MIO MARITO AVVOCATO E ISPETTORE DELLA GUARDIA DI FINANZA NON VALORIZZATO DALLA SUA AMMINISTRAZIONE. SI PARLA DI MERITOCRAZIA, MA CON LA LEGGE DELEGA SULLA RIFORMA DELLA SICUREZZA CAMBIERA' QUALCOSA?

giovedì 01 ottobre 2015

Pubblichiamo di seguito la lettera di una moglie di un Ispettore della Guardia di Finanza e la risposta della nostra redazione.

 

Spettabile Ficiesse,

sono la moglie di un Finanziere (un Ispettore Capo) di 38 anni.

Sperando che perdonerà la mia audacia, mi permetto di scriverLe questa lettera perché so che siete molto vicini e sensibili alle problematiche e alle aspirazioni del personale delle Forze dell'ordine.

Le scrivo solo perchè penso che in questo momento sia utile ogni piccolo contributo di pensiero su una questione molto importante che vi accomuna com’è quella della Legge numero 124 del 2015 relativa alla riforma della pubblica amministrazione e delle carriere delle forse di polizia.

Convivendo, alle volte mi è capitato di parlare con mio marito della sua professione che ama tantissimo (anche se, per la verità, è sempre molto generico e riservato), così come ama aiutare i colleghi e i cittadini. È un ragazzo brillante e preparato (laureato in giurisprudenza con ottimi voti già prima dell’arruolamento e abilitato alla professione di Avvocato, avendo sostenuto e superato al primo tentativo le prove scritte e orali presso la Corte di appello di Roma).

E così, dato l’amore che mi lega a lui, ma anche in quanto cittadina italiana, ho iniziato ad appassionarmi agli argomenti che riguardano la professione delle forze dell'ordine in generale, informandomi per conto mio attraverso documenti di pubblico dominio (soprattutto su internet) e ponendomi delle domande.

Debbo dire che mi son fatta una cultura e una mia personale opinione: gradi, concorsi, modalità di accesso e reclutamento, sistema di rappresentanze dei lavoratori, polizia civile e polizia militare, il libro bianco, il blocco stipendiale, sistema pensionistico, ecc.

In particolare, ho letto e sentito (in TV, sui giornali, su internet) che recentemente è stata approvata la Legge Delega per la riforma della Pubblica Amministrazione (la legge numero 124 del 2015).

Il Parlamento, se ho ben capito, ha così delegato al Governo di attuarla attraverso una serie di Decreti grazie ai quali si concretizzeranno le norme contenute nell’appena approvata Legge Delega. Tra le materie oggetto di delega, vi è anche quella relativa alle progressioni delle carriere e alla riforma complessiva delle Forze di Polizia, basata sul merito e la professionalità, oltre che sull'innovazione e l'ammodernamento.

Le scrivo questa lettera perché, parlando con alcune mie amiche, mogli di poliziotti, carabinieri e finanzieri, ho saputo che sono davvero pochi quei poliziotti, finanzieri, carabinieri, non ancora Funzionari o Ufficiali, che si sono laureati PRIMA dell’arruolamento e addirittura ABILITATI all’esercizio di professioni molto importanti (nel caso di mio marito “Avvocato”, abilitazione equiparata, per alcuni concorsi a ben 5 anni di incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione, ad esempio per il concorso in magistratura). Leggendo alcuni bandi di concorso, anche interni, mi sembra di aver compreso che essi non sono valorizzati come sarebbe opportuno e soprattutto utile all’amministrazione da cui dipendono, probabilmente perché rappresentano una “minoranza”. Possibile che non interessi a nessuno? La cosa è quantomeno strana se non addirittura ILLOGICAsoprattutto in tempi duri come quelli che stiamo vivendo. Mi riferisco al risparmio sulla spesa pubblica: quanto costa ogni anno bandire concorsi esterni? Affidare consulenze o incarichi? Le professionalità già ci sono, quantomeno si impieghino per ciò "che sono", poi, se insufficienti (credo lo siano) si bandiscano concorsi per esterni.

Lo Stato, la Costituzione, promuove lo studio e l’accrescimento culturale e professionale.

