UNA RIFORMA ANCHE DELLA GUARDIA DI FINANZA. E’ FINITO IL TEMPO NEL QUALE ERA SUFFICIENTE RIBADIRE LA TEORIA DELLE “MELE MARCE” - di Vincenzo Vacca

martedì 17 giugno 2014

 

Le gravi vicende che hanno visto coinvolti esponenti di primo piano della Guardia di Finanza, pur in considerazione del fatto che le responsabilità penali vanno accertate, hanno generato sdegno, amarezza e smarrimento tra gli appartenenti al Corpo. Donne e uomini che, nonostante la indiscutibile insufficienza dei mezzi e delle retribuzioni, continuano nella quasi totalità a fare il proprio dovere e spesso sopperendo a proprie spese le menzionate carenze dell’Amministrazione. Lo si fa non solo per tenere fede a un solenne giuramento ma anche perché la contrapposizione tra legalità e illegalità è sostanzialmente una contrapposizione tra valori e disvalori. Pertanto, gli appartenenti alla G.di F. come gli altri operatori di polizia sono consapevoli che quello che li rende preziosi agli occhi della restante comunità nazionale non è solo l’indossare gloriose divise che sono state e sono in prima fila nel contrastare sanguinosi fenomeni delinquenziali (terrorismo, mafie di ogni tipo, criminalità organizzata, etc.) e nell’individuare e reprimere criminalità economica ed evasione fiscale, ma che l’indossare la divisa rappresenta visivamente soprattutto la volontà dello Stato democratico di garantire al meglio una giustizia sociale o, almeno, di attenuare mediante la prevenzione e la repressione situazioni certamente di illegalità ma che costituiscono anche realtà di profondi dislivelli sociali la cui apicalità  è stata spesso acquista con metodi fraudolenti.

Ecco perché il semplice sospetto che Finanzieri abbiano potuto non onorare fino in fondo il proprio status giuridico getta nello sconforto tutti coloro che ogni giorno si impegnano senza sosta per garantire con le armi del diritto la normale convivenza civile.

Il lavoro del tutore dell’ordine è costituito molto dal proprio prestigio e dal prestigio che il Corpo di Polizia di appartenenza hanno nei confronti dell’opinione pubblica. In questi giorni, quindi, diventa tutto molto più difficile perché nell’esercizio dei compiti Istituzionali o nel tempo libero dal servizio, il Finanziere deve anche sopportare l’accenno o il riferimento esplicito ai gravi casi di malcostume nei quali sembrano coinvolti esponenti di primo piano della G.di F. magari dopo una giornata lavorativa particolarmente faticosa o che ha avuto momenti di rischio per la propria incolumità fisica e ci si ritrova a dover ribadire ennesimamente che il Corpo è sano e che si tratta solo di episodi.

Questo è vero, ma il problema vero è che occorre provvedere allo scopo di evitare per il futuro che certi episodi possano nuovamente ripetersi. E’ finito il tempo nel quale era sufficiente ribadire la teoria delle “mele marce”  per quanto abbia una sua condivisibilità.

Bisogna, pertanto, pensare ed attuare modalità istituzionali che garantiscano la possibilità che episodi di illegalità siano resi quasi impossibili.

E’ ovvio che anche gli organismi Istituzionali ad ordinamento civile  non sono immuni da vicende di corruttela, ma la trasparenza, il flusso di istanze, suggerimenti, proposte e quant’altro che vengono da tutti i livelli costituiscono un importante argine alle “deviazioni” quanto meno per una attività preventiva rispetto ai casi di corruzione senza aspettare il doveroso intervento della Magistratura (intervento garantito molto frequentemente, tra l’altro, da appartenenti alla G. di F.).

Gli americani dicono che è con la luce del sole che le ferite si rimarginano.

Ecco perché, anche in questo caso, occorre una risposta politica. Si parla molto e giustamente di riforme che il nostro Paese ha bisogno. E’ giunto il tempo che nell’agenda politica si inserisca concretamente una riforma della Guardia di Finanza. Una riforma che organizzi questa importante e fondamentale Istituzione con un ordinamento a carattere civile e prevedendo, naturalmente, una serie di specificità in considerazione che stiamo parlando di un Corpo di polizia che, ad esempio, non può avvalersi del diritto di sciopero.

Si deve fare in modo che questi non siano solo giorni di rabbia e sgomento, ma giorni di riflessione, di proposta e di pressione al fine di ottenere improcrastinabili interventi legislativi per una Guardia di finanza sempre più all’altezza delle aspettative dell’opinione pubblica e dello Stato. 

Vincenzo Vacca

Segretario Nazionale Ficiesse

 


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