GIULIANI SU IL SOLE 24 ORE: "BASTA CON I COMANDANTI GENERALI GDF PROVENIENTI DALL'ESERCITO. E ZIGNANI NON PARLI DI CORRUZIONE"

venerdì 22 giugno 2001

SOLE 24 ORE, 21 GIUGNO 2001 – PAG. 19 (Giuseppe Giuliani) – Ci saranno molte nuove stelle a brillare nel corso delle celebrazioni, che si svolgeranno oggi in tutta Italia, per l’anniversario di fondazione della Guardia di Finanza. Sono le stelle dei neo promossi generali di corpo d’armata, grado solo di recente “conquistato” dal Corpo, per effetto della nuova disciplina dell’ordinamento.

Nella storia militare il corpo d’armata venne “fondato” da Napoleone, per assicurare l’unitarietà  del comando in due o più divisioni, che erano la grande unità  fondamentale dell’esercito. Un corpo d’armata dei tempi moderni, basato su tre divisioni, poteva comprendere 2.000 ufficiali, 60.000 uomini di truppa, 22.000 quadrupedi, 5.000 carri e anche 250 bocche da fuoco (cannoni e obici).

Se si pensa che la Guardia di Finanza non raggiunge nel complesso 40.000 uomini, ben si comprende come i nove generali di corpo d’armata, a essa assegnati, siano forse un tantino esuberanti.

Bisogna però aggiungere per completezza dell’informazione che il fenomeno concerne tutte le forze armate e risale a un preciso periodo nel quale la progressione di carriera è stata vissuta come un espediente per assicurare una certa progressione economica, altrimenti inattuabile, in tempi in cui i militari venivano assicurati redditi di pura sopravvivenza.

A un certo momento, si sarebbe forse dovuto cambiare rotta ma ciò non è avvenuto. Anzi, la smania di progressione di carriera ha invaso tutti, al punto che molti appuntati sono stati promossi al gradi di maresciallo maggiore. Sono passati, cioè, dal grado apicale della categoria “truppa” a quello della categoria “sottufficiali”, senza però un’adeguata preparazione di base. E ciò è molto grave, se si pensa che il passaggio ha comportato anche la “promozione”da agente a ufficiale di polizia giudiziaria e di polizia tributaria.

Ma la recente recente riforma ha eluso anche un altro appuntamento: quello della provenienza del comandante generale dalle fila del Corpo. Ormai, l’istituzione del grado di generale di corpo d’armata ha fatto venire meno uno degli argomenti che di solito venivano addotti per giustificare l’attribuzione dell’incarico a uno degli ufficiali dell’esercito che in quel grado abbondano. Ora che gli organici della Guardi di Finanza non hanno più tale carenza, non si comprende perchà© debba essere mantenuta una tele “riserva”per l’esercito, del tutto identica, in verità , a quella  che pesa sull’Arma dei Carabinieri. Anche per essa, da quando è stata “promossa” a forza armata autonoma, è caduto l’alibi che si trattava di un’arma dell’esercito. Ed è per questo che i tempi sembrano maturi – anche perchà© al dicastero della difesa siede un personaggio come Antonio Martino, caratterialmente estraneo a lobby- per una riflessione più attenta sul delicato argomento. In alternativa, occorrerebbe o consentire anche a un ufficiale della Marina o dell’Aviazione di assumere  il comando generale dell’Arma e del Corpo, oppure prevedere che anche i generali di corpo d’armata di Carabinieri e Finanza possano aspirare ai vertici delle altre forze armate.

La soluzione ottimale è però sempre quella della provenienza “interna”. Si eviterebbero così “scivoloni”, quale quello preso dal generale dell’Esercito Alberto Zignani che, nella sua prima  apparizione nelle vesti ci comandante delle Finanza, ha tirato fuori la “questione morale”.

Qualcuno gli dovrebbe ricordare che il più grosso scandalo patito dal Corpo, quello  “dei petroli”, ebbe per protagonista Raffaele Giudice, che era sì comandante del Corpo ma proveniva dall’Esercito.

Giuseppe Giuliani

 

NOTA DELLA REDAZIONE DEL SITO.

Il 22 maggio scorso il Comandante generale della Guardia di Finanza, Alberto Zignani, ha illustrato alla stampa il rapporto sull’attività  svolta nel 2000 dalle Fiamme Gialle. In un passaggio, l’alto ufficiale si è soffermato sulla “questione morale” interna affermando che, certo, i fenomeni di corruzione tra i finanzieri vanno combattuti con gli strumenti repressivi ordinari, ma occorre altresì agire a monte per migliorare le condizioni di vita del personale. Da qui l’appello “alle competenti autorità  politiche, governative e parlamentari” perchà© vengano assunti provvedimenti idonei, anche dal punto di vista retributivo, per “affrancare il più possibile il personale da condizionamenti ambientali”.


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