COMPARTO SICUREZZA E DIFESA

giovedì 20 giugno 2013

LE COMMISSIONI COMPETENTI DELLA CAMERA ESPRIMONO IL PARERE NON VINCOLANTE SUL BLOCCO STIPENDIALE: TIMIDA PRESA DI POSIZIONE PER UNO STRALCIO DEL COMPARTO SICUREZZA E DIFESA
 
 
 
CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 giugno 2013
40.
XVII LEGISLATURA

BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI

Commissioni Riunite (I e XI)

COMUNICATO
ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 19 giugno 2013. — Presidenza del vicepresidente della I Commissione Roberta AGOSTINI indi del presidente della XI Commissione Cesare DAMIANO. – Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Sesa Amici.

  La seduta comincia alle 14.05.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti. 
Atto n. 9. 
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con condizioni).

  Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 giugno 2013.

  Roberta AGOSTINIpresidente, ricorda che nella seduta del 5 giugno scorso il sottosegretario Amici, ribadendo quanto già  preannunciato dal Ministro D'Alia nel corso della sua audizione sulle linee programmatiche, aveva dato la disponibilità  del Governo ad attendere due settimane per l'espressione del parere da parte della Commissioni, al fine di consentire alle relatrici di disporre del tempo necessario per approfondire le delicate questioni recate dal provvedimento: le Commissioni sono, quindi, oggi convocate per riprendere e concludere l'esame dello schema di decreto. 
  Comunica, in tal senso, che le stesse relatrici hanno presentato una proposta di parere favorevole con condizioni sul provvedimento (vedi allegato 1). Comunica, altresì, che sono state presentate due proposte alternative di parere, una del Gruppo di Sinistra Ecologia Libertà , a prima firma del deputato Di Salvo, e una del Gruppo del MoVimento 5 Stelle, a prima firma del deputato Rostellato (vedi allegati 2 e 3).
  Avverte, infine, che – dopo che sono stati acquisiti i rilievi della V Commissione (Bilancio) – anche la IV Commissione (Difesa) ha espresso i propri rilievi per i profili di competenza.

  Marco MICCOLI (PD) preannuncia che il suo gruppo voterà , sia pur con qualche sofferenza, a favore della proposta di parere favorevole con condizioni presentata dai relatori, anche perchà© essa cerca di cogliere le perplessità  esistenti circa l'ennesima proroga del blocco degli automatismi stipendiali nel settore del pubblico impiego, che, a suo avviso, penalizza ancora una volta i lavoratori pubblici, costretti dal 2010 a subire una grave perdita del proprio potere di acquisto. Sottolineato come le pur comprensibili esigenze di bilancio siano giunte a toccare fondamentali voci di adeguamento al costo della vita degli stipendi di tali lavoratori (fino ad incidere sulla indennità  di vacanza contrattuale, elemento essenziale per i pubblici dipendenti nelle more del rinnovo dei contratti), anche in violazione di importanti principi riconosciuti a livello costituzionale, fa notare che la scelta di gravare sugli stipendi dei pubblici dipendenti ha prodotto conseguenze negative sulla crescita economica del Paese, generando un effetto depressivo sulla domanda interna e sui consumi delle famiglie, oltre ad avere nuociuto alla qualità  dei servizi resi in favore della collettività . 
  Osserva, pertanto, che il suo gruppo ha aderito all'espressione di un parere che accoglie la proposta formulata dal Governo, ma solo perchà© esso è subordinato all'assolvimento di precise condizioni, connesse all'esigenza di sottolineare il carattere del tutto eccezionale e provvisorio del blocco, nella prospettiva di fare finalmente intravedere ai lavoratori del pubblico impiego lo spiraglio di una ripresa delle trattative (in primo luogo sugli aspetti normativi del trattamento e, poi, su quelli economici), a garanzia di un progressivo ritorno alla normalità . Ritiene, in conclusione, che si possa anche dare seguito – sia pure con estrema sofferenza – al provvedimento in esame, purchà© si lanci un segnale positivo ai pubblici dipendenti, che determini l'avvio di una nuova fase, caratterizzata dall'apertura dei confronti nei vari comparti, nel segno di un pieno riconoscimento della professionalità  dei lavoratori.

