AUDIZIONE DI ZIGNANI ALLA COMMISSIONE FINANZE DELLA CAMERA

sabato 06 luglio 2002

Gioved� scorso, 27 giugno 2002, il generale di corpo d�armata Alberto Zignani, comandante generale della Guardia di finanza, � stato ascoltato dalla VI Commissione Finanze della Camera dei deputati.

L�alto ufficiale � stato invitato nell�ambito di un�indagine conoscitiva che la Commissione sta svolgendo per conoscere gli sviluppi della riforma dell�amministrazione finanziaria, riforma che sta coinvolgendo sia le articolazioni civili, con la modifica della struttura del Ministero e la creazione delle Agenzie, sia la componente militare, con la revisione organizzativa del 2000 e i decreti legislativi sul riordino dei compiti, dei ruoli e delle carriere del personale della GDF.

Sono state previste una serie di audizioni che si concluderanno con i ministri Tremonti e Frattini e con la redazione di un documento conclusivo.

Nel corso dell�audizione, che � durata circa due ore, hanno preso la parola, oltre al generale ZIGNANI e al colonnello VICANOLO, capo dell�Ufficio fiscalit� del Comando generale GDF, i seguenti parlamentari, nell�ordine:

-                     Maurizio LEO (A.N.), vicepresidente e presidente di turno;

-                     Giorgio LA MALFA (Misto � Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo Psi);

-                     Mario LETTIERI (Margherita);

-                     Giorgio BENVENUTO (D. S.);

-                     Alfiero GRANDI (D.S.);

-                     Maurizio SAIA (A.N.);

-                     Sergio ROSSI (Lega Nord � Padania);

-                     Antonio PEPE (A.N.).

Nei prossimi giorni i nostri commenti.

 

 

 

 

VI COMMISSIONE
FINANZE

INDAGINE CONOSCITIVA

Seduta di gioved� 27 giugno 2002

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La seduta comincia alle 14,30.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicit� dei lavori.

 

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicit� dei lavori della seduta odierna sar� assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Cos� rimane stabilito).

 

Audizione del comandante generale della Guardia di finanza.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma dell'amministrazione finanziaria, l'audizione del comandante generale della Guardia di finanza, generale Alberto Zignani.
Desidero innanzitutto ringraziare il generale Zignani e gli altri ufficiali presenti per aver aderito all'invito rivolto dalla nostra Commissione, che sta svolgendo questa indagine conoscitiva al fine di conoscere gli sviluppi della riforma dell'amministrazione finanziaria in atto che vede coinvolti, sul versante civile, le agenzie delle entrate e, sul versante militare, il Corpo della Guardia di finanza.
La Commissione ha proceduto a svolgere una serie di audizioni; tra queste ricordo quella con le parti sociali (sindacati e associazioni professionali e di categoria) e con i responsabili delle diverse strutture dipartimentali in cui � articolato il Ministero dell'economia e delle finanze il cui responsabile, onorevole Tremonti, cos� come il ministro della funzione pubblica, onorevole Franco Frattini, saranno auditi a

conclusione del ciclo di audizioni previste; dopo di che, procederemo alla redazione di uno schema di documento conclusivo.
Do ora la parola al comandante generale della Guardia di finanza, generale Alberto Zignani.

 

ALBERTO ZIGNANI, Comandante generale della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli membri della Commissione, desidero innanzitutto ringraziarvi per l'opportunit� offerta alla Guardia di finanza di fornire un contributo all'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma dell'amministrazione finanziaria.
Tenuto conto del nuovo impianto organizzativo che ha investito, nella sua interezza, una parte cos� delicata della pubblica amministrazione e delle nuove funzioni attribuite al Corpo, quale forza di polizia economica e finanziaria, articoler� il mio intervento sostanzialmente in due parti. Inizialmente, illustrer� il ruolo della Guardia di finanza nell'attuale panorama istituzionale; successivamente, esporr� le iniziative di coordinamento tra il Corpo e le singole Agenzie, finalizzate all'obiettivo comune di migliorare l'azione complessiva dell'amministrazione finanziaria.
Per quanto concerne il ruolo svolto dalla Guardia di finanza, occorre osservare che subito dopo l'istituzione delle Agenzie e il successivo accorpamento dei Dicasteri del tesoro e delle finanze nel Ministero dell'economia e delle finanze, il Parlamento ha approvato i principi direttivi per l'adeguamento dei compiti istituzionali della Guardia di finanza, identificando due aree di intervento fondamentali: la polizia finanziaria, a tutela delle entrate erariali nazionali e dell'Unione europea; la polizia economica, a presidio della corretta gestione della spesa pubblica e, pi� in generale, degli interessi della collettivit� e del mercato.

In tal modo, il legislatore ha delineato con estrema chiarezza i contenuti della missione istituzionale primaria del Corpo, come forza di polizia che dipende direttamente dal ministro dell'economia e delle finanze, specializzata nelle funzioni di prevenzione, ricerca e repressione di tutte le violazioni in danno dei bilanci pubblici.
La ragion d'essere della Guardia di finanza risiede nella sua natura di organo di polizia tributaria investigativa, che fonda la propria azione su un'attivit� continua di intelligence e di controllo economico del territorio, grazie alla capillare rete dei reparti, alla padronanza di capacit� operative di qualificato livello e, soprattutto, alla professionalit�, alla duttilit� e alla mobilit� dei suoi militari. Su questi tratti caratteristici esclusivi del Corpo si basano i rapporti di collaborazione con le Agenzie fiscali, che fanno leva sulla naturale complementariet� dei rispettivi ruoli. Infatti, sia le funzioni di polizia che quelle di gestione e di amministrazione dei tributi partecipano allo stesso obiettivo di assicurare l'interesse dello Stato allo sviluppo dell'equit� sostanziale del sistema fiscale.
In questo quadro, i servizi della polizia tributaria investigativa si collocano su un piano complementare e sinergico con quello degli uffici finanziari, in quanto sono indirizzati a colpire i fenomeni patologici pi� gravi di evasione e di frode fiscale, per la cui individuazione si rende necessario l'impiego di metodologie e di tecniche di indagine tipiche di una forza di polizia. Tutto ci� avviene in stretta aderenza alle direttive del ministro dell'economia e delle finanze, che ogni anno assegna alla Guardia di finanza gli obiettivi, i programmi e i piani di gestione nei vari settori istituzionali.
Inoltre, proprio a supporto delle esigenze di carattere operativo e di razionalizzazione delle risorse impiegate, il Corpo ha adottato, da tempo, un collaudato sistema informativo

