CONCERTAZIONE INTEGRATIVA E ASSEGNO DI FUNZIONE, UN ATTO DI CORAGGIO (di Antonio Sabino)

venerdì 17 ottobre 2003

Con l’articolo che segue il delegato del Cocer – Sezione Esercito, Giovanni Sabino, spiega nel dettaglio le ragioni per le quali conviene a tutto il personale che la prima fascia per l’attribuzione dell’assegno di funzione sia fissata a 19 piuttosto che a 17 anni di servizio. 

Già si discute delle risorse per la concertazione previste nella futura Finanziaria che ancora deve essere conclusa quella vecchia. Infatti, le risorse aggiuntive, stanziate dalla precedente legge finanziaria allo scopo di compensare i mancati finanziamenti per effetto del divario tra inflazione reale e inflazione programmata, devono ancora essere distribuite.

Il tutto sarebbe dovuto avvenire sulla base del protocollo di intesa sottoscritto durante la precedente concertazione ma, come è stato già ampiamente dibattuto, la maggioranza delle rappresentanze militari e sindacali ha ritenuto opportuno prendersi un momento di riflessione per la possibilità, nata, di discostarsi dal protocollo di intesa in quanto penalizzante per il personale. Almeno questa era la posizione all’ultimo incontro avvenuto presso la Funzione Pubblica nel mese di luglio.

Cosa prevede esattamente il protocollo di intesa e perché la maggioranza dei sindacati e della rappresentanza militare ha ritenuto opportuno valutare un ripensamento?

Tra gli emolumenti sui quali non si era intervenuti durante la concertazione vi sono l’assegno di funzione (previsto per i sottufficiali) e quello di parziale omogeneizzazione (previsto per gli ufficiali) oggetto di intervento nel protocollo di intesa ove si era stabilito che soprattutto su tali emolumenti si sarebbe dovuto intervenire con le risorse aggiuntive.

Nel protocollo è stata prevista, tra l’altro, la possibilità di abbassare le fasce di percezione da 19 e 29 a 17 e 27 anni di servizio effettivo aumentando così il numero dei percettori nonché il numero di anni di percezione dell’emolumento. Tutti condivisero questa strategia, allora, con grande soddisfazione delle parti sociali e del Governo. Anche io la apprezzai, ma allora perché ora si dovrebbe cambiare idea?

Per capirlo è necessario procedere ad una semplice analisi tecnica dalla quale non si può prescindere, analisi dalla quale non si è sottratto il COCER del Comparto Difesa (il cui elaborato è pubblicato sul medesimo numero su cui compare questo articolo).

E’ necessario innanzitutto suddividere le risorse tra il Comparto Difesa e Sicurezza poiché questo è l’attuale sistema procedurale (sulla cui legittimità mi riservo di esprimermi), la conseguenza è che dei 135 milioni di euro utilizzati 35 costituiscono la quota parte spettante alle Forze armate.

A questo punto se operassimo direttamente con l’incremento dell’assegno di funzione potremmo raggiungere addirittura una percentuale di incremento del 53% circa delle attuali misure dell’emolumento; operando, invece, per abbassare la fascia di percezione da 19 a 17 anni, abbiamo all’incirca 6480 nuovi percettori per cui è necessario sottrarre alle risorse disponibili una cifra pari a 10 milioni di euro (il 29% delle risorse circa).

Andrebbe poi fatta la stessa valutazione per l’anticipo della fascia da 29 a 27 anni di servizio. Le risorse residue consentirebbero un incremento dell’emolumento pari a circa il 30%.

