ON. DELMASTRO DELLE VEDOVE (AN): "FINANZIERI COSTRETTI, PER LAVORARE, A COMPRARSI CODICI E COMPUTER COI LORO SOLDI"

giovedì 08 marzo 2001

Lo scorso anno il quotidiano "Il giornale" pubblicò una serie di servizi sul fenomeno dell’esodo degli ufficiali GDF. Nei giorni successivi gli Onorevoli CUSCUNA’ e DELMASTRO DELLE VEDOVE presentarono l’interrogazione n. 3-05383 con la quale chiedevano al Ministro delle finanze se fosse a conoscenza della condizione di disagio degli ufficiali delle Fiamme Gialle e, in caso affermativo, quali provvedimenti intendesse adottare per frenare il fenomeno.

Qualche giorno fa il Governo ha risposto a mezzo del Sottosegretario di Stato alle Finanze Alfiero GRANDI, alla quale ha replicato l’On. Del mastro Delle Vedove.

Riportiamo integralmente i due documenti e attendiamo osservazioni e commenti dai nostri lettori.

 

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

ONN. CUSCUNA’ E DELMASTRO DELLE VEDOVE

N. 3-05383 DEL 21 MARZO 2000

 

- Al Ministro delle finanze. –

Per sapere, premesso che:

la stampa nazionale ha dato ampio risalto al profondo malessere che sembra agitare la vita degli appartenenti al corpo della guardia di finanza;

il malcontento pare determinato, principalmente, dalla condizione stipendiale, certamente inadeguata rispetto all'elevata professionalità che caratterizza il corpo;

in un rapporto trasmesso allo stato maggiore, rapporto che prevede per l'anno 2000 un esodo massiccio di ufficiali, sono indicati altri motivi di profonda insoddisfazione che, uniti ai livelli retributivi, generano decisioni collettive di rinuncia;

è grave il pericolo di una emorragia che priverebbe le fiamme gialle di intelligenze vive e di competenze profonde -:

se risulti al ministero la condizione di disagio in cui versa la categoria degli ufficiali appartenenti al corpo della guardia di finanza e, in caso affermativo, quali urgenti provvedimenti intenda assumere al fine di prevenire il pericolo di esodo massiccio di uomini la cui sostituzione, oltre ad essere difficile, comporterebbe comunque tempi lunghi con serie conseguenze per la operatività e l'efficienza delle fiamme gialle. (3-05383)

(21 marzo 2000).

 

RESOCONTO STENOGRAFICO DELL'ASSEMBLEA

SEDUTA N. 835 DELL'11/1/2001

(Livelli retributivi degli appartenenti alla Guardia di finanza)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Cuscunà n. 3-05383


Il sottosegretario di Stato per le finanze ha facoltà di rispondere.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per le finanze.

Signor Presidente, gli onorevoli interroganti, prendendo spunto dall'ampio risalto dato dalla stampa nazionale al profondo malessere che coinvolgerebbe gli appartenenti al corpo della Guardia di finanza, determinando di conseguenza un esodo massiccio di ufficiali, chiedono di conoscere quali misure si intendano adottare per fronteggiare detta situazione.

In proposito il comando generale della Guardia di finanza ha comunicato che negli anni 1998 e 1999 sono stati collocati in congedo a domanda, rispettivamente, 79 e 67 ufficiali, mentre nell'anno 2000 - dato aggiornato al 3 ottobre - gli ufficiali collocati in congedo sono stati 41. Si tratta in molti casi di ufficiali che hanno maturato una congrua anzianità di servizio e che si trovano a pochi anni dal raggiungimento dei limiti di età. In altri casi i motivi del collocamento in congedo riguardano problematiche di carattere personale - esigenze di lavoro del coniuge, interessi a permanere in una determinata sede - non sempre coniugabili con l'obiettiva esigenza dell'amministrazione alla mobilità del personale.

Da un'analisi condotta dall'amministrazione al fine di prevenire e contenere il fenomeno evidenziato nell'interrogazione, fenomeno che deve pertanto ritenersi fisiologico per organizzazioni complesse come la Guardia di finanza, è emerso che le cause che possono contribuire in vario modo a determinare in taluni ufficiali una scelta professionale diversa sono essenzialmente le seguenti: la ricerca di uno sviluppo professionale di carriera che nella Guardia di finanza risente di una normativa ormai obsoleta rimasta vigente esclusivamente per questo Corpo; il rapporto tra retribuzione e carico delle responsabilità; i trasferimenti di sede che, considerata la carenza di alloggi di servizio, causano notevoli difficoltà agli interessati.

Ciò posto, nel premettere che alla compiuta soluzione di talune problematiche individuate si frappongono anche gli oggettivi limiti degli stanziamenti di bilancio e delle disposizioni normative concernenti il trattamento economico del personale e che sono superabili soltanto mediante idonee iniziative legislative, giova far presente che sono state adottate misure atte a fronteggiare i problemi evidenziati, almeno nella misura possibile. Infatti al fine di contenere l'esodo degli ufficiali piloti del Corpo sono state adottate alcune forme di incentivazione economica connesse a forme obbligatorie (legge 28 febbraio 2000, n. 42); inoltre, in attuazione della delega conferita al Governo (legge 31 marzo 2000, n. 78), sono stati predisposti taluni decreti legislativi concernenti tra l'altro il riordino delle carriere degli ufficiali del Corpo che consentirà di delineare un più armonico sviluppo delle stesse migliorando le aspettative del personale. Il regolamento è in corso di verifica presso la Commissione finanze della Camera.

