GRAZIE AL SINDACATO ABBIAMO DIFESO TANTE CONQUISTE DEI LAVORATORI (Lettera di A.Roberti con risposta del Segretario Generale, F.Zavattolo)

martedì 08 aprile 2014

Ho letto attentamente la lettera del nuovo Segretario Generale, al quale non farò mancare la mia collaborazione perché, comunque la si pensi, è il mio Segretario. Il Nostro Segretario

In quella lettera ho valutato positivamente alcune considerazioni da lui fatte, ma quando dice:

“Non è un caso che tutte le riforme della pubblica amministrazione sono state osteggiate dalla burocrazia e persino dai sindacati, che giustamente perseguono legittimamente interessi diversi, e che tutte le riforme adottate non hanno prodotto risultati soddisfacenti” non lo condivido.

Che la burocrazia sia di ostacolo alle riforme è cosa risaputa perché essa si identifica in colei che esercita un potere e non in colei che esercita una funzione su delega del popolo sovrano, come è giusto che sia. Difatti, ogni qualvolta si affaccia una proposta di riforma, la prima domanda che si fa è: - Io (burocrate) quanto potere in più potrò esercitare? E poi se ne discute o la si affossa.

Ma il sindacato no.

Il sindacato questo modo di concepire lo Stato lo contrasta fortemente.

Difatti, a mio parere, possiamo paragonare il sindacato al guardiano di una fortezza continuamente sotto attacco. La cancellazione o l’eliminazione delle libertà e dei diritti acquisiti dai lavoratori in tanti anni di lotte sono sempre in agguato. Purtroppo non sempre ci riesce a spuntarla, ma è continuamente vigile e combatte affinché ciò non avvenga.

Anche all’interno della G. di F. l’unica riforma che interessava alla Gerarchia era ottenere che il Comandante del Corpo provenisse dall’interno e che fosse riconosciuto alla G. di F. il grado di Corpo d’Armata.

Questo voleva e questo ha ottenuto, servendosi, a volte, anche del COCER.

Il resto non esiste.

Cosa ha ottenuto, invece, in questi anni il “sindacato” COCER per il personale?

A questo punto mi sento di aprire i cassetti della “memoria storica” e mettere a conoscenza di tutti la mia esperienza, visto che ho avuto l’onore di essere stato eletto delegato COCER per ben due mandati in periodi di conquiste epocali.

Negli anni ’80, nella G. di F. agli Appuntati e Finanzieri, a differenza degli altri lavoratori, non era riconosciuto ancora nessun tipo di diritto previsto dalla Costituzione.

Durante il mio primo mandato il “sindacato” COCER riuscì ad ottenere il riconoscimento dello “stato giuridico” come tutte le altre categorie del Corpo, con tutti i benefici economici e di carriera previsti dalla normativa.

Nel secondo mandato, il “sindacato” COCER riuscì ad ottenere:

1)il riconoscimento del “ruolo negoziale”, cioè, per la prima volta nella storia del Corpo, ai Finanzieri veniva riconosciuto il diritto della “contrattazione collettiva” come a tutti gli altri lavoratori;

2)il riconoscimento dell’orario di lavoro;

3)la retribuzione dello straordinario;

4)la possibilità di concertare la turnazione e l’orario di lavoro;

5)il riordino delle carriere.

Si istituì così anche all’interno della G. di F. il ruolo di Ispettore e di Sovrintendente. Quindi furono promossi ai gradi superiori migliaia e migliaia di colleghi che altrimenti avevano la carriera bloccata e alcuni Brigadieri saltarono a dirittura un grado.

Questi sono alcuni dei benefici più importanti ottenuti.

Vi sembrano risultati non soddisfacenti.

È poco? Certo.

Si poteva fare di più? Certo.

Ogni cosa è perfettibile, ma una cosa è certa: se non avessimo avuto il “sindacato” COCER tutti questi benefici di cui oggi usufruiscono le nuove generazioni sarebbero ancora nel LIBRO DEI SOGNI.

Antonio Roberti

 

Antonio Roberti paragona efficacemente il sindacato al guardiano di una “fortezza”, quella delle libertà e dei diritti dei lavoratori che chi esercita il potere (nella pubblica amministrazione, gli alti burocrati) cerca costantemente di cancellare o di ridurre.

Quello che dice Roberti è assolutamente vero, e dobbiamo essere tutti riconoscenti a chi, come lui, si è battuto per riuscire a far riconoscere ai lavoratori militari diritti come la rappresentanza, il ruolo negoziale, l’orario di lavoro, lo straordinario, il riordino delle carriere, eccetera.

In Ficiesse nessuno ha dubbi che questi diritti vadano difesi con le unghie e con i denti e che ci si debba battere con tutte le nostre forze per far riconoscere ai militari i diritti sindacali e di associazionismo professionale. Tali obiettivi sono per noi assolutamente prioritari.

A questa fondamentale missione, però, se ne è da tempo affiancata un’altra, per tutti i dipendenti pubblici, militari e non, che abbiamo definito “responsabilità civica dei pubblici dipendenti”.

Com’è spiegato nel documento finale del IV Congresso nazionale Ficiesse che si è tenuto a novembre 2012, tale responsabilità chiama i lavoratori pubblici, oltre a rivendicare i loro diritti e le loro sacrosante libertà, anche a interpretare in modo attivo gli interessi dell’anello debole del rapporto pubblico, quello dei cittadini fruitori dei servizi, e a individuare i problemi e proporre i cambiamenti necessari per portare la qualità dell’azione pubblica al livello delle democrazie più avanzate.

Sindacati e organizzazioni come Ficiesse sono in posizione privilegiata per svolgere tale (e non più rinviabile) funzione, perché conoscono dal di dentro le macchine della P.A. e i loro meccanismi e sanno come procedere, mentre i tempi che stiamo vivendo non consentono assopimenti o cali di tensione e non ci possiamo accontentare dei risultati raggiunti nei decenni passati.

Non c’è dubbio che le riforme della pubblica amministrazione partite all’inizio degli anni ’90, ben 24 anni fa, non hanno ancora prodotto risultati positivi e non c’è dubbio che la colpa sia dei burocrati di vertice. Ma è altrettanto chiaro che con tutto il mondo che corre i lavoratori pubblici non possono più stare chiusi in “fortezze”: devono scendere in campo aperto per difendere i loro diritti, ma anche per combattere accanto ai cittadini per migliorare i servizi e mandare a casa i burocrati incapaci o, peggio ancora, (pre)occupati ad inseguire solo aspirazioni personali.

Francesco Zavattolo

Segretario generale FICIESSE

 


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