CONVEGNO CGIL "RIORGANIZZARE LA SICUREZZA". ZAVATTOLO (FICIESSE): SUPERIAMO LE LOGICHE INTERNE E LE RESISTENZE DELLE AMMINISTRAZIONI. PUNTIAMO AD UN VERA RIFORMA ORGANICA, SGANCIATA DAI PERICOLI SEPARATISTI DELLA DIFESA E CON UNA GDF CIVILE

martedì 14 aprile 2015

Pubblichiamo l'intervento di Francesco Zavattolo al Covegno "Riorganizzare la sicurezza" organizzato da CGIL - CGIL F.P. - SILP - FICIESSE e FLAI. che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del vice capo della Polizia di Stato, Pref. Matteo Piantedosi, del Capo del Corpo Forsetale dello Stato, Dott. Cesare Patroni, Gen. B. Bruno Bartoloni Presidente del Cocer Guardia di Finanza e dell'On. Emanuele Fiano (PD)

 

Partiamo da un dato di fatto: la crisi economica e la necessità di ridurre la spesa pubblica, le nuove minacce terroristiche, la tensione sociale sempre più alta, la necessità di una maggiore legalità economica e finanziaria per attrarre investimenti e garantire equità sociale, la necessità di difendere il territorio e l’ambiente, rendono urgente UN INTERVENTO ORGANICO DI PROFONDA RIFORMA DEL SETTORE SICUREZZA.

C’è bisogno di superare le politiche emergenziali degli ultimi anni fatte solo di tagli lineari e blocchi del turn-over, che se da un lato hanno ridotto la spesa, dall’altro hanno ridotto la qualità e la quantità del servizio (i fatti di Milano di qualche giorno fa ne sono un tragico esempio. Il crollo del soffitto nella scuola di Ostuni è segno che in tema di sicurezza in senso lato non si può procedere con la logica del prezzo al ribasso!) Più che di ulteriori tagli o razionalizzazioni c’è bisogno di un progetto serio ed organico. Va individuato un modello sostenibile finanziariamente e disegnata una riforma di medio lungo periodo, partendo dalle funzioni delle singole e diverse amministrazioni del comparto.

Abbiamo invece l’impressione che si stia procedendo per spot e per tentativi dettati solo dall’esigenza di ridurre quantitativamente la spesa. Non crediamo che la logica degli accorpamenti e delle fusioni sia la soluzione giusta, tanto più che, almeno nel breve tempo, non garantisce nessun risparmio e disperde l’identità e le professionalità che sono il patrimonio più importante delle singole amministrazioni. Queste non possono e non devono essere considerate zavorre di cui liberarsi, ma risorse dalle quali partire per innovare il settore.

Serve una nuova cultura della sicurezza. Per questo motivo, abbiamo bisogno di un approccio complessivo che metta al centro i cittadini, gli operatori economici, i territori e il servizio e non solo le logiche interne delle amministrazioni o di spending review. Ed è necessario coinvolgere nel dibattito anche chi quelle riforme le deve poi concretamente attuare e quindi il personale e le relative rappresentanze, senza lasciare fuori dal dibattito organizzazioni civiche come la nostra, che da 16 anni lavora su queste tematiche e, soprattutto, è terza rispetto alle amministrazioni! Anche perché le riforme calate o imposte dall’alto non hanno mai funzionato! 

Quindi, ben venga ogni tentativo di razionalizzare le competenze, evitare le sovrapposizioni e migliorare il coordinamento (e speriamo che stavolta lo si faccia davvero e non com’è avvenuto con il decreto Pisanu nel 2006). Ben venga ogni tentativo di definire chiaramente i campi di intervento dell’una o dell’altra organizzazione, ma facciamo in modo che non ci siano più sconfinamenti di impiego come vengono tutt’oggi nel settore aeronavale ad opera di organismi che non hanno attribuzioni di polizia. Ben venga, quindi, ogni tentativo di accorpare i centri di acquisto, i servizi logistici o amministrativi, e ogni tentativo di razionalizzare la presenza dei presidi sul territorio, ma bisognerebbe ampliare il campo di intervento anche ad altri aspetti, altrettanto fondamentali, che invece ci sembrano al momento ignorati.

Noi riteniamo che sia possibile migliorare i servizi di sicurezza e diminuire nel contempo la spesa senza accorpare e senza incidere sulle retribuzioni del personale. E che lo si e lo si deve fare ripartendo dalle logiche della legge 121.

Come? Seguendo questi principali passi.