 (Siris) di rilevazione dell'esito dell'attivit� di servizio in rapporto agli impieghi delle risorse umane, la cui disponibilit� ha gi� consentito un significativo recupero di tali risorse dalle aree di supporto funzionale a beneficio di quelle operative.
A breve, grazie all'affinamento dei sistemi di analisi, la procedura sar� in grado di ricondurre ai singoli processi produttivi svolti dalla Guardia di finanza i risultati conseguiti e le risorse umane utilizzate nel corso degli stessi, rendendo in tal modo possibile delle valutazioni in merito alla produttivit�.
Considerata, poi, l'importanza e la delicatezza delle tematiche del coordinamento, sul piano organizzativo � stato costituito un apposito ufficio di collegamento con il Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze, che svolge compiti di raccordo e di supporto per lo sviluppo delle relazioni tra il Comando generale e il centro unitario di direzione della fiscalit� statale.
Questi, in sintesi, sono i compiti e le nuove funzioni della Guardia di finanza.
Passando ai rapporti di collaborazione con l'Agenzia delle entrate, premetto che, anche dopo l'introduzione del nuovo modello organizzativo, sono proseguite le iniziative di coordinamento che coinvolgono, da sempre, i principali attori del procedimento di accertamento tributario.
In tal senso, le forme di dialogo tra i reparti e le nuove strutture dell'Agenzia si sono sviluppate lungo un solco di continuit� con il passato, perfezionando anche nuovi e pi� efficaci sistemi di collegamento.
La necessit� di un sistematico confronto, infatti, � ineludibile, in quanto il procedimento tributario investe sia gli organi di verifica che quelli di accertamento e non pu� che essere visto in modo unitario. In linea con questa esigenza, lo

sforzo di tutta l'amministrazione finanziaria tende a realizzare un effettivo raccordo fra i rispettivi programmi di controllo e il potenziamento degli strumenti tecnologici di ausilio ai verificatori. Al riguardo, un esempio significativo e attuale � costituito dalle iniziative che vedono impegnate la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate per l'attuazione dei piani di contrasto all'economia sommersa e all'illecita detenzione dei capitali all'estero. Su entrambi questi versanti, il Corpo sta profondendo uno sforzo davvero notevole, destinandovi ben il 40 per cento delle risorse operative deputate alla lotta all'evasione, intensificando la presenza ispettiva sul territorio e orientando l'azione di intelligence alla scoperta, tra l'altro, di evasori totali e paratotali, di soggetti fittiziamente residenti in paesi a regime fiscale privilegiato, di titolari di investimenti finanziari �esterovestiti�.
La scoperta, nel 2001 e nei primi mesi di quest'anno, di redditi imponibili sottratti a tassazione per oltre 18 miliardi di euro e di 8 mila evasori totali e paratotali � la prova tangibile della seriet� dell'impegno sul campo.
Contemporaneamente al rafforzamento dei controlli d'iniziativa, la Guardia di finanza assieme all'Agenzia delle entrate sta impostando e mettendo in atto il piano straordinario di accertamento definito dal Cipe, attraverso l'analisi degli incroci delle banche dati e la selezione dei soggetti �a rischio� per il possibile impiego di manodopera irregolare. Un altro profilo importante del coordinamento tra i due organismi � rappresentato dalla ricerca di soluzioni univoche alle problematiche interpretative fiscali.
A livello operativo si instaura, in questi casi, un confronto dialettico aperto e preventivo, al fine di evitare l'adozione di comportamenti disarmonici all'interno dell'amministrazione finanziaria. Alla base vi sono due concetti di fondo: il primo

� che la verifica della Guardia di finanza non � un'attivit� fine a se stessa, ma un'indagine propedeutica al procedimento impositivo, che trova il proprio esito naturale nell'atto di accertamento degli uffici finanziari. Pertanto, i momenti sono finalisticamente collegati e la qualit� dell'indagine si misura sulla fondatezza dei rilievi e sulla loro idoneit� a superare il vaglio dell'eventuale contenzioso.
Il secondo concetto � un principio di equit� sostanziale, per cui l'amministrazione fiscale deve riservare il medesimo trattamento ai soggetti che si trovano nelle stesse situazioni, in modo da garantire l'imparzialit� e il buon andamento del sistema.
Ci� � tanto pi� vero alla luce dello statuto dei diritti del contribuente, che ha sancito la tutela dell'affidamento e della buona fede dei cittadini, obbligando l'amministrazione finanziaria a comportarsi sempre in coerenza con l'interpretazione e le indicazioni da essa stessa fornite mediante circolari, risoluzioni, pareri o altri atti portati a conoscenza degli interessati.
Sotto il profilo delle procedure organizzative, le problematiche interpretative dubbie trovano soluzione durante appositi incontri di lavoro, organizzati in sede centrale e a livello periferico, tra i dirigenti dei comandi e degli uffici. In concreto, posso affermare che la consuetudine di queste riunioni ripetute ormai da anni � valsa a far crescere una cultura del dialogo e del rispetto dei ruoli, che si � radicata in profondit� e costituisce la migliore garanzia di coesione ed imparzialit�.
Nella stessa direzione, peraltro, sono orientate ulteriori iniziative, allo studio del Comando generale, finalizzate ad