Relativamente a quella aliquota di personale laureato prima dell’arruolamento e abilitato all’esercizio di altre professioni importanti per la Pubblica Amministrazione (es. Avvocato, Medico, Ingegnere, Commercialista), mi sia consentito dedurre che, tra l’altro, non hanno usufruito dei permessi studio; i costi economici (e non solo) del piano di studi sono stati sostenuti interamente dal singolo; l’attività didattica e formativa è stata totalmente rimessa al singolo.

Pongo la questione alla Sua attenzione affinché potrà tenere nel giusto conto, soprattutto in occasione delle riunioni e incontri con le Autorità sulla questione, le esigenze di valorizzazione e tutela di questa minoranza di personealtamente qualificate, che, magari, per esigenze familiari, economiche, per il raggiungimento dei limiti di età o per occasionalità si è trovata a ricoprire un ruolo inferiore alle proprie potenzialità delle quali sicuramente lo Stato si avvantaggerebbe, impiegandole in modo più proficuo.

Ripeto: che senso ha bandire concorsi (costosi) esterni per Funzionari o Ufficiali ogni anno? Almeno, prima di farlo, si attinga a chi è già un poliziotto e ne ha le attitudini (questo, mi par di capire, è il senso della Legge numero 124 del 2015).

Non credo sia azzardato sostenere che questa situazione sia obsoleta in una società come la nostra che vede le Forze di Polizia in prima linea per il mantenimento della pace della civile convivenza, dell’ordine pubblico, della legalità, anche a livello internazionale. Infatti, si può sperare nel più rapido raggiungimento di questi obiettivi solo con personale altamente qualificato e MOTIVATO, e, dunque, credo che a loro si debba dare il giusto risalto.

Mi riferisco a tutto il personale che per passione, per amore dello studio, della società in cui vivono, dell’Amministrazione per cui lavorano, sacrificando energie, denaro, tempo sottratto alla famiglia, HANNO CONSEGUITO L'ABILITAZIONE ALL'ESERCIZIO DI IMPORTANTI PROFESSIONI di cui la Pubblica Amministrazione si serve, mettendo a disposizione la loro cultura, esperienza e professionalità.

La Legge Delega parla di PROFESSIONALITA’, MERITO e, soprattutto, di PROGRESSIONE DI CARRIERA (appunto).

Mi pare logico pensare alle figure di cui Le ho parlato: per essi si potrebbe pensare alla loro progressione di carriera attraverso un concorso interno per soli titoli (quindi a costo “zero”) per uno speciale ruolo di Funzionari o Ufficiali, risparmiando in termini di spesa per l’organizzazione di concorsi pubblici per ulteriori esami. Ciò sarebbe ipotizzabile, proprio perché gli interessati e i candidati sono nell’ordine di poche decine e, probabilmente, tra questi ancora di meno sarebbero quelli decisi realmente a ricoprire il nuovo ruolo che comporta continui trasferimenti (ripeto, ho alcune amiche che sono mogli di funzionari di Polizia, Finanza e Carabinieri).

Il fatto che però, stimo, si tratti davvero di pochissimi dipendenti (con quei requisiti e, ovviamente, non ancora Funzionari o Ufficiali) faciliterebbe il compito agli Organi di Governo che, come dice la Legge Delega, deve sempre tener conto della PROFESSIONALITA’ e MERITO, utilizzando suppongo criteri trasparenti e obiettivi (un’abilitazione all’esercizio di un’importante e utile professione credo che lo sia).

Non essendo del mestiere, mi domando: quanto spende un’amministrazione per le consulenze, pareri, attività didattica da affidare a un Avvocato? Lo stesso dicasi per le prestazioni rese da un Medico, da un Ingegnere e via dicendo. Perché non creare un ruolo a sé stante? Le professionalità ci sono e sono già pagate per questo, sono già in organico!

Il concorso dovrebbe essere per soli titoli perchè non avrebbe costi (risparmio di spesa pubblica), sarebbe molto rapido e poi, sinceramente, sono stata vicina a mio marito quando si è preparato per gli esami da Avvocato: sono molto difficili e impegnativi (tirocinio, aggiornamento, studio continuo, prove scritte, orali ecc.). Sarebbe uno spreco di denaro pubblico "riesaminare" un Avvocato, un Medico, un Commercialista, un Ingegnere non crede? E poi, essendo già un dipendente, è già idoneo al servizio di polizia.

