CREDITI FORMATIVI E DIRITTO ALLO STUDIO, OCCORRE SUPERARE LA VECCHIA CONCEZIONE

giovedì 03 ottobre 2002

Abbiamo ricevuto dal signor C. M. la lettera che di seguito pubblichiamo.

 

“Vorrei fare una breve considerazione personale sul riconoscimento dell'importantissimo diritto sancito dalla finanziaria 2002 riguardo ai crediti formativi universitari. Stante il fatto che si tratta di un grande passo in avanti verso la crescita culturale della GDF, rimango perplesso di fronte ad un fatto e cioè che fino a "ieri", ossia prima dell'emendamento presentato dal Senatore Asciutti di Forza Italia, il diritto allo studio nel Corpo bisognava crearselo da soli con enormi sacrifici senza che nessuno se ne occupasse minimamente. A questo proposito, voglio raccontare un piccolo episodio: quando mi sono arruolato in GdF ero iscritto ad una facoltà scientifica, dove avevo già sostenuto diversi esami. Ero intenzionato a continuare, anche in virtù del fatto che avevo superato il c.d. zoccolo duro del ciclo di studi, tuttavia, il mio Comandante di Compagnia dell'epoca mi consigliò vivamente (sbagliando) di cambiare facoltà in quanto, secondo lui, l’indirizzo che avevo scelto non era attinente con il nostro lavoro. Pur di continuare i miei studi universitari seguii il consiglio e mi iscrissi a una facoltà di economia, ricominciando tutto da zero e pagando tasse salatissime in quanto l'Università più vicina al mio Comando era (ed è) privata. Dopo l'iscrizione chiesi la concessione delle 150 ore per poter seguire i corsi, che richiedevano il 70% di frequenze, e mi accorsi subito che questo diritto veniva fatto passare come una concessione subordinata a qualunque esigenza, anche minima, per cui dopo un po’ decisi di non chiedere più permessi. Oggi mi sto laureando ma gli eventi appena menzionati hanno influito notevolmente sulla durata del mio ciclo di studi e anche nell'ambiente lavorativo, dove questo diritto veniva scambiato come un mio abuso e non come uno strumento crescita culturale di cui poteva beneficiare l'intero reparto. Oggi mi mancano solo 3 esami e la tesi e posso dire di non essere mai stato agevolato in nessun modo dai superiori, anzi al contrario di essere stato escluso da qualsiasi attività lavorativa di rilievo, quasi come se studiare e aggiornarsi a spese proprie fosse un reato. Certo, mai nessuno mi ha impedito di studiare con atti concreti ma, sapete come succede, basta che una cosa non sia ben vista e ti ritrovi tutti contro. Ecco, questo è solo un mio sfogo personale, tenuto dentro per tanti anni e, FINALMENTE, ascoltato da qualcuno.

Vorrei concludere ritornando al tema del riconoscimento dei crediti formativi e dire che questa norma non deve andare solo a vantaggio dei futuri sottufficiali, che magari non si sarebbero mai iscritti all'Università, ma tutelare anche chi, come me, ha investito tante risorse nella cultura, senza mai avere neppure il giusto riconoscimento morale. Ora che è stata approvata questa norma mi rendo conto che tantissime persone sono giustamente sensibili a questo argomento, ma non vorrei che gli unici a trarne vantaggio fossero coloro che l'Università non sanno neppure come è fatta. Ciò creerebbe un meccanismo perverso di iniquità che alimenterebbe ancora di più il malessere tra i finanzieri. Saluti e buon lavoro di cuore.

 

C.M.”

 

Caro signor C. M., condividiamo il suo pensiero e ci auguriamo che, d'ora in poi, dopo un riconoscimento di tale rilievo, si diffonda nella GDF, a tutti i livelli, la consapevolezza che l'elevazione del tenore culturale del personale è un patrimonio grande e irrinunciabile dell'istituzione.

 


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