DOCUMENTO DI PROSPETTIVA DALL'INCONTRO TRA L’ASSOCIAZIONE "FINANZIERI, CITTADINI, SOLIDARIETA" E IL COCER DELLA GUARDIA DI FINANZA

martedì 14 novembre 2000

 

DOCUMENTO DI PROSPETTIVA DALL'INCONTRO TRA L’ASSOCIAZIONE "FINANZIERI, CITTADINI, SOLIDARIETA" E IL COCER DELLA GUARDIA DI FINANZA

 

 

 

DOCUMENTO DI ANALISI E PROSPETTIVA
Roma, 14 ottobre 1999

 

PREMESSA

 

All’incontro per l’Associazione partecipano, oltre al presidente Carlo GERMI, il vicepresidente Antonio ROBERTI ed i soci Vincenzo DE CARLO e Salvatore CURRELI.

 

A nome del Comitato Esecutivo dell’Associazione, ma certamente anche di tutti i soci, il Presidente esprime un sincero e sentito ringraziamento per l’occasione fornita per poter illustrare la posizione della Fi.Ci.Esse sui temi principali che interessano il Corpo ed i suoi appartenenti.


L’Associazione aveva già formulato complimenti al COCER in un proprio documento, inserito su INTERNET, dal significativo titolo "COCER e Comando Generale: due stili a confronto".
Si intendeva così riconoscere la sensibilità, l’equilibrio e l’intelligenza del COCER che aveva deciso di avviare una serie di colloqui e confronti con tutte le Associazioni, per acquisirne il loro punto di vista e trarne quei suggerimenti utili per la sua attività istituzionale.


Il COCER ha dato la sensazione di comprendere che la nascita di nuovi soggetti è un aiuto per meglio interpretare un disagio diffuso tra il corpo, che non può più essere ignorato.


I principali spunti di riflessione suggeriti dall’Associazione e posti all’attenzione dei rappresentanti del COCER sono stati:

 

1. PRESENTAZIONE DELLE FINALITA’ DELL’ASSOCIAZIONE


L’Associazione ha carattere prevalentemente culturale, è stata costituita in data 14 Maggio 1999 ed ad essa possono aderire tutti i cittadini italiani che ne condividano le finalità.


Gli scopi fondamentali che si è prefissata sono i seguenti:

 

  • Contribuire d’una parte ad allargare il dibattito in corso sulla riforma della pubblica amministrazione in generale; dell’amministrazione finanziaria in particolare e in essa quella del Corpo, cercando di costruire un nuovo rapporto tra fisco e cittadino attraverso una chiara valorizzazione del ruolo del finanziere, inteso quale operatore altamente specializzato e dalle funzioni sociali per il servizio che deve rendere nell’interesse dei cittadini onesti.
  • Dall’altra individuare canali di tutela individuale per i singoli iscritti, superando quella mancanza normativa che non consente di garantire a livello individuale il rispetto di accordi che vengono stipulati nelle sedi centrali, sia in occasione dei contratti sia degli accordi decentrati; perseguendo tali mediante la stipulazione di convenzioni ed accordi con altre associazioni, organizzazioni di tutela, enti, studi professionali ed altri soggetti.

 

Dalle suddette premesse, emerge con evidenza che Ficiesse non si configura: come un’associazione tra militari, essendo aperta a tutti i cittadini, né come associazione di tipo sindacale dal momento che non si prefigge l’organizzazione di forme di protesta o di dissenso.


Ciò non toglie che l’Associazione guardi con grande interesse alla scelte operative ed organizzative dell’amministrazione finanziaria, in generale e della Guardia di Finanza in particolare, con speciale riferimento; all’evoluzione del sistema economico e tributario del Paese; ai rapporti con il cittadino contribuente; al miglioramento quantitativo e qualitativo dei servizi resi alla collettività.

 

Più in dettaglio, le priorità che l’Associazione si è posta sono essenzialmente riconducibili alle seguenti tre questioni:

 

  • Una sua crescita regolare e continua attraverso iniziative sul territorio, a livello regionale e provinciale, nonché attraverso la ricerca di soluzione a temi rilevanti di sperequazioni o di non applicazione di regole sancite, da attuare attraverso il canale delle convenzioni con i soggetti da sempre a ciò deputati;
  • Un impegno a tutto campo per far sì che la pronuncia della Corte Costituzionale, il cui inizio è fissato per il prossimo 23 Novembre, sia quanto più possibile in linea con quanto affermato nell’Ordinanza di rinvio del Consiglio di Stato, soprattutto in merito al punto 5 capoversi 1-2-3-4-5-6.
    Si tratta in sostanza di far capire agli Organi Istituzionali, e ancor più ai cittadini, che le libertà sindacali non solo non significano indebolimento della disciplina militare, ma anzi costituirebbero una maggiore garanzia di buon funzionamento di apparati che ad oggi non hanno certo brillato per efficienza ed incisività.
    L’Associazione intende dimostrare che una maggiore democrazia, garantita dalle libertà sindacali, si traduce automaticamente in una risposta migliore alla domanda di sicurezza che forte oggi perviene da tutto il paese. Intendendo la sicurezza in senso lato compresa quindi una migliore risposta del fisco al fenomeno dell’evasione fiscale.
    Si auspica pertanto una pronunzia positiva della Corte, che sgombri il campo dai vari tentativi, da varie parti messi in atto, intrapresi per ideare forme di tutela che non sono complete e lasciano comunque troppo spazio alle Amministrazioni;
  • Infine, diffondere nel personale di tutte le categorie la consapevolezza di essere dei soggetti meritevoli di tutela al pari di ogni altro cittadino: in questo senso quindi far capire di non essere più disponibili ad accettare trattamenti di tipo borbonico.

 

2. LE PROSPETTIVE


In previsione dell’incontro tra Associazione "Finanzieri, Cittadini e Solidarietà" e COCER, e dal momento che numerosi soci iscritti a Fi.Ci.Esse fanno parte del Corpo della Guardia di Finanza, a loro è stato richiesto di far pervenire dei contributi sui temi da trattare, i quali sono stati compendiati nei punti di cui sopra sulle finalità dell’Associazione.


Ciò fa sperare che il dibattito aperto trovi uno sviluppo il più ampio possibile all’interno degli organismi e delle Associazioni, a partire naturalmente dagli appartenenti al Corpo della Guardia di Finanza, ma anche nell’opinione pubblica, nei partiti e nelle istituzioni, nell’interesse del dei cittadini e dell’intero paese.

 

3. LA POSTA IN GIOCO


La Guardia di Finanza è un grande patrimonio della Nazione che rischia di essere disperso.
Come è infatti noto, il Corpo non esercita funzioni in via prioritaria o esclusiva ma interviene sempre in concorso con altre pubbliche amministrazioni. Ne consegue che non è strettamente indispensabile, come lo sono polizia, dogane, uffici delle entrate, forze armate ed altre.


E’ allora necessario che la Guardia di finanza sappia intuire con sollecitudine le linee di tendenza della società, per essere all’avanguardia sulla frontiera dell’innovazione. Muoversi in ritardo potrebbe comportare per il Corpo, più che per altre istituzioni, il rischio di subire interventi sommari e radicali che ne potrebbero compromettere la funzionalità ed anche la stessa sopravvivenza.


Non va inoltre dimenticato che appartenenti alla Guardia di Finanza sono stati più volte al centro di cronache giudiziarie per episodi gravissimi di corruzione e di concussione, che hanno fatto sorgere dubbi sull’affidabilità dell’intera organizzazione.


E’ pertanto necessario chiarire quale dev’essere l’identità profonda del Corpo, quali punti devono essere rafforzati per poter rispondere ai bisogni reali del paese.

 

4. L’IDENTITÀ DELLA GUARDIA DI FINANZA


La Guardia di Finanza è effettivamente un’organizzazione che non trova riscontri in nessun altro paese industrializzato, ad economia di mercato e a democrazia parlamentare.


