FISCO: POLETTI,NO BONUS IN BUSTA PAGA, LAVORIAMO SU DETRAZIONI - EQUITALIA, A RILENTO SANATORIA CARTELLE,90.000 ADESIONI - PG MILANO A SORPRESA, ASSOLVETE DOLCE E GABBANA - MULTE CANCELLATE, ARRESTATI 5 AGENTI POLSTRADA COMO - RISCUOTE 7MLN TASSE E LI USA

mercoledì 26 marzo 2014

 

FISCO: POLETTI,NO BONUS IN BUSTA PAGA, LAVORIAMO SU DETRAZIONI

   (ANSA) - ROMA, 25 MAR - Nessun bonus in busta paga per i

lavoratori dipendenti: lo ha confermato il ministro del Lavoro

Giuliano Poletti, secondo cui il governo continua a lavorare

piuttosto su interventi che riguardino Irpef e detrazioni.

   Intervistato da Radio Capital, il ministro dice che al

momento "la scelta per l'aumento di 80 euro in busta paga resta

quella annunciata da Renzi, ovvero un intervento sull'Irpef e

sulle detrazioni da lavoro dipendente. Le ipotesi che circolano

sono ricostruzioni dei giornali sulla possibilita' di dare

risposta ai problemi di equita' che esistono, nel senso che un

intervento diretto nelle buste paga consentirebbe di dedicarsi

esattamente a quello 'stock' di persone ipotizzato. Ma al

momento nel governo non c'e' una discussione diversa rispetto ai

primi annunci di Renzi". (ANSA).

 

FISCO: EQUITALIA, A RILENTO SANATORIA CARTELLE,90.000 ADESIONI

DOPO PICCO A RIDOSSO 28 FEBBRAIO INCREMENTO ULTIMO MESE LIMITATO

   (ANSA) - ROMA, 25 MAR - Procede a rilento, dopo lo sprint

iniziale, la definizione agevolata delle cartelle esattoriali,

che consente di pagare gli importi dovuti senza gli interessi

maturati. Rispetto al 28 febbraio, termine inizialmente fissato

dalla legge e poi prorogato di un mese, l'incremento delle

adesioni e' stato piuttosto limitato. Si e' passati da 300 milioni

incassati a quella data ai circa 340 milioni versati ad oggi. Le

adesioni sono passate da 75 mila a 90 mila.

   Lo rende noto Equitalia, precisando che con l'avvicinarsi

della scadenza del 31 marzo agli sportelli si registra

un'affluenza piuttosto contenuta, segno evidente che chi ha

voluto usufruire di questa opportunita' ha gia' provveduto nei

giorni scorsi.

   L'incertezza sulla proroga, arrivata nel giorno della prima

scadenza fissata dalla legge, spiega ancora Equitalia, ha

determinato il picco di adesioni proprio a ridosso del 28

febbraio, che avrebbe rappresentato l'ultima data utile per

pagare. Ad oggi invece non si registrano code o criticita', ma

comunque Equitalia ha gia' predisposto le opportune iniziative

per fare fronte a eventuali incrementi di affluenza che

dovessero verificarsi durante questa ultima settimana. (ANSA).

 

FISCO: PG MILANO A SORPRESA, ASSOLVETE DOLCE E GABBANA

IN APPELLO PER EVASIONE, 'HANNO PAGATO TASSE, E' IMPRESA MODERNA'

   (di Igor Greganti)

   (ANSA) - MILANO, 25 MAR - Non solo una richiesta di

assoluzione, basata sull'interpretazione di una sentenza della

Cassazione e delle normative fiscali, ma addirittura una sorta

di difesa 'a spada tratta' di una ''impresa moderna'' che ha

agito come deve fare un ''grande gruppo'' che punta ad

espandersi. Con una requisitoria, a tratti fuori dagli schemi,

il sostituto procuratore generale di Milano Gaetano Santamaria

Amato ha chiesto alla Corte d'Appello di ribaltare la sentenza

di primo grado che ha condannato gli stilisti Domenico Dolce e

Stefano Gabbana a un anno e 8 mesi di reclusione (pena sospesa)

per una presunta evasione fiscale.

