LITE SULLA FATTURA, CHIAMA LA FINANZA. CONDANNATA A RISARCIRE L'AZIENDA. RICEVUTA MAGGIORATA PERCHà ‰ AVEVA RIFIUTATO LA TRANSAZIONE IN NERO. IL GIUDICE: L'IMPRESA VA RIPAGATA PER IL TEMPO PERSO (Corriere della Sera)
martedì 02 luglio 2013
Corriere della Sera – 01/07/2013
Il caso
LITE SULLA FATTURA, CHIAMA LA FINANZA. CONDANNATA A RISARCIRE L'AZIENDA
Nel Lecchese
Ricevuta maggiorata perchà © aveva rifiutato la transazione in nero. Il giudice: l'impresa va ripagata per il tempo perso
MILANO — Chiamare la Guardia di Finanza per denunciare una fattura che riteneva irregolare si è trasformato in un incubo per una cliente di un'impresa di pulizie, condannata dal giudice di pace di Lecco a risarcire con 120 euro l'azienda per il tempo perso a causa del controllo delle Fiamme gialle. L'appartamento della madre invalida ha bisogno di una pulizia profonda, quella che solo un'impresa specializzata è in grado di dare, e quindi la donna si rivolge ad un'azienda del Lecchese. Dopo quattro ore di lavoro di due addetti, però, nasce una discussione sulla qualità  delle pulizie al termine della quale, dice la donna, l'impresa le chiede 60 euro facendole uno sconto di quattro. Lei paga ma quando esige la fattura si sente rispondere che allora l'importo deve essere maggiorato del 20% per l'Iva La cliente continua a pretendere di avere fatturato l'importo che ha pagato e il giorno successivo si presenta nella sede dell'impresa. Stavolta la ottiene ma, dice lei, senza lo sconto di 4 euro, con l'aggiunta dell’IVA e di una quinta ora di lavoro. Totale 96 euro. Ritenendo che quella fattura fosse irregolare, esce dall'ufficio e chiama il 117 della Guardia di Finanza. Una pattuglia arriva in pochi minuti e verifica le dichiarazioni della donna, controllando la documentazione dell'impresa di pulizie, fattura compresa. L'imprenditore dichiara che non c'era stata discussione sulla qualità  del lavoro, che non aveva fatto sconti e che l'importo da pagare era quello riportato nella fattura. Messe così le cose, dopo un'ora e mezza di controlli la Gdf non trova irregolarità  , ma solo la versione della cliente opposta e inconciliabile con quella del titolare dell'azienda. La cosa non finisce lì perchà © l'imprenditore, spazientito dall'intervento della Gdf, cita la donna di fronte al giudice di pace di Lecco chiedendo il risarcimento del «danno ingiusto» subito «in conseguenza della sospensione dell'attività  lavorativa e della lesione della reputazione commerciale», perchà © il controllo della Gdf per la mancata consegna della fattura «si era rivelato infondato». In tutto chiede mille euro, ne ottiene solo 120. Il giudice Orazio Curtò, infatti, ritiene che, «poichà © i motivi del richiesto intervento si sono rivelati infondati, l'impresa sottoposta ingiustamente all'accertamento tributario ha diritto al risarcimento del danno patrimoniale» di cui è riuscita a dare prova e che è rappresentato dal tempo perso da tre suoi addetti con la Guardia di Finanza. Non è stata invece provata la «lesione della reputazione commerciale», per così dire, l'offuscamento dell'immagine dell'azienda dovuto alla presenza dei militari. Una sentenza «preoccupante» per l'avvocato milanese Martino Zulberti che ha assistito la signora e che farà  appello perchà © «una legittima segnalazione non può ritorcersi contro chi la fa. In un periodo di lotta all'evasione fiscale, la costruttiva collaborazione dei cittadini con la Gdf dovrebbe essere tutelata e non sanzionata».
Giuseppe Guastella
gguastella@corriere.it