DI CHI LE COLPE DELL’ATTUALE SITUAZIONE DELLE FORZE DI POLIZIA? E SOPRATTUTTO QUALE LA SOLUZIONE? SENZA DIMENTICARE LA RIFORMA DELLE CARRIERE – di Emiliano Serrecchia

mercoledì 17 settembre 2014

Innanzitutto iniziamo con lo snocciolare qualche dato, visto che in questi giorni un po’ su tutti i giornali ce ne vengono somministrati a bizzeffe!

Gli appartenenti alle forze di sicurezza, suddivisi in 6 diverse e autonome forza di polizia (Polizia, Polizia Penitenziaria, Guardia Forestale, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia Costiera), senza contare la Polizia Municipale e quella Provinciale (il totale arriva a 8), rappresentano un comparto di quasi 500.000 persone.

Le cifre degli organici sono imponenti: i Carabinieri sono 104mila circa, i Poliziotti 97mila, i Finanzieri 63mila circa, gli Agenti Penitenziari 45mila e quelli Forestali 7mila. Partiamo dal presupposto (ormai assodato per la maggiore nell’opinione pubblica) che ciascuna Polizia va per suo conto, fanno di tutto e si sovrappongono in un caos inestricabile, spesso sono in competizione l’una con l’altra e, quello che più conta, complessivamente costano circa 20 miliardi l'anno.

Altro dato incontestabile, è che il comparto sicurezza è stato sicuramente quello più martoriato nell’ultimo quinquennio: basta con la leggenda metropolitana che ci definisce i  “principi” della pubblica amministrazione. La mitica frase “”””voi si che state bene !!!!”””” la sentivano i colleghi che sono in pensione da un pezzo. Sulla bilancia va messo tutto, e volendo pesare gli ultimi anni, oggettivamente quello che si è “dato” è sicuramente più pesante “dell’avuto”. Non facciamo il paragone con altre componenti della Pubblica Amministrazione (vedasi insegnanti e magistrati) che in barba al fatidico blocco del 2010 hanno comunque portato a casa la pagnotta.

La domanda, però, sorge spontanea: di chi è la colpa della situazione attuale?

Beh! La colpa dello stato attuale delle cose non può che essere della ”Politica”, quella stessa politica che ora vuole scaricare la colpa sulle forze di polizia, cercando astutamente di spostare il mirino della discussione sul numero esagerato di Forze di Polizia in Italia (anche se in fondo forse un po’ di verità c’è). Se però la politica avesse operato bene nel passato, senza svegliarsi solo oggi sul ciglio del baratro, avrebbe risparmiato tanto, portando a casa risultati importanti che non avrebbero fatto precipitare le cose allo stato attuale.

Prendiamo ad esempio il mitico numero unico per le emergenze (che dovrebbe essere il 112 cosi come ci impone la Comunità Europea): dal 1981, più di trenta anni fa, c'era la possibilità di creare le centrali operative unificate, ma finora si è fatto poco o nulla (più la seconda). L'inadempienza dell'Italia ha determinato, dopo molti solleciti susseguitisi nel tempo, una condanna da parte della Corte di Giustizia Europea nel 2009. Si decise, quindi, per una  “soluzione-ponte” istituendo qualche centrale unica (es. provincie lombarde) virtuale, all'italiana maniera, con tanto di monitor per uno scambio di saluti interforze, e poi ognuno fa il suo; questo ha permesso allo Stato italiano di evitare fino ad oggi le salatissime multe dell'Europa, ma oggi la soluzione viene considerata “poco efficace". In pratica se alle “misure sperimentali” adottate dal nostro paese non seguiranno misure infrastrutturali concrete è ipotizzabile che in un futuro prossimo, le sanzioni verranno introdotte nuovamente. In concreto, a breve l'Italia rischia di pagare per l'inadempienza, una sanzione all’Unione Europea di circa 180mila euro al giorno (65 milioni annui !!!). Senza considerare, visto che ogni città italiana ha le sue  6/7 centrali operative, (sommando la municipale e la provinciale), a quanti uomini e risorse attingiamo oggi per garantire un servizio simile?

Allora un’altra domanda sorge spontanea: perché la politica non ha mai voluto intervenire in maniera incisiva sul comparto sicurezza?

La risposta alle domanda di cui sopra sono da ricercarsi, forse, e dico forse, prendendo in prestito il titolo di un articolo sul tema di qualche giorno fa apparso sul Messaggero a firma di Oscar Giannino dal contenuto ” PER NON AFFRONTARE LE IRE DI GENERALI E CAPI DELLA POLIZIA, SI FA PAGARE IL CONTO AI LORO SUBORDINATI “.

Io (allo stato attuale delle cose e delle conoscenze ) ci aggiungerei un bel punto interrogativo, rimandando la risposta a questo quesito al futuro prossimo.

Come spesso succede in Italia, c’è chi afferma che “6” corpi di Polizia sono troppi e ne vorrebbe “1”, e chi vorrebbe lasciare le cose invariate “perché cosi va bene”; ma il giusto compromesso potrebbe essere nel mezzo, e cioè “3” corpi di Polizia, nati dalla fusione dei precedenti 6, nello specifico:

Polizia Giudiziaria : creata dall’unione di Polizia, Carabinieri, Polizia Penitenziaria;
Polizia Economico-Ambientale : creata dall’unione di Guardia di Finanza  e Guardia Forestale) ;
Polizia di Frontiera (mare-terra) : creata dall’unione di Guardia Costiera e tutti i reparti marini e di terra delle attuale forze di polizia (Es. Guardia di Finanza di mare).

Da 6 enti amministrativi e di comando si passerebbe a 3, rimodulandone anche le competenze.

Naturalmente un passaggio obbligato sarebbe la “smilitarizzazione” di quelle forze di Polizia ad indirizzo militare; cosa questa che qualche anno fa appariva come impraticabile ma che oggi dovrebbe essere un transito inevitabile in un’ottica europeista.

Buttando l’occhio in Europa, in Francia la Polizia sta nelle città, la Gendarmeria nei villaggi. Da noi tutti stanno dappertutto e spesso si fanno concorrenza; non si può fare anche qui ? La Polizia sta nelle città, i Carabinieri in tutti i comuni d’Italia. Difficile da attuare? Mah!

E poi ci sono le Fiamme gialle che fanno di tutto un po': polizia di frontiera, polizia tributaria, polizia giudiziaria, ordine pubblico e tanto altro. È giunto il momento di ribadire che la Guardia di Finanza fa Polizia Tributaria (economico-finanziaria!) in via prioritaria ed esclusiva ! Senza tralasciare il parallelismo con l’Agenzia delle Entrate, è ora di mettere fine anche a questo incomprensibile equivoco. L’Agenzia delle Entrate sta nelle città, la Guardia di Finanza nei Paesi. Difficile da attuare? Mah!!!

Traducendo quanto detto in soldoni, basta ricordare Giarda, che aveva cominciato i suoi approfondimenti anni fa, giungendo alla proposta che dal solo “efficientamento” dei 6 corpi, in termini di ottimizzazione di sedi e forniture, poteva stimarsi un risparmio non inferiore a 1,7 miliardi di euro. Cottarelli si è spinto più avanti e oltre “all'efficientamento” ha studiato le possibili sinergie tra le 6 forze - centralini congiunti, servizi condivisi, centrali di acquisto comuni, uniformazione dei mezzi utilizzati - stimando in non meno di 2,5 miliardi i risparmi conseguibili in un biennio.

Ecco dove si potevano e si possono ricavare le risorse per tornare ad adeguamenti retributivi, "scegliendo" in base alle priorità pubbliche di ordine e sicurezza e a quelle di giustizia, rispetto al rischio corso e premiando il merito professionale di tutto il comparto.

Volendo fare i conti dell’oste, snoccioliamo in maniera semplice le cifre in ballo per il 2015:

Il costo delle promozioni di grado, finora soltanto giuridiche, ammonta a 350 milioni circa;
Il costo di quello degli «assegni di funzione» (anzianità maturata)  è di 250 milioni circa;
Il costo del  recupero della contrattazione è di 150 milioni circa.

Quanto sopra per un totale di circa 750 milioni necessari all’adeguamento che ”ci spetta” di diritto.

Facendo una semplice divisione: 2.5 miliardi di risparmi (2500 milioni) prendendo i dati del Cottarelli (che ancora è in auge, Giarda è già passato remoto), diviso 750 milioni “sovra costo annuo”, da 3 anni più mezzo di avanzo a costo zero per le casse statali facendo tutti felici!

Iniziando ad agire!! Basta chiacchiere, ora o mai più. La spinta come sempre deve arrivare dai piani alti, ma, se ciò non avverrà, la risposta alla domanda di cui sopra, ed al quale il giornalista Oscar Giannino ha già dato una risposta, non potrà che concretizzarsi in realtà.

Inoltre, volendo osare, anche se nella consapevolezza della crisi e delle ristrettezze del bilancio statale, non lascerei passare nel dimenticatoio la riforma delle carriere, quantificata in 800 milioni di euro! Nel conto non sarebbe giusto inserire anche questi ?

Nessun collega vorrebbe trovarsi nella posizione del dover scegliere tra rinnovo contrattuale e riforma della carriere, in quanto il primo ci spetta di diritto la seconda come risarcimento per “”il danno”” subito negli ultimi anni.

Ora tocca a noi passare alla cassa, vige lo stato di necessita ed urgenza per taluni colleghi, quindi lo Stato deve venire incontro ai  suoi umili ed orgogliosi servitoti, e riconoscergli, se cosi lo vegliamo definire, ”un premio”.

Usiamo questo eufemismo improprio, “un premio”,  perché purtroppo in Italia oggi come oggi per avere quello che ti spetta di diritto, devi aspettare, sudare, ed alla fine avere il tuo…... quello che ti spettava, considerandolo però un premio !!!! (paradossi dell’era moderna).

Per quanto riguarda la riforma delle carriere, il tutto è fermo (ed ingarbugliato purtroppo) in una commissione dell’ufficio dell’interno (tralasciamo l’annosa polemica sul fatto che le forze militari sono fuori da questa elaborazione) e che qualche mese fa aveva tirato fuori una bozza subito archiviata e stra- bocciata in 3 gg su tutta la linea sia dai sindacati che dai vari Cocer. Sorge spontaneo un altro quesito: ma dopo tutto questo studiare il risultato è stato quello, oppure con malizia si è tirata fuori una bozza che faceva acqua da tutte le parti per cosi tornare a studiare?

Sicuramente in questa commissione basterebbe tenere conto di 3 elementi cardine al fine di ogni valutazione, e per ogni categoria: anzianità, meriti e titolo di studio. Mixando nel giusto modo questi tre elementi sicuramente ne verrebbe fuori un “”cocktail”” di successo, ma il barman è questo che vuole?

Serrecchia Emiliano

Socio FCS


Tua email:   Invia a: