DALLA SENTENZA ANTIPORCELLUM AL RICORSO DEI FINANZIERI ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: LE STRADE ALTERNATIVE DELLE DEMOCRAZIE EVOLUTE - di Simone Sansoni

mercoledì 11 dicembre 2013

DALLA SENTENZA ANTIPORCELLUM AL RICORSO DEI FINANZIERI ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: LE STRADE ALTERNATIVE DELLE DEMOCRAZIE EVOLUTE - di Simone Sansoni


Dopo otto anni, c’è voluta la Corte Costituzionale per cancellare una legge elettorale che il suo stesso autore, il senatore Calderoli, aveva definito “una porcata” ed è dovuto intervenire il massimo organo posto a tutela della nostra democrazia per rimediare all’inconcludenza di una classe politica insensibile e incapace di cogliere il disagio di un popolo così a lungo privato della sua sovranità.

Si tratta di una decisione, quella della Consulta, che suscita certamente timori e preoccupazioni, perché non è facile immaginare quali conseguenze potrà avere, dopo venti anni di bipolarismo, far rivivere il sistema proporzionale nel nostro paese.

Ma quello che ci preme evidenziare in questa sede è che una situazione così delicata è stata sbloccata grazie alla caparbietà di ventisei cittadini milanesi che nel 2009, stanchi di essere presi in giro dai partiti, hanno messo mano a carta, penna e marche da bollo e hanno intrapreso la via giudiziaria.

D’altra parte, una democrazia evoluta proprio da questo si riconosce: se la classe dirigente non è all’altezza del suo ruolo, le esigenze della società civile possono percorrere altre strade ugualmente legittime.

È quanto sta avvenendo in questi giorni nel mondo della Guardia di Finanza, dove i Finanzieri stanno per chiedere alla Corte europea dei diritti dell’uomo di intervenire per rimuovere il divieto posto da una norma del 1978 che inibisce ancora oggi, nonostante Costituzione e Trattato di Lisbona, il diritto di costituire e aderire ad associazioni professionali per la tutela dei loro diritti e interessi.

L'iniziativa, sposata qualche giorno fa dal Consiglio centrale di rappresentanza della Guardia di Finanza e alla quale stanno aderendo molti Organismi di base e molti Finanzieri, è partita a novembre scorso dal Cobar delle Fiamme Gialle del Piemonte.

L’occasione è venuta dalla decisione del Tribunale di Torino, nell’ambito del processo in corso per i disordini in Val di Susa del luglio 2011, di accettare la richiesta di costituzione di parte civile dei sindacati della Polizia di Stato ma di respingere quella analoga presentata dall’organismo di rappresentanza dei Finanzieri. Il motivo? Perché il legislatore <<per scelta politica>> ha inteso <<limitare la libertà sindacale dei militari>>, impedendo loro di dar vita a formazioni aventi soggettività distinta.

Insomma, discriminazioni tra cittadini che svolgono le medesime attività, contro le quali da decenni gli uomini e le donne delle Fiamme Gialle chiedono invano al Parlamento di intervenire con riforme che riconoscano loro un sistema di tutele autonomo, esterno, indipendente dalla gerarchia militare e conforme alle esigenze e sensibilità di una moderna forza di polizia economico-finanziaria.

Ma di fronte a queste reiterate e legittime richieste, la classe dirigente, come per la “legge porcellum”, fa da sempre orecchie da mercante con ragionamenti scollegati dalla lettera della Costituzione, dai trattati europei e dalle realtà operative proprie della Guardia di finanza.

I Finanzieri, quindi, proprio come quei ventisei cittadini di Milano, stanno imboccando la via, legittima e democratica, della contrapposizione legale, nella speranza che, parafrasando Brecht, esista “UN GIUDICE A STRASBURGO”.


Simone Sansoni


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