AGENZIA DELLE ENTRATE FACILI, PIÙ TASSI PIÙ SALE LO STIPENDIO. CON I PREMI DI RISULTATO I DIRIGENTI POSSONO ARRIVARE A 363MILA EURO (Il Fatto Quotidiano)

sabato 01 febbraio 2014


Il Fatto Quotidiano – 1 febbraio 2014

AGENZIA DELLE ENTRATE FACILI, PIÙ TASSI PIÙ SALE LO STIPENDIO

di Camilla Conti

Più tassano, più guadagnano. Ecco perché va rivista al più presto la convenzione tra il ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate, in base alla quale gli incentivi extra stipendio assegnati agli ispettori del fisco vengono decisi in base agli obiettivi raggiunti, ovvero alle sanzioni comminate. Un potenziale fattore di aggravamento del tasso di litigiosità tra fisco e contribuenti che va corretto anche per accrescere la trasparenza nei rapporti interni all’Agenzia delle Entrate, denuncia il deputato di Scelta Civica e vicepresidente della Commissione Finanze, Enrico Zanetti.

COME? “BASTEREBBE eliminare l’obiettivo monetario quantitativo e sostituirlo con altri obiettivi più consoni alla reale mission che lo Stato affida all’Agenzia delle Entrate nell’interesse dei cittadini”, spiega Zanetti. “Andrebbe poi rimodulato l’obiettivo connesso agli esiti del contenzioso in corrispondenza di soglie significativamente più elevate, prevedendo altresì forme di penalizzazione laddove la percentuale di pronunce integralmente a favore dei contribuenti superi il 20-25 per cento del totale. Infine, vanno condivisi e chiariti i criteri di suddivisione a livello locale e di singoli uffici degli obiettivi individuati a livello nazionale”.

ZANETTI HA PRESENTATO un’interrogazione alla Commissione Finanze. Il deputato ha fatto i conti in tasca agli agenti del fisco. Si scopre così che la remunerazione dei dirigenti di prima fascia dell’Agenzia delle Entrate si compone di uno stipendio tabellare (55.397,39 euro), una retribuzione di posizione fissa (36.299,70 euro), una retribuzione di posizione variabile (da un minimo di 34.218,10 a un massimo di 163.729 euro) e una retribuzione di risultato (da un minimo di 27.887,68 a un massimo di 107.981,43 euro). La remunerazione complessiva oscilla quindi da un minimo di 153.802,87 euro a un massimo di 363.407,52 euro. Per quanto riguarda, invece, la busta paga dei dirigenti di seconda fascia questa si compone di stipendio tabellare (43.310,90 euro), retribuzione di posizione fissa (12.155,61 euro), retribuzione di posizione variabile (da 6.713,94 euro per un dirigente di quarto livello a 33.569,70 euro per un dirigente di primo livello) e retribuzione di risultato (da un minimo per un dirigente di quarto livello di 5.690,12 euro a un massimo per un dirigente di primo livello di 25.483,11 euro). Totale: da un minimo di 67.870,57 a un massimo di 114.519,31 euro.

LA CONVENZIONE con il Tesoro fissa inoltre una serie di obiettivi incentivati che devono essere raggiunti, suddivisi tra obiettivi “area controlli”, obiettivi “area servizi” e obiettivi “area staff”, attribuendo a ogni obiettivo uno specifico punteggio. Tra questi ci sono anche un incasso da versamenti diretti e da ruoli pari almeno a 10,2 miliardi, derivante dall’azio – ne complessiva dell’Agenzia per il contrasto degli inadempimenti dei contribuenti, e una percentuale pari almeno al 59 per cento di pronunce in tutto o in parte favorevoli all’Agenzia nei vari gradi di giudizio, sul totale di pronunce divenute definitive nell’anno corrente. Considerati obiettivi e incentivi, secondo Zanetti, la vera missione del fisco rischia di diventare quella di “trovare gli evasori” piutto – sto che quella di cercarli. E quando il compito non è cercare, ma trovare, imbattersi in contribuenti onesti può diventare una diseconomia operativa rispetto agli obiettivi incentivati da “corregge – re” forzando magari pro-fisco alcune interpretazioni. Così come lascia perplessi che l’obiettivo correlato alla percentuale di vittorie dell’Agenzia in sede contenziosa sia considerato soddisfacente quando la percentuale, comprese le vittorie soltanto parziali, raggiunge il 59 per cento, posto che ciò implica un giudizio di soddisfazione in un contesto in cui l’Agen – zia si trova a soccombere integralmente nel 41 per cento dei casi. Di fronte a percentuali di soccombenza integrale superiori al 20 – 25 per cento bisognerebbe invece penalizzare piuttosto che premiare.

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