  Tiziana CIPRINI (M5S) osserva che il suo gruppo ha presentato una proposta di parere alternativa a quella dei relatori, con la quale esso intende manifestare una ferma contrarietà  rispetto al provvedimento, giudicato gravemente penalizzante nei confronti del pubblico impiego e assai criticabile anche sotto il profilo del rispetto di fondamentali principi costituzionali. Auspicando la piena ripresa dell'attività  contrattuale, per restituire ai dipendenti pubblici il diritto ad avere un contratto collettivo, raccomanda, in conclusione, l'approvazione della proposta di parere contrario presentata dai deputati del suo gruppo.

  Titti DI SALVO (SEL) fa presente che il suo gruppo ha presentato una proposta di parere alternativa a quella dei relatori, con la quale, pur esprimendo rilievi critici simili a quelli testà© svolti dal deputato Miccoli, si giunge a conclusioni opposte, che si traducono in un orientamento negativo nei confronti del provvedimento in esame. Osservato che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, nell'illustrazione delle sue linee programmatiche in Parlamento, ha assunto l'impegno di valorizzare il lavoro pubblico, ritiene che ciò vada messo in pratica attraverso lo svolgimento di un'attività  di contrasto alla precarietà , mirata alla stabilizzazione dei lavoratori flessibili. Fa notare che il blocco degli automatismi stipendiali, oltre ad avere ingiustamente inciso sulle posizioni retributive di tali lavoratori, in violazione di fondamentali principi costituzionali, ha rappresentato una scelta errata dal punto di vista economico, avendo depresso i consumi e ostacolato la ripresa dello sviluppo. Ritiene, pertanto, che il Parlamento e il Governo siano chiamati ora a compiere scelte politiche chiare e decise, indicando le priorità  alle quali destinare le risorse limitate a disposizione. Ritiene che non possa non rientrare in tali scelte di campo una piena valorizzazione del comparto pubblico, a sostegno della quale occorre destinare le necessarie risorse, eventualmente individuate attraverso interventi decisi in altri settori (cita, al riguardo, la possibilità  di conseguire risparmi riconoscendo l'esenzione dal pagamento dell'IMU solo alle categorie disagiate, oppure aumentando la tassazione sulle rendite finanziarie). Fatto notare che alla base del blocco della contrattazione vi è un'idea sbagliata, secondo la quale il pubblico impiego verrebbe rappresentato come un ostacolo alla crescita del Paese, auspica che con il presente dibattito si possa contribuire ad un radicale cambiamento culturale in materia, in nome di una maggiore valorizzazione dei pubblici dipendenti.

  Sergio PIZZOLANTE (PdL), nel ringraziare i relatori per il lavoro svolto e il Governo per l'ampia disponibilità  al confronto dimostrata nel corso dell'iter, osserva che la proposta di parere degli stessi relatori mira a sollecitare un atto di discontinuità  rispetto al passato, rappresentando un preciso segnale di attenzione nei confronti delle categorie interessate. Fa notare, infatti, che con tale documento si prospetta l'esigenza di far riprendere le trattative contrattuali, partendo dal regime normativo dei trattamenti dei pubblici dipendenti, fino a comprenderne successivamente gli aspetti economici, indirizzando altresì il Governo ad una seria riflessione circa il riconoscimento della specificità  di taluni importanti comparti del settore pubblico (tra i quali cita quelli della sicurezza e difesa, nonchà© della scuola). 
  In conclusione, rilevata l'esigenza di valutare seriamente l'incidenza del blocco sui meccanismi di adeguamento retributivo, sulle classi, sugli scatti di stipendio, nonchà© sulle progressioni di carriera, al fine di evitare di generare il fenomeno delle cosiddette «promozioni bianche», che danno luogo a situazioni di evidente iniquità  sostanziale, auspica che l'approvazione della proposta di parere dei relatori possa sancire l'inizio di una nuova fase di rilancio del settore del pubblico impiego, che comporti una valorizzazione della professionalità  dei lavoratori coinvolti.

