GINO PAOLI INDAGATO: INVESTIGATORI,NON VOLEVA 'SCUDARE' - APPALTI: GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI - TAV: GIUDICI, IMPUTATI TERRORISMO NON VOLEVANO FAR MALE
GINO PAOLI INDAGATO: INVESTIGATORI,NON VOLEVA 'SCUDARE'
DOMANI DECISIONE DIMISSIONI, IL 25 INTERROGATORIO COMMERCIALISTA
(ANSA) - GENOVA, 23 FEB - Cresce l'attesa per il Consiglio
d'indirizzo della Siae convocato per domani per conoscere le
decisioni del presidente Gino Paoli indagato a Genova per
evasione fiscale e nel frattempo si susseguono le indiscrezioni
sulle intercettazioni ambientali nello studio del commercialista
Andrea Vallebuona, coinvolto nell'inchiesta della maxi truffa a
Carige, e che sara' ascoltato il 25 febbraio come teste assistito
nel caso che vede coinvolto il cantante.
Quei due milioni di euro, provento 'al nero' di alcune
prestazioni artistiche rese dal cantautore genovese, sarebbero
stati portati in una banca svizzera in fasi successive e Paoli,
intercettato dalle microspie collocate dalla Guardia di finanza
nell'ufficio di Vallebuona, aveva tutte le intenzioni di
rientrarne in possesso senza pero' 'scudarli'. In una di queste
intercettazioni infatti lo stesso cantautore esprime la volonta'
di non fruire dello scudo fiscale su quel denaro.
Il cantautore era annunciato oggi a Genova sia nello studio
del suo avvocato Andrea Vernazza sia in quello di un noto
fiscalista genovese ma in entrambi i casi non e' stato possibile
intercettarlo.
Prosegue intanto il lavoro degli investigatori della Guardia
di finanza che stanno setacciando il materiale sequestrato nella
villa di Paoli alla ricerca delle 'tracce' di quel denaro. Gli
inquirenti stanno cercando l'istituto svizzero che li ha in
deposito ma che ancora non e' stato trovato. In questo senso
potrebbe essere utile la testimonianza di Vallebuona. Il
professionista, ex collaboratore di Giovanni Berneschi, indagato
nell'inchiesta sulla maxi truffa ai danni di Banca Carige, verra'
interrogato mercoledi' 25 febbraio dai pm Piacente e Franz come
teste assistito perche' indagato in procedimento connesso.
Il cantautore sara' interrogato a sua volta nel primo
pomeriggio del 2 marzo dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz. Un
interrogatorio che diventa punto importante nell'indagine nata
incidentalmente durante l'inchiesta sulla maxitruffa a Banca
Carige.
Il legale di Paoli aveva fatto sapere di avere consigliato al
cantautore di sospendersi dalla sua carica alla Siae in attesa
di conoscere i contorni dell'inchiesta. Una possibilita' pero' che
lo statuto della stessa Societa' degli Editori italiana, non
prevede. Domani quindi il ventaglio delle opzioni si restringe.
(ANSA).
APPALTI: GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI
ATTUALI NORME NON GARANTISCONO EFFETTIVO RIPARO DA ILLEGALITA'
(ANSA) - ROMA, 23 FEB - Assicurare massima trasparenza delle
procedure di gara e' "un passo in avanti per favorire la
concorrenza". A dirlo e' il generale della Guardia di finanza,
Stefano Screpanti, che in audizione al Senato sottolinea
positivamente l'esistenza "gia' oggi di meccanismi di pubblicita'
dei dati, nello specifico della banca dati nazionale dei
contratti pubblici".
Nella prospettiva di potenziare gli effetti positivi del
controllo preventivo "e' anche utile richiamare espressamente la
centralita' che dovra' assumere la banca dati dei contratti
pubblici" - continua Screpanti - "Da questo punto di vista si
segnala di far confluire nel database anche i dati sugli
aggiudicatari delle gare al di la' dell'esito delle stesse, per
individuare cosi' gruppi di operatori che potrebbero accordarsi
per la spartizione delle commesse pubbliche". (SEGUE).
APPALTI:GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI (2)
(ANSA) - ROMA, 23 FEB - Il generale della Guardia di
finanza, Stefano Screpanti, ha anche segnalato l'importanza
dell'abbandono del criterio del massimo ribasso nella scelta
d'affidamento delle concessione a favore del miglior rapporto
qualita'-prezzo.
L'attuale quadro di regole contenute nel codice dei contratti
pubblici e nelle disposizioni collegate "non ha garantito reale
efficienza ed effettivo riparo da forme di illegalita' che
caratterizzano il settore", ha concluso Screpanti. (ANSA).
TAV: GIUDICI, IMPUTATI TERRORISMO NON VOLEVANO FAR MALE
DEPOSITATE MOTIVAZIONI, IMPUTATI ASSOLTI DA ACCUSA TERRORISMO
(ANSA) - TORINO, 23 FEB - Nessuna organizzazione
paramilitare, nessuna possibilita' di condizionare le scelte
dello Stato e, soprattutto, nessuna volonta' di fare male alle
persone presenti nel cantiere di Chiomonte. Cosi' la Corte
d'Assise di Torino motiva l'assoluzione dall'accusa di
terrorismo di quattro attivisti No Tav per l'assalto a colpi di
molotov la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Per i giudici si
e' trattato, dunque, soltanto di una serie di reati minori -
porto di armi da guerra, danneggiamento seguito da incendio e
resistenza a pubblico ufficiale - per cui i quattro, Claudio
Alberto, Niccolo' Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, sono
stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione.
Nelle motivazioni del verdetto pronunciato lo scorso 17
dicembre, i giudici, presieduti da Pietro Capello, sostengono
che i No Tav, che sono stati in carcere poco piu' di un anno e
ora sono ai 'domiciliari', non intendevano "attentare alla vita
o all'incolumita' delle persone presenti nel cantiere". La
mancanza di tale volonta' e' definita "incontrovertibile" e "non
deve essere confusa con l'accettazione del rischio che
quell'evento si realizzi".
Non puo' configurarsi il reato di terrorismo poiche' "in Val di
Susa non si vive affatto una situazione di allarme da parte
della popolazione" e poiche' "nessuna delle manifestazioni
violente fino a ora compiute ha inciso, neppure potenzialmente,
sugli organismi statali interessati alla realizzazione
dell'opera". La minaccia portata al cantiere, inoltre, non e'
stata "di dimensioni tali da rientrare nella previsione
normativa" per configurare il reato di terrorismo. In sostanza,
scrivono i giudici, "non si ritiene che la programmazione emersa
dal tenore delle telefonate oggetto di intercettazione", dal
"numero di soggetti concorrenti", dalle "armi proprie o
improprie utilizzate fossero di per se' tali da incidere, anche
solo potenzialmente, sulla volonta' dello Stato di proseguire i
lavori programmati".
Ai quattro imputati, per cui i pm Andrea Padalino e Antonio
Rinaudo avevano chiesto nove anni e mezzo di carcere, sono state
riconosciute le attenuanti generiche perche' incensurati, per la
loro condotta corretta durante il processo e "soprattutto" per
le loro ammissioni durante il dibattimento. La sentenza,
definita "una vittoria su tutta la linea" dai legali dei quattro
imputati, aveva anche stabilito che non fossero dovuti
risarcimenti alla Presidenza del Consiglio e ai sindacati di
polizia, in quanto non sussiste il reato di terrorismo, ma
soltanto alla societa' Ltf per i danni materiali subiti dal
cantiere. (ANSA).