PER IL CNEL TUTTO IL FISCO PUà ’ STARE IN UN CODICE (Il Sole 24 Ore)
mercoledì 03 luglio 2013
Il Sole 24 Ore - 01 luglio 2013
PER IL CNEL TUTTO IL FISCO PUà ’ STARE IN UN CODICE
di Dino Pesole
Un codice unico per la disciplina dell'accertamento, delle sanzioni e del processo tributario. L'iniziativa è del Cnel, che sta per presentare in Parlamento un apposito disegno di legge, redatto con il contributo del tributarista Victor Uckmar.
L'obiettivo è tentare, per la prima volta dalla «grande riforma» dell'inizio degli anni Settanta, la strada di un'unica sistemazione normativa per aspetti cruciali dell'ordinamento fiscale. Se ne parlerà  domani in un convegno al Cnel cui ha assicurato la partecipazione il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni.
Il disegno di legge verrà  inviato ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, e al presidente del Consiglio, Enrico Letta, e potrà  essere affiancato al Ddl delega in materia fiscale attualmente all'esame della Camera, che ripropone il testo discusso nella scorsa legislatura e giunto a un passo dall'approvazione definitiva.
Iniziativa importante – si osserva al Cnel - in linea con l'attività  svolta dal presidente Antonio Marzano nella sua precedente esperienza di ministro delle Attività  produttive nel secondo governo Berlusconi attraverso la predisposizione di quattro codici (consumi, incentivi alle imprese, assicurazioni private, proprietà  intellettuale).
Sei articoli sotto forma di disegno di legge delega che partono da questa constatazione: dopo quarant'anni di attuazione, la riforma tributaria «dimostra l'inadeguatezza del modello che aveva introdotto per il diritto formale», vale a dire per gli obblighi e i diritti dei contribuenti, da un lato, e i poteri dell'amministrazione finanziaria dall'altro, in entrambi i casi con il naturale corollario «di privilegi e garanzie». Il codice unico interverrebbe in tale contesto come «segno di discontinuità  con il modello del diritto tributario settoriale adottato nel 1971».
In primo luogo, la razionalizzazione e codificazione della disciplina di attuazione e accertamento dei tributi, attraverso «un quadro unitario e organico di norme che stabilmente agevolino lo spontaneo assolvimento degli obblighi tributari». Il tutto all'interno di un contesto di «collaborazione tra amministrazione tributaria e contribuenti», così da ridurre i costi di adempimento per le imprese.
Rientra in tale ambito di intervento la riorganizzazione delle discipline vigenti in materia di «obbligazioni e obblighi non patrimoniali dei privati», la funzione amministrativa conoscitiva, gli interpelli, il controllo e l'accertamento.
Quanto alle sanzioni non penali, tra i criteri direttivi della delega si segnala la riferibilità  dell'illecito e della sanzione «al soggetto tenuto all'adempimento tributario previsto dalla normativa violata», il cumulo giuridico per violazioni anche di disposizioni diverse, l'introduzione di «ulteriori circostanze esimenti, attenuanti e aggravanti».
Infine la riduzione dell'entità  della sanzione «in caso di accettazione del provvedimento e di pagamento nel termine previsto per la proposizione del ricorso, oltre che nei casi di adesione».
Poi il Ddl interviene sulla riorganizzazione del processo tributario, attraverso il rafforzamento e l'ampliamento della conciliazione giudiziaria e «il rinnovato accento sull'esigenza di qualificazione professionale dei giudici tributari».
RINCORSA CONTINUA
La grande riforma
La necessità  di metter mano ad aspetti decisivi del nostro sistema fiscale – dalla razionalizzazione dell'accertamento al sistema delle sanzioni e del processo tributario – prende spunto prima di tutto dai profondi mutamenti intercorsi dalla «grande riforma» del 1973, alla quale si deve la nascita di gran parte degli attuali tributi, dall'Irpef all'Iva.
L'occhio del Fisco
In questi quarant'anni - sottolinea il Cnel nella proposta di legge per l'istituzione di un Codice unico (si veda l'articolo sopra) - la gestione della fiscalità  di massa se da una parte ha accresciuto l'importanza del ruolo del contribuente nell'attuazione dei tributi, ha reso al tempo stesso sempre più complessi i controlli dell'amministrazione finanziaria.
Adeguamento continuo
Una sorta di rincorsa, per adeguare le procedure di accertamento alla complessità  delle basi imponibili. Le «reazioni normative» di questi quarant'anni – sostiene il Cnel – non hanno fatto altro che riferirsi «coerentemente in maniera distinta e differenziata ai singoli tributi». Anche i «progressi di avvicinamento», evidenti per quel che riguarda le imposte sui redditi e l'Iva, «si sono rilevati del tutto funzionali all'attuazione della dichiarazione unica, ma non hanno segnato un significativo abbandono della pluralità  di modelli del diritto tributario formale».
