1.300 EURO - LA POLIZIA ALLO STREMO «ASSEDIA» LA CAMERA. BANCHETTO DEL SAP PER UNA PETIZIONE. «GLI SPRECHI SI ELIMINANO RIFORMANDO IL SETTORE» (di Silvia Mancinelli da iltempo.it)

giovedì 11 settembre 2014

Salari da fame. Banchetto del Sap per una petizione. «Gli sprechi si eliminano riformando il settore»

La riforma dell’apparato sicurezza s’ha da fare. E presto. Dopo la porta sbattuta in faccia dal Governo sullo sblocco del tetto salariale, il Sindacato Autonomo di Polizia non scende certo a patti ed il banchetto per firmare la petizione, già annunciata ai parlamentari, l’ha piazzato in bella mostra davanti a Montecitorio. Tanto per venire incontro ai più smemorati. «Per il nostro presidente del Consiglio possiamo essere i migliori alleati. Oppure il cilicio più stretto – sottolinea senza mezzi termini Gianni Tonelli, segretario generale Sap -. La riforma dell’apparato sicurezza e la riduzione delle forze di polizia sono provvedimenti improcrastinabili, che elimineranno sprechi e duplicazioni. Sette forze di polizia, cinque dello Stato e due degli enti locali sono un carrozzone che le tasche delle famiglie italiane non possono più permettersi. La rivoluzione che vogliamo richiede coraggio, è vero, ma permetterà di far scendere la spesa e migliorare l’utilizzo delle risorse umane, diminuendo le tasse e incrementando le buste paga. Renzi, vieni a firmare, e già che ci sei porta anche la presidente Boldrini. Se si degnasse di fare un salto al presidio, magari, avrebbe modo di verificare che non siamo malati».

Di quasi mille tra senatori e deputati, tutti già avvertiti della petizione davanti al Parlamento, hanno firmato poco più di trenta rappresentanti di ogni schieramento politico, dal Pd a Forza Italia, fino al Movimento 5 Stelle e a Scelta Civica. «Un numero irrisorio rispetto alla totalità degli onorevoli, ma che segna comunque un punto di partenza – commenta Francesco Paolo Russo, segretario regionale. Noi non molliamo e non accettiamo certo l’elemosina: oggi saremo a piazza del Popolo senza se e senza ma. I compromessi non ci interessano, non aspettiamo niente e nessuno: è tempo di fatti».

«Dopo aver presidiato le piazze di Brindisi, Pescara, Ancona, Rimini, Ravenna, Perugia, Terni, Rieti, Roma ieri e oggi, Frosinone e Latina, continueremo in Veneto, Friuli, Piemonte e Lombardia per raccogliere il contributo di tutti a sostegno della nostra causa – spiega Fabio Conestà, segretario provinciale Sap – Siamo soddisfatti di quanto ottenuto a Montecitorio, ma non basta. Vogliamo il sostegno del Governo per ottimizzare le risorse già disponibili, senza tagliare gli uomini. Continueremo a manifestare come stiamo facendo già dal 25 agosto, battendoci per i diritti dei poliziotti e saremo in piazza fino al 26 settembre. La petizione è stata firmata anche da Matteo Salvini, segretario della Lega, Renzi cosa aspetta?»

Tantissimi, al contrario di deputati e senatori, i semplici cittadini che hanno aderito alla protesta firmando la petizione. Oltre un migliaio i volantini distribuiti, mille le magliette indossate anche dai politici che si sono fermati nel presidio.

«Siamo stufi di esser trattati come cretini, denigrati, abbandonati nella sporcizia di commissariati e questure puliti ogni due settimane quando dice bene e vestiti con uniformi che uniche non sono. Non ci sono neanche i fondi per distribuire divise a tutti gli agenti in servizio, i mezzi fanno ridere, lo stipendio è da fame. Eppure siamo i primi ad esser messi alla pubblica gogna al primo errore – incalza Tonelli -. Siamo esasperati, i proclami su Twitter non ci sfiorano neanche. Non si può risparmiare sempre e solo sulle spalle dei tutori dell’ordine. Piuttosto si iniziasse a considerare una riforma che finalmente ci metterebbe al pari dei paesi evoluti e che, senza conseguenze sulle famiglie italiane, farebbe risparmiare davvero tanti soldi. Sappiamo che l'interesse a che il processo di unificazione non vada avanti esiste: basti pensare a figure come l'attuale responsabile della Polizia Forestale, incollato alla poltrona da dieci anni. Ci vuole coraggio. Ma d’altronde chi governa una nazione non può non averne. O sbaglio?». «Le risorse mancano proprio perché non si cambia rotta – insiste Russo -. Fino a quanto le istituzioni pensano che potremmo resistere in queste condizioni? Non abbiamo neanche un briciolo del rispetto che le forze di polizia hanno negli altri paesi: siamo trattati come pezze da piedi, insultati dai movimenti dell’antipolizia, pagati come semplici impiegati, senza considerare i rischi ai quali siamo esposti ogni giorno nel compiere il nostro lavoro. Noi non scioperiamo, assolutamente. Ma non stiamo più zitti. La crisi ci sta uccidendo tutti: siamo qui per proporre una soluzione unica che ci riguarda in prima persona. E vogliamo essere ascoltati».

Silvia Mancinelli


Tua email:   Invia a: