ATTENTI AL RICHIAMO PER LE ALLODOLE E ALL'ANNUNCITE. L'ITALIA NON PUO' ESSERE UN PAESE PER SMEMORATI. BASTA A DECRETI D'URGENZA CHE SONO FONTI DI DISUGUAGLIANZE. Di Pietro Valenzano

mercoledì 17 settembre 2014

Cinque anni fa si raccontava che l'Italia era prossima al fallimento. Il Governo è intervenuto ed ha emanato il provvedimento legislativo con effetti restrittivi e devastanti, che conosciamo tutti come "Salva Italia", col quale è stato disposto il blocco degli stipendi e contratti dei dipendenti del pubblico impiego.

I maggiori sacrifici per salvare il Paese sono stati chiesti ai dipendenti pubblici, i quali hanno pagato una quota pro-capite delle migliorie contrattuali previste dai contratti e leggi in essere (anzianità di servizio, indennità ecc.). Il risultato di questa politica di austerità è stata una contrazione importante del salario che ha comportato, di conseguenza, una mortificante declassazione nella scala sociale del dipendente pubblico di fascia medio-bassa, tant'è che oggi, questo, è da annoverarsi tra i “nuovi poveri”.

Oggi qualcosa è cambiato: (per la politica) l'Italia non è più in profonda emergenza. Difatti qualche mese fa, sotto la campagna elettorale per le europee, è stato adottato un provvedimento teso ad alleggerire il peso della finanza pubblica sul lavoro ed aiutare, così, i lavoratori più bisognosi. Con questo spirito è stato dato avvio al c.d. decreto degli “ottanta euro" per i lavoratori con un reddito basso/medio-basso.

Attingendo dai fondi dei conti pubblici, infatti, il Governo ha creato le condizioni per elargire ai lavoratori con reddito fino a 25.000 euro un bonus mensile in busta paga di circa ottanta euro, che si azzera con redditi pari o superiori a 26.000 euro l'anno.

Tutto questo sarebbe encomiabile, se fossero state soddisfatte le legittime pretese dei “CREDITORI DELLO STATO”. Si vuole aiutare chi ha più bisogno? Bene, giusto, ma prima rispettiamo la legge, i contratti in essere ed onoriamo i debiti. Le retribuzioni ferme ai livelli di reddito del 2010, la mancata corresponsione degli emolumenti spettanti (retribuzione di livello, assegno funzionale, ecc.) pone lo Stato in una posizione debitoria rispetto ai dipendenti investiti del blocco. Che fine ha fatto il fermo PRINCIPIO COSTITUZIONALE in ragione del quale la P.A. deve usare e gestire le risorse come farebbe un buon padre di famiglia?

Malgrado tutto, giusto per avere un'idea del livello grave di isteria politica foraggiata a forza di “annuncite”, il famigerato decreto degli ottanta euro ha di fatto creato una spregevole sperequazione tra i lavoratori stessi.

Il decreto, infatti, prevede la corresponsione degli ottanta euro ai lavoratori che percepiscono/dichiarano un reddito annuale compreso tra gli 8.000 e i 24.000 euro, con diminuzione graduale fino ai 26mila euro l'anno, oltre questa quota non spetta il bonus.

Cosa accade in un nucleo familiare composto da due o più lavoratori?

  • es. 1 Nucleo familiare:

padre o altro - reddito lavoro 24.000 Euro spetta il contributo mensile previsto dal decreto pari 80 euro;

madre o altro - reddito lavoro 24.000 Euro spetta il contributo mensile previsto dal decreto pari 80 euro

Il nucleo familiare preso in considerazione produce un reddito pari a 48.000 euro ed ha diritto a percepire 160 euro previste dal decreto "ottanta euro".

  • es. 2 Nucleo familiare (monoreddito):

padre, madre o altro reddito lavoro da 48.000 euro non spetta il contributo mensile 80 euro

Nei due esempi è chiaro che a parità di reddito “familiare” la famiglia 1 riceve 160 euro di bonus al mese, la famiglia due, ZERO euro. Purtroppo queste discrasie, queste iniquità si verificano ogni volta che si lavora su provvedimenti d'urgenza, adottati sempre più spesso seguendo la linea della convenienza, anzichè quella della logica. BASTA con provvedimenti pensati con i piedi.

Con l'auspicio che il Renzi delle speranze incontri le rappresentanze del personale del comparto sicurezza e difesa, così da adottare soluzioni idonee per abolire il blocco stipendiale del Comparto Sicurezza e Difesa, al fine di evitare giuste forme di protesta.

Alla luce di tutto ciò, mi auguro che i sindacati e i Cocer non si conformino all'opportunismo politico, ma si concentrino a recuperare quei valori economici, già riconosciuti in passato, derivanti da rischi, sacrifici ed impegno, da parte di tutte le forze di polizia e militari.

Pietro Valenzano


Tua email:   Invia a: