LE INCHIESTE GIUDIZIARIE CHE COINVOLGONO LA GDF SONO OCCASIONI MANCATE DI APPROFONDIMENTO PER GIORNALISTI TROPPO SUPERFICIALI - di Vincenzo Vacca

giovedì 10 luglio 2014

 

Abbiamo già altre volte sottolineato, sia come Segreteria Ficiesse che come singoli aderenti alla nostra Associazione, che il processo di banalizzazione culturale che ha investito il nostro Paese ha coinvolto anche le tematiche della sicurezza democratica, nonchè le questioni attinenti la legalità fiscale ed economica e, in questo ambito, anche i compiti e l’organizzazione interna della  Guardia di Finanza.

Una incontestabile prova di ciò è costituito da come  i mass media, nella quasi totalità dei casi, hanno riportato i gravissimi episodi di malcostume che  hanno visto coinvolti dirigenti anche di massimo livello del Corpo (casi tutti da verificare in sede di accertamento penale).

In particolare, sia la stampa nazionale che quella locale, hanno giustamente e in modo spesso articolato riportato gli episodi di cui abbiamo fatto cenno, ma quasi nessuna testata, ancorchè quelle nazionali, hanno provato ad esaminare la situazione effettiva in cui opera la G. di F..

Abbiamo notato che, mentre per le altre Forze di polizia, particolarmente per la Polizia di Stato, si cerca di non limitarsi a riportare il fatto in  quanto tale, ma si prova ad  allargare la visione di quanto si sta evidenziando e si cerca  di capire cause ed effetti delle varie vicende che vedono coinvolti gli operatori di polizia, per la Guardia di finanza tale “sforzo” giornalistico non avviene e, pertanto, ci si limita ad una mera elencazione degli episodi disdicevoli che hanno visto coinvolti appartenenti al Corpo. La cosa più grave di tutto è che spesso si usa, addirittura, la generica ed offensiva affermazione “tangenti alla Guardia di finanza” senza provare a informare correttamente i lettori di cosa esattamente si sta parlando.

Ci sono diversi giornalisti, anche bravi, che su tante problematiche che affliggono il Paese provano a informare quanto più esaurientemente possibile i lettori, mentre per la G. di F. non si prova a distinguere il nero dal bianco o, almeno, a parlare del grigio.

Siamo consapevoli del fatto che con la Polizia di Stato è più facile rapportarsi, in quanto l’esistenza di un ordinamento interno civile e la presenza dei sindacati fanno sì che l’ informare correttamente la pubblica opinione è facilitata da una indubbia maggiore trasparenza. Però, un giornalista e/o un editorialista che vogliano provare a contestualizzare un episodio, a scavare veramente dentro la notizia che riguarda la GDF, dovrebbero innanzitutto studiare meglio i compiti istituzionali del Corpo ( e non fare, ad esempio, confusione tra Agenzia delle Entrate e Guardia di finanza), nonché studiare l’assetto interno dello stesso e, nell’ambito di ciò, valutare l’effettiva efficacia in termini di raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Gli articoli di stampa sarebbero certamente meno sensazionalisti e un pò più noiosi, ma assolverebbero veramente al compito di informare i lettori.

In realtà, avviene che si alimenta semplicemente il clamore  mediatico della notizia del momento, dimenticando di applicare le regole base del giornalismo: chi, che cosa, quando, dove e perché.

La notizia,quindi, viene gettata nel grande calderone delle cose avvenute in quel giorno o nell’arco di pochi giorni e lasciata lì.

I casi di malcostume in argomento, per qualche giorno, sono all’apice dell’attenzione dell’opinione pubblica per poi tornare nel più profondo oblio e la questione vera ovvero come rendere la Guardia di finanza maggiormente efficiente nella sua attività Istituzionale viene completamente rimossa.

La Guardia di finanza o viene applaudita quando  è protagonista di importanti risultati di servizio o viene denigrata quando alcuni esponenti sembrano coinvolti in episodi penalmente rilevanti. Tutto qua. Ci sembra un modo obiettivamente dozzinale di fare giornalismo. I giornalini di quartiere, forse, hanno una maggiore ambizione.

Occorre, invece, da parte di chi fa giornalismo alzare lo sguardo. Provare, cioè, a evidenziare una visione d’insieme anche quando si parla della G. di F., evitando facili luoghi comuni e frasi fatte.

A tal proposito, basti menzionare che le interessanti e condivisibili posizioni che sta assumendo il COCER della Guardia di finanza trovano una scarsa o inesistente eco sulla stampa e pure potrebbero costituire un’ottima base di partenza in ordine a una seria riflessione sul Corpo, sulle sue funzioni e sulle modalità per esercitare le stesse.

 Le cose di cui stiamo parlando non possono essere materia di discussione tra i soli “addetti ai lavori”, ma devono coinvolgere anche altri soggetti (forze politiche, sindacali, culturali in genere etc.) ed è anche questo che Ficiesse sta provando a fare.

Vinceno Vacca

Segretario Nazionale Ficiesse


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