GINO PAOLI INDAGATO: INVESTIGATORI,NON VOLEVA 'SCUDARE' - APPALTI: GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI - TAV: GIUDICI, IMPUTATI TERRORISMO NON VOLEVANO FAR MALE

martedì 24 febbraio 2015

 

GINO PAOLI INDAGATO: INVESTIGATORI,NON VOLEVA 'SCUDARE'

DOMANI DECISIONE DIMISSIONI, IL 25 INTERROGATORIO COMMERCIALISTA

   (ANSA) - GENOVA, 23 FEB - Cresce l'attesa per il Consiglio

d'indirizzo della Siae convocato per domani per conoscere le

decisioni del presidente Gino Paoli indagato a Genova per

evasione fiscale e nel frattempo si susseguono le indiscrezioni

sulle intercettazioni ambientali nello studio del commercialista

Andrea Vallebuona, coinvolto nell'inchiesta della maxi truffa a

Carige, e che sara' ascoltato il 25 febbraio come teste assistito

nel caso che vede coinvolto il cantante.

   Quei due milioni di euro, provento 'al nero' di alcune

prestazioni artistiche rese dal cantautore genovese, sarebbero

stati portati in una banca svizzera in fasi successive e Paoli,

intercettato dalle microspie collocate dalla Guardia di finanza

nell'ufficio di Vallebuona, aveva tutte le intenzioni di

rientrarne in possesso senza pero' 'scudarli'. In una di queste

intercettazioni infatti lo stesso cantautore esprime la volonta'

di non fruire dello scudo fiscale su quel denaro.

   Il cantautore era annunciato oggi a Genova sia nello studio

del suo avvocato Andrea Vernazza sia in quello di un noto

fiscalista genovese ma in entrambi i casi non e' stato possibile

intercettarlo.

   Prosegue intanto il lavoro degli investigatori della Guardia

di finanza che stanno setacciando il materiale sequestrato nella

villa di Paoli alla ricerca delle 'tracce' di quel denaro. Gli

inquirenti stanno cercando l'istituto svizzero che li ha in

deposito ma che ancora non e' stato trovato. In questo senso

potrebbe essere utile la testimonianza di Vallebuona. Il

professionista, ex collaboratore di Giovanni Berneschi, indagato

nell'inchiesta sulla maxi truffa ai danni di Banca Carige, verra'

interrogato mercoledi' 25 febbraio dai pm Piacente e Franz come

teste assistito perche' indagato in procedimento connesso.

   Il cantautore sara' interrogato a sua volta nel primo

pomeriggio del 2 marzo dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz. Un

interrogatorio che diventa punto importante nell'indagine nata

incidentalmente durante l'inchiesta sulla maxitruffa a Banca

Carige.

   Il legale di Paoli aveva fatto sapere di avere consigliato al

cantautore di sospendersi dalla sua carica alla Siae in attesa

di conoscere i contorni dell'inchiesta. Una possibilita' pero' che

lo statuto della stessa Societa' degli Editori italiana, non

prevede. Domani quindi il ventaglio delle opzioni si restringe.

(ANSA).

 

APPALTI: GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI

ATTUALI NORME NON GARANTISCONO EFFETTIVO RIPARO DA ILLEGALITA'

(ANSA) - ROMA, 23 FEB - Assicurare massima trasparenza delle

procedure di gara e' "un passo in avanti per favorire la

concorrenza". A dirlo e' il generale della Guardia di finanza,

Stefano Screpanti, che in audizione al Senato sottolinea

positivamente l'esistenza "gia' oggi di meccanismi di pubblicita'

dei dati, nello specifico della banca dati nazionale dei

contratti pubblici".