assicurare il costante innalzamento dell'efficienza e dell'efficacia complessiva dei servizi erogati dall'amministrazione fiscale.
Tra queste, in particolare, segnalo una procedura di controllo (SI.QUAL), in corso di implementazione, destinata a misurare la qualit� esterna e interna di tutte le verifiche generali compiute dai comandi della Guardia di finanza, al fine di incentivare i servizi pi� efficaci di contrasto all'evasione fiscale, ossia i controlli che risultano di maggior qualit�, effettuati a minor costo, conclusi in minor tempo.
Passando a trattare dei rapporti di collaborazione tra la Guardia di finanza e l'Agenzia delle dogane, mi preme ricordare che queste relazioni sono quelle pi� antiche e tradizionali, in quanto storicamente il Corpo � nato oltre due secoli fa proprio per assolvere compiti di vigilanza fiscale e di difesa militare delle frontiere. Per questo, � sicuramente appropriato affermare che l'amministrazione doganale italiana, da sempre, � caratterizzata dalla coeesistenza di due strutture interconnesse e complementari: quella civile, che riveste le funzioni strategiche di autorit� doganale e assicura la gestione dei tributi sugli scambi internazionali e l'applicazione della normativa pertinente; quella militare, che svolge il ruolo di polizia tributaria investigativa ai fini della lotta al contrabbando e ai traffici illeciti internazionali. Pertanto, nessuna confusione o commistione di compiti si pu� ravvisare tra l'Agenzia delle dogane e la Guardia di finanza, in quanto il legislatore ha assegnato alla prima le strategie di indirizzo proprie dell'autorit� doganale, a livello internazionale e interno; alla seconda, la responsabilit� operativa della vigilanza economico-finanziaria e della sicurezza dei confini.
Le due organizzazioni coesistono in modo sinergico e complementare, concorrendo entrambe a realizzare un servizio

doganale efficiente a tutela degli interessi finanziari nazionali e dell'Unione europea. La necessit� di adottare misure di raccordo fra le attivit� proprie del Corpo e quelle pi� tipiche dell'amministrazione civile trae origine, soprattutto, dalla comune volont� di elevare il livello di funzionalit� complessiva dell'azione amministrativa, agevolando il pi� possibile le esigenze di rapidit� e di fluidit� del commercio internazionale. Per questo, negli ultimi anni l'individuazione di regole generali di coordinamento ha impegnato i tecnici dei due organismi, che hanno elaborato nuovi principi e procedure di collaborazione.
Riguardo a quest'ultimo aspetto � recente il raggiungimento di comuni linee di indirizzo operativo per quanto concerne la vigilanza all'interno degli spazi doganali di merci trasportate mediante containers. Sono stati infatti adottati nuovi sistemi d'ispezione, utilizzando speciali apparecchiature, gli scanner, che, permettendo il controllo non invasivo delle partite di prodotto in transito in dogana, rendono pi� rapido il deflusso del traffico commerciale all'interno delle strutture vigilate.
Ma l'impegno del Corpo per la vigilanza dei confini travalica il comparto fiscale e abbraccia numerosi altri ambiti operativi, alcuni dei quali di importanza vitale per il paese. Mi riferisco al contrasto all'immigrazione clandestina, al contrabbando di tabacchi e di stupefacenti e alla lotta al terrorismo sul versante economico-finanziario, settori nei quali pi� forte � la vocazione internazionale del Corpo e la sua identit� specialistica riconosciuta in ambito interforze. Al riguardo, reputo significativi alcuni dati di consuntivo dell'ultimo periodo (2001 e 2002, fino al 31 maggio scorso): 14.500 clandestini identificati, 465 trafficanti arrestati e 300 mezzi

sequestrati; 400 tonnellate di sigarette 600 persone arrestate per contrabbando, cui si aggiungono pi� di 3.400 arresti di trafficanti di stupefacenti.
A conclusione della mia illustrazione, ritengo opportuno richiamare l'attenzione su taluni aspetti concernenti il trattamento economico del personale delle Agenzie fiscali, che prevede, a seguito del rinnovato assetto organizzativo dell'amministrazione finanziaria, l'accesso a forme di retribuzione, sotto il profilo stipendiale, ma soprattutto per la parte accessoria, di maggior vantaggio rispetto a quelle esistenti per il personale del Corpo; e ci� pur in presenza di responsabilit� e disagi militari - non a caso, dianzi, ho posto l'accento sulla parola �mobilit� del personale� - analoghe o addirittura maggiori, avuto riguardo al complesso di attribuzioni derivanti dalla natura di forza di polizia che contraddistingue la Guardia di finanza. A tale riguardo, forte � l'auspicio degli appartenenti al Corpo che siano individuate idonee forme di riequilibrio.
Ringrazio per l'attenzione e, restando a disposizione per eventuali domande, consegno alla Commissione alcuni documenti, tra i quali vi � anche la relazione esposta nella seduta odierna.

 

PRESIDENTE. A nome della Commissione, la ringrazio, generale, soprattutto per la puntuale ed ampia disamina dei compiti di istituto della Guardia di finanza e per avere ben evidenziato i rapporti intercorrenti tra la Guardia di finanza e le nuove realt� operanti nell'ambito del Ministero dell'economia.
In particolare, nelle sue conclusioni, lei ha focalizzato l'attenzione sullo squilibrio tra il trattamento economico degli appartenenti all'amministrazione militare e quello del personale dell'amministrazione civile. Mi sembra abbia ben messo

in evidenza come la vostra attivit� sia notoriamente propedeutica all'attivit� di accertamento; in sostanza, senza un'attivit� istruttoria e di verifica, non si potrebbe portare a compimento l'attivit� terminale, quella attraverso la quale, poi, l'amministrazione fa valere la sua pretesa. Quindi, a titolo personale - penso di interpretare anche il pensiero del presidente La Malfa e degli altri colleghi - si tratta di un problema serio, reale, da affrontare e risolvere. Si vedr�, poi, quali siano gli organi istituzionalmente preposti a trattare tale tematica, tenuto conto anche del fatto che �ci muoviamo� in un contesto militare, nel quale, dunque, l'azione va coordinata anche con altre strutture, in particolare con la IV Commissione e, per quanto riguarda il Governo, il Ministero della difesa. Quindi, si tratta di un problema sicuramente sentito e avvertito ma bisogna tenere presente la peculiarit� del vostro Corpo, un Corpo, come lei ha evidenziato, di polizia economico-finanziaria che svolge un'attivit� contigua a quella propria e specifica dell'amministrazione civile.

 

GIORGIO LA MALFA. Vorrei associarmi, essendo sopraggiunto soltanto ora, al saluto che il presidente di turno Leo, a nome della Commissione, ha rivolto al comandante della Guardia di finanza. Anch'io, come il collega Leo, desidero ringraziarla per avere accettato di essere presente ai nostri lavori, per l'intervento svolto nonch� per la disponibilit� a rispondere alle domande. Vorrei anche approfittare di questo benvenuto per dire come l'altro giorno io, ma forse anche qualche altro collega della Commissione, ho avuto occasione di partecipare alla festa annuale del Corpo svoltasi a Bari. Sono rimasto molto colpito dalla grande prova di efficienza organizzativa, di coordinamento dei mezzi di terra, mare ed aria di cui, in quella occasione, ha dato prova il Corpo. Mi fa piacere, in questa seduta della Commissione, darne atto, con

molta soddisfazione, al Comandante affinch� se ne faccia interprete presso il Corpo.

