TETTO SALARIALE: PRIMA SOFFERTA VITTORIA, MA IL CAMPIONATO E’ SOLO ALL’INIZIO. PER LA PRIMA VOLTA I SOLDI NON PROVENGONO SOLO DAL PERSONALE MA ENTRO IL 2016 SERVONO RIFORME PER NUOVE RISORSE – di Gianluca Taccalozzi

venerdì 19 settembre 2014

 

Salvo improbabili ripensamenti dell’ultim’ora, dal primo gennaio 2015 tutti i colleghi che avevano giuridicamente maturato una promozione e/o un incremento stipendiale nel corso dell’ultimo quadriennio si vedranno riconosciuto il diritto alla relativa retribuzione[1]. In altri termini, si pone la parola “fine” ad una “porcheria” pensata quattro anni fa dal Governo Berlusconi, opportunisticamente cavalcata dai Governi Monti e Letta e scandalosamente “ratificata” dalla Corte Costituzionale.

Uno sblocco che, pur essendo scritto a chiare lettere nel DEF licenziato dal Governo lo scorso mese di aprile, non era affatto scontato. Tanto che è servito tutto il bailamme dei giorni scorsi per renderlo effettivo.

Una partita vinta, ma con sacrifici gravissimi rappresentati dagli ingiusti ed irreparabili danni provocati sulle tasche di quegli sfortunati colleghi che hanno casualmente maturato una promozione o un incremento stipendiale nel periodo congelato.

Una partita vinta con l’unità e con la maturità mostrata dalla stragrande maggioranza delle sigle sindacali e dai COCER, dalla forza e dagli argomenti (sempre più competenti e meno retorici) che hanno saputo usare nelle rivendicazioni, anche per spiegare una situazione complessa all’opinione pubblica. Alla causa hanno sicuramente contribuito in maniera significativa anche le nuove forme di rivendicazione liberamente nate sul web, non fosse altro perché hanno dimostrato tutto il disappunto del personale ingiustamente colpito dal tetto salariale e richiamato al dovere chi era istituzionalmente deputato a risolvere la questione. Reputo però squallido l’opportunismo dimostrato di chi intendeva (ed intende) sfruttare la spontaneità e la rabbia dei gruppi nati sulla rete per metterci il proprio cappello sindacale o politico.

Qualche precisazione, in merito all’accordo raggiunto.

Lo sblocco del tetto salariale sarà pieno e strutturale (e non sotto forma di parziali e temporanee una tantum  come era stato sino ad oggi) e ristabilirà la situazione retributiva al 31.12.2010. In altri termini, è stata definitamente risolta (se non altro per il futuro) quella mostruosa iniquità di trattamento tra personale con lo stesso grado e la stessa anzianità.

Le risorse utilizzate vengono solo in minima parte dai fondi destinati al riordino delle carriere (2014 e 2015 per complessivi 250 milioni di €) ed in larga parte (circa 800 milioni di €) da risorse messe a disposizione dalle Amministrazioni, attraverso risparmi di gestione e slittamento del turn-over. E’ la prima volta in quattro anni che i quattrini non provengono essenzialmente da risorse già destinate al personale.

Pertanto non è vero, a differenza delle misure una tantum, che con i fondi del riordino del personale non direttivo si sono coperti gli stipendi dei direttivi/dirigenti. Poi se dobbiamo fare per forza le lotte di classe perché fa’ consenso … allora è un’altra questione.

Ciò premesso, ritengo l’accordo raggiunto una prima vittoria, se volete  sofferta e magari parziale, ma pur sempre  una vittoria. Poi ognuno è libero di giudicare e di criticare e, per fortuna, ogni tanto si vota.

Il campionato è però solo all’inizio. Perché sul tappeto rimangono tanti e gravi problemi legati ad anni di mancate riforme e/o da riforme sbagliate: riforma della struttura delle carriere e della retribuzione, riforma delle relazioni sindacali, previdenza complementare, rinnovo contrattuale, ecc..

Poi, se è vero che in pochi giorni si è riusciti a trovare (perché costretti ?!) quelle risorse che non si erano trovate in mesi di riunioni, è altrettanto vero che se si vuole scongiurare il pericolo di nuove decurtazioni salariali per il 2016, bisognerà trovare 1,7 miliardi di €. Una cifra che, con bilanci costituiti per quasi il 90% dalla voce stipendi, si può raggiungere solo in tre modi: meno stipendi, meno addetti o migliore organizzazione e più rendimento. Con la prima soluzione assolutamente da evitare e la terza assolutamente da percorrere.

E’ allora il caso che tutti (Amministrazioni, Sindacati e COCER) ne prendano coscienza sin da subito ed inizino seriamente a lavorare, senza preconcetti, egoismi, opportunismi e spot, ad una ristrutturazione del comparto che sia globale, strutturale, concreta e finanziariamente sostenibile.

 

Gianluca Taccalozzi

Delegato Co.Ce.R. – Guardia di Finanza.

 

[1] Rimane qualche dubbio solo per le classi e scatti del trattamento dirigenziale. Per questa fattispecie, infatti, il d.l. n. 78 art. 9 secondo periodo prevede la non utilità giuridica del quadriennio 2011-2014.


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