MINISTRO MAURO, LA RAPPRESENTANZA MILITARE E’ ARRIVATA AL CAPOLINEA. CENTINAIA DI DELEGATI GDF FANNO RICORSO ALLA CORTE EUROPEA PER L’INSENSIBILITA DELLA POLITICA – di Picciuto G., Taverna E., Tisci D, Cutrupi G., Martiradonna I.

martedì 14 gennaio 2014



INTERVENTO INTEGRALE, “A BRACCIO”, CONDIVISO DAI DELEGATI COCER DELLA GUARDIA DI FINANZA PICCIUTO GUGLIELMO, TAVERNA ELISEO, DANIELE TISCI, GIOVANNI CUTRUPI E IGNAZIO MARTIRADONNA, IN OCCASIONE DELL’INCONTRO CON IL MINISTRO DELLA DIFESA SEN. PROF. MARIO MAURO, TENUTOSI GIOVEDI’ 9 GENNAIO U.S., DALLE ORE DICIANNOVE ALLE ORE VENTITRE’.

Signor Ministro,
è del tutto evidente che la classe politica e dirigente di questo paese ha fallito.
Ha fallito nel peggiore dei modi, anche nei confronti di coloro che indossano un’uniforme.
Lo dimostra, ancora una volta, quello che sta accadendo in questi giorni in merito alla legge 244/ 2012 , concernente la rivisitazione dello strumento militare nazionale.
Una norma di vitale importanza che ridisegnerà l’assetto delle forze armate per i prossimi vent’anni e delineerà il destino di decine di migliaia di uomini e donne che servono il Paese.
In queste ultime ore, infatti, in un clima e con delle dinamiche, che possiamo definire senza alcuna remora poco trasparenti, è trapelata la notizia che domani Lei porterà i decreti discendenti della citata legge all’esame del Consiglio dei Ministri.
E questo sta avvenendo nonostante sia stata espressa, in più occasioni, la contrarietà del Co.Ce.R. Interforze a questo provvedimento, così come è stato ipotizzato.
Ecco, tra l’altro, perché il COCER Interforze ha deciso di non partecipare all’incontro con Lei e con gli Stati Maggiori della Difesa, previsto oggi pomeriggio ed ha manifestato alla stampa il proprio disappunto.
La nostra volontà è stata quella di voler prendere nettamente le distanze da questo modo di agire e di considerare gli incontri, con chi rappresenta centinaia di migliaia di lavoratori, un mero adempimento burocratico.
Noi rappresentiamo il personale e, quindi, pretendiamo da chiunque il rispetto del ruolo che rivestiamo; non vogliamo semplicemente dire la nostra per soddisfare un mero adempimento burocratico ed infilarci inconsapevolmente in dinamiche che ci renderebbero complici di scelte sbagliate e non condivise, fatte solo da altri.
Pretendiamo, quindi, di essere parte attiva nei processi decisionali che riguardano e riguarderanno il futuro del personale.
Questo è il ruolo che ci compete e noi lo rivendichiamo e lo rivendicheremo sempre.
Di tutte le scelte che farete, pertanto, senza la nostra condivisione, ve ne dovrete assumere le responsabilità di fronte al Paese, al personale ed alle loro famiglie.
Questa sera, confrontandoci a tutto campo, apprendiamo che Lei non è nemmeno a conoscenza delle eccezioni che, nel tempo, abbiamo sollevato in merito al provvedimento in trattazione, né ha visto alcune delle delibere concernenti altre tematiche.
Probabilmente la colpa non è sua, ma di altri.
Noi, tuttavia, non possiamo accettare queste dinamiche poiché dimostrano che questo tipo di sistema di rappresentatività del personale è arrivata, ormai, al capolinea. Fa acqua da tutte le parti e non per colpa dei delegati, ovviamente, ma per come è stata, a suo tempo, concepita ed attuata nel corso degli anni.
L’ennesimo pasticcio, che mortifica ulteriormente coloro che indossano un’uniforme lo abbiamo subìto nei giorni scorsi, a seguito dello sblocco - avvenuto con abili alchimie - ed agevolato dall’esistenza di una contrattazione integrativa, delle dinamiche salariali del personale della scuola.
Una soluzione, peraltro, condivisa da esponenti di spicco del Governo.
Per gli appartenenti al comparto sicurezza e difesa, da ormai quattro anni, invece, permane il blocco contrattuale degli assegni funzionali e delle progressioni di carriera.
Ed il Governo, per loro, non è stato in grado di trovare una logica soluzione.
Che cosa gli raccontiamo al nostro personale?
Inoltre, in relazione agli scontri che si sono verificati nei mesi scorsi in Val di Susa, il Tribunale di Torino, con apposito decreto, ha ribadito l’impossibilità per il Consiglio di Base di Rappresentanza della Guardia di Finanza del Piemonte, in quanto organismo interno all’Amministrazione, di costituirsi parte civile nell’istaurando procedimento penale, al fine di tutelare i propri colleghi feriti, a differenza di quanto è avvenuto per le OO.SS. delle FF.PP. ad ordinamento civile.
Una decisione che ha portato, in questi giorni, centinaia di delegati della rappresentanza, ai vari livelli, ad adire la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Un’iniziativa senza precedenti, attuata nella piena convinzione che la classe politica italiana è, ormai, completamente insensibile alle problematiche di chi indossa un’uniforme, anche quando si tratta di riconoscere loro dei semplici diritti.
E’ evidente che la nostra ennesima denuncia di assenza delle tutele, assume una particolare enfasi, che risiede nella consapevolezza della peculiarità del nostro lavoro e che, inopinatamente, ci distingue dai militari.
Il nostro auspicio, Signor Ministro, è quello di diventare parte sociale con connotazione di tipo sindacale o associativo, prioritariamente nell'interesse democratico del Paese, dei cittadini e del personale che vogliamo degnamente rappresentare.



Guglielmo Picciuto, Eliseo Taverna, Daniele Tisci,
Giovanni Cutrupi e Ignazio Martiradonna
Delegati Co.Ce.R. della Guardia di Finanza

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