LA DOLOROSA E OSCURA VICENDA DELLA SCOMPARSA DEL FINANZIERE DE ROSA. AIUTIAMO LA FAMIGLIA A CONOSCERE LA VERITA’ – di Giuseppe Fortuna

mercoledì 01 agosto 2001


LA DOLOROSA E OSCURA VICENDA DELLA SCOMPARSA DEL FINANZIERE DE ROSA. AIUTIAMO LA FAMIGLIA A CONOSCERE LA VERITA’ – di Giuseppe Fortuna

 

 

Un anno fa, nel braccio di mare antistante la cittadina di Castro, in provincia di Lecce, perdevano la vita i finanzieri Daniele Zoccola e Salvatore De Rosa, a seguito di uno scontro con uno scafo che trasportava immigrati clandestini. Mentre il corpo di Daniele veniva subito recuperato, di Salvatore venivano perse le tracce e il militare risulta ancora oggi ufficialmente disperso. I familiari non riescono ad accettare la scomparsa del congiunto e ne parlano ancora utilizzando il presente, anche se le speranze che De Rosa sia in vita sono, purtroppo, praticamente nulle.

 

Le modalità dell’urto sono ancora in gran parte avvolte nel mistero, a causa delle troppe lacune e contraddizioni della versione ufficiale. Per questo, la signora Carmela, madre di Salvatore, ci ha inviato la lettera che pubblichiamo in un’altra parte di questo sito internet con la quale chiede aiuto alla nostra associazione affinché chi può fornire elementi utili per chiarire la reale dinamica della vicenda lo faccia. A tal fine, pubblichiamo la versione dei fatti che la famiglia De Rosa è stata in grado di ricostruire sulla base di testimonianze provenienti da alcuni colleghi del giovane finanziere.

 

La sera del 23 luglio del 2000 Salvatore De Rosa, motorista della vedetta Feliciano della GDF di Gallipoli, parte con altri tre colleghi alla volta di Otranto a bordo di una Fiat Uno dell’amministrazione. E’ arrivato, infatti, l’ordine di eseguire con urgenza un’operazione in mare e sembra che Otranto non abbia personale sufficiente a disposizione. Salvatore in realtà dovrebbe stare a riposo perché ha lavorato la notte precedente.

 

L’operazione deve essere svolta da due gommoni ormeggiati nel porto, uno appartiene alla GDF di Gallipoli, l’altro è della GDF di Otranto. Sul gommone di Otranto salgono tre finanzieri del comando locale, il maresciallo I., il finanziere A. e il finanziere Zoccola. Sul gommone di Gallipoli i quattro finanzieri arrivati in macchina, tra cui Salvatore De Rosa.

 

Che si tratti di un’operazione a carattere eccezionale, assolutamente non prevista né pianificata lo dimostrano diverse circostanze. Innanzitutto, sono impiegati militari che come De Rosa dovrebbero essere a riposo; è il caso del maresciallo I. ma anche di Daniele Zoccola che è smontato da poche ore da un precedente servizio. Inoltre, si decide di impiegare il gommone di Otranto nonostante sembra che debba essere sottoposto a un collaudo e necessiti di alcune riparazioni, motivo per il quale un altro militare di Otranto, il maresciallo N., avrebbe rifiutato di imbarcarsi.

 

Il servizio inizia alle 19 e si protrae, senza novità, fino alle 3 di notte circa quando i due gommoni si separano per raggiungere, il primo, il porto di Otranto, il secondo quello di Gallipoli. Ma prima di ciò avviene una cosa strana: Salvatore riceve l’ordine di lasciare i colleghi di reparto e di salire sul gommone di Otranto. Il maresciallo I. motiverà successivamente tale singolare decisione affermando che De Rosa sarebbe dovuto tornare a Otranto per riprendere la Fiat Uno rimasta al porto. Il maresciallo che comanda il gommone di Gallipoli affermerà invece che sussistevano non meglio definite “esigenze di supporto”.

 

Durante il rientro il gommone di Otranto si avvede che è in corso uno sbarco di clandestini all’altezza di Castro Marina e decide di intervenire. Alle 04,13, a pochi metri dalla costa, si verifica l’urto tra la prua dello scafo albanese che ha ancora a bordo quattro cittadini curdi che non erano riusciti a guadagnare la riva e il lato posteriore destro del gommone della GDF di Otranto. Tutti i finanzieri cadono in mare e il mezzo termina la sua corsa sfracellandosi contro gli scogli in prossimità della grotta Zinzulusa. I conducenti albanesi si dileguano.

 

Sul posizionamento dei finanzieri a bordo al momento dello scontro ci sono due dichiarazioni contrastanti. Il maresciallo I. afferma di essere stato alla guida del mezzo, di avere avuto alla sua sinistra il finanziere A. e alla sua destra il finanziere Zoccola mentre Salvatore starebbe stato più avanti, oltre il banchetto di guida, sulla sinistra, con il binocolo tra le mani. Il capitano M., invece, afferma (ma non si sa quale sia la sua fonte) che il maresciallo I. era sul lato destro dello scafo con le spalle rivolte al motore e il petto a prua e che alla sua sinistra c’era prima il finanziere A., quindi il finanziere Zoccola, ma non dà indicazioni su De Rosa.

 

Secondo il maresciallo I. l’impatto fa cadere tutti e quattro i finanzieri in mare. A. si salva, mentre Daniele Zoccola perde la vita. Si sentono grida di aiuto, ma non si riesce a individuare Salvatore. Ed è questa la sua ultima immagine.

 

Sopraggiunge la vedetta V5000, mentre il secondo gommone si presenta sul posto molto tempo dopo (non si sa di preciso a che ora). Le ricerche del finanziere scomparso, protratte per più giorni, danno esito negativo.

 

Il giorno dopo i carabinieri fermano due albanesi senza documenti nei pressi di Castro. Sono sospettati di essere loro i conducenti del gommone entrato in collisione con la barca della GDF. Messi a confronto con i curdi, questi affermano di riconoscerli nonostante avessero calzato dei passamontagna durante l’intero tragitto. I due albanesi si dichiarano innocenti ma vengono arrestati per omicidio volontario.

 

Passano i giorni, ma il corpo di Salvatore non viene più trovato. La famiglia chiede una perizia sui due mezzi entrati in collisione. Quello albanese è a disposizione, ma quello della GDF no perché è stato spostato a Bari. Il perito, di conseguenza, non può ricostruire la dinamica dell’incidente.

 

Questi i fatti a conoscenza dei De Rosa. Ed ecco il turbinio di domande che angosciano da un anno la stessa famiglia. Perché Salvatore sarebbe salito sullo scafo di Otranto? La Fiat Uno non poteva essere riportata a Gallipoli da un qualunque altro militare? Che intendeva il comandante del gommone di Gallipoli per “esigenze di supporto”? Come mai Salvatore, che era un provetto nuotatore, non si è salvato? Perché non portava il giubbetto di salvataggio? Come ha fatto la pattuglia a scontrarsi con lo scafo albanese? E dov’era esattamente l’altro gommone quando è accaduto l’incidente? Qual’è stata l’esatta dinamica dei fatti? Poteva essere evitata la collisione? Da chi è stata causata? E’ stata dovuta a qualche errata manovra? Perché un gommone viene lasciato da solo a contrastare uno sbarco di clandestini? E quel gommone era idoneo alla navigazione o era inaffidabile? Poteva portare a bordo quattro persone o erano troppe? Perché il gommone di Gallipoli ha continuato la corsa ed ha raggiunto la scena del disastro ore dopo? Dov’era la vedetta V5000? Perché non sono stati lanciati razzi di soccorso? Chi ha chiesto l’intervento dei sommozzatori? A che ora questi hanno raggiunto il luogo del sinistro? Come mai alcuni ufficiali non sapevano della presenza di Salvatore sul gommone? E questa presenza era legittima? Che ci faceva Salvatore a Castro se prestava servizio Gallipoli come motorista della motovedetta Feliciano? Chi ha ordinato all’unità di Gallipoli di uscire la notte tra il 23 e il 24 luglio? Era previsto che quel mezzo uscisse? O si trattava di un ordine improvviso per cui è stato fatto uscire il primo gommone ormeggiato con il primo equipaggio che era stato possibile formare? Chi ha dato quell’ordine? Quali erano i motivi di tanta urgenza? Perché è stato ordinato di uscire in mare a finanzieri stanchi per aver già fatto servizi notturni? I due albanesi arrestati erano davvero quelli che hanno guidato il gommone? E sono credibili i testimoni curdi quando affermano di averli riconosciuti nonostante indossassero passamontagna e parlassero una lingua diversa dallo loro? Perché il gommone di Otranto è stato spostato a Bari? Non era il caso di fare una perizia anche al gommone di Gallipoli?

 

Qualche ulteriore perplessità l’abbiamo raccolta anche noi a Castro Marina. Un marinaio del posto, infatti, ha affermato che il finanziere non fu trovato perché il tratto di mare in cui è avvenuto l’incidente è rimasto interdetto alla navigazione per più giorni dall’autorità competente e quando furono fatte uscire le barche dei pescatori con le reti il corpo era già stato trascinato chissà dove dalle correnti. Si fa sempre così in questi casi o è stato un errore?

 

Ficiesse invita chi è in grado di rispondere anche uno solo di questi interrogativi di contattare l’associazione o i signori De Rosa. Per ora, ci stringiamo tutti idealmente intorno alle famiglie dei due valorosi finanzieri ribadendo loro la nostra totale disponibilità a dar loro ogni aiuto, morale e materiale. Daniele e Salvatore saranno sempre nei nostri cuori.

 

 

GIUSEPPE FORTUNA



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