La sua caratteristica principale sta nell’essere contemporaneamente organismo di polizia amministrativa tributaria e organismo di polizia giudiziaria.


La concentrazione di competenze e di professionalità così diverse in un unico organismo ha un immenso valore oggettivo, tanto che in altri paesi vengono all’uopo costituiti organismi specifici (in genere, agenzie) composti da personale di estrazione professionale composita (operatori di polizia, magistrati, avvocati, fiscalisti), si veda, per tutte, l’esperienza del Serious fraud office britannico.
In Italia questa "agenzia" c’è già e si chiama Guardia di Finanza, un’organizzazione che sa:

a. accertare gli illeciti penali, con la professionalità tipica degli uffici finanziari;
b. accertare gli illeciti fiscali, con la professionalità tipica della polizia giudiziaria.

Questa "miscela" di poteri e competenze, questo "stare a cavallo" in equilibrio, seppur precario, tra Polizia Giudiziaria e Polizia Tributaria. rappresenta l’identità profonda del Corpo, il suo valore aggiunto.


In altri termini il finanziere è un poliziotto che sa leggere e interpretare carte e documenti contabili ed è, nel contempo, un verificatore fiscale che deve riconoscere nelle contabilità ispezionate le falsità, le truffe, il riciclaggio.


E’ fondamentale salvaguardare con grande cura questo delicato equilibrio perché scelte improvvide potrebbero disperdere il patrimonio di conoscenze del Corpo e snaturare l’organizzazione.

 

Ecco isolato, allora, il PRIMO PRINCIPIO INELUDIBILE:

 

LA GUARDIA DI FINANZA DEVE RIUSCIRE A MANTENERE L’EQUILIBRIO TRA FUNZIONI DI POLIZIA AMMINISTRATIVA TRIBUTARIA E FUNZIONI DI POLIZIA GIUDIZIARIA.

 

 

5. L’EVOLUZIONE STORICA: DA FUNZIONE SERVENTE A FUNZIONE SUPPLENTE
Un patrimonio tanto prezioso è, ovviamente, il risultato di un lungo percorso evolutivo che val la pena ricordare.

 

  • Il Corpo nasce storicamente per svolgere una funzione servente nei confronti dell’amministrazione finanziaria civile; i suoi uomini sono da sempre destinati a svolgere le attività disagiate nelle quali il personale degli uffici finanziari non vuole e non può essere impiegato (vigilanza ai confini di terra e di mare, posti fissi in luoghi malsani, accertamenti fiscali a malavitosi, ecc..).
  • A tale posizione di subalternità si è gradualmente affiancata, con il passare degli anni, una funzione di supplenza, dovuta a fenomeni molteplici legati tutti, direttamente o indirettamente, al processo di impoverimento che ha caratterizzato gli ultimi decenni di storia della pubblica amministrazione.
  • In altri termini, quando organismi pubblici palesavano gravi difficoltà a perseguire i propri fini istituzionali, il legislatore li ha spesso supportati con l’intervento della Guardia di Finanza attribuendo al personale del Corpo ulteriori poteri; dall’esercizio continuativo dei poteri i militari hanno finito per sviluppare le specifiche professionalità degli uffici.
  • Nel 1982, poi, con l’abrogazione della pregiudiziale tributaria si è compiuto un ulteriore, importante passaggio. La Guardia di Finanza, infatti, che era stata fino ad allora quasi esclusivamente impiegata dalla magistratura inquirente per perseguire reati di contrabbando e reati valutari, ha cominciato ad essere massicciamente utilizzata dalle procure della repubblica per l’accertamento dei reati tributari, con la conseguenza che il personale del Corpo ha sviluppato anche la professionalità tipiche della funzione investigativa giudiziaria.

 

 

6. IL MODELLO ORGANIZZATIVO MILITARE. RINVIO


Nell’evoluzione descritta ha avuto certamente un ruolo determinante la strutturazione militare del Corpo.