   Nella prospettiva di potenziare gli effetti positivi del

controllo preventivo "e' anche utile richiamare espressamente la

centralita' che dovra' assumere la banca dati dei contratti

pubblici" - continua Screpanti - "Da questo punto di vista si

segnala di far confluire nel database anche i dati sugli

aggiudicatari delle gare al di la' dell'esito delle stesse, per

individuare cosi' gruppi di operatori che potrebbero accordarsi

per la spartizione delle commesse pubbliche". (SEGUE).

 

APPALTI:GDF, POTENZIARE BANCA DATI CONTRATTI PUBBLICI (2)

   (ANSA) - ROMA, 23 FEB -  Il generale della Guardia di

finanza, Stefano Screpanti, ha anche segnalato l'importanza

dell'abbandono del criterio del massimo ribasso nella scelta

d'affidamento delle concessione a favore del miglior rapporto

qualita'-prezzo.

   L'attuale quadro di regole contenute nel codice dei contratti

pubblici e nelle disposizioni collegate "non ha garantito reale

efficienza ed effettivo riparo da forme di illegalita' che

caratterizzano il settore", ha concluso Screpanti. (ANSA).

 

TAV: GIUDICI, IMPUTATI TERRORISMO NON VOLEVANO FAR MALE

DEPOSITATE MOTIVAZIONI, IMPUTATI ASSOLTI DA ACCUSA TERRORISMO

   (ANSA) - TORINO, 23 FEB - Nessuna organizzazione

paramilitare, nessuna possibilita' di condizionare le scelte

dello Stato e, soprattutto, nessuna volonta' di fare male alle

persone presenti nel cantiere di Chiomonte. Cosi' la Corte

d'Assise di Torino motiva l'assoluzione dall'accusa di

terrorismo di quattro attivisti No Tav per l'assalto a colpi di

molotov la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Per i giudici si

e' trattato, dunque, soltanto di una serie di reati minori -

porto di armi da guerra, danneggiamento seguito da incendio e

resistenza a pubblico ufficiale - per cui i quattro, Claudio

Alberto, Niccolo' Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, sono

stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione.

   Nelle motivazioni del verdetto pronunciato lo scorso 17

dicembre, i giudici, presieduti da Pietro Capello, sostengono

che i No Tav, che sono stati in carcere poco piu' di un anno e

ora sono ai 'domiciliari', non intendevano "attentare alla vita

o all'incolumita' delle persone presenti nel cantiere". La

mancanza di tale volonta' e' definita "incontrovertibile" e "non

deve essere confusa con l'accettazione del rischio che

quell'evento si realizzi".

   Non puo' configurarsi il reato di terrorismo poiche' "in Val di

Susa non si vive affatto una situazione di allarme da parte

della popolazione" e poiche' "nessuna delle manifestazioni

violente fino a ora compiute ha inciso, neppure potenzialmente,

sugli organismi statali interessati alla realizzazione

dell'opera". La minaccia portata al cantiere, inoltre, non e'

stata "di dimensioni tali da rientrare nella previsione

normativa" per configurare il reato di terrorismo. In sostanza,

scrivono i giudici, "non si ritiene che la programmazione emersa

dal tenore delle telefonate oggetto di intercettazione", dal

"numero di soggetti concorrenti", dalle "armi proprie o

improprie utilizzate fossero di per se' tali da incidere, anche

solo potenzialmente, sulla volonta' dello Stato di proseguire i

lavori programmati".

   Ai quattro imputati, per cui i pm Andrea Padalino e Antonio

Rinaudo avevano chiesto nove anni e mezzo di carcere, sono state

riconosciute le attenuanti generiche perche' incensurati, per la

loro condotta corretta durante il processo e "soprattutto" per

le loro ammissioni durante il dibattimento. La sentenza,

definita "una vittoria su tutta la linea" dai legali dei quattro

imputati, aveva anche stabilito che non fossero dovuti

risarcimenti alla Presidenza del Consiglio e ai sindacati di

polizia, in quanto non sussiste il reato di terrorismo, ma

soltanto alla societa' Ltf per i danni materiali subiti dal

cantiere. (ANSA).


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