 

ALBERTO ZIGNANI, Comandante generale della Guardia di finanza. La ringrazio molto.

 

MARIO LETTIERI. Anch'io ringrazio il generale Zignani ed i suoi collaboratori per avere accettato il nostro invito; mi scuso, inoltre, perch�, a causa di impegni indifferibili, dovr� lasciare la Commissione prima della fine dell'audizione. Desidero, pur tuttavia, rivolgere al generale Zignani le seguenti domande. Considero il compito di polizia finanziaria ed economica di estrema delicatezza in un momento in cui lo scenario economico-finanziario ha assunto dimensioni che vanno al di l� del nostro paese. Poich� lei ci ha fornito alcuni dati, gradirei sapere, in particolare, quanti reati societari e finanziari siano stati accertati nelle grandi holding.

 

ALBERTO ZIGNANI, Comandante generale della Guardia di finanza. Dovremmo avere gi� inviato alla Commissione il nostro rapporto annuale del 2001 dove sono contenuti tutti i dati relativi all'anno trascorso.

 

MARIO LETTIERI. Lei sa bene, per esempio, che uno scandalo di portata internazionale quale quello della Enron negli Stati Uniti ha avuto riflessi anche in Italia perch� investitori, piccoli risparmiatori che avevano acquistato azioni di grandi banche le quali hanno, non oculatamente, evidentemente, investito in quella societ�, si sono trovati a mal partito; quindi, la tutela del risparmiatore � essenziale.
Inoltre, vorrei chiederle se loro, alla luce della riforma del diritto societario, incontrano maggiori difficolt� negli accertamenti, atteso che di alcune forme di reati si � gi� ridotta la

sanzionabilit�. Mi sta a cuore, poi, un'altra questione afferente al sommerso; considerato il fallimento dell'attuale normativa, pare che il ministro dell'economia abbia dato disposizioni stringenti alla Guardia di finanza per accertare le irregolarit� legate al sommerso; domanderei se loro hanno qualche dato relativo a tali accertamenti.
Un'ultima questione. Comprendo la legittima richiesta che lei, da ultimo, ha posto. Personalmente, ritengo siano sicuramente diritti legittimi quelli delle forze di polizia ad avere, in uno spirito unitario, un trattamento omogeneo, anche se, poi, osservo che nel lavoro particolare della Guardia di finanza il contatto � pi� con i civili che con i militari; per�, lei si rende conto che vi sono, spesso, motivi anche di opportunit�. Ad ogni modo, � un discorso che, certamente, affronteremo insieme.
Io sono della Basilicata; al riguardo, non vorrei far sorridere qualche collega che, spesso, mi ascolta fare riferimento a tale regione. Purtroppo, in Basilicata, anche qualche esponente della Guardia di finanza si � trovato al centro della nota bufera giudiziaria; � chiaro che sono in corso accertamenti sui quali noi non vogliamo �mettere lingua�, ma vorrei sapere come si comporti il Comando generale di fronte a tali casi.

 

ALBERTO ZIGNANI, Comandante generale della Guardia di finanza. Signor presidente, desidererei rispondere subito al deputato Lettieri, impossibilitato a partecipare pi� a lungo agli odierni lavori della Commissione.

 

PRESIDENTE. Senz'altro, generale. Seguiranno, quindi, gli eventuali interventi degli altri colleghi.

 

ALBERTO ZIGNANI, Comandante generale della Guardia di finanza. Certo, polizia economica e finanziaria. � chiaro che vi � un riflesso internazionale che si va allargando sempre pi�;

si parla di globalizzazione e si pu� usare questa parola in tante maniere ma, piaccia o no, si deve riconoscere quanto sta avvenendo. Quindi, quanto succede da noi ha riflessi all'estero e viceversa; noi, in questo discorso, siamo inseriti soprattutto per quanto riguarda il contrasto ai traffici illeciti. Quando lei mi parla di un'azienda che fallisce e via dicendo, ebbene, ci� rientra nelle nostre verifiche. Procediamo ad effettuare le verifiche sulla base sempre delle stesse regole, regole che non sono cambiate.
Andiamo a svolgere delle verifiche secondo certe regole - sempre le stesse - ed in base agli obiettivi che ci vengono assegnati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Ad esempio, il Ministero ci dice ogni quanti anni devono essere controllate le aziende che hanno un fatturato compreso tra 0 e 15 miliardi, e, con modalit� diverse a seconda delle categorie, cosi avviene anche per gli altri soggetti economici.
Stiamo avviando un processo di internazionalizzazione della Guardia di finanza, attraverso l'instaurazione di una serie di contatti all'estero, in modo da poter ricostruire tutti i flussi finanziari del riciclaggio del denaro sporco o del contrabbando di sigarette e via dicendo. Facciamo questo perch� ormai non si tratta pi� di fenomeni che nascono e muoiono nello stesso paese, ma di fenomeni che nascono in un paese, ne attraversano altri, per poi morire magari in un altro paese ancora. Tutti i fenomeni criminali che attraversano l'Italia ci interessano e su di essi concentriamo le nostre forze. Ci stiamo concentrando soprattutto sulla diffusione della conoscenza delle lingue tra i nostri militari, poich� la Guardia di finanza fino a poco tempo fa ha lavorato esclusivamente all'interno del territorio nazionale, e, quindi, non gli � stato richiesto di conoscere le lingue straniere; anche i migliori ufficiali non sono stati spinti a sviluppare questa competenza.

Oggi, improvvisamente, ci chiedono di recarci in Kosovo, di parlare con gli inglesi, con i francesi e con altri ancora. Ci troviamo perci� nella difficolt� di reperire personale che possieda questa capacit�. Appena ieri mi � stato chiesto di mandare dieci sottufficiali in Kosovo, ma io non ho pronti dieci sottufficiali in grado di parlare un inglese �fluente�.
Sinceramente, non le so dire se stiamo trovando maggiori o minori difficolt� in materia di diritto societario, poich� non ho avuto alcun ritorno su tale aspetto.
Sul sommerso abbiamo avuto delle disposizioni molto forti. Fino allo scorso anno, le verifiche da compiere in base alle direttive del ministro delle finanze erano di una quantit� tale da assorbire praticamente il 95 per cento del personale, visto anche il rilevante numero di evasori, totali o paratotali, che venivano scoperti. Al fine di perseguire il sommerso, gli obiettivi di questo anno prevedono la destinazione del 40 per cento delle risorse operative a questo tipo di controlli. Nella mia esposizione ho indicato i risultati conseguiti fino ad ora dalla nostra attivit�; inoltre, stiamo anche compiendo delle indagini in modo da accumulare un certo numero di nominativi di aziende su cui effettueremo massicce verifiche non appena scadranno i termini di emersione. Cosa produrr� questa azione potremo vederlo soltanto dopo, tuttavia posso assicurare che stiamo cercando di organizzarci nel modo migliore possibile.
Per quanto riguarda la vicenda giudiziaria originatasi in Basilicata, posso dire che la Guardia di finanza � una struttura composta da 67 mila persone; sarebbe quindi innaturale che nulla accadesse in una struttura simile. Provengo dall'esercito e, quando spiegavo ai soldati a cosa puntava il sistema disciplinare in una caserma, gli dicevo che sarebbe stato assurdo cercare di creare un sistema tale da ridurre a zero le

mancanze disciplinari in gruppi di ragazzi di 18-20 anni. Il sistema disciplinare doveva tendere a portare le mancanze disciplinari ad un livello tale per cui si potesse parlare di reparti composti da gente viva senza che si cadesse nel caos all'interno di una caserma. Nella Guardia di finanza posso accettare che vicende disciplinari riguardino singoli individui senza raggiungere dimensioni tali da far pensare che tutto il Corpo sia coinvolgibile in dei reati. Se l'onorevole Lettieri venisse a trovarmi, potrei mostrargli quante rimozioni dal grado, quante espulsioni dispongo, senza che vi sia alcuna pubblicit�. Nella Guardia di finanza ho trovato una severit� che sicuramente non esiste nelle altre Forze Armate, in quanto anche un piccolo reato - ad esempio, il furto di un pettine in un supermercato - che nell'esercito sarebbe punito con una certa leggerezza, nel mondo civile non meriterebbe neanche un processo, nel nostro Corpo viene drammatizzato al punto che si prevede la rimozione dal grado. Nella Guardia di finanza ho trovato una severit� quasi feroce e sto continuando su questa strada.
Lascio ora la parola al colonnello Vicanolo, che risponder� alla domanda dell'onorevole Lettieri riguardante la riforma dei reati societari.

 

GIUSEPPE VICANOLO, Capo ufficio fiscalit� della Guardia di finanza. Intervengo solo per precisare che, dal punto di vista operativo, le difficolt� di attuazione non ci sono state segnalate in termini organizzativamente seri. L'attuazione della riforma viene colta dai reparti in base a direttive dell'autorit� giudiziaria, poich� in materia di polizia giudiziaria, di fronte a dubbi interpretativi e a novit� legislative, eseguiamo le direttive della Procura della Repubblica. Per quanto compete l'attivit� di iniziativa della Guardia di finanza, cerchiamo di cogliere le opportunit�, soprattutto nei nuovi istituti, che rendono ancora

pi� efficace la tutela degli interessi economico-finanziari, per migliorare l'azione di iniziativa dell'indagine. Mi riferisco, in particolare, agli istituti della responsabilit� penale amministrativa degli enti e delle persone giuridiche e della confisca dell'equivalente.
Nel quadro della riforma, non solo del diritto societario, ma anche della tutela degli interessi finanziari della Stato e dell'Unione europea, in base alla legge n.300 del 2000 di ratifica della Convenzione di Bruxelles, l'orientamento della Guardia di finanza � di rendere effettivo il recupero del patrimonio illecitamente conseguito mediante la commissione di delitti a danno della finanza pubblica, nazionale e comunitaria. Nei casi in cui sussistano i presupposti previsti dalla nuova normativa, l'attivit� � ancora pi� mirata alla confisca dei proventi illeciti.

 

GIORGIO BENVENUTO. Sono molto grato al generale Zignani per la relazione che ha svolto. Purtroppo, non sono potuto venire a Bari, perch� contemporaneamente era prevista alla Camera dei deputati l'audizione dei vertici della FIAT. Mi � dispiaciuto mancare, dopo tanti anni, alla manifestazione che questa volta, rompendo la tradizione, avete svolto a Bari e non a Roma. Il presidente La Malfa mi ha parlato - ma lo ho potuto desumere anche dalla lettura dei giornali - di una bellissima manifestazione, che ha evidenziato le capacit� di coordinamento delle multiformi attivit� che svolge la Guardia di finanza, a testimonianza del grosso lavoro realizzato negli ultimi anni, il quale ha incluso anche iniziative legislative importanti, come la legge contro il contrabbando e i provvedimenti che hanno, finalmente, affrontato il problema del riordino e della modernizzazione del corpo.
In particolare, sono molto soddisfatto perch� penso che aver lasciato alla Guardia di finanza anche la competenza per

quanto riguarda l'attivit� marittima (sulla quale in passato erano sorti dubbi ed erano state avanzate diverse proposte di modifica) sia stata una scelta oculata; sono convinto, ad esempio, che nell'azione di contrasto all'immigrazione clandestina la Guardia di finanza sia molto pi� attrezzata, professionalmente capace ed in grado di ottenere risultati migliori rispetto ad altre realt�.
Inoltre, assieme al presidente La Malfa, pensavo che forse sarebbe opportuno, cos� come � accaduto nelle altre legislature, che la Commissione si rechi a Gaeta, oppure visiti la scuola dei sottufficiali de L'Aquila o l'Accademia, in modo da avere la possibilit� di toccare con mano il modo con cui viene svolta l'attivit� formativa e di valorizzazione della professionalit�: ci� soprattutto a beneficio dei parlamentari di prima nomina.
Vorrei rivolgere, infine, il mio ringraziamento e la mia solidariet� a lei, al Corpo ed anche ai familiari dei tanti finanzieri che sono stati feriti o hanno perso la vita in servizio. Credo che dobbiamo ricordare questi servitori dello Stato ed esprimere loro solidariet� e gratitudine, e penso che dobbiamo chiederci anche se debbano essere assunte iniziative legislative nei confronti dei loro familiari per risolvere quei problemi che molte volte la burocrazia crea - il �bestiario� della burocrazia -, impedendo che questa convinta solidariet� e la dovuta gratitudine si possano realizzare.
Vorrei rivolgere tre domande al Comandante Zignani. La prima riguarda il rapporto tra la Guardia di finanza e lo Statuto del contribuente. La Guardia di finanza aveva preceduto in parte alcune delle decisioni che sono state poi assunte con la legge relativa allo Statuto del contribuente: ricordo, ad esempio, le polemiche intercorse quando venne finalmente istituito il numero telefonico per le denunce e come qui, in

