LE CARTE DELL’INCHIESTA SU TANGENTI ISCHIA, «CAMORRA NELLA COOP ROSSA SUBAPPALTI A DITTE DEI CASALESI» NEGLI ATTI DEI MAGISTRATI LE «INGERENZE» DEL GENERALE MICHELE ADINOLFI E LE TELEFONATE CON LUCA LOTTI di Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini (corriere.it)

venerdì 03 aprile 2015

NAPOLI Nella rete della «Cpl Concordia» la camorra dei Casalesi aveva un posto di rilievo. I verbali dei magistrati napoletani che indagano su tangenti che sarebbero state versate al sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino e ad altri politici e amministratori, mostrano la consapevolezza dei dirigenti della cooperativa emiliana di aver concesso i subappalti a ditte controllate dalla criminalità. E addirittura, secondo un’ipotesi avanzata dal «pentito» Antonio Iovine, di essere entrati in società con loro. I responsabili dell’azienda sono accusati di aver chiuso gli affari muovendosi su un doppio binario: da una parte i boss, dall’altra i politici. Con i primi scendevano a patti, agli altri avrebbero elargito «mazzette» e favori. Le carte processuali disegnano la natura di questi legami, ma mostrano anche i retroscena dei rapporti istituzionali degli ultimi due anni assegnando un ruolo primario al generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi e citando le sue telefonate con Luca Lotti, che dopo qualche settimana sarebbe poi diventato sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Non manca un attacco di Silvio Berlusconi all’allora presidente Giorgio Napolitano. Scrivono i pm: «L’11 maggio 2014 Silvio Berlusconi chiama l’ex senatore Amedeo Laboccetta con il quale parla, tra l’altro, della situazione di crisi sociale. Berlusconi dice inoltre che i giudici, anche su ordine del capo dello Stato, aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa per arrestarlo».

I rapporti con i Casalesi

Al responsabile commerciale per l’area Tirreno della Cpl, Nicola Verrini, i pm nell’interrogatorio del 12 giugno 2014 fanno la domanda diretta: «Le risulta che Cpl Concordia sia scesa a patti con esponenti della malavita casalese ovvero con referenti politici legati a tale clan camorristico?». Lui nega: «Non mi risulta». Eppure uno dei maggiori subappaltatori di Concordia in Campania era Antonio Piccolo, e su di lui farà con i giudici una ammissione l’ingegnere della Cpl Giulio Lancia, ascoltato subito dopo Verrini: «A proposito del Piccolo Antonio, Pino Cinquanta (ex dipendente di Concordia, ndr ) mi disse che il riferimento di Antonio Piccolo era il boss Michele Zagaria». La conferma, ricca di particolari, arriva dalla deposizione di Antonio Iovine, ex boss diventato collaboratore di giustizia: «I rapporti con la Cpl Concordia furono gestiti da Zagaria Michele per il tramite di Piccolo Antonio (...) In relazione ai lavori della metanizzazione (nel Casertano, ndr ) effettuati dalla Cpl Concordia posso affermare con certezza che il Piccolo Antonio fece da intermediario tra la Concordia di Modena e noi Casalesi, e in particolare tra la Concordia e Zagaria Michele. Preciso che tutto ciò avvenne all’insegna e sulla base di un accordo e con una metodologia in cui non ci fu necessità né di violenza né di minacce, neppure indirette: si trattò cioè di una intesa raggiunta attorno a una sorta di “tavolo” al quale si sedettero Concordia, Piccolo Antonio, e la criminalità organizzata casalese». Iovine giunge quindi a una deduzione: «Ritengo, conoscendo Zagaria e sapendo come lo stesso è solito muoversi rispetto a operazioni economiche così grosse, come è stato l’accordo con la Concordia per la metanizzazione dell’Agro Aversano, che Zagaria, tramite dei prestanome, sia entrato nella Cpl acquisendone delle quote societarie».

Il ruolo del generale

In un provvedimento di proroga delle intercettazioni ambientali negli uffici della Cpl i pubblici ministeri napoletani ripercorrono le fasi dell’inchiesta e nel capitolo dedicato al generale Adinolfi scrivono: «Il monitoraggio della sua utenza consentiva di acquisire numerose ulteriori univoche risultanze - riassunte nella nota depositata il 17 gennaio 2014 dalla polizia giudiziaria - dalle quali sembrano evincersi elementi piuttosto univoci dai quali si desume una sistematica e piuttosto inquietante ingerenza dello stesso Adinolfi in scelte e vicende istituzionali ai più alti livelli. Al riguardo il tenore e il contenuto delle conversazioni e degli sms intervenuti tra Adinolfi e Lotti (strettissimo collaboratore dell’onorevole Renzi); il fatto che Adinolfi si sia recato alla vigilia della proposta di nomina del comandante generale della Finanza nella sede di un partito politico entrando dalla porta laterale e secondaria; la reazione che Adinolfi ha avuto alla proposta di proroga del generale Capolupo manifestando il proposito di non rassegnarsi così facilmente... contribuiscono a delineare uno scenario e un contesto di più soggetti che - in modo più o meno sistematico - tramano per incidere sull’attività dell’autorità giudiziaria (è il caso della bonifica) e sulle nomine». Il resto è coperto da omissis . Le conversazioni di cui si parla sono state trasmesse per competenza a Roma e sarebbe già stata chiesta l’archiviazione del fascicolo.

3 aprile 2015 | 07:53

http://www.corriere.it/cronache/15_aprile_03/ischia-tangenti-camorra-9c6a4ba2-d9c3-11e4-9d46-768ce82f7c45.shtml


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