DOGANIERE'INFEDELE'CHIEDE PIZZO PER TOGLIERE MULTA,ARRESTATO - CARABINIERI:COCER SU PDL LEGA,SI TENGA ARMA LONTANA DA BEGHE - ROBLEDO A CSM, BRUTI SU DI ME MENTE, LESA MIA DIGNITA'

giovedì 15 maggio 2014

 

DOGANIERE'INFEDELE'CHIEDE PIZZO PER TOGLIERE MULTA,ARRESTATO

500 EURO CONTRO 8.000. BLITZ GDF AVEZZANO CON AIUTO VITTIMA

    (ANSA) - AVEZZANO (L'AQUILA), 14 MAG - Dammi 500 euro e ti

faccio evitare una multa da 8.000: e' finito cosi' agli arresti in

flagranza del reato di concussione un doganiere di 55 anni di

Avezzano, in servizio presso l'Agenzia delle Dogane e Monopoli -

Sezione Operativa Territoriale di Avezzano. La vittima e' un

imprenditore agricolo romano che era stato oggetto di un

controllo doganale.

   A scoprire l'abuso la Guardia di Finanza di Avezzano

allertata dalla vittima stessa. Quando infatti il doganiere ha

prospettato all'imprenditore pesanti contestazioni

amministrative, e anche di carattere penale, legate all'acquisto

di gasolio agricolo agevolato, mostrandosi pero' disponibile a

chiudere un occhio in cambio di un adeguato compenso, l'

imprenditore ha prima deciso di stare al gioco ma,

immediatamente dopo aver trovato un accordo di massima, si e'

recato alla Guardia di Finanza di Avezzano per raccontare il

fatto.

   I finanzieri, coordinati dal Procuratore della Repubblica di

Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, hanno organizzato l'

operazione in vista della consegna del denaro. La vittima si e'

cosi' presentata all'appuntamento munita di microfono e

microtelecamera portando con se' dieci banconote da 50 euro

segnate e fotocopiate. L'incontro in un parcheggio di Luco dei

Marsi. Quindi lo scambio di denaro a bordo dell'auto dell'

imprenditore e poi l'intervento dei finanzieri. Il funzionario

doganale, colto da malore, e' stato accompagnato al vicino pronto

soccorso di Avezzano e poi agli arresti domiciliari. Le indagini

devono ora verificare se si sia trattato o meno di un episodio

isolato. (ANSA).

 

CARABINIERI:COCER SU PDL LEGA,SI TENGA ARMA LONTANA DA BEGHE

POLITICHE E ELETTORALI. BASTA CON I PREDICATORI INTERESSATI

   (ANSA) - ROMA, 14 MAG - "Si tenga fuori l'Arma dalle beghe

politiche e dalla campagna elettorale". Lo afferma "a gran voce"

il Cocer dell'Arma, commentando la proposta di legge annunciata

ieri dall'europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio, in

una conferenza stampa alla Camera alla quale era presente anche

l'ex maresciallo dei carabinieri e presidente dell'Unac Antonio

Savino (Unione nazionale arma carabinieri), volta ad ampliare la

liberta' di associazione nell'Arma, soprattutto quella sindacale.

   "L'ex maresciallo Savino - afferma il Cocer - non rappresenta

assolutamente l'Arma e ci si meraviglia come la Camera dei

deputati ospiti e dia voce a persone nei confronti delle quali

sono state avviate piu' volte iniziative giudiziarie per aver

abusato di insegne, stemmi e termini di cui non possono

assolutamente disporre".

   "Il Cocer - si legge in una nota - e' l'unico organismo

deputato alla tutela dei diritti e degli interessi dei

carabinieri. Dire che tutto vada bene sarebbe una utopia, ma non

si possono tollerare speculazioni. Il governo, con il suo

silenzio, non presti il fianco a simili iniziative. Dia ai

carabinieri e a tutto il comparto difesa-sicurezza, quanto hanno

legittimamente chiesto a tutela del loro operare e dei loro

diritti economici. Il governo faccia in modo che gli uomini e le

donne che in uniforme lo rappresentano, non si lascino

abbagliare in un momento di difficolta' da predicatori

interessati". (ANSA).

 

 

ROBLEDO A CSM, BRUTI SU DI ME MENTE, LESA MIA DIGNITA'

VIETTI, CHIUDERE PRESTO CASO. ORLANDO,IMPARZIALITA' PROCURA RESTA

   (di Sandra Fischetti)

   (ANSA) - ROMA, 14 MAG - Si alza il livello dello scontro alla

procura di Milano. Ieri il capo dell'ufficio giudiziario Edmondo

Bruti Liberati aveva accusato il proprio aggiunto Alfredo

Robledo - che ha presentato un esposto al Csm contro di lui per

presunte violazioni nell'assegnazione dei fascicoli - di aver

ostacolato le indagini sull'Expo. A meno di 24 ore di distanza

la replica al vetriolo del diretto interessato, che a sua volta

contesta al suo procuratore di aver inventato tutto, ledendo la

sua stessa dignita', accompagnata dalla richiesta al Csm di

essere nuovamente ascoltato "per poter fornire gli

indispensabili chiarimenti".

   Al centro della nuova querelle ci sono le affermazioni

contenute nella nota che Bruti aveva mandato a Palazzo dei

marescialli proprio sulla vicenda Expo, della quale non aveva

potuto parlare nella sua audizione del 15 aprile scorso, per non

violare il segreto di indagine sugli imminenti arresti. E dunque

l'accusa esplicita al suo aggiunto di avere, con le sue

iniziative, "determinato un reiterato intralcio alle indagini" e

di aver "posto a grave rischio il segreto" di quella stessa

inchiesta. Bruti aveva riferito anche di una "situazione

surreale" che si era determinata per colpa del suo vice: un

doppio pedinamento di uno degli indagati, che sarebbe stato

disposto da Robledo nonostante fosse informato dell'iniziativa

gia' in corso  e che avrebbe potuto portare a "gravi danni" per

le indagini.

   E' proprio quest'accusa che brucia di piu' all'aggiunto

milanese, che comunque respinge nel complesso le contestazioni

di Bruti, (sono alcune "del tutto inveritiere" e altre "del

tutto fuorvianti"): le tesi del procuratore sono in questo caso

"radicalmente inventate e prive di qualunque fondamento" e anche

"altamente lesive della dignita' della funzione di procuratore

aggiunto, Coordinatore del Dipartimento dei reati contro la

pubblica amministrazione, che attualmente svolgo e turbano il

regolare svolgimento della funzione" scrive Robledo al Csm. E a

riprova delle sue buone ragioni allega una nota del nucleo di

polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano nella

quale - riassume l'aggiunto -  si afferma che quella vicenda

"non e' mai avvenuta".

   Sulla richiesta di Robledo domani potrebbe esprimersi la

Prima Commissione del Csm, che con la Settima, sta gestendo la

complessa vicenda.  A loro il vice presidente del Csm ha rivolto

l'invito a chiudere il caso "rapidissimamente" perche' "di tutto

ha bisogno il sistema giudiziario, tranne che di

delegittimazione".  E lo stesso ministro della Giustizia Andrea

Orlando - che durante il suo primo incontro con il plenum del

Csm era stato sollecitato dal togato di Magistratura

Indipendente Antonello Racanelli a disporre un'ispezione a

Milano -  frena sull'ipotesi di un suo intervento, spiegando che

attendera' la pronuncia del Csm; e intanto assicura che questo

caso non ha a suo avviso "compromesso l'immagine di imparzialita'

della procura". (ANSA).


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