E’ una minoranza infinitesimale, sono “mosche bianche”, ma proprio per questo occorre tutelarleILLOGICO è non farlo, soprattutto oggi!

Quindi, si proponga che diventino Funzionari o Ufficiali IN QUANTO ABILITATI MEDICI (tanto basta!), IN QUANTO ABILITATI AVVOCATI (tanto basta), IN QUANTO ABILITATI INGEGNERI, e via discorrendo... (mi viene da pensare a qualcosa che ho letto relativamente ai Cappellani per i quali basta il "titolo" - la laurea - e la "nomina dall'alto" perchè siano Funzionari o Ufficiali. Un medico, un avvocato, un ingegnere, NON SOLO è laureato, ma ha dovuto sostenere durissime prove per essere ABILITATO!).

Sarebbe bene valorizzare quei soggetti, utilizzandoli per le loro potenzialità “COMPRESSE” (in un ruolo non consono alla loro professionalità, come dice la legge 124), non facendo in modo che credano neanche per un istante che l’amministrazione non pensi adeguatamente a loro o, peggio ancora, che riflettano sull’ipotesi di dimettersi.

Non so se mai leggerà questo mio libero pensiero, mi auguro di sì, sperando che abbia fatto cosa gradita. 

Porgo i miei più sentiti e cordiali saluti, augurandoLe buon lavoro e ogni bene.

Con grande e sincera stima.

Lettera firmata

 

Gentile Signora,

la prospettiva tracciata nella sua lettera mette a nudo uno dei pilastri più importanti della P.A. , ovvero la gestione delle risorse umane. La mancata valorizzazione del personale, anche e soprattutto nel settore delle forze di polizia, da un lato sbilancia le risorse finanziarie verso periodici arruolamenti (di una parte) del personale, con inevitabile dispendio di risorse pubbliche, dall’altro lato svilisce quei dipendenti che hanno titoli,  esperienza e volontà per mettersi in gioco.

Dall’orientamento che il Governo darà ai decreti attuativi dell’art. 8 della Legge 7 agosto 2015 n. 124, capiremo se le Amministrazioni hanno veramente l’intenzione di valorizzare il proprio personale. Noi, su questo punto, non siamo particolarmente fiduciosi, anche perché per ottenere un vero salto di qualità occorrerebbe una trasformazione profonda del sistema di arruolamento e di avanzamento; ci vorrebbero, in sostanza, nuovi paradigmi: modelli che l’attuale classe dirigente non è in grado di cogliere. 

Eppure basterebbe valorizzare, come ha evidenziato Lei, quei dipendenti che hanno già determinate professionalità e relativi titoli! O arruolare, magari, giovani laureati! Pensi a quanti milioni di euro si potrebbero risparmiare ogni anno in strutture, corsi, personale, indennità di addestramento e spese per docenze universitarie di tutto rispetto! 

Invece Guardia di Finanza e Carabinieri per formare la propria classe dirigente assumono, ogni anno, frotte di giovani (spesso solo) diplomati con una cultura media, per impiegarli nella professione dopo cinque lunghi anni di corso, tutti laureati a pieni voti (sic!). Tra l’altro, le accademie militari, in fatto di azzeramento del c.d. “fuoricorso”, sono una rara eccezione nel panorama universitario italiano! Giusto per fare qualche esempio, secondo  il Consorzio Interuniversitario Almalaurea, solo il 25% degli studenti di Giurisprudenza riesce a laurearsi entro i 23 o 24 anni. Pertanto, visto che la quasi totalità dei cadetti delle Fiamme Gialle e della Benemerita si laureano in 5 anni, appare evidente le accademie militari riescono ad arruolare proprio quel 25% di studenti prodigio. 

Per quanto attiene al senso della sua lettera, in vista dei lavori sulla riforma del comparto sicurezza, in tutti i consessi in cui avremo modo di far sentire la nostra voce, tenteremo di impedire l’ennesimo assalto alla diligenza sulla riforma delle carriere (stile riforma del 1995) ed evitare, di conseguenza, lo stillicidio di massa di agenti, funzionari e dirigenti che rischiano di essere nuovamente sviliti nel grado, e nelle loro funzioni, per qualche titolo o per qualche euro in più.

 

Cordialità. 

 

Tua email:   Invia a: