LETTERA SUI "CAPITAN FRACASSA" E LA RISPOSTA DI GIUSEPPE FORTUNA SULLA “POLITICA” DEL SITO DI FICIESSE
LETTERA SUI "CAPITAN FRACASSA" E RISPOSTA DI GIUSEPPE FORTUNA SULLA “POLITICA” DEL SITO DI FICIESSE
Abbiamo ricevuto dal socio AD la lettera dal titolo “I capitan Fracassa” che integralmente pubblichiamo.
“Ancora una volta mi devo complimentare per la prova di neutralità partitica dimostrata da questa associazione, alla quale sono iscritto, e non intendo più riconoscermi; mi rendo conto che come è sovente la plausibile giustificazione è quella di rifugiarsi nell’ormai arcinota “ dobbiamo farci conoscere” ma credetemi questa antiquata arte del convincimento convince solo voi stessi.
L’ultima ciliegina apparsa sul sito e la letterina di tale VELTRONI (costui si fa vivo guarda caso in determinate circostanze), che spende parole pro uomini in divisa.
Poiché ho sempre nutrito dubbi sull’orientamento politico, anzi partitico, di questa associazione sarei lieto di conoscere se ciò rientra tra gli scopi prefissi, individuati nello statuto, ovvero quello di non lasciarsi coinvolgere da soggetti che utilizzano l’associazione a scopo propagandistico elettorale perché, in qualità di socio ed iscritto alla Ficiesse sono amareggiato e deluso da tale condotta.
In particolare mi rivolgo a lei responsabile del sito, che professa la democrazia e la libertà di parola e pensiero, che si vanta della pari opportunità data a tutti i soci nel dire la loro anche e soprattutto attraverso il sito, preferirei si facesse da parte perché la democrazia e ben altra cosa,il pensiero è ben altra cosa, l’uguaglianza è ben altra cosa ma soprattutto pensavo che la voce del socio venisse presa almeno in considerazione.
Penso che sia ora di smettetela di adulare sovente i soliti soggetti che appaiono solo ed esclusivamente nell’imminenza delle elezioni politiche, FORTUNA & C. svegliatevi altrimenti, di questo passo si ricade nello stesso errore che tra l’altro è stato, dallo scrivente, segnalato e mai divulgato causa il “niet” del responsabile del sito( complimenti) ovvero quello di prestare il fianco a determinati soggetti, di una individuata area politica, al solo fine di “ raccogliere voti”.
Ma VELTRONI, RUFFINO, etc. etc. (guarda caso tutti collocati in una individuata area di partito) dove erano in questi cinque anni di governo di centro sinistra?
Chiedo scusa RUFFINO era impegnato anche alle interrogazioni pro-ufficiali del Corpo.
Lei FORTUNA ha mai sentito costoro spendere una “sillaba” pro tutti gli uomini (senza distinzione di grado) in divisa? Io mai; ho solo constatato che in questi cinque anni sono sì intervenuti provvedimenti legislativi ma toh tutti pro categoria ufficiali (qualcuno mi smentisca) ah! dimenticavo forse i provvedimenti sono stati emanati per arginare la “fuga dei cervelli”.
Infine mi chiedo anche dove era Lei FORTUNA ed altri ufficiali del Corpo quando noi si protestava, quando noi, esponendoci anche a ripercussioni disciplinari abbiamo continuato imperterriti nella nostra lotta perché convinti di essere nel giusto. Ditemi dove eravate FORTUNA and company e soprattutto cosa ne pensavate all’epoca?
Per ultimo, mi consenta, di segnalarle qualora fosse possibile di cancellare il grado tra i soci fondatori; i titoli “onorifici”preferirei fossero utilizzati in altri ambienti.
Arrivederci e buona Fortuna.
A.D.”
RISPONDE IL DIRETTORE RESPONSABILE DEL SITO
Per tentare di mettere in cattiva luce la nostra associazione vengono utilizzate principalmente due suggestioni. La prima è quella di farla apparire come un’associazione asservita a una precisa parte politica (attenti, questi signori sono organici ai Democratici di Sinistra!), la seconda è farla apparire come asservita agli interessi della categoria degli ufficiali GDF (attenti, gli ufficiali ti fregano!).
La lettera di AD richiama questi (secondo noi, infondati) stereotipi sui quali abbiamo ora l’occasione di soffermarci. Mi scuso, quindi, per la lunghezza della risposta.
Chiariamo subito ai lettori il fatto a cui fa riferimento il nostro interlocutore. La redazione del sito ha effettivamente detto “no” (o dovremmo dire niet, che fa più stalinista?) alla pubblicazione sul sito di una sua precedente lettera, intitolata “E’ LUI O NON E’ LUI?”, nella quale AD dice di aver segnalato il rischio che l’associazione si presti a fare da sponda elettorale ad una determinata parte politica (sempre i D.S., per intenderci).
La lettera arrivò per posta elettronica nel mese di marzo ma poiché non era chiaro a chi si riferisse e quali fini si proponesse, telefonai al suo autore. Seppi, così, che “lui” era il parlamentare DS Elvio RUFFINO e che l’attacco si riferiva a vicende di un’altra associazione i cui iscritti si erano sentiti “illusi” dalle parole del parlamentare e di altri esponenti del suo stesso partito.
Feci presente, allora, che non avremmo dato corso alla pubblicazione del documento per una serie di motivi: 1) perché non siamo legittimati a trattare questioni interne ad altre associazioni; 2) perché cerchiamo di mantenere uno stile editoriale che evita, fin quando possibile, di portare attacchi alle persone; 3) perché l’onorevole Ruffino era tra coloro che stavano sostenendo Ficiesse con i fatti e non soltanto con le parole (sua l’iniziativa dell’interpellanza parlamentare urgente sul “caso Germi”, firmata da 40 deputati DS, a seguito della quale il governo ha riconosciuto la piena legittimità dell’associazione).
Avevamo ragione o torto? Noi crediamo di essere stati nel giusto, ma si tratta ovviamente di un’opinione. Per consentire ai lettori di farsi la loro, oltre che per motivi di trasparenza, pubblichiamo integralmente, in allegato, la prima lettera inviata da AD.
Il fatto ci permette, però, di fare un’importante precisazione di rilievo generale.
Il sito non è una bacheca elettronica in cui ognuno può pretendere di vedere pubblicato quello che vuole, ma è un prodotto editoriale che ha un direttore responsabile e un editore (nel nostro caso, il Direttivo nazionale) legati tra loro da un accordo sulla linea politica e sullo stile da seguire. Come tutti i prodotti editoriali, i contenuti sono decisi in piena autonomia dal direttore, che ne assume la responsabilità sia nei confronti dell’editore sia nei confronti dei terzi ad ogni effetto di legge. Se la pubblicazione non è conforme alla linea o allo stile concordati, l’editore può sostituire il direttore responsabile. Se, viceversa, l’editore decide di cambiare linea o stile, è il direttore che può decidere di lasciare l’incarico.
Queste sono le regole del gioco.
Nel momento in cui viene scelto cosa pubblicare, quindi, non c’è democrazia, c’è responsabilità. Dove sta, allora, il meccanismo democratico invocato da AD? Sta nel funzionamento del Direttivo, organo elettivo che decide a maggioranza i contenuti dell’accordo con il direttore e ne può censurare con decisioni a maggioranza l’operato.
Ma entriamo nel vivo delle critiche.
Si afferma che l’associazione avrebbe un orientamento partitico e si chiede se ciò rientri tra le finalità indicate dallo statuto. “L’ultima ciliegina” che, secondo AD, proverebbe la sudditanza dell’associazione nei confronti di una precisa parte politica sarebbe la pubblicazione sul sito della lettera aperta inviata il 17 maggio 2001 agli appartenenti alle forze armate e alle polizie a struttura militare da Walter VELTRONI, segretario D.S., allora in corsa per la carica di sindaco di Roma, e apparsa sul sito il 25 maggio, a due giorni dal ballottaggio.
Non sappiamo a quali altre “ciliegine” il nostro interlocutore intenda riferirsi ma lo invitiamo a segnalarcele sempre, anche in modo aspro (purché corretto, come in questa versione della lettera), perché siamo convinti che le critiche facciamo bene a tutti, a chi le riceve e anche a chi le fa.
Veniamo alla risposta.
Sappiamo bene che nell’imminenza delle votazioni i politici acquisiscono una particolare “sensibilità” ai problemi della gente. Avviene per tutti, ed è avvenuto anche all’uomo politico VELTRONI che il 5 aprile scorso, a quaranta giorni dall’appuntamento elettorale del 13 maggio, decise di incontrare Ficiesse e altre associazioni al Palazzo delle esposizioni di Roma.
Ci furono molti interventi e tutti, compresi i nostri, furono di critica asprissima a quello che il centrosinistra, e i DS in particolare, avevano fatto nel corso della legislatura. Fu detto a chiare lettere e con accenti a volte concitati quanta fosse stata la delusione nel constatare che il primo governo guidato da un presidente del consiglio DS:
Ø aveva fatto un riordino delle forze di polizia guardando esclusivamente agli interessi dei vertici militari;
Ø aveva omesso ogni forma di controllo sugli effetti delle norme redatte dagli stati maggiori e dai comandi generali;
Ø aveva rifiutato, con i suoi ministri finanche di ricevere le proposte scritte delle associazioni.
VELTRONI sembrò molto colpito dalle nostre affermazioni e disse le stesse cose che, più sinteticamente, ha poi scritto nella lettera aperta del 17 maggio. In particolare, affermò che era necessario modificare profondamente la legge sulla rappresentanza militare aprendo alla sindacalizzazione e che, in caso di sua elezione a sindaco di Roma, avrebbe stabilito un canale permanente di confronto con le associazioni, oltre che con la rappresentanza militare.
Poiché verba volant, poiché eravamo in campagna elettorale e poiché siamo autonomi nelle nostre decisioni, decidemmo di non dare alcuna notizia dell’incontro sul sito internet.
Si comporta così un’associazione organica a un partito?
Successivamente, VELTRONI mise per iscritto quelle importantissime affermazioni e inviò all’associazione la lettera aperta che ci è pervenuta il successivo 25 (cioè due soli giorni prima del ballottaggio) e che fu inserita sul sito.
Perché è stato fatto?
Perché una delle prime linee-guida del Direttivo di Ficiesse è che quando un politico, specialmente se di livello nazionale, fa delle aperture favorevoli al nostro progetto ne dobbiamo dare notizia, chiunque sia il politico e a qualunque area egli appartenga.
Ciò è avvenuto anche in altre occasioni; l’8 marzo scorso, ad esempio, abbiamo diffuso il testo integrale dell’interrogazione parlamentare con la quale l’On. DELMASTRO DELLE VEDOVE (Alleanza Nazionale) ha messo meritoriamente in evidenza le condizioni di disagio in cui lavora il personale GDF (titolo: “Finanzieri costretti, per lavorare, a comprarsi codici e computer coi loro soldi”).
Ma la lettera di VELTRONI l’abbiamo pubblicata anche per un altro motivo.
Infatti, poiché scripta manent, Ficiesse sta per inviare, a sua volta, una lettera aperta al neo-sindaco per ricordargli gli impegni presi in campagna elettorale e per stimolarlo a creare il canale permanente di confronto che ha annunciato. E di tutto ciò cercheremo di dare tempestiva notizia ai nostri lettori e associati a mezzo del sito web.
Crediamo, con questo, di aver dimostrato che quanto scritto nell’art. 2 del nostro statuto (“l’associazione è autonoma e apartitica”) non sia una mera affermazione di principio.
AD critica, poi, l’azione tenuta dal centrosinistra nella scorsa legislatura nei confronti del personale delle forze armate.
In parte gli abbiamo già risposto. Siamo d’accordo con una riserva. Secondo noi della redazione, il centrosinistra e segnatamente i due ministri che si sono avvicendati alla guida del dicastero delle finanze in questi ultimi anni si portano dietro una grave responsabilità politica non solo sui decreti di riordino, dei quali abbiamo già detto, ma anche sulla revisione organizzativa della Guardia di Finanza.
Su tale argomento, abbiamo sottolineato in numerosissime occasioni il nostro punto di vista: non è stata fatta vera innovazione perché le soluzioni adottate sono vecchie sia nella forma che nella sostanza.
Ci sembra di aver segnalato con chiarezza, ad esempio:
Ø che la riforma è stata scritta dai vertici GDF snobbando i rappresentanti del personale;
Ø che gli stessi vertici hanno badato a mantenere sé stessi ben lontani dalle responsabilità della gestione (i comandi interregionali non ricevono i piani annuali degli obiettivi)
Ø che la struttura è stata appesantita invece che alleggerita in danno delle articolazioni di esecuzione del servizio;
Ø che alcune funzioni sono state duplicate (ad esempio, i nuovi nuclei provinciali pt in sede di capoluogo di regione);
Ø che le principali leve di gestione sono rimaste accentrate al livello nazionale;
Ø che non è stata introdotta la negoziazione degli obiettivi tra centro e periferia;
Ø che mancano sistemi premiali collegati ai risultati negoziati;
Ø che i premi incentivanti sono distribuiti “a pioggia” e a prevalente vantaggio dei gradi più alti;
Ø che è stato incoraggiato lo stile autoritario/paternalista in luogo di quello partecipativo.
Abbiamo scritto anche che, a parte ogni considerazione in punto di conformità alla delega di cui all’art. 27 della legge n. 447/1997, non risponde a ragioni di pubblico interesse:
Ø aumentare il numero delle categorie di personale (divenute, di fatto, cinque: appuntati e finanzieri, sovrintendenti, ispettori, ufficiali senza prospettive di carriera e ufficiali con prospettive di carriera);
Ø scoraggiare i passaggi interni alle categorie;
Ø continuare a reclutare personale con il titolo di scuola media inferiore;
Ø accentuare la separatezza del settore aeronavale;
Ø rispondere all’esodo con le ferme obbligatorie.
Dov’è la riserva rispetto a quanto afferma AD?
Secondo noi, non è vero che i provvedimenti di riforma siano andati a vantaggio della categoria ufficiali. Sono andati a vantaggio di alcuni appartenenti alla categoria ufficiali e segnatamente di quelli del contingente ordinario che si trovano al vertice dell’organizzazione o possono aspirare a raggiungerlo.
Anche questo lo abbiamo scritto. Con il nostro stile non barricadero, senza attacchi alle persone, ma anche senza peli sulla lingua.
Abbiamo scritto che queste scelte rischiano di essere distruttive perché invece di incoraggiare la coesione, la solidarietà, la trasparenza e la certezza delle regole, alimentano la divisione, il sospetto e la diffidenza e spingono i singoli a cercare protezione nelle cordate che sono una delle cause che favoriscono i comportamenti devianti (leggasi: corruzione e disimpegno).
Un’ultima notazione.
AD chiede dove fossero gli ufficiali GDF quando “noi si protestava” e quale fosse, all’epoca, il loro pensiero. Probabilmente, continua a far riferimento alla storia di quell’altra associazione che noi, torno a ripetere, non siamo legittimati a trattare.
In via generale, però, posso dire che dobbiamo avere il massimo rispetto per tutti coloro che si sono impegnati e si impegnano per indurre democrazia nelle organizzazioni sociali, specialmente quando viene pagato un prezzo elevato in termini di sacrifici e di sofferenza.
Credo anche, però, che con la sfiducia e la diffidenza nei confronti degli ufficiali del Corpo si faccia soltanto il gioco di chi punta sulle divisioni e sulla frammentazione. Dobbiamo convincerci, invece, che la presenza, significativa, di tutte le categorie di personale della GDF nella nostra associazione è una forza e un patrimonio prezioso che dobbiamo cercare di accrescere e non di disperdere.
Cosa pensavano, gli ufficiali iscritti all’associazione prima che Ficiesse decollasse?
Ovviamente, ognuno può rispondere per sé. Dal canto mio, posso allegare il testo di un mio intervento ad un convegno che si tenne a Roma il 30 giugno 1992, presso la Scuola di polizia tributaria. Quei fogli non ebbero diffusione perché gli atti non furono pubblicati e internet non esisteva ancora. Era un incontro tra titolati “Corso superiore di polizia tributaria” al quale parteciparono i gradi più elevati della GDF. Mi sembra che sia ancora attuale e contenga molti spunti che stiamo cercando di sviluppare con l’associazione.
GIUSEPPE FORTUNA
P.S. Nel prossimo Direttivo nazionale discuteremo della proposta di cancellare il grado tra i soci fondatori.