  Federica DIENI (M5S) esprime una valutazione contraria rispetto al provvedimento in esame, evidenziando come si tratti di misure che dovevano mantenere il carattere dell'eccezionalità : nel momento in cui, invece, si decide di prolungarle nel tempo, si viene a prefigurare un contrasto con il dettato costituzionale e, in particolare, con gli articoli 3, 36, 39 e 97 della Costituzione. 
  Evidenzia, inoltre, come le misure previste comportino una riduzione della capacità  di acquisto dei dipendenti pubblici e una lesione dei diritti acquisiti dei lavoratori, cui spetta l'adeguamento in termini economici delle proprie retribuzioni.

  Domenico ROSSI (SCpI) intende ripercorrere le ragioni che sono alla base dei rilievi approvati dalla IV Commissione, che chiede vengano tenuti in adeguata considerazione nel parere che le Commissioni I e XI sono chiamate ad esprimere al Governo. Ricordato di avere svolto presso la stessa IV Commissione le funzioni di relatore per la formulazione di rilievi, osserva, quindi, come vada tenuto in considerazione che l'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010 ha istituito un fondo di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 per il finanziamento di misure «perequative» per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso e che vi è stato un incremento di 115 milioni per gli anni 2011, 2012 e 2013 di tale fondo, operato con il successivo decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2011, n.74, recante misure urgenti per la corresponsione di assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; in tale modo è stato sottratto tale ammontare alle disponibilità  assegnate per il riordino dei ruoli dall'articolo 3, comma 155, della legge 24 dicembre 2003, n. 350. 
  Per quanto riguarda il 2014 ritiene che occorrerà  concretamente valutare la possibilità  di utilizzare i risparmi conseguenti, in primo luogo, alla riduzione dell'impegno italiano in Afghanistan. Al contempo, si potranno reperire le necessarie risorse attraverso il «Fondo unico giustizia», nonchà© utilizzando gli eventuali residui delle amministrazioni. 
  Ricorda che la IV Commissione, nei rilievi espressi, ha evidenziato la necessità  che le Commissioni di merito valutino quale esigenza primaria lo stralcio del comparto difesa, sicurezza e soccorso dal provvedimento in questione, riconoscendo agli operatori del comparto stesso la condizione di specificità  prevista dalle norme in vigore, obiettivo che può essere perseguito attivando una specifica concertazione in materia con le amministrazioni e gli organismi rappresentativi del personale. 
  Sottolinea la sperequazione delle misure previste per il comparto difesa, sicurezza e soccorso rispetto alla pubblica amministrazione nel suo complesso, in ragione del fatto che la struttura del relativo trattamento economico si basa, più che per altri settori della pubblica amministrazione, sulla progressione di carriera e l'anzianità  di servizio, quali componenti imprescindibili degli assetti organizzativi; è, inoltre, diversa la quota che insiste sul trattamento fisso rispetto alle indennità  accessorie. 
  Sottolinea, infine, come alle misure previste dal provvedimento in esame consegua anche un problema reale di efficienza nella lotta alla criminalità , poichà© si rende più difficoltoso, di fatto, l'impiego del personale in delicate funzioni operative, attesa la possibilità  di remunerare solo parzialmente gli interventi.

  Vincenzo D'ARIENZO (PD) fa notare, in premessa, che si rende conto che la richiesta di stralcio che la Commissione Difesa avanza con i rilievi approvati all'unanimità  equivale a uno stralcio di una parte consistente di lavoratori del pubblico impiego, ma rileva come ce ne siano tutte le ragioni. 
  Prima di tutto, ritiene che sia la stessa normativa che riconosce la specificità  del Comparto difesa e sicurezza. Inoltre, ritiene, anche a seguito di un confronto con le organizzazioni sindacali, che l'entità  dei tagli indicata nella relazione che accompagna lo schema di decreto non siano corrette; la relazione, infatti, non prende in considerazione alcuni commi specifici del decreto-legge n. 98 del 2010. Se si tiene conto anche di questi, a suo avviso, la somma dei tagli previsti non corrisponde a 160 milioni di euro, ma bensì a 720 milioni di euro per il 2013 e a un miliardo di euro per il 2014. Osserva, peraltro, che vanno poi aggiunti i 770 milioni di euro, destinati al riordino della carriere, sottratti al personale del comparto dal decreto-legge n. 78 del 2011. Ricorda, inoltre, come vada considerata la specificità  di avanzamento di carriera, che nel comparto sicurezza e difesa non avviene per concorso, come nel resto del pubblico impiego, ma in base a determinati automatismi. 
  A sostegno di quanto da lui esposto, mette a disposizione di tutti i componenti delle Commissioni riunite uno specifico documento. 
  In conclusione, chiede alle Commissioni di evidenziare, nel loro parere, la specificità  delle Forze armate e delle Forze di polizia. Ribadisce che va stralciata la parte dello schema di decreto che riguarda quei comparti del pubblico impiego, anche considerando che entro dicembre 2013 andranno adottati decreti legislativi di riordino complessivo del settore. Ricorda, infine, che tali comparti sono in grado di superare i blocchi contrattuali con fondi ricavati, tra l'altro, dall'alimentazione del «Fondo unico giustizia», ad esempio, da parte della Guardia di finanza.

  Cesare DAMIANOpresidente, preso atto che non vi sono ulteriori richieste di intervento e rilevato come le esigenze del comparto sicurezza, difesa e soccorso siano state recepite nella proposta di parere dei relatori, avverte che porrà  prima in votazione la citata proposta di parere dei relatori; in caso di sua approvazione, le proposte alternative di parere dei deputati Di Salvo ed altri e dei deputati Rostellato ed altri si intenderanno precluse e non saranno, pertanto, poste in votazione. 
  Le Commissioni approvano la proposta di parere favorevole con condizioni dei relatori, risultando conseguentemente precluse le proposte alternative di parere presentate.

  La seduta termina alle 14.40.
ALLEGATO 1

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti (Atto n. 9).

PARERE APPROVATO DALLE COMMISSIONI RIUNITE

  Le Commissioni riunite I e XI, 
   esaminato, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento in materia di proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti (Atto n. 9); 
   rilevato che il termine per l'adozione di uno o più regolamenti da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previsto dal comma 1 dell'articolo 16 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2012, è da tempo venuto in scadenza e che nel frattempo è cambiata anche la composizione del Governo in carica; 
   rilevato che lo schema di regolamento in esame è corredato della relazione tecnica e illustrativa, mentre mancano la relazione sull'analisi tecnico-normativa (ATN) e la relazione sull'analisi di impatto della regolamentazione (AIR), disciplinate, rispettivamente, dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 10 settembre 2008 e dal regolamento approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 settembre 2008, n. 170; 
   tenuto conto che l'articolo 16, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011 contiene una serie di interventi volti ad assicurare il consolidamento delle misure di razionalizzazione e di contenimento della spesa in materia di pubblico impiego adottate nell'ambito della manovra di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 nonchà© ulteriori risparmi da raggiungere, in termini di indebitamento netto, non inferiori a 30 milioni di euro per il 2013, 740 milioni di euro per l'anno 2014, 340 milioni di euro per l'anno 2015 e 370 milioni di euro a decorrere dal 2016; 
   ricordato altresì che la disciplina normativa – oggetto di proroga – che ha limitato la crescita dei trattamenti economici nel pubblico impiego è riconducibile all'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010, che ha previsto una serie di disposizioni complessivamente finalizzate a contenere le spese di parte corrente relative ai redditi da lavoro dipendente delle pubbliche amministrazioni, definendo parametri massimi di aumento, operando riduzioni del trattamento, prevedendo la non applicazione di talune corresponsioni ed incidendo sulle dinamiche retributive contrattuali; 
   preso atto che, come evidenziato nella relazione tecnico illustrativa di accompagnamento, le economie relative agli interventi disposti con il provvedimento in esame, sono già  state scontate nell'ambito degli effetti del citato decreto-legge n. 98 del 2011 e che quindi in questa fase appare difficile incidere sui contenuti dell'atto in esame; 
   rilevato peraltro che le esigenze connesse agli obiettivi di bilancio devono in ogni caso essere perseguite con criteri di proporzionalità  e ragionevolezza e nel rispetto del principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione e conformemente agli altri valori tutelati dalla Costituzione, a partire da quelli definiti dagli articoli 36 e 97 della Costituzione; 
   ricordato, infatti, che l'articolo 36 della Costituzione attribuisce al lavoratore «il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità  e qualità  del suo lavoro» e che è legittimo che i lavoratori abbiano adeguamenti contrattuali correlati all'andamento dell'inflazione; 
   richiamato inoltre il contenuto dell'articolo 39 della Costituzione che, anche tenuto conto di quanto evidenziato dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 142 del 1980 e n. 34 del 1985, esprime i due principi della libertà  sindacale e dell'autonomia collettiva, garantendo ai cittadini la libertà  di organizzarsi in sindacati e ai sindacati la libertà  di agire nell'interesse dei lavoratori; 
