ATTIVITA' OPERATIVA GDF: CONTINUERANNO LE MULTE PER I LECCA LECCA E I BICCHIERI D'ACQUA? - di Giuseppe Fortuna

venerdì 22 giugno 2001

Riceviamo dal sig. N.I. la lettera che integralmente pubblichiamo.

“Gentile segretario generale Germi, mi rivolgo a Lei perchà© nella sua lettera inviata a "Repubblica" il 2 maggio u.s. della quale leggo il testo riportato nel vostro sito, Lei scrive:"...sarà  un giorno lieto quello in cui leggeremo dai bollettini della Guardia di Finanza che il numero degli evasori totali e paratotali scoperti è diminuito rispetto all’anno precedente e, contemporaneamente, che è cresciuto il gettito delle imposte."

Le assicuro che leggere questo sarà  impossibile e Le spiego perchà©: purtroppo i "bollettini" della Guardia di Finanza debbono essere una specie di resoconto della "produttività " dell'azienda GdiF.

Se un'azienda presentasse dei segni negativi (es:diminuzione di evasori totali e paratotali scoperti) denoterebbe una politica aziendale sbagliata che non porta frutti o, per usare un termine da caino, non fa "brodo". Non è immaginabile pensare che forse il contribuente stia diventando meno truffaldino di quanto non lo sia stato in passato; non è immaginabile pensare che forse è stato fatto un lavoro di prevenzione che ha portato buoni frutti (intesi come diminuzione di evasori, nel senso che sono proprio diminuiti). Le basti pensare, per esempio, che un reparto territoriale del Corpo, nell'ambito dei controlli strumentali, DEVE riscontrare irregolarità  per almeno il 20% dei controlli totali effettuati per essere considerato, con queste percentuali di rendimento, come un'articolazione "nella media".

Naturalmente Lei ben capisce che se la dirigenza di quel reparto volesse essere leggermente al di sopra di quel "nella media", dando ascolto alla sua legittima ambizione, ecco che quel 20% deve necessariamente salire. E qui iniziano i problemi!

Per far salire la percentuale, il lavoro di prevenzione, che è alla base dei compiti demandati alla GDF, non serve. Anche un bambino che compra una caramella e anche un "barbone" al quale offrono un bicchiere d'acqua, fa brodo. La percentuale sale, il rendimento supera il 20%, il bollettino della Guardia di Finanza dice che il Corpo è fortemente in attivo perchà© i risultati ci sono.

Ma così, secondo me, non si serve lo Stato; così la gente guarda al finanziere come ad una persona dalla quale deve stare attenta. E' così che si contribuisce a rafforzare quella divisione profonda che c'è tra lo Stato, con le sue istituzioni, e la gente comune che non si sente tutelata ma, al contrario, vessata e non solo dalle innumerevoli tasse ed imposte che vigono nel nostro sistema, ma anche da alcuni comportamenti che sembrano di chi, nascosto dietro l'angolo, non ti avvisa che c'è un dislivello, ti lascia inciampare e poi ti accompagna, semmai, all'ospedale.... o forse si nasconde dietro un "...la legge non ammette che tu non sappia che li c'è un dislivello"

E.A.

 

RISPONDE IL DIRETTORE DEL SITO

 N.I. ha spiegato come meglio non si poteva il problema da noi succintamente evidenziato nella lettera a Repubblica.

 

Il fatto è che un’organizzazione fa quello che viene considerato dal vertice come RISULTATO e, da sempre, il Comando generale della GDF enfatizza alle articolazioni operative due principali obiettivi, uno scritto e l’altro no, dai quali dipende la valutazione annuale del lavoro svolto dai comandi e le carriere personali dei comandanti.

Il primo risultato atteso è contenuto nei piani annuali, riguarda i reparti con compiti di polizia tributaria e consiste nel chiudere entro l’anno solare il numero di verifiche e di controlli assegnato. Il secondo riguarda tutti i reparti, non è scritto ma è altrettanto cogente del primo e consiste ne “portare a casa” un rendimento superiore a quello dell’anno precedente, il che vuol dire più arresti, più sequestri, più persone denunciate, più imposte evase, più evasori totali e paratotali scoperti, ecc. ecc. ecc.-

Si tratta di una logica gestionale che diventa perversa se il vertice dell’organizzazione non ha chiaro quali siano i prodotti che si devono davvero conseguire (i “frutti”, come li efficacemente li chiama Lei), non ha chiaro come li si debba misurare e, nel contempo, gli piace celebrare solennemente, ogni anno, la disfatta di un nemico il più delle volte inesistente.

Dobbiamo arrenderci, allora? Ma no! Continui a seguirci (magari da associato, così ci dà  più forza) e legga la relazione che pubblicheremo al convegno di Lavagna del prossimo 30 giugno. Vedrà  che anche i più pervicaci alla fine capiranno che insistere in questa direzione vuol dire soltanto fare il male dell’organizzazione.

GIUSEPPE FORTUNA 


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