  1. IMPOSTARE LA RIFORMA SUL PRINCIPIO DELLA PREVALENZA DEL MODELLO CIVILE (e non solo Democratico come detto dall’on. Fiano) DELLE FUNZIONI DI POLIZIA il che vuol dire smilitarizzazione della Guardia di finanza (Parliamo di un Corpo che diventato militare con il regio decreto n. 556 del 14/07/1907! Da un punto di vista socio-economico non stiamo parlando di un secolo fa, ma di un era fa!) e, come ha evidenziato anche L’Istituto di Ricerche sulla P.A. in un suo dossier di poco tempo fa, osare di spostare la dipendenza gerarchica di tutte le attuali forze di polizia (Carabinieri in primis) sotto al ministro dell’interno, mantenendo le linee di dipendenza funzionali dagli attuali dicasteri. Ma se questo può sembrare un azzardo, non sottovalutiamo che ci sono comunque i margini, come vedremo di seguito, di razionalizzare i campi di intervento dei vari Enti chiamati in gioco.   
  2. Ridurre i livelli gerarchici di comando e coordinamento di tutte le Forze di polizia, anche in coerenza con la revisione dell’apparato statale in corso di approvazione. Gli attuali livelli sono troppi (per la Guardia di Finanza arriva addirittura a 7, tra cui quello Interregionale che non trova giustificazione nemmeno nell’attuale assetto istituzionale) e finiscono per disperdere risorse ed ingessare la linea di comando;
  3. Ridurre gli (oggi ridondanti) apparati di funzionamento e di amministrazione, anche attraverso l’informatizzazione di processi. Oggi è stimato che il 40% delle risorse (personale ed economiche) è destinato al solo funzionamento!
  4. accorpare gli apparati di formazione. Fatto salvo i centri di addestramento regionale, gli istituti di formazione di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Forestale sono ben 48! Allora mi chiedo: è veramente necessario che ogni corpo abbia la propria scuola cinofili? E’ proprio necessario continuare ad arruolare ispettori e ufficiali con il solo diploma di maturità e impiegare 3 anni per i primi e 5 anni per i secondi per formarli nei loro rispettivi ruoli? Non sarebbe meglio prelevare giovani già laureati ed abbattere gli anni di formazione?
  5. aumentare la trasparenza degli obiettivi e della rendicontazione dei risultati, collegandoli a risultati di prevenzione e non solo di repressione ed aumentando i sistemi e le forme di partecipazione e controllo del Parlamento, del Governo, degli Enti locali, delle associazioni e dei cittadini;
  6. introdurre nel modello contrattazione del comparto un’effettiva contrattazione di II livello che conceda alle amministrazioni del quella necessaria flessibilità per soddisfare le proprie diverse esigenze ed al personale di superare la lentezza della contrattazione di I livello;
  7. revisionare, armonizzando, i sistemi di relazioni sindacale in quanto non è più concepibile che all’interno del comparto vi siano tre diversi modelli e tre diverse forme di rappresentanza sindacale.
  8. reintrodurre il turn-over pieno, con il superamento dell’arruolamento esclusivo dei ruoli base dai volontari delle Forze Armate e la reintroduzione di forme di pensionamento anticipato per il personale più vicino alla pensione;

10) contrattualizzare la dirigenza del comparto sicurezza.

Tutti obiettivi e principi coerenti con le linee generali dell’azione di Governo e soprattutto con i contenuti del disegno di legge Madia di revisione della pubblica amministrazione.

Prima di concludere non posso non toccare un nodo delicatissimo della questione: la Difesa.

Perché continuare a discutere di riordino del Forze di Polizia, senza considerare che più della metà degli addetti delle Forze dell’Ordine è “militare” e che, al di là delle problematiche relative a competenze e sovrapposizioni, molte questioni che interessano la sicurezza rimangono pericolosamente “confinate” in ambiente Difesa (Ministero, Commissioni, ecc.), e possono limitare la portata del dibattito e portare e soluzioni “sterili”.

Mi riferisco, in particolare, alla struttura delle carriere, alla struttura delle retribuzioni e, soprattutto, alla democraticità e trasparenza di amministrazioni (Carabinieri e Guardia di Finanza) che, pur essendo militari, operano quasi esclusivamente nel settore sicurezza.

D’altra parte, operazioni, come “strade sicure”, “mare nostrum” o “terra dei fuochi” o l’arruolamento dei ruoli base delle Forze di Polizia tramite i volontari delle Forze Armate, testimoniano molto chiaramente come il settore Difesa abbia, negli ultimi anni, (per così il dire) invaso il campo del settore sicurezza. [Al riguardo, come organizzazione civica, vista le tante richieste che sono giunte alla nostra associazione, pur affermando che il personale delle forze di polizia, per ragioni soprattutto culturali ed anche anagrafiche deve necessariamente essere acquisito dalla società civile, non possiamo tacere sul fatto che in fase di arruolamento dei livelli base delle FF.PP. ci sono figli e figliastri; in quanto gli aspiranti agenti, vincitori di concorso collocati fuori graduatoria, sono stati incamerati negli organici  di polizia e carabinieri, mediante il ricorso allo scorrimento delle graduatorie, ma non della Guardia di Finanza.]

Il rischio che si corre qual è? Invertire la tendenza innescata dalla Legge 121 e di vedere una RIMILITARIZZAZIONE CULTURALE DELLE FORZE DI POLIZIA: un effetto pericoloso per la nostra democrazia che il nostro Paese non può permettersi!

A questo proposito, il prossimo 21 aprile verrà presentato al Consiglio Supremo di Difesa il cosiddetto “Libro bianco” sul nuovo modello di difesa. Libro bianco che, almeno a giudicare dalle “linee guida”, affronta in modo complessivo lo scenario futuro entro il quale opereranno le istituzioni militari. E sin qui niente da dire.

Ciò su cui invece c’è molto da dire è che, così com’è, il Libro bianco incide in maniera molto pesante sulla democraticità, sulla trasparenza e sui diritti del personale militare con una VISIONE ISOLAZIONISTA E DEL TUTTO AUTOREFERENZIALE che - e basta leggere i punti 68 e 69 delle “linee guida” per rendersene immediatamente conto - separa in modo profondo e inaccettabile  il mondo del lavoro militare dal resto del pubblico impiego e dal resto della società civile nonostante il chiaro disposto dell’articolo 52 della nostra Costituzione, per il quale anche l’ordinamento delle Forze armate si informa – SI DEVE INFORMARE – allo spirito democratico della Repubblica.

Il nostro Paese vanta primati, purtroppo, di tutto rispetto, in materia di criminalità organizzata, corruzione ed evasione fiscale. Noi non siamo la Norvegia o la Svezia, ma le forze che abbiamo in campo non sono poche! Vanno riadattate alle esigenze dei cittadini e dei territori con un occhio attento alle periferie, perché laddove manca la presenza dello Stato diventa terra di nessuno, e questo un paese civile non lo può consentire.

Francesco Zavattolo

Segretario Generale Ficiesse


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