Non v’è dubbio, infatti, che, negli anni Settanta e Ottanta, la mancanza di fronti sindacali interni e la minore permeabilità all’invadenza dei partiti abbiano favorito la crescita dell’organizzazione, nonostante le naturali difficoltà a dominare uno scenario operativo di grande (e crescente) complessità con uno stile autoritario e tendenzialmente accentratore.


Ci si dovrebbe domandare, a questo punto, se i successi conseguiti dal Corpo in quel periodo storico siano dipesi più dai punti di forza della sua struttura militare (con particolare riferimento alla sua reattività operativa) piuttosto che dalla debolezza delle pubbliche amministrazioni "civili".


Per essere correttamente affrontato, l’argomento deve trovare lo sviluppo di un dibattito ancora insufficiente, ed è questo un obbiettivo che l’Associazione si prefigge.


Si può però già affermare che in quegli anni il sacrificio dei diritti individuali, propri della condizione militare, erano in parte compensati da una serie di benefit, diretti e indiretti, che rendevano tollerabile, se non addirittura conveniente, il particolare status.


Tra questi, fondamentale importanza assumeva il regime pensionistico di favore che, unitamente ad altri vantaggi economici, permetteva, dopo solo 20 anni di servizio, di conseguire una pensione di buona entità, cumulabile con eventuali altri redditi di lavoro autonomo.


Tale situazione di oggettivo privilegio è stato il principale (anche se certamente non l’unico) contrappeso a gravi disagi, quali l’accentuata mobilità (specialmente per gli ufficiali) di sede e di impiego, l’aleatorietà delle carriere e la conseguente impossibilità di pianificare il futuro delle proprie famiglie.


La "pensione di anzianità", insomma, è stato potente fattore di mantenimento nell’ambito dell’organizzazione del personale a più elevata qualificazione professionale, fortemente appetibile da altre organizzazioni pubbliche e private.


Ora, nell’attualità delle difficoltà previdenziali, risulta però evidente che i regimi "benefit" hanno concorso all’indebitamento della pubblica amministrazione d’una parte, mentre dall’altra sono stati anch’essi causa del parassitario indebolimento della potenziale soggettività creativa e produttiva, che il lavoratore sente di avere ancora nella fascia d’età che dai 45 ai 60 anni.


Un’ulteriore considerazione riguarda il rapporto con i cittadini che, in quegli anni, percepivano in modo sostanzialmente positivo la figura autoritaria del finanziere-soldato.


Tale concezione derivava in larga parte dalle caratteristiche del sistema socio-economico di allora che, come noto, si basava su organizzazioni d’impresa di piccole dimensioni, sulla circolazione "al portatore" della ricchezza e su un segreto bancario impenetrabile alle indagini fiscali: tutti i fattori che determinavano un sommerso di enormi dimensioni. Sicché una polizia tributaria organizzata militarmente appariva giustificata da quella sorta di guerra senza quartiere da combattere giornalmente contro un esercito, subdolo e sfuggente, di evasori fiscali.

 

Da quanto sopra emerge il SECONDO PRINCIPIO:

 

IL SUCCESSO DELLA GUARDIA DI FINANZA NEGLI ANNI ’70 ED ’80 E’ STATO:

1. DETERMINATO DA PROCESSI DI DEGENERAZIONE DELLA P.A. CIVILE
2. FAVORITO DALLO STILE AUTORITARIO DELLA STRUTTURAZIONE MILITARE;
3. RESO POSSIBILE DALLA PRESENZA DI CONDIZIONI DI FAVORE PER IL PERSONALE;
4. SUPPORTATO DA UNA POSITIVA CONSIDERAZIONE DEL RUOLO DEL FINANZIERE DA PARTE DEI      CITTADINI.

 

7. LE TRASFORMAZIONI NEGLI ANNI NOVANTA.

 

Con gli anni Novanta ha inizio in Italia un’impressionante serie di trasformazioni, su tutti i fronti: politico, sociale, culturale ed economico.


Per non restare emarginati nel processo di integrazione politica ed economica europea, si comincia ad intervenire massicciamente sui fronti dei conti pubblici, dell’economia sommersa e dall’inefficienza della pubblica amministrazione; si interviene anche sui regimi pensionistici privilegiati e su quasi tutti i benefit di cui godevano i militari.