   rilevato altresì come la conseguenza delle misure adottate, che porta alla corresponsione di retribuzioni diverse a dipendenti che svolgono la medesima attività  – ma che hanno maturato una progressione di carriera in momenti temporali diversi – andrebbe valutata alla luce del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, di cui all'articolo 97 della Costituzione oltre che del principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione; 
   segnalata, pertanto, la necessità  di tenere conto che l'allungamento temporale della misura del blocco dell'adeguamento retributivo, originariamente prevista dal decreto-legge n. 78 del 2010, rischia di trasformare l'intervento eccezionale in una vera e propria deroga al meccanismo medesimo, da valutare attentamente rispetto alle previsioni costituzionali, con particolare riguardo a quelle recate dagli articoli 3, 36, 39 e 97 della Costituzione; 
   evidenziato che, come emerge dai dati forniti dall'ISTAT nel corso delle audizioni svolte, nel biennio 2011-2012 si è registrata una perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni contrattuali del settore pubblico di oltre cinque punti percentuali e che l'aspettativa per il 2013, in base alle proiezioni dell'indice delle retribuzioni contrattuali ed alle tendenze dell'inflazione, è di un'ulteriore riduzione delle retribuzioni contrattuali in termini reali; 
   rilevato dunque come, in tale quadro, è stato da più parti sottolineato come l'estensione del blocco della contrattazione a tutto il 2014, come previsto dal provvedimento in esame, implicherebbe un'ulteriore perdita di potere di acquisto, per i dipendenti pubblici, pari a circa 4 punti percentuali; 
   rilevato altresì che, dai dati forniti dall'ARAN riguardo alla massa complessiva del costo del lavoro, emerge che nel 2011 per le pubbliche amministrazioni si è registrato un decremento del 1,6 per cento rispetto al 2010 e il 2012 evidenzia una riduzione, ancora più marcata, del 2,3 per cento, a seguito della somma dell'effetto del calo delle retribuzioni pro-capite con l'ulteriore effetto del calo degli occupati; in tale quadro emerge – nel confronto con le retribuzioni del settore privato – un riallineamento della curva di crescita dei salari pubblici rispetto a quella del settore privato ed il riassorbimento della maggiore crescita registrata, a vantaggio dei primi, nella prima metà  del 2000; 
   evidenziato altresì come, accanto a questo, vadano considerati quelli che costituiscono, di fatto, oneri aggiuntivi a carico dei dipendenti pubblici, come nel caso dei servizi per la mobilità  del personale cui le pubbliche amministrazioni, e in particolare gli enti locali, non sono in grado di fare fronte e che quindi ricadono sui dipendenti pubblici che vi debbono provvedere con mezzi e risorse propri, per evitare la paralisi del funzionamento dei servizi stessi; 
   sottolineata, pertanto, l'esigenza che il Governo si impegni ad effettuare quanto prima una attenta riflessione rispetto agli strumenti, differenti rispetto a quelli in esame, con i quali intende intervenire in futuro per una razionalizzazione della spesa pubblica, tenendo conto che questa ha registrato, negli ultimi anni, aumenti rilevanti in relazione soprattutto ai costi dell'acquisto di beni e servizi, sui quali occorrerebbe pertanto ulteriormente intervenire, piuttosto che attraverso strumenti, quali il blocco della contrattazione, che rischiano di contrastare rispetto all'obiettivo di rendere più efficiente la pubblica amministrazione, premiando il merito e l'impegno; 
   rilevato inoltre che le misure finora adottate sono intervenute essenzialmente attraverso vincoli lineari nei confronti di tutte le amministrazioni, con il rischio di indebolire – o addirittura di arrestare – i processi di innovazione della pubblica amministrazione, riguardo ai quali era stato intrapreso uno specifico percorso, così come la misura del blocco della contrattazione collettiva nazionale, protratta nel tempo, rischia di rinviare ulteriormente alcuni problemi di riassetto complessivo del sistema della contrattazione pubblica, di revisione e di aggiornamento di istituti contrattuali, che vanno a sostegno di processi di innovazione tecnologica, organizzativa e di sviluppo; 