   I due fondatori della multinazionale della moda e altre

quattro persone, infatti, secondo il magistrato che rappresenta

l'accusa nel processo d'appello, vanno assolti perche' ''il fatto

non sussiste'': in sostanza, hanno ''pagato le tasse'' che

dovevano versare in Italia e la scelta di creare una societa' in

Lussemburgo, la 'Gado srl', per tutelare i marchi del gruppo era

''perfettamente lecita''. Lo scorso 19 giugno, gli stilisti sono

stati condannati a un anno e 8 mesi assieme al loro

commercialista Luciano Patelli e ad altri 3 manager (a un anno e

4 mesi), tra cui Alfonso Dolce, fratello di Domenico. Al centro

del processo una presunta evasione fiscale che sarebbe stata

realizzata, secondo le indagini dei pm Laura Pedio e Gaetano

Ruta, con una 'estero-vestizione': la creazione nel 2004 della

Gado per ottenere vantaggi fiscali. La cifra contestata

all'inizio delle indagini di un miliardo di euro si era poi

ridotta con la sentenza a circa 200 milioni di euro e la

condanna di primo grado era arrivata solo per il reato di omessa

dichiarazione dei redditi. Mentre per la restante parte i due

stilisti, difesi dai legali Dinoia, Taglioretti e Simbari, erano

stati assolti dal Tribunale. Tra l'altro, il primo aprile del

2011 tutti gli imputati erano gia' stati assolti, ma poi la

Cassazione aveva annullato i proscioglimenti e un nuovo giudice

li aveva mandati a processo. Poi erano arrivate le condanne. Una

sentenza che era stata seguita, lo scorso luglio, da una lunga

'querelle' tra il Comune di Milano e i due fondatori della

multinazionale, dopo le parole dell'assessore al Commercio

Franco D'Alfonso, secondo cui l'amministrazione non avrebbe

dovuto concedere spazi a evasori come loro. Frasi a cui Dolce e

Gabbana avevano reagito con una serrata di tre giorni delle loro

boutique in citta'. E oggi il centrodestra in Comune ha chiesto

le dimissioni dell'assessore e che la Giunta si scusi con gli

stilisti.

   ''Sapete cosa significa per un'azienda avere la Guardia di

Finanza in sede? Per Dolce e Gabbana l'invasione della Gdf e'

stata anche un colpo alla credibilita' del marchio'', ha

affermato in aula il sostituto pg, sostenendo anche che Dolce e

Gabbana sono ''impegnati tra stoffe, modelli, modelle,

ricevimenti, sono dei creativi e non me li immagino a gestire

schemi di abbattimento fiscale''. Con l'operazione 'Gado', ha

spiegato, gli stilisti ''invece di pagare le tasse in Italia

hanno pagato solo il 4% sulle royalties in Lussemburgo''. Certo,

ha aggiunto il magistrato, ''come cittadino contribuente

italiano posso indispettirmi e magari sono contento che la

Finanza accenda un faro e allora posso anche aspettarmi

l'intervento su Marchionne e sulla Fiat quando trasferiranno la

sede legale in Olanda''. Tuttavia, ha chiarito Santamaria Amato,

''come operatore del diritto devo dire che sono operazioni

legittime e vanno tutelate con il principio sacrosanto della

libera circolazione dei capitali nel mercato''. Con

quell'operazione, secondo il pg, ''Dolce e Gabbana hanno pensato

in grande come un grande gruppo in espansione nel mondo,

pensavano alla quotazione in Borsa per porsi alla pari degli

altri grandi gruppi nel settore''. Se poi e' vero che ''Gado ha

pagato solo il 4% di imposte sulle royalties e' anche vero che i

dividendi sono stati tassati in Italia e il prelievo complessivo

e' arrivato quindi al 32%''.

   Il magistrato, inoltre, ha ricordato che gli stilisti hanno

gia' versato 40 milioni di euro nell'ambito del contenzioso

fiscale, ''ma il processo tributario e' diverso da quello

penale''. Il legale dell'Agenzia delle Entrate (parte civile),

l'avvocato Gabriella Vanadia, ha insistito, invece, nel chiedere

la conferma delle condanne penali per gli stilisti e dei

risarcimenti. La sentenza potrebbe arrivare il 4 aprile. (ANSA).

 

 

MULTE CANCELLATE, ARRESTATI 5 AGENTI POLSTRADA COMO

ANCHE IL COMANDANTE, SPARITI 1500 VERBALI PER ECCESSO VELOCITA'

   (di Mauro Butti)

   (ANSA) - COMO, 25 MAR - Abusi a fini personali, favoritismi e

incredibili negligenze, tra le quali non avere provveduto a

riscuotere ben 1.500 multe per eccesso di velocita' in

autostrada. E' il quadro delle contestazioni nell'inchiesta

della procura della Repubblica di Como che ha decapitato i

vertici della Polizia Stradale comasca.

   Questa mattina sono state cinque le ordinanze di custodia

cautelare eseguite dalla Guardia di Finanza e dagli stessi

agenti della Polstrada. Il comandante Patrizio Compostella e'

finito agli arresti domiciliari assieme a tre agenti, mentre il

vicecomandante Gian Piero Pisani e' in custodia cautelare in

carcere. I reati contestati a vario titolo vanno dal peculato al

falso, dall'abuso d'ufficio alla calunnia. In tutto sono 26 gli

indagati dell'inchiesta, nell'ambito della quale la procura

comasca ha anche chiesto la sospensione dal servizio di quattro

persone, tre poliziotti e un funzionario della polizia locale di

Como, per comportamenti contrari ai doveri di ufficio.