L'obiettivo è tentare, per la prima volta dalla «grande riforma» dell'inizio degli anni Settanta, la strada di un'unica sistemazione normativa per aspetti cruciali dell'ordinamento fiscale. Se ne parlerà  domani in un convegno al Cnel cui ha assicurato la partecipazione il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni.
Il disegno di legge verrà  inviato ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, e al presidente del Consiglio, Enrico Letta, e potrà  essere affiancato al Ddl delega in materia fiscale attualmente all'esame della Camera, che ripropone il testo discusso nella scorsa legislatura e giunto a un passo dall'approvazione definitiva.
Iniziativa importante – si osserva al Cnel - in linea con l'attività  svolta dal presidente Antonio Marzano nella sua precedente esperienza di ministro delle Attività  produttive nel secondo governo Berlusconi attraverso la predisposizione di quattro codici (consumi, incentivi alle imprese, assicurazioni private, proprietà  intellettuale).
Sei articoli sotto forma di disegno di legge delega che partono da questa constatazione: dopo quarant'anni di attuazione, la riforma tributaria «dimostra l'inadeguatezza del modello che aveva introdotto per il diritto formale», vale a dire per gli obblighi e i diritti dei contribuenti, da un lato, e i poteri dell'amministrazione finanziaria dall'altro, in entrambi i casi con il naturale corollario «di privilegi e garanzie». Il codice unico interverrebbe in tale contesto come «segno di discontinuità  con il modello del diritto tributario settoriale adottato nel 1971».
In primo luogo, la razionalizzazione e codificazione della disciplina di attuazione e accertamento dei tributi, attraverso «un quadro unitario e organico di norme che stabilmente agevolino lo spontaneo assolvimento degli obblighi tributari». Il tutto all'interno di un contesto di «collaborazione tra amministrazione tributaria e contribuenti», così da ridurre i costi di adempimento per le imprese.
Rientra in tale ambito di intervento la riorganizzazione delle discipline vigenti in materia di «obbligazioni e obblighi non patrimoniali dei privati», la funzione amministrativa conoscitiva, gli interpelli, il controllo e l'accertamento.
Quanto alle sanzioni non penali, tra i criteri direttivi della delega si segnala la riferibilità  dell'illecito e della sanzione «al soggetto tenuto all'adempimento tributario previsto dalla normativa violata», il cumulo giuridico per violazioni anche di disposizioni diverse, l'introduzione di «ulteriori circostanze esimenti, attenuanti e aggravanti».
Infine la riduzione dell'entità  della sanzione «in caso di accettazione del provvedimento e di pagamento nel termine previsto per la proposizione del ricorso, oltre che nei casi di adesione».
Poi il Ddl interviene sulla riorganizzazione del processo tributario, attraverso il rafforzamento e l'ampliamento della conciliazione giudiziaria e «il rinnovato accento sull'esigenza di qualificazione professionale dei giudici tributari».
RINCORSA CONTINUA
La grande riforma
La necessità  di metter mano ad aspetti decisivi del nostro sistema fiscale – dalla razionalizzazione dell'accertamento al sistema delle sanzioni e del processo tributario – prende spunto prima di tutto dai profondi mutamenti intercorsi dalla «grande riforma» del 1973, alla quale si deve la nascita di gran parte degli attuali tributi, dall'Irpef all'Iva.
L'occhio del Fisco
In questi quarant'anni - sottolinea il Cnel nella proposta di legge per l'istituzione di un Codice unico (si veda l'articolo sopra) - la gestione della fiscalità  di massa se da una parte ha accresciuto l'importanza del ruolo del contribuente nell'attuazione dei tributi, ha reso al tempo stesso sempre più complessi i controlli dell'amministrazione finanziaria.
Adeguamento continuo
Una sorta di rincorsa, per adeguare le procedure di accertamento alla complessità  delle basi imponibili. Le «reazioni normative» di questi quarant'anni – sostiene il Cnel – non hanno fatto altro che riferirsi «coerentemente in maniera distinta e differenziata ai singoli tributi». Anche i «progressi di avvicinamento», evidenti per quel che riguarda le imposte sui redditi e l'Iva, «si sono rilevati del tutto funzionali all'attuazione della dichiarazione unica, ma non hanno segnato un significativo abbandono della pluralità  di modelli del diritto tributario formale».