LA FRANCIA CONDANNATA POICHÉ VIETA I SINDACATI NELLE FORZE ARMATE (Le Monde)

lunedì 06 ottobre 2014

Le Monde – 2 ottobre 2014

LA FRANCIA CONDANNATA POICHÉ VIETA I SINDACATI NELLE FORZE ARMATE

di Nathalie Guibert

«Il divieto assoluto di avere dei sindacati all’interno delle Forze Armate Francesi è contrario alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo». Così si presenta, per la Corte Europea, la sentenza resa pubblica giovedì 2 ottobre nella causa che opponeva alla sua gerarchia un capo sezione della Gendarmeria, Jean-Hughes Matelly, la cui associazione è stata chiusa nel 2008 per ordini superiori.

Viene invocato l’articolo 11 della Convenzione poiché basato sulla libertà di riunione e d’associazione. La decisione della Corte, che non si era mai pronunciata su tale questione, è stata data all’unanimità. Due sentenze che condannano la Francia sono state emesse nello stesso momento e sulla stessa materia. La Corte si è anche espresso sulla chiusura dell’Associazione della difesa dei diritti dei militari, creata nel 2001 da due militari, il Capitano Bavoil (all’epoca in servizio) e dal Maggiore Radajewski, con questo Statuto: “Sudio e difesa dei diritti, degli interessi materiali, professionali e morali, collettivi o individuali, dei militari”.

Nella causa Matelly, « la sentenza dice che non si può semplicemente dire che i sindacati in ambito militare sono vietati. Di contro, precisa che delle restrizioni possono essere apportate alla libertà di associazione da parte di un militare, in quanto la specificità  dell’essere militare richiede un adeguamento dell’attività sindacale” spiega la CEDU.

M. Matelly aveva creato nel 2007, a titolo privato, un forum di discussione su internet, “Forum Gendarmi e cittadini”, nel quale lo scopo era quello di parlare delle relazioni tra le istituzioni e la gente. Qualche mese più tardi il Forum fu dichiarato come associazione, gestita da volontari. Immediatamente, il Direttore Generale della Gendarmeria ordinò a tutti gli appartenenti al Corpo, tra cui l’ufficiale Matelly che aveva assunto la vice-presidenza del forum, di presentare subito le loro dimissioni.

« UNA BUONA COSA PER TUTTI I SOLDATI »

Per la gerarchia militare, l’associazione presentava le caratteristiche di un gruppo a carattere sindacale. Nello statuto, l’associazione aveva menzionato “la difesa delle situazioni materiali e morali dei gendarmi”. Ma, i sindacati sono vietati nelle Forze Armate francesi dall’art. 4121-4 del Codice della Difesa.

La Corte giudica che l’ordine di non aderire più all’associazione “Forum dei gendarmi e cittadini” ha costituito “una ingerenza nell’esercizio dei diritti del ricorrente garantiti dall’art. 11”. L’obiettivo della Direzione Generale della gendarmeria era certamente legittimo: il mantenimento del’ordine e della disciplina. Ma questa ingerenza era necessaria in questa situzione? “La Corte nota che lo Stato francese ha istituito organismi e procedure speciali per prendersi cura dei problemi del personale militare, ma crede che le istituzioni non sostituiscano il riconoscimento per i militari alla libertà di associazione, compreso il diritto di costituire dei sindacati e poterci aderire”, spiega la sentenza.

L’ordine è stato dato troppo in fretta, dichiarano i giudici europei: esclusivamente sulla base dello Statuto dell'Associazione e della “possibile esistenza di una dimensione sindacale”. Le Forze Armate non possono privare i militari dei diritti generali di associazione (di cui i sindacati ne sono una modalità) per la difesa dei loro interessi professionali e morali, precisa il CEDU. Le restrizioni “possono interessare le modalità d’azione e d’espressione di un’associazione professionale, ma non l’essenza del diritto stesso”.

Il Tenente Colonnello Matelly reagisce con “sentimenti contrastanti”: “c’è la tristezza per essere stato obbligato ad arrivare fino a questo punto, essendo stata la Francia ad aver introdotto da due secoli il principio del “soldato cittadino” in Europa. Oggi, è l’Europa che lo ricorda, ed è una buona cosa per tutti i soldati” ha dichiarato a “Le Monde”.

La questione può essere demandata alla Grande Camera per un giudizio di merito entro tre mesi, se le parti lo richiedono, altrimenti la sentenza sarà definitiva.

Il Ministero della Difesa ha dichiarato, giovedì 2 ottobre, che prende “atto delle decisioni”, precisando che un lavoro di riflessione “è stato avviato per rinnovare la concertazione militare”. Il Ministero ha altresì affermato che “avrebbe preso del tempo per valutare con precisione” le motivazioni della Corte al fine di stabilire “quali sviluppi la legge francese deve mettere in atto”.

 

(Traduzione di Fabio P. Zucco)

 

 


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