   I dieci capi di imputazione rivelano, per la procura, un

quadro di irregolarita' a vari livelli, dal piccolo cabotaggio

delle multe per divieto di sosta alle auto private dei

poliziotti, fatte cancellare alla polizia locale di Como,

all'utilizzo delle auto di servizio per andare a prendere i

figli a scuola, sino a episodi piu' complessi.

   Una parte dell'inchiesta, quella che ipotizza il reato di

falso, riguarda la "sparizione" di 1.500 contravvenzioni per

eccesso di velocita' elevate dal sistema "tutor" lungo il tratto

Milano-Bergamo dell'autostrada A4, forse il tratto autostradale

piu' trafficato d'Italia. Delle notifiche e della riscossione era

incaricata proprio la Stradale di Como che, secondo l'accusa,

dal 2009 al 2013 avrebbe tuttavia evitato di procedere

falsificando il data base nazionale. In pratica, ai computer

veniva fatto risultare che per queste 1.500 contravvenzioni

erano giacenti ricorsi in realta' inesistenti, per cui non si

poteva procedere a notifiche e riscossioni. Una condotta che per

la Procura configura il reato di falso e aprira' probabilmente le

porte di un procedimento contabile per danno erariale.

   Tra le accuse figurano tre episodi di utilizzo di auto di

servizio per motivi personali, poi la cancellazione di multe per

divieto di sosta, eccesso di velocita' e passaggio con il

semaforo rosso, in alcuni casi attestando falsamente che i

veicoli privati multati erano utilizzati per motivi di servizio.

La procura contesta inoltre la correzione di un verbale di un

incidente stradale in cui e' rimasto coinvolto il figlio di un

dirigente della questura, attraverso la quale la responsabilita'

del sinistro sarebbe stata invertita per "salvare" il giovane.

(ANSA).

 

RISCUOTE 7MLN TASSE E LI USA PER VIAGGI,RANCH E CAVALLI

ARRESTATO DANIELE SANTUCCI,PRESIDENTE AIPA. L'AGENZIA SI DIFENDE

   (di Roberto Crippa)

   (ANSA) - LECCO, 25 MAR - Avviata lo scorso anno, l'inchiesta

della Guardia di finanza sulla societa' di riscossione di tributi

per conto degli enti locali Aipa (Agenzia italiana pubbliche

amministrazioni), e' sfociata nel clamoroso arresto di Daniele

Santucci, 65 anni, presidente del consiglio di amministrazione

della stessa societa' che ha sede a Milano. L' uomo e' accusato di

aver intascato circa sette milioni di euro destinati agli Enti

locali per acquistare pure, tra l'altro, due ranch negli Usa. L'

accusa e' di peculato: a partire dal 2008, il dirigente avrebbe

stornato parte dei tributi intascandoli illecitamente per se'

stesso.

   Le indagini avevano preso le mosse dai controlli compiuti su

una societa' pubblicitaria con sede in provincia di Lecco e che

nel frattempo ha cessato la sua attivita'. Dall'esame dell'

attivita' sarebbero emersi due conti correnti attraverso i quali

sarebbero stati stornati i soldi. Complessivamente, in base ai

calcoli dei finanzieri, il dirigente avrebbe sottratto una somma

di circa sette milioni di euro destinati alle casse degli enti

locali. Utilizzandoli per viaggi, lavori edili in alloggi

intestati a familiari, e l'acquisto di lingotti d'argento e

monete d'oro, oltre ad automobili di lusso. E' poi emersa anche

una vera e propria passione illecitamente finanziata con le

somme: quella dell'allevamento di cavalli da rodeo in due ranch,

uno in Italia e l'altro negli Stati Uniti. Inoltre gli

investigatori hanno anche sequestrato contanti, monete d'oro e

lingotti d'argento per oltre 100 mila euro.

   Oggi intanto, a seguito dell'arresto di Santucci, l'Aipa ha

voluto precisare che "alla societa' non risultano episodi di

appropriazione indebita ai danni di Enti pubblici. Da quanto

risulta - sostiene ancora l'Aipa - il provvedimento della

magistratura parrebbe essere stato adottato in assenza del

minimo accertamento in proposito, tanto da non poter individuare

un solo ente pubblico che sarebbe stato vittima di presunte

indebite appropriazioni".

   "Aipa opera con molti enti pubblici sulla base della

corresponsione di canoni fissi - afferma poi l'agenzia in un

comunicato - che sono sempre stati ritualmente versati e, con

diversi enti pubblici, opera sulla base di conti correnti

dedicati e vincolati a favore della stessa pubblica

amministrazione. Dall'analisi di tali conti correnti emerge il

costante e pieno rispetto della destinazione pubblica delle

somme riscosse da Aipa, che resta fiduciosa nell'operato della

magistratura, nella convinzione che una volta compiuti i

necessari approfondimenti, sapra' adottare i provvedimenti che

restituiscano dignita' all'azienda e alle migliaia di dipendenti

che quotidianamente operano lealmente e onestamente nell'

interesse pubblico". (ANSA).


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