RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE, AUDIZIONE DEL COCER INTERFORZE IN COMMISSIONE DIFESA. INTERVENTO DEGLI ISPETTORI GDF DORI E DALESSANDRO: “SENZA ASSOCIAZIONISMO NESSUNA VERA RIFORMA”

sabato 04 ottobre 2003

Il 24 settembre scorso, i delegati del Cocer Interforze sono stati ricevuti in audizione informale dai deputati della IV Commissione Difesa.

All’apertura dei lavori, i rappresentanti dei militari hanno appreso che la Commissione non aveva ancora ricevuto dallo Stato Maggiore Difesa il documento unitario dell’Organismo centrale predisposto il 17 luglio.

Si è deciso, comunque, di dare la parola ai delegati delle sezioni.

Gli interventi sono stati aperti dal maresciallo Maurizio DORI, del Cocer Guardia di Finanza, che ha letto il documento che riportiamo di seguito predisposto unitamente al maresciallo Raffaele DALESSANDRO.

L’intervento va dritto al cuore del problema: non ci potrà essere alcuna vera riforma se non si scioglie il nodo della libertà di associazione tra militari.

La Commissione ha deciso di convocare nuovamente il Cocer dopo aver preso visione della proposta del luglio scorso.

 

 

TESTO DELL’INTERVENTO

 

DEI DELEGATI DEL COCER GUARDIA DI FINANZA,

MAURIZIO DORI E RAFFAELE DALESSANDRO,

IN OCCASIONE DELL’AUDIZIONE INFORMALE

PRESSO LA IV COMMISSIONE DIFESA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

IN DATA 24 SETTEMBRE 2003

 

SIGNOR PRESIDENTE, ONOREVOLI DEPUTATI,

IN QUESTI ANNI L’ATTENZIONE DEGLI APPARTENENTI ALLE FORZE ARMATE E ALLE FORZE DI POLIZIA A STRUTTURA MILITARE PER LA RIFORMA DELLA LEGGE SULLA RAPPRESENTANZA È CRESCIUTA FORTEMENTE: SUL PUNTO C’È OGGI UNA SENSIBILITÀ ENORME, COME MAI NEL PASSATO.

OGNI GIORNO NOI DELEGATI VENIAMO CONTATTATI DA TUTTA ITALIA DA COLLEGHI MOLTO BEN INFORMATI SU CIÒ CHE AVVIENE, CHE SI DOCUMENTANO SUL SITO INTERNET DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, CHE DISCUTONO E SI CONFRONTANO AMPIAMENTE TRA LORO.

TUTTI CI CHIEDONO DI NON DELUDERLI E DI FAR SAPERE A VOI, PARLAMENTARI, QUANTO DISAGIO, QUANTA SOFFERENZA CI SIA NEL PERSONALE MILITARE E QUANTO SIA IMPORTANTE FAR DECOLLARE UNA RIFORMA CHE DIA UNA RISPOSTA VERA, CONVINCENTE ALLA DOMANDA DI GARANZIE, DI DIRITTI, DI CERTEZZE.

NON È SOLTANTO UN PROBLEMA DI SOLDI, CARRIERE E STIPENDI.

QUELLO CHE SI CHIEDE È DI PRENDERE ATTO CHE LA MATURITÀ, LA CONSAPEVOLEZZA, LA CULTURA DEL PERSONALE MILITARE È CRESCIUTA ED È PARI A QUELLA DI TUTTE LE ALTRE CATEGORIE DI CITTADINI.

STIAMO PER PASSARE AL PROFESSIONISMO, SONO ENTRATE LE DONNE, STIAMO COSTRUENDO UNA PATRIA COMUNE EUROPEA. DOBBIAMO INVESTIRE SU QUESTA PARTE IMPORTANTE DEL PAESE, DOBBIAMO DARGLI FIDUCIA ED USCIRE DALLE AMBIGUITÀ.

NON È VERO CHE RICONOSCERE AI MILITARI DIRITTI E DIGNITÀ PARI A QUELLE DEGLI ALTRI CITTADINI COSTITUIREBBE UN RISCHIO PER LA COESIONE INTERNA. E’ UNA CONCEZIONE SUPERATA, CHE NON RAPPRESENTA PIÙ - DA MOLTI ANNI - LA REALTÀ DEGLI ORGANISMI MILITARI.

E NON È VERO CHE QUESTA SAREBBE LA POSIZIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE.

I MILITARI NON HANNO PIÙ BISOGNO DI ALCUN “PAPÀ” PER TUTELARE I PROPRI INTERESSI. LO DEVONO FARE CON I LORO RAPPRESENTANTI, LIBERAMENTE ELETTI, E CON STRUMENTI ANALOGHI A QUELLI DI TUTTI GLI ALTRI CITTADINI.

STRUMENTI CHE ABBIANO LIMITI E GARANZIE. E BISOGNERÀ CERTAMENTE METTERE DEI PALETTI.

MA IL LIMITE NON PUÒ ESSERE L’ESPROPRIO DELLA FUNZIONE RAPPRESENTATIVA E LA SUA ATTRIBUZIONE A CHI DEVE SVOLGERE COMPITI DI CONTROPARTE.

COSA SI PUÒ FARE IN CONCRETO?

IL DOCUMENTO DEL COCER INTERFORZE APPROVATO NEL LUGLIO SCORSO INDICA LE PRINCIPALI LINEE-GUIDA. NON CHIEDIAMO IL SINDACATO, MA CHIEDIAMO CHE TUTTE LE ATTRIBUZIONI PROPRIE DI UN SINDACATO SIANO INTERPRETATE E GARANTITE.

CIÒ VUOL DIRE CHE BISOGNERÀ RIPARTIRE LE COMPETENZE PROPRIE DI UN SINDACATO TRA DUE DIVERSE CATEGORIE DI SOGGETTI: I NUOVI ORGANISMI DELLA RAPPRESENTANZA DOVRANNO SVOLGERE LE FUNZIONI COMPATIBILI CON LE LORO CARATTERISTICHE DI ORGANI INTERNI ALLE AMMINISTRAZIONI (COME AD ESEMPIO LA TUTELA INDIVIDUALE), LE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI SVOLGERANNO LE ATTIVITÀ CHE NON POSSONO TROVARE SODDISFAZIONE PER LA VIA INTERNA (COME LA TUTELA LEGALE).

SOLO IN QUESTO MODO SI PUÒ IMMAGINARE UN SISTEMA CHE SENZA GIUNGERE AL SINDACATO SIA IN GRADO DI SVOLGERNE EFFETTIVAMENTE TUTTE LE FUNZIONI.

PER QUESTO SIAMO CONVINTI CHE NON CI POTRÀ ESSERE VERA RIFORMA SE NON SI CONSENTE AI MILITARI IL DIRITTO DI COSTITUIRE E DI ADERIRE AD ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI DI CATEGORIA ELIMINANDO LE ATTUALI LIMITAZIONI PREVISTE DALL’ART. 8 DELLA LEGGE 382 DEL 1978.

PER QUESTI STESSI MOTIVI SIAMO PREOCCUPATI DA ALCUNI SEGNALI CHE STANNO ANDANDO IN DIREZIONE ESATTAMENTE OPPOSTA.

CI RIFERIAMO, DA ULTIMO, A UNA CIRCOLARE DEL 16 LUGLIO SCORSO CON CUI IL MINISTRO DELLA DIFESA HA FORNITO UN’INTERPRETAZIONE FORTEMENTE RESTRITTIVA DEL CITATO ARTICOLO 8, ARRIVANDO A NEGARE PERFINO IL DIRITTO DEI MILITARI DI ADERIRE AD ASSOCIAZIONI CULTURALI CON ALTRI CITTADINI.

VI CHIEDIAMO, QUINDI, DI ALLARGARE LA PROSPETTIVA DI RIFORMA A QUESTO FONDAMENTALE DIRITTO, NON A CASO INSERITO NELLA CARTA EUROPEA DI NIZZA E RICONOSCIUTO AI CITTADINI MILITARI DAI PIÙ EVOLUTI PAESI EUROPEI.

 


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