LETTERE DEI NOSTRI LETTORI SUL CASO DEL MAGGIORE BARILARO E SULLA POSIZIONE DEL GENERALE ZIGNANI
Sulla vicenda Barilaro abbiamo ricevuto molte lettere.
Diversi lettori hanno solidarizzato con Barilaro e ne hanno lodato il coraggio per lo scritto da noi pubblicato, il 1° luglio scorso, con il titolo “La rabbia e l’orgoglio”. Altri, invece, hanno affermato che avrebbe dovuto andarsene in silenzio visto che conosceva bene le regole vigenti all’interno del Corpo.
Alcune osservazioni critiche sono state indirizzate anche al comandante generale della GDF, Zignani, che in merito al problema dell’esodo degli ufficiali ha dichiarato che il motivo della mobilità del personale GDF è quello di evitare l’eccessiva territorializzazione con i connessi problemi di tenuta morale.
Di seguito, pubblichiamo due delle lettere che ci sembra rappresentino gli stati d’animo descritti.
La prima è di un sovrintendente GDF, già socio di Ficiesse, per il quale Barilaro non avrebbe dovuto aspettare, per scrivere quello che ha scritto, di patire nocumenti in prima persona, ma viceversa avrebbe dovuto impegnarsi fattivamente sul terreno dei diritti.
La seconda stigmatizza alcune delle affermazioni del generale Zignani sui motivi del nomadismo degli ufficiali in grigioverde.
I LETTERA: QUALCHE CRITICA A BARILARO
“Prima di aver letto il documento da voi pubblicato il 1° luglio, non avevo mai sentito il nome del maggiore Barilaro. Non lo avevo sentito neanche quando altri suoi colleghi hanno subito trasferimenti non graditi, come nel caso del colonnello Germi, trasferito da Udine dopo neanche due anni di permanenza per aver costituito l’associazione Ficiesse. Il fatto è – confessiamocelo - che si pensa sempre che le cose sgradite o ingiuste tocchino agli altri. In fin dei conti, noi qualche persona importante la conosciamo, sappiamo come si naviga dentro il sistema anche se non ci piace. E finché tocca agli altri non ci curiamo molto di ciò che ci circonda e che sta succedendo. Poi, però, quando tocca proprio a noi, o accettiamo supinamente l’arbitrio, oppure esplodiamo con “rabbia e orgoglio”.
E’ ovvio che condivido quanto detto dal maggiore Barilaro nell’istanza di congedo. Sono problemi che conosciamo bene e che ho letto altre volte sul sito dell’associazione, ma che purtroppo non mi sembra ci sia la volontà di risolvere.
Invece, vorrei dire al maggiore Barilaro, che non sono d’accordo quando afferma che a Cosenza si controlla la fiscalità delle pecore e degli allevamenti di bestiame. Capisco che quelle frasi sono dette in un momento di rabbia, ma non deve trascurare che anche nel meridione d’Italia serve personale altamente specializzato per la lotta alla mafia e al riciclaggio. Avrei preferito che rimanesse all’aspra ma costruttiva critica dei trasferimenti ordinati senza alcun ragionevole criterio nei confronti del personale e alla richiesta di regole uguali per tutte, anche per i figli dei generali.
Comunque, complimenti per quello che ha avuto il coraggio di scrivere e benvenuto tra chi pensa e dice da diverso tempo che le cose non vanno bene e che bisogna cambiare le regole e rispettare di più i diritti se l’organizzazione vuole sopravvivere.
A.C.”
II LETTERA: QUALCHE CRITICA A ZIGNANI
“Ho letto il resoconto dell’audizione del Comandante Generale della GDF, Alberto ZIGNANI, presso la VI Commissione Finanze della Camera del giorno 27 giugno 2002.
Ad una specifica domanda formulata dall’onorevole GRANDI sul problema dell’esodo di ufficiali per la cui preparazione la Guardia di Finanza investe somme ingentissime, il Comandante risponde con argomenti che rendono pubblico un modo di pensare che in passato è stato solo sussurrato ma mai ufficializzato: gli appartenenti alla GDF sarebbero potenzialmente dei disonesti e sarebbe compito del Comando generale trovare i modi affinché questa propensione rimanga inespressa.
E’ sorprendente che un Comandante, davanti ad una Commissione parlamentare, faccia affermazioni di questo genere. E trovo ancora più sorprendente che nessuno glielo abbia contestato, che nessuno dica ad alta voce che queste cose non sono vere e che, se così fosse sarebbero riferibili non soltanto ai finanzieri ma anche a tutti coloro che nel pubblico hanno poteri di controllo nei confronti dei cittadini, come poliziotti, magistrati, vigili urbani, funzionari degli uffici finanziari o amministrativi.
Chi scrive ha fatto 30 anni nella GDF, ha effettuato 14 trasferimenti con medie di permanenza in una stessa sede di due anni. Non mi è mai stato permesso di programmare alcunché e ho una famiglia che non si è spaccata solo perché ho una moglie che non lavora. Ho vissuto lontano dalla famiglia per 12 anni, i miei figli sono cresciuti senza la presenza di un padre. Per loro ero colui che arrivava il sabato, qualche volta il venerdì, che cercava di risolvere in fretta tutti i problemi, dai più banali ai più complessi e che la domenica sera, tra mugugni e visi lunghi, prendeva il treno e se ne andava.
Il generale Zignani evidentemente non è stato ben informato: i suoi ufficiali rimarrebbero persone oneste anche se li si lasciasse per tutta la carriera in una stessa sede di servizio. E lo sono perché questo valore ce l’hanno dentro, inculcato dalle loro famiglie e - perché no? - anche dall’Accademia. O almeno dall’Accademia di una volta, quando era più importante la formazione morale e professionale che non prendere un pezzo di carta con su scritto “dottore in giurisprudenza”.
Il vero motivo di queste regole assurde e suicide non è la tenuta morale ma il mantenimento di un potere militarista vecchio di secoli all’interno dell’organizzazione. E’ la volontà di mantenere un clima di paura e di intimidazione. La devianza non si combatte con i trasferimenti (le cronache giudiziarie dimostrano che chi ruba lo fa, se gli capita l’occasione, anche nelle nuove sedi in cui viene trasferito) ma, con le denuncie e con l’espulsione dei delinquenti. Non vessando tutti gli altri, che sono persone per bene, con regole ipocrite.
A. A.”