   richiamate le raccomandazioni dell'OCSE sulle pubbliche amministrazioni contenute nel documento «OCSE: Government of the future» del 2001, in cui si chiede di intraprendere un percorso di crescita della pubblica amministrazione che coinvolga maggiormente i lavoratori, aumenti il senso di appartenenza e sviluppi un modello di pubblica amministrazione che muti la prospettiva; 
   preso atto dell'esigenza di un blocco della parte retributiva e segnalato tuttavia che appare, in ogni caso, particolarmente opportuno consentire una regolamentazione contrattuale di quegli aspetti del rapporto di lavoro che investono la tutela della personalità  e della professionalità , nonchà© il benessere organizzativo del lavoratore, che sono fra l'altro in rapporto di congruenza con l'efficienza delle pubbliche amministrazioni; infatti, una restaurazione di una contrattazione collettiva a tali effetti può addirittura assicurare, come effetto indotto, recuperi di efficienza, con positivi effetti in termini economici, ferma restando l'opportunità  che il Governo individui modalità  che consentano, nell'ambito della definizione di comparti ed aree di contrattazione collettiva, la valorizzazione di particolari comparti o settori; 
   rilevato parimenti che, tenuto peraltro conto della specificità  e degli importanti compiti affidati agli operatori del comparto sicurezza e difesa, appare a maggior ragione congruo prevedere la possibilità  per queste categorie di negoziare gli aspetti normativi del rapporto di lavoro; in tali settori, infatti (a differenza di quanto avviene in quelli sottoposti alla contrattazione privatistica per i quali è stato possibile, attraverso lo strumento dei contratti collettivi nazionali quadro, procedere comunque ad alcuni aggiustamenti di carattere normativo ad invarianza di spesa), la rigidità  del sistema ad ordinamento pubblicistico, che prevede attualmente il carattere triennale della negoziazione, non consente alcuna possibilità  di apportare modifiche sugli aspetti del rapporto di impiego, oggetto di negoziazione pubblicistica; 
   preso atto che tale problematica si pone con riferimento a tutto il personale disciplinato con le tipiche procedure negoziali, ivi compreso il personale, anche dirigenziale, del settore dei vigili del fuoco e soccorso pubblico e che, con riguardo al personale dirigenziale, la problematica si pone anche per le carriere diplomatica e prefettizia, nonchà© per la carriera dirigenziale penitenziaria; 
   acquisiti, in particolare, i rilievi formulati dalla IV Commissione (Difesa) sui profili di competenza e ricordato che agli operatori del comparto difesa, sicurezza e soccorso una condizione di specificità  è riconosciuta dalle norme in vigore, per cui l'obiettivo di rafforzare tale specificità  potrebbe essere perseguito anche valutando la possibile attivazione di una specifica concertazione in materia con le amministrazioni e gli organismi rappresentativi del personale, qualora vi fosse la possibilità  di reperire – ove effettivamente disponibili – le necessarie risorse attraverso il «Fondo unico giustizia», attingendo ai risparmi derivanti dalle missioni internazionali e alle risorse eventualmente utilizzabili per le spese obbligatorie sui bilanci delle amministrazioni, di cui all'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 27 del 2011, e dando indirizzi diversi a risorse già  allocate per il personale; 
   preso atto che il blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo per il personale in regime di diritto pubblico riguarda, tra gli altri, i ricercatori, i professori universitari e tutto il personale del comparto scuola, per i quali appare importante avviare una nuova contrattuale, che permetta la valorizzazione delle professionalità , anche attraverso l'individuazione di percorsi di carriera, collegati alla formazione continua, come indicato dalle raccomandazioni europee, e ad un sistema complessivo di valutazione; 