I cittadini, obbligati a maggiori sacrifici, cominciano anche a pretendere servizi pubblici di standard "europeo"; ai dirigenti pubblici si chiede managerialità, cioè capacità di produrre servizi di qualità a costi decrescenti; cominciano ad andare di moda parole come trasparenza e cultura del servizio.
La percezione del "finanziere-soldato" comincia a mutare; in alcune aree si verificano episodi di aperta ribellione e protesta che coinvolgono il personale in grigioverde, tacciato di interpretare il ruolo di miope e arrogante gabelliere.


D’altra parte, l’immagine del Corpo viene scossa da nuovi scandali per fatti di corruzione e di concussione, che giungono a toccare gradi elevati. Il contribuente pretende di essere informato e aiutato dal fisco a districarsi nella normativa tributaria e non tollera più atteggiamenti "rambistici".
Tutto ciò, provoca crescente disorientamento e disagio all’interno della Guardia di Finanza, aumenta la conflittualità con l’amministrazione, esplode il fenomeno dei congedamenti anticipati.

 

 

8. LE PROPOSTE


Considerato lo scenario di riferimento delineato risulta particolarmente importante:

 

·         infondere fiducia nel personale, restituendo un ruolo di compartecipazione alla vita ed alle scelte strategiche del Corpo, ormai da tempo scomparso, riconoscendo con trasparenza ed imparzialità le professionalità acquisite, ed attribuendo il giusto grado di responsabilità anche alla categoria degli ispettori;

  • garantire una qualità di vita familiare a tutte le categorie del personale, accettabile secondo gli standard di una moderna società civile, nella quale la famiglia deve svolgere un ruolo fondamentale; se del caso incentivando i momenti di vita comune, attraverso adeguate iniziative di protezione sociale;

·         infondere fiducia nel personale, restituendo un ruolo di compartecipazione alla vita ed alle scelte strategiche del Corpo, ormai da tempo scomparso, riconoscendo con trasparenza ed imparzialità le professionalità acquisite, ed attribuendo il giusto grado di responsabilità anche alla categoria degli ispettori;

  • recuperare coesione all’interno di un’organizzazione di così elevata importanza per il Paese, in modo da poter affrontare, con l’apporto di tutte le validissime risorse presenti al suo interno, i provvedimenti di attuazione della revisione organizzativa per consentirgli di competere con successo con le altre amministrazione sul fronte dell’efficienza e della qualità dei servizi offerti alla cittadinanza.

 

 

9. CONCLUSIONI
 

I temi qui affrontati che sono stati oggetto di discussione anche nel confronto con il COCER della G.d.F., rappresentano, speriamo con sufficiente chiarezza, le idealità e le finalità che sono alla base della nascita dell’Associazione "Finanzieri, Cittadini e Solidarietà".


Auspicando che questo sia solo l’inizio di un dibattito che deve proseguire con convinzione, naturalmente nel pieno rispetto delle reciproche opinioni, convinzioni e dei diversi ruoli ricoperti.
Al COCER la rappresentanza del personale del Corpo quale portavoce di aspirazioni e di istanze; all’Associazione il compito di far partecipare massicciamente gli operatori, attraverso l’ampliamento della base degli iscritti volontari, alle discussioni culturali e istituzionali, con attenzione alle tutele individuali costituzionali.


Per questo, l’Associazione sarà attenta verso gli importanti temi meritevoli di essere richiamati in documenti programmatici, da sottoporre alla attenzione di tutti.


Con questo spirito, oltre al presente documento i rappresentanti dell’Associazione hanno consegnato al COCER elaborati dei quali gli iscritti sono già a conoscenza e che riguardano:

 

  • una riflessioni sulla revisione organizzativa della Guardia di Finanza- documento interno- 8 giugno 1999;
  • il documento sul perché dell’esodo degli Ufficiali della Guardia di Finanza;
  • il documento emendativo all’atto senato 2793- ter.

 


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