SINTESI DELL'INTERVENTO DEL COORDINATORE FICIESSE PER LA LIGURIA, DOMENICO BELCASTRO AL 1° CONVEGNO DE "IL GIORNALE DEI CARABINIERI" GENOVA, 31 OTTOBRE 2000

martedì 31 ottobre 2000

Il compito dell'associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà non e', ne' puo' essere, quello di sostituirsi ad un sindacato che non c'e', non ha ne' gli strumenti ne' gli spazi legislativi. Questo deve essere un messaggio chiaro per tutti al fine di evitare confusione.
L'associazione ha quindi il compito di "volare alto", deve rivolgersi agli iscritti, ai politici, ai cittadini; tentare di rendere tutti consapevoli dei rischi che corre una società, quando esistono ampie parti della stessa a cui non vengono riconosciuti i diritti fondamentali di una convivenza civile e democratica.
E' incredibile il fatto che tali diritti siano negati proprio a chi è preposto al controllo e alla verifica del rispetto delle stesse norme, fondamentali per la convivenza civile e democratica.
E' importante sottolineare, senza scomodare la carta costituzionale ed i trattati internazionali sottoscritti dal nostro paese, che già' negli anni 50 la legge 848/55 oltre a prevedere il diritto di espressione, apriva formalmente la possibilità' di adesione ai sindacati anche per il cittadino militare.
Nonostante i movimenti dei militari e dei finanzieri democratici, si è arrivati all'anno '78 con l'approvazione delle "norme di principio sulla disciplina militare", le quali al momento apparivano come una piccola conquista ma, di fatto, si sono poi rivelate una clamorosa chiusura, in particolare nella parte in cui vietano la costituzione di associazioni a carattere sindacale tra militari.
Oggi si tenta di vietare addirittura la libertà' di espressione!
La libertà di espressione è il credo delle democrazie moderne e su questo è fondata la carta sociale europea, la quale accomuna gli stati membri sul concetto di "libertà, fratellanza ed uguaglianza".
Se la nostra adesione alla comunita' europea è la condivisione dei diritti che la stessa sancisce, coerenza impone che l'Italia affermi gli stessi principi anche in patria.
Come si evince dalla lettura della Costituzione, nostra fonte di diritto, non esistono limitazioni per il riconoscimento del diritto di associazione sindacale per le forze armate e le forze di polizia.
Allo stato attuale risulta che , pur in assenza di valide motivazioni, ci viene imposta una concezione di stato illiberale o comunque a forte connotazione reazionaria; il tutto in antitesi al nostro impegno democratico in ambito europeo ed internazionale.
I problemi esistenti oggi sul tappeto sono la delega al governo per ridisegnare i compiti della Guardia di Finanza e le carriere del personale che vi appartiene.
I cambiamenti epocali in un paese normale richiederebbero una preventiva discussione tra le parti interessate, cosi' da fissare dei paletti, chiarendo innanzitutto a quali esigenze rispondono gli eventuali cambiamenti.
Il Parlamento, altresì, ha dato una delega in bianco al Governo, il quale si trova ora nella scomoda posizione di chi non puo' aprire un contraddittorio e non puo' quindi misurarsi con una pluralità di idee, in quanto manca una struttura sindacale in grado di rappresentare le giuste aspettative del personale; aspettative che quasi sempre coincidono con l'interesse dell'amministrazione e del paese.
In un momento così decisivo per il nostro futuro, noi cittadini militari, siamo costretti ad attendere sperando nella buona stella e nella lungimiranza degli attuali ministri chiamati a decidere.
Non possiamo comunque dimenticare che esiste la rappresentanza militare, purtroppo, però, questa risulta cosi' bene incastonata all'interno della gerarchia militare, da non riuscire a comunicare efficacemente ne' all'esterno, ne' con il personale rappresentato.
Sappiamo bene che un organismo che pretende di funzionare con le regole democratiche, non puo' privarsi della comunicazione, pena la mortificazione dello stesso, nel senso letterale della parola.
Io sono comunque convinto che il nemico piu' grande, che le associazioni dovranno fronteggiare, operando in un contesto cosi' ostile per l'affermazione dei principi della democrazia, sia l'indifferenza!
L'indifferenza dei diretti interessati, dei cittadini, dei lavoratori, delle istituzioni, degli organi di informazione, della classe politica.
L'indifferenza induce all'oblio, fa dimenticare il lavoro svolto nel passato ed impedisce l'elaborazione di progetti per il futuro.

Grazie

DOMENICO BELCASTRO


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