A questo punto è necessario determinare il montante contributivo di una vita lavorativa e ciò è ottenibile con un semplice calcolo degli emolumenti percepiti in 35 anni di servizio effettivo; da questa procedura scopriremmo che i beneficiari dell’anticipo a 17 anni perderebbero nell’arco della vita lavorativa, rispetto all’ipotesi di lasciare le fasce di percezione a 19 e 29 anni di servizio, da 1000 a 1600 euro mentre, mentre il rimanente personale perderebbe una cifra che oscilla tra i 2000 e i 3600 euro. Nell’ipotesi della istituzione della terza fascia a 33 anni addirittura le perdite arriverebbero a 4700 euro circa. A queste penalizzazioni vanno aggiunte poi quelle del trattamento pensionistico conseguenti alla riduzione del montante contributivo individuale (ovviamente per il sistema contributivo).

In parole povere per “concedere” ad una parte del personale un immediato ma apparente vantaggio, ad altri un futuro e sempre apparente vantaggio, si sceglierebbe di penalizzare tutto il personale ed in modo più incisivo quelli che non godono di alcun anticipo e che, ad oggi, costituiscono la maggioranza (47.000 persone circa solo per le Forze armate).

Una soluzione di mezzo, del tipo abbassare la fascia da 19 a 17 lasciando inalterata quella a 29, magari mantenendo anche inalterato l’incremento di questa ultima semmai fosse possibile, sarebbe null’altro che un ibrido in grado soltanto di penalizzare ulteriormente una parte del personale, così contravvenendo ad un importante principio di giustizia che impone il maggior equilibrio possibile tra gli effetti di un provvedimento (per non parlare della perdita dell’immagine speculare rispetto all’omogeneizzazione stipendiale degli ufficiali che potrebbe tornare utile in futuro).

Dall’analisi scaturisce, dunque, che per poter abbassare le fasce di percezione dell’emolumento sarebbero state necessarie più risorse in modo da non penalizzare il personale sull’incremento dell’assegno.

Alla luce di queste argomentazioni sia i sindacati delle Forze di polizia sia le rappresentanze militari manifestarono l’intenzione nel mese di luglio, come già accennato, di meglio valutare la situazione e manifestarono la disponibilità ad un eventuale passo indietro lasciando inalterate le fasce di percezione attuali con la possibilità di perseguire il medesimo obiettivo in Parlamento. Una voce fuori dal coro, nettamente a favore dell’abbassamento delle fasce di percezione a 17 e 27, fu quella del COCER dei carabinieri che espressamente confermò tale volontà.

Nel mese di luglio bene fecero tutti a non decidere in modo avventato e ad accettare un periodo di riflessione rinviando il tutto a dopo l’estate. Bene ha fatto il COCER dei carabinieri in questi mesi ad approfondire l’analisi del problema, bene ha fatto il COCER del Comparto Difesa (Esercito, Marina ed Aeronautica) a riflettere prima di deliberare nuovamente sull’argomento. Ora, però, è necessario affrontare, con un atto di coraggio, l’assunzione delle proprie responsabilità di rappresentanti: alla luce della conferma, derivante dall’esame più approfondito, e della conseguente maggiore definizione dei dati numerici nonché quantificazione del danno economico, una ostinazione sulla posizione di abbassare comunque le fasce di percezione dell’assegno di funzione apparirebbe più come una incapacità a confrontarsi con il personale rappresentato e un tentativo di “salvare la faccia” che non

come un vero intervento operato nell’interesse di tutti.

Ripeto, tutti abbiamo pubblicizzato l’abbassamento delle fasce di percezione dell’assegno di funzione a 17 e 27 anni (qualcuno addirittura a 15 e 25) ma, nell’interesse delle categorie rappresentate, è ora necessario un gesto di maturità, gesto che risulterà possibile solo a chi si muove realmente nell’interesse della tutela collettiva e non soltanto di quella propria; come dire che nell’interesse degli altri si può anche rischiare di perdere la faccia.

I rappresentanti del Governo, che in questo caso rivestono il ruolo di arbitri, non possono e non devono permettere che prevalga la caparbia ostinazione a discapito dell’interesse collettivo.

GIOVANNI SABINO

Maresciallo Capo – Delegato Cocer E.I


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