Parlamento, si levarono voci contrarie, mentre l'attivazione di quel numero si � invece rivelata un importantissimo fattore di collaborazione con i cittadini. Vorrei domandarle, allora, in che modo funzioni lo Statuto del contribuente nel rapporto con l'amministrazione (perch� nutrivamo preoccupazioni sulla durata delle verifiche) e, soprattutto, nel rapporto con l'Ufficio dei garanti del contribuente. Mi sembra che le cose dovrebbero andar bene, anche perch� nel corso delle audizioni che abbiamo svolto, soprattutto quella con il professor Ferrara, abbiamo avuto indicazioni confortanti su questa modifica profonda nel rapporto tra amministrazione finanziaria (quindi, anche Guardia di finanza) e contribuente.
La seconda questione riguarda il problema, gi� sollevato, del rientro dei capitali dall'estero. In questo caso vi sono, naturalmente, delle valutazioni politiche sulle quali non intendo chiedere l'opinione della Guardia di finanza. Come opposizione, non abbiamo ritenuto che questa azione sia stata concretamente utile, ma si tratta di una valutazione politica. Infatti, i risultati sono stati superiori rispetto alle previsioni del Governo, perch� l'esecutivo aveva previsto 80 mila miliardi di lire, mentre invece sembra che siano rientrati 105-110 mila miliardi. Tuttavia, il problema � che, in base alle dichiarazioni della Banca d'Italia - ed � qui il mio interesse - ed alle valutazioni fatte da interlocutori autorevoli, l'entit� dei capitali all'estero � quantificata in un milione di miliardi di lire, di cui 600 mila miliardi imputati alle societ� e 400 mila miliardi imputati alle persone fisiche.
Allora, i 110 mila miliardi di lire rientrati rappresentano un successo rispetto alle prudenti previsioni del Governo, ma rappresentano - ahim� - una povera cosa rispetto a tale entit�. Pertanto, come lei immagina, siamo interessati ad una forte azione di contrasto, perch� si tratta di una cifra enorme.

Vorrei sapere, dunque, qualcosa di pi� sulla cosiddetta �fase due�, una volta esaurita la prima fase che ha favorito questo rientro. In particolare, vorrei sapere in che modo la Guardia di finanza - che ha una specializzazione ed una professionalit�, e che ricordo aver fatto questo salto qualitativo nell'azione di contrasto all'evasione fiscale attraverso un'azione di intelligence, scegliendo bene gli obiettivi - svolger� il compito in tale direzione, perch� si tratta di una cifra enorme dalla quale possono venire consistenti risorse per il nostro paese.
La stessa questione si riferisce anche al problema dell'emersione del sommerso. Anche in questo caso, lascio da parte le valutazioni politiche. Noi poniamo solamente un problema: bisogna combattere il sommerso cos� come bisogna svolgere l'azione di contrasto all'evasione fiscale, e dunque non c'� nessuna differenza. Ci� che affermiamo � che c'� un modo di precedere ancora impreciso, perch� esiste una legislazione farraginosa, che � stata gi� modificata e che, molto probabilmente - ma mi limito in questo a prendere atto delle dichiarazioni fatte in sede di confronto con le organizzazioni sindacali -, dovr� essere ulteriormente modificata. Al riguardo vorrei una valutazione dal punto di vista tecnico, e vorrei soprattutto sapere se questa azione di intelligence sia affidata, come sembra, non a voi, ma a delle verifiche in automatico, oppure se vi sia invece un'azione di intelligence che individua categorie o zone nelle quali concentrare l'azione di contrasto all'evasione fiscale, perch� pensiamo che questi siano due terreni importantissimi, capaci di produrre risultati anche sotto il profilo del recupero di risorse.
Vorrei rivolgerle, infine, un'ultima domanda. Come ha ricordato anche il vicepresidente Leo, siamo totalmente d'accordo sulle questioni sollevate; � stata fatta all'interno dell'amministrazione

finanziaria una riforma importante, che difendiamo perch� riteniamo importante questa struttura delle Agenzie, questa maggiore snellezza e questa maggiore operativit�. Ritengo anch'io che le forme di retribuzione e le indennit� di carattere aggiuntivo debbano essere particolarmente importanti in un settore in prima linea, che deve recuperare le entrate e controllare che le risorse arrivino al paese. Tuttavia, c'� una cosa che assolutamente non va, e prospetteremo tale questione nel documento conclusivo dell'indagine. Non lo dico come ex sindacalista, ma pensiamo che vi sia una discriminazione troppo forte ed assolutamente ingiustificabile sia in termini retributivi, sia per le caratteristiche del lavoro svolto. Nella passata legislatura abbiamo tentato di correggerla, e penso che occorra fare ancora di pi�; tuttavia, nell'ambito della Guardia di finanza si registrano forme di flessibilit� e di mobilit� che assomigliano spesso al �nomadismo�, e che devono perci� trovare una valutazione cos� come avviene nell'amministrazione civile. La riflessione che lei ci suggerisce, quindi, � fondata, e, almeno per quanto ci concerne, ce ne facciamo carico e lo proporremo agli altri colleghi della Commissione affinch� possa esserci, in sede di conclusione dell'indagine, un'indicazione operativa anche in tale direzione.

