UNA DIRETTIVA DI UNA PROCURA MILITARE PREVEDE CHE QUANDO LA MALATTIA SUPERA I 30 GIORNI DI PROGNOSI IL MILITARE DEVE ESSERE DENUNCIATO - di Giovanni Surano

giovedì 07 novembre 2013

UNA DIRETTIVA DI UNA PROCURA MILITARE PREVEDE CHE QUANDO LA MALATTIA SUPERA I 30 GIORNI DI PROGNOSI IL MILITARE DEVE ESSERE DENUNCIATO  - di Giovanni Surano

Pubblichiamo una libera manifestazione del pensiero del nostro socio Giovanni Surano; il titolo è della redazione del sito.

 

La direttiva, singolare quanto irrituale, è contenuta in una nota diramata da una Procura militare a tutti i comandi di Corpo ed alle forze di polizia ad ordinamento militare ubicati nella circoscrizione di quella procura.  

Nel documento vengono passati in rassegna alcuni reati militari e, per ciascuno di essi, si “suggerisce” quale deve essere il modus operandi nell’acquisire la notitia criminis; insomma, un Bignami del codice penale militare. Ma ciò che suscita maggiore stupore è l’obbligo, impartito ai destinatari della nota, di comunicare alla Procura militare “ogni assenza dal servizio, ancorché giustificata da certificazioni mediche,  della durata superiore a trenta giorni continuativi”.

Un obbligo generalizzato, quindi, che sembrerebbe contra legem, non solo in termini di efficienza dell’azione amministrativa, laddove si introducono obblighi di comunicazione per fatti che ictu oculi non possono certo ritenersi fattispecie di reato (salvo che la certificazione sia falsa, ma quest’aspetto prescinde dalla durata dell’assenza), ma vieppiù che in tal modo si insinua la certezza che ogni assenza superiore ai 30 giorni sia sufficiente indizio per la comunicazione ex art. 347 c.p.p..

Un pensiero va a tutti i militari che versano in precarie condizioni di salute: ebbene, se si dovesse applicare questa direttiva alla lettera, i comandanti si vedranno costretti a denunciare alla Procura tutti i militari portatori di gravi patologie dovute alle conseguenze del servizio (esposizione all’uranio impoverito, etc.) oppure quelli che nell’adempimento del dovere, come ad esempio il brigadiere dei carabinieri Giangrande, si trovano per un periodo prolungato in un letto d’ospedale, anche se giustificati da certificazione medica. I procedimenti saranno avviati con l’ipotesi di reato di “simulazione d’infermità”.

Una posizione incomprensibile che potrà essere  oggetto di interrogazione parlamentare, posto che un simile atto non può essere ignorato né dal Ministro né dal Consiglio della Magistratura militare o dalla Procura Generale militare presso la Cassazione, affinché, ciascuno per la propria parte di competenza, possa valutare la vicenda sotto ogni aspetto previsto dalla legge.

Giovanni Surano
Sez. FICIESSE di Lecce
giovanni.surano@libero.it


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