RIFLESSIONI A PROPOSITO DEL RICONOSCIMENTO DELLE LIBERTÀ SINDACALI AI MILITARI ITALIANI – di Francesco Santoro

martedì 25 marzo 2014

 

Pubblichiamo uno studio di Francesco Santoro, componente del Direttivo nazionale di FICIESSE, a proposito del riconoscimento delle libertà sindacali ai militari italiani: di seguito si riporta una sintesi introduttiva.

Ai sensi dell'art. 1475, comma 2, del D.lgs. 15 marzo 2010, n. 66, “Codice dell'ordinamento militare”, ai militari è fatto divieto di “costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali”. La citata normativa, se da una parte nega le libertà sindacali, dall’altra istituisce, ai sensi degli artt. 1476 ss., la Rappresentanza militare, un peculiare modello di tutela degli interessi collettivi che si articola in organismi consultivi, privi di soggettività giuridica e del potere di contrattazione, posti all’interno delle singole amministrazioni militari.

Questo studio, che riprende in parte le premesse di una mia precedente analisi di tipo sociologico, offre anzitutto una lettura del percorso storico che ha condotto verso questa impostazione negazionista dei diritti sindacali e alla attuale soluzione rappresentativa per poi soffermarsi sulla struttura della Rappresentanza militare descrivendone le peculiarità, le criticità e le sostanziali differenze rispetto al modello sindacale.

Un’ulteriore sezione di questa analisi è stata dedicata al dibattito politico sul tema della riforma del modello di rappresentanza per le Forze armate attraverso il quale si tenta da anni la mediazione tra le richieste di cambiamento provenienti dal personale e gli orientamenti conservatori degli stati maggiori. E’ stato compiuto inoltre un raffronto tra il sistema di rappresentanza militare italiano e i modelli di tipo sindacale adottati dalla Polizia di Stato e dalle Forze armate di altri paesi europei.

Infine l’attenzione è stata rivolta alla verifica dell’effettiva sostenibilità del divieto di esercizio delle libertà sindacali imposto al personale militare italiano nel contesto del sistema di tutela dei diritti fondamentali offerto dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In particolare l’analisi si è soffermata sulla sentenza della Corte Costituzionale nr. 449 del 1999 e sulle prospettive evolutive aperte da questa pronuncia, per poi proseguire con l’esame dei contrasti tra il predetto divieto e le statuizioni della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) alla luce della più aggiornata giurisprudenza della Corte EDU sul tema della difesa dei diritti sindacali.

 

http://www.ficiesse.it/public/2072_Tesi.master%20(1).pdf

 

 


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