 

ALFIERO GRANDI. Condivido il giudizio sul Corpo della Guardia di finanza espresso dal collega Benvenuto, sull'impegno dimostrato e sulla evoluzione che ha fatto registrare nel corso di questi anni.
In tema di trattamenti economici, rilevo che esistono diversi aspetti che debbono essere presi in considerazione; in particolare, desidererei dei chiarimenti in merito a quello concernente i trattamenti integrativi previdenziali relativi al fondo ministeriale. Ottenere un aggiornamento di questo fondo

potrebbe essere un modo per rispondere anche ai problemi di trattamento del personale del Corpo; tale questione, fra l'altro, stava molto a cuore al precedente Comandante generale della Guardia di finanzia, il quale aveva cercato di risolverla purtroppo senza esito dato che in quel periodo le normative non lo consentivano. Chiedo quindi al generale Zignani, poich� tale questione non � ancora risolta, in che modo potrebbe essere riaffrontata tenuto conto che si potrebbero anche rimuovere quei vincoli e quei problemi legislativi che fino ad oggi hanno ostacolato la sua soluzione.
Casualmente sono recentemente venuto in possesso di dati - che successivamente far� pervenire al generale Zignani - relativi ai trasferimenti che avvengono in seno al Corpo della Guardia di finanza; trasferimenti che, in qualche caso, pongono dei notevoli problemi dal punto di vista familiare. D'altronde, la societ� odierna offre innumerevoli alternative - ovviamente, non solo per i militari - e capita spesso che qualcuno decida di lasciare il Corpo; si pone quindi il problema dell'esodo soprattutto di ufficiali per i quali la Guardia di finanzia ha investito, per la loro formazione, ingenti risorse. Chiedo pertanto se questo problema sia stato oggetto di una riflessione; se s�, quali sono le proposte al riguardo, compresa quella del trattamento economico, bench� non ritenga l'aspetto monetario quello principale (molte volte � meglio disporre di un appartamento in cui abitare piuttosto che ottenere un aumento salariale).
Desidero inoltre sapere se l'accordo raggiunto, in tema di gestione in comune degli spazi doganali tra dogana e Guardia di finanza, costituisca attuazione della direttiva del ministro in tema di coordinamento dei vari corpi; si tratta di un aspetto molto importante al fine di evitare che una potenziale sinergia diventi un'elisione, come purtroppo � avvenuto in alcuni casi.

In tema di rientro di capitali dall'estero - il cui andamento va sicuramente meglio di quello dell'emersione del lavoro nero - sappiamo che, tra questi, una parte, di cui non conosciamo l'ammontare, � di provenienza pi� o meno malavitosa; una delle osservazioni, sollevate nel momento in cui si discusse il disegno di legge sul rientro dei capitali dall'estero, evidenziava proprio questo dato di fatto e cio� che questo provvedimento non avrebbe consentito di comprendere l'origine dei capitali rientranti nel nostro paese: se originati da veri e propri illeciti o da reati di natura fiscale (reati fiscali che, con questa norma, si era deciso, a torto o a ragione - a mio parere, a torto - di condonare). Pertanto, chiedo ai nostri ospiti in che modo il Corpo della Guardia di finanza operer� per evitare che sotto le mentite spoglie del rientro di capitali dall'estero di origine non illecita (in questo caso si tratta, pi� precisamente, di capitali illecitamente esportati) rientrino anche capitali di origine illecita. Ci� al fine di evitare che si ponga un problema che avrebbe riflessi anche di tipo costituzionale dato che si configurerebbe un'ipotesi di condono mascherato; ipotesi che n� maggioranza n� opposizione gradirebbero che aleggiasse, nemmeno come sospetto. L'unico modo perch� ci� non accada � di intervenire prontamente.
Da ultimo, il Capo di stato maggiore della Guardia di finanza alcuni mesi fa ha diramato una circolare con cui ha dato applicazione ad una sentenza del Consiglio di Stato che poneva sostanzialmente gli aderenti alla FCS di fronte all'alternativa tra disaffiliarsi dall'organizzazione oppure subirne le conseguenze. In merito a tale questione ho formulato un'interrogazione (a mia firma e di altri parlamentari) al ministro, il quale per� ha condiviso l'opinione espressa dal Comando della Guardia di finanza. Continuo a pensare che sia il ministro sia il Comando sbagliano anche perch� nel frattempo

� stato chiarito che lo statuto dell'associazione in questione non contiene riferimenti di natura sindacale e pertanto non esistono quelle ragioni di incompatibilit� che il Consiglio di Stato aveva precedentemente rilevato. Comprendo anche che si tratti di una questione molto delicata sulla quale non chiedo al generale Zignani di rispondere ma semmai lo invito a riconsiderare con maggiore attenzione l'argomento, anche perch� ho potuto constatare che esistono nell'ambito dell'esercito delle organizzazioni con una pronunciata natura sindacale i cui presidenti sono sia ufficiali sia sottoufficiali; organizzazioni, civili e militari e di natura culturale, che, fuori dai compiti di servizio, sollevano, affrontano e discutono problemi, alla stessa stregua di quanto si propone questa associazione (FCS). Mi auguro pertanto che vi possa essere, su questo argomento, un ripensamento da parte del Comando della Guardia di finanza, cos� come auspico una revoca della circolare del generale Di Paolo; circolare che considero un infortunio del Corpo della Guardia di finanza.

 

MAURIZIO SAIA. Intendo porre una domanda forse pi� circostanziata, ma a mio parere necessaria, poich� il fenomeno in corso sta preoccupantemente investendo il nostro paese, sino al punto di scatenare un allarme sociale, di cui riceviamo gi� un primo segnale nel territorio, soprattutto al centro-nord.
L'illegalit� sta assumendo dimensione tale che, recentemente, a Venezia, si � reso necessario un intervento dello stesso ministro dell'interno, chiamato a verificare lo stato delle cose sulla vicenda dell'abusivismo commerciale in suolo pubblico, questione certamente legata al controllo amministrativo delle varie polizie municipali, dietro al quale, per� - come � noto -, si nasconde un ramificato sistema di contraffazione che � linfa vitale dello stesso abusivismo. In un momento nel quale le categorie di commercianti ed artigiani cominciano a

sollevarsi in modo significativo, in molte citt�, contro questo fenomeno, ritengo essenziale che repressione e prevenzione dello stesso coinvolgano pi� forze dell'ordine, secondo le loro specifiche competenze.
Se, in ultima analisi, il dilagare del fenomeno � strettamente legato ad una questione amministrativa, di fatto, � innegabile che esso abbia implicazioni pi� gravi, tra cui certamente rientrano varie forme di sfruttamento minorile, in barba a qualsiasi norma sul diritto al lavoro, previdenziale, e sulla sicurezza (nessuna applicazione, quindi, del decreto legislativo n. 626 del 1994): sottesa al fenomeno in esame, vi � quindi una concatenazione di vari reati. E questo meccanismo perverso si riconnette in parte anche al problema dell'immigrazione clandestina e della vendita di merce contraffatta nei centri cittadini.
In questo senso, � doveroso riconoscere l'impegno ed i successi della Guardia di finanza, anche recentemente nel nostro territorio veneto, dove l'intervento puntuale della Guardia ha infatti consentito di scoprire un centro di contraffazione del marchio Prada, responsabile dello smercio di prodotti in pelletteria - borse, per l'esattezza - su tutto il territorio d'Italia.
Non si tratta certamente di una questione ad impatto cos� esiguo sul territorio: essa investe e colpisce direttamente le categorie di commercianti e artigiani - che, nelle loro assise, le camere di commercio, prendono atto del fenomeno e ne denunciano le ripercussioni sulla loro attivit� -, per poi assumere, ripeto, le caratteristiche di un allarme sociale. Non si tratta soltanto di accessori o capi di abbigliamento, ma di un giro ben pi� ampio, nell'ambito di un variopinto e variegato fenomeno ormai sconfinante dal solo ambito prettamente fiscale.

Vorrei allora capire quale sia la posizione della Guardia di finanza di fronte a questo fenomeno, visti anche i buoni successi recenti, frutto non solo della sicura professionalit� delle forze in campo e quindi dell'ottimo lavoro dei vari comandi provinciali, nel seguire le tracce conducenti ai vari fornitori, ma anche dell'intelligenza personale degli stessi comandanti locali, capaci di garantire quella sinergia necessaria a conseguire i risultati previsti nel pi� breve tempo possibile. Il risultato apprezzabile, dunque, piuttosto che alla presenza di una direttiva centrale, � imputabile all'attivit� meritoria dei singoli individui preposti al comando delle strutture ramificate per provincia.
Il comandante Zignani ha parlato di coordinamento tra le varie Agenzie: ebbene, credo che il punto di forza del sistema sia appunto la capacit� di creare un'interazione costante con altre forze in campo, in particolar modo con le polizie locali, municipali, che nel territorio dispongono di un numero maggiore di uomini e possono quindi sopperire agli inevitabili limiti di organico dei comandi provinciali della Guardia di finanza medesima.
Nella mia qualit� di assessore a Padova nel settore della sicurezza, ho personalmente avuto modo di verificare la necessit� di detta sinergia, che in quella cittadina ha indubbiamente prodotto buoni risultati.
Conoscendo anche i limiti territoriali delle polizie locali, che seguono le tracce dei sospettati entro il territorio del proprio comune, comunicando poi i dati agli agenti della Guardia di finanza, lei non ritiene, signor Comandante, che, per prevenire e reprimere i reati di cui si parla, sia il caso di dare un'indicazione maggiore, una direttiva forte, ai vari comandi provinciali ai fini di un necessario incremento dell'interazione tra le forze coinvolte, a mio parere capace di

garantire grandi risultati di cui l'intero paese possa beneficiare? Vi sono altri provvedimenti che su questo fronte potrebbero essere adottati prima che il fenomeno dilaghi irrimediabilmente? Grazie.

 

SERGIO ROSSI. Mi sia consentito fare una breve premessa, signor presidente.
La politica di contrasto al lavoro sommerso, negli anni passati, era stata incentrata sulla strategia dell'emersione spontanea, attraverso il ricorso alla concessione di sconti sui contributi evasi. Con questo Governo si � passati invece ad una politica pi� incisiva, ci si � resi conto che, in effetti, spesso non si giunge neppure a questa spontanea emersione: ci� perch� il lavoro sommerso � legato sovente all'esistenza di societ� loro stesse costituite in modo illegale, oppure utilizzando strutture - capannoni o macchinari - non a norma. Questi sono, ovviamente, elementi capaci di frenare un processo di emersione spontanea. L'attuale Governo ha recentemente emanato un provvedimento volto a favorire l'emersione attraverso l'avvio di un processo di regolarizzazione graduale ai soggetti non in regola.
Riallacciandomi all'intervento del collega Saia, ritengo - e in tal senso ho presentato una risoluzione che mi auguro quanto prima di poter discutere in Commissione finanze - necessario partire a valle, anzich� a monte, per contrastare maggiormente il lavoro sommerso. Chi utilizza il lavoro sommerso necessariamente produce in nero e necessariamente deve collocare la propria produzione attraverso canali illeciti. E credo convintamente che chi commercializzi illegalmente lo faccia spontaneamente non solo per i motivi illustrati in precedenza ma anche perch�, in questo modo, ritiene di essere

pi� competitivo sul mercato, applicando prezzi pi� bassi, grazie ai forti risparmi in macchinari, manodopera e contributivi.
Quindi, ritengo si debba avviare una politica di maggiore contrasto alle vendite in nero, a quelle abusive, che, spesso, purtroppo, avvengono alla luce del sole, sui marciapiedi e sulle strade; � chiaro, infatti, che esse producono un danno agli esercizi commerciali tradizionali. Venduto in nero, l'articolo viene sottratto alla vendita da parte degli altri commercianti, aspetto questo, che si traduce nella riscossione di minore IVA sulle vendite e di minore IRPEF sugli eventuali utili di tali esercizi. Si deve tenere conto, inoltre, del danno generato dall'evasione di tributi e contributi da parte della produzione; quindi, si realizza un'evasione di contributi a cascata, che deve essere contrastata. Pertanto, chiedo se la Guardia di finanza ritenga di incentivare maggiormente il contrasto al lavoro in nero partendo, appunto, dal contrasto al commercio in nero.

 

ANTONIO PEPE. Anch'io desidero ringraziare il generale Zignani e l'intera delegazione. Mi associo ai complimenti espressi dianzi dal presidente La Malfa per averci regalato, a Bari, una giornata realmente emozionante. Voglio, altres�, ringraziare la G


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