   atteso che il provvedimento potrebbe recare un ulteriore elemento di possibile equivoco circa l'interpretazione secondo cui il blocco della contrattazione si applicherebbe anche ai dipendenti delle autorità  portuali, il cui rapporto di lavoro, viceversa, ex lege è disciplinato «dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa»; 
   giudicato, pertanto, importante chiarire – coerentemente con le assicurazioni ripetutamente date, circa l'intendimento di dare risposta ad un problema che rischia di rendere ancor più aspri i conflitti sociali e attivare molteplici contenziosi – la questione della non applicazione del blocco al personale dipendente delle autorità  portuali o, quanto meno, affrontare questo specifico tema e fornire una concreta risposta agli organismi competenti e al personale interessato; 
   preso atto che il provvedimento proroga, altresì, i blocchi riguardanti i meccanismi di adeguamento retributivo, le classi e gli scatti di stipendio, nonchà© le progressioni di carriera comunque denominate del personale contrattualizzato e in regime di diritto pubblico (di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010), alimentando in tal modo il fenomeno delle cosiddette «promozioni bianche»; 
   considerato che su tale questione pende anche un contenzioso di fronte alla Corte costituzionale, che potrebbe determinare l'esigenza di rivedere ex post la proroga del blocco di cui al comma 21 del citato articolo 9, atteso anche che, come è noto, la stessa Corte ha di recente dichiarato illegittime disposizioni di analoga natura; 
   rilevato che detto fenomeno da luogo a situazioni di iniquità  sostanziale, nel momento in cui determina (soprattutto per alcuni comparti, quali quello della sicurezza e della difesa, ovvero per le carriere diplomatiche e prefettizie) situazioni di fatto per le quali soggetti gerarchicamente sovra-ordinati finiscono per avere un trattamento economico inferiore rispetto a posizioni e inquadramenti meno elevati; 
   ritenuto che, sotto questo profilo, il Governo possa valutare interventi atti ad autorizzare le amministrazioni competenti – nell'ambito dei risparmi di spesa ottenuti all'interno dei propri bilanci ordinari e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica – ad individuare eventuali misure che, superando il blocco di cui al citato articolo 9, comma 21, siano dirette a mitigare il demotivante e paradossale impatto di tale blocco sulle cosiddette «promozioni bianche»; 
   valutate e condivise le osservazioni formulate nel parere espresso dalla Sezione per gli atti normativi del Consiglio di Stato nell'Adunanza di Sezione dell'11 aprile 2013 (1832/13); 
   ritenuto opportuno che il Governo tenga conto dell'esigenza di svolgere le dovute riflessioni sugli aspetti sollevati in premessa; 
   preso atto, infine, che la V Commissione ha valutato favorevolmente il provvedimento sotto il profilo delle conseguenze di carattere finanziario, 
  esprimono

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni: 
   1) si tenga preliminarmente conto che, alla luce dei richiamati principi costituzionali, le misure adottate devono avere un carattere del tutto eccezionale e provvisorio rendendo, per il futuro, non ipotizzabile un ulteriore allungamento temporale, che rischierebbe di trasformare un intervento che doveva essere una tantum e limitato nel tempo in una vera e propria deroga al meccanismo medesimo, da valutare attentamente rispetto alle previsioni costituzionali, con particolare riguardo a quelle recate dagli articoli 3, 36, 39 e 97 della Costituzione; 
   2) provveda, pertanto, il Governo a tenere in considerazione, ai fini della definitiva emanazione del provvedimento, il complesso delle indicazioni e proposte prospettate in premessa e, in questo contesto, ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a consentire, immediatamente dopo l'entrata in vigore del decreto in esame, la ripresa della contrattazione collettiva ai soli effetti normativi, modificando lo schema di decreto nella parte in cui lo stesso ha congelato fino al 31 dicembre 2014 la stessa contrattazione collettiva, fermo restando che la contrattazione per la parte economica potrà  esplicare i suoi effetti a decorrere dall'anno 2015.

 

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