Per quanto riguarda i disagi connessi ai trasferimenti di sede, il Corpo, avvalendosi degli stanziamenti previsti dall'articolo 29 della legge 18 febbraio 1999, n. 28, recante disposizioni in materia di costruzione, ammodernamento, acquisto di immobili per il corpo della Guardia di finanza, ha intrapreso iniziative volte ad incrementare il numero degli alloggi di servizio soprattutto nelle sedi di capoluogo di regione ove più grave è il deficit di risorse.

Infine, per contemperare al meglio le esigenze di servizio con le problematiche personali dei singoli (lavoro del coniuge, studio dei figli, eccetera), è stata disciplinata la partecipazione di questi ultimi al procedimento amministrativo di trasferimento e di cambio di incarico.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove, cofirmatario dell'interrogazione ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor sottosegretario, la ringrazio per la sua risposta rispetto alla quale non posso dichiararmi soddisfatto. Non posso perché mi pare che io viva in un mondo diverso dal vostro: svolgendo io l'attività di avvocato penalista, spesso mi accade di entrare nelle caserme della Guardia di finanza per assistere qualche cliente che deve essere sentito in quella sede. Ebbene, vorrei che il ministro e tutti i sottosegretari facessero l'esperienza che capita a me e a tutti gli avvocati penalisti di questo paese. Si entra all'interno delle caserme, si parla con il sottufficiale delegato a compiere l'atto e se si osserva banalmente il computer ci si sente rispondere che è un PC personale comprato direttamente dal sottufficiale; se poi si cerca di capire il funzionamento della caserma, si viene a sapere che spesso la carta necessaria negli uffici viene comperata direttamente dagli uomini della guardia di finanza. Si assiste poi a qualcosa che è davvero inverecondo. Mi riferisco ai budget telefonici assegnati alle caserme della Guardia di finanza che sono in misura risibile rispetto all'attività che devono svolgere.

Allora può capitare che un sottufficiale che deve fare una telefonata sia costretto a compilare una richiesta scritta da presentare al proprio superiore: pensate al dispendio di energie e di tempo e al senso del ridicolo per avere l'autorizzazione a fare una telefonata, in quanto si è superato il budget telefonico!

Bisognerebbe dire al ministro che il problema non è tanto quello di stabilire dei budget ed imporre ridicole forme di sopraffazione dell'intelligenza degli uomini della Guardia di finanza: infatti, se si teme che qualcuno possa fare telefonate non connesse al servizio, si possono utilizzare strumenti che registrino i numeri telefonici operando una verifica a consuntivo e a posteriori.

Signor sottosegretario, con tutte le belle cose che ha detto, non ha risolto nemmeno i problemi minimali, che però sono sostanziali, in quanto fanno sì che quelle persone vogliano lasciare il servizio: esse, infatti, hanno livelli retributivi che rapportati al loro grado di professionalità sono ridicoli. Non è immaginabile che chi ha una professionalità di quel tipo possa continuare a prestare quel servizio sapendo quello che il mercato (viviamo, infatti, in una società di mercato) può offrirgli qualora voglia svolgere un'attività libero-professionale anche minimale (ad esempio, la semplice tenuta della contabilità o delle buste paga).

Signor sottosegretario, non si possono ignorare tali problematiche. Il paradosso è che la grande professionalità degli uomini della Guardia di finanza deriva, molto spesso, proprio dall'incapacità e dalla farraginosità dell'opera dei ministri delle finanze che si sono susseguiti negli ultimi lustri: una persona che riesca a districarsi nel dedalo di leggi e sovrapposizioni normative che avete regalato alla nostra nazione deve avere una sconcertante professionalità ed un elevatissimo grado di capacità!

Signor sottosegretario, è bene che gli italiani lo sappiano: coloro che compiono atti di polizia giudiziaria debbono acquistare a proprie spese il codice di procedura penale; sarebbe come se Giovannino Agnelli, quando deve assumere un operaio alla FIAT Mirafiori, gli dicesse prima di passare dal ferramenta, per acquistare la chiave inglese con la quale dovrà svolgere il lavoro alla catena di montaggio! Questi sono i veri problemi rispetto ai quali le vostre affermazioni di principio cadono nel vuoto: quando si impone ad un sottufficiale della Guardia di finanza di comprarsi una risma di carta, vuol dire che siamo davvero - come si usa dire oggi - alla frutta o alla canna del gas! Non credo sia questo il modo di trattare un corpo la cui rilevanza è centrale nel mondo finanziario e produttivo del paese e che, tra l'altro, rende un servizio di primissimo piano in termini di professionalità nell'interesse dello Stato e con grande spirito di servizio.

 


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