RIORDINO: BASTA SOLO ANZIANITÀ, E’ ORA DI FARE LE COSE SERIE - di Gianluca Taccalozzi.

lunedì 26 ottobre 2015

Riordino delle carriere. E tutti sognano una greca, una torre, un stella, un binario, un baffo e così via. Perché nelle forze di polizia la spallina non ha solo un significato economico ma anche e forse soprattutto di prestigio.

Sennonché, un sistema perfetto presuppone una piramide con a capo “i migliori”. Ma come e cosa valutare per selezionare i migliori?

La logica, la scienza e anche Costituzione e leggi[1] imporrebbero, per la verità, di svolgere ogni selezione attraverso procedure concorsuali e/o valutazioni delle qualità culturali e professionali e dei rendimenti conseguiti. Esercizio complicato, ma necessario.

La realtà mostra, invece, che il comparto sicurezza non si distingue dal resto del pubblico impiego. Si è seguita ugualmente la strada di concorsi/valutazioni non adeguatamente trasparenti ed oggettivi oppure, specie per i ruoli non dirigenziali, si è rinunciato a valutare per favorire demagogicamente la sola anzianità, meglio se nascosta in regimi transitori con voci immaginifiche tipo “percorsi agevolati” o “concorsi per soli titoli”, trasformando la promozione in un incremento stipendiale mero ed automatico.

Questa politica ha sconquassato il sistema e ha generato enormi ed ingiustificate sperequazioni tra il personale ed evidenti criticità al funzionamento delle strutture, tanto che, per citare alcuni esempi Guardia di Finanza:

  • nell’affidamento delle pratiche e degli incarichi non si considera quasi mai il grado, ma la competenza e l’affidabilità;

  • ci sono colonnelli che comandano se stessi e tenenti che comandano più di cento dipendenti;

  • ci sono luogotenenti che fanno il sottordine in ufficio e marescialli che fanno i capi pattuglia verifiche complesse o sono titolari di indagini delicate e complicate;

  • ci sono brigadieri capo che fanno gli autisti o i piantoni e vice brigadieri che fanno i capi-pattuglia;

  • ci sono appuntati scelti che fanno i piantoni e finanzieri impiegati in servizi operativi di polizia economico-finanziaria;

  • ci sono addetti di ogni ordine e grado che hanno conseguito lauree, master e/o percorsi di qualifiche professionali interne (IEF/Esperto d’area in primis) o che più semplicemente svolgono con passione ed impegno il proprio dovere, che sono nel contempo sovrasfruttati e sottopremiati.

Così il sistema non può più andare!

Una corretta politica del personale non può avere come unico ed esclusivo riferimento la mera anzianità solo perché è più comodo e più popolare. Il riordino delle carriere deve rappresentare l’occasione giusta per il cambiamento.

C’è bisogno di creare un sistema (transitorio compreso!) che tenga sì conto dell’anzianità, ma anche del titolo di studio (se inerente alla funzione), dei percorsi di formazione interna e dei rendimenti conseguiti. C’è bisogno di procedure concorsuali serie e trasparenti che impediscano di favoritismi di ogni genere. C’è bisogno di valutazioni caratteristiche adeguate ai tempi. C’è bisogno di ridare dignità al grado collegandolo alla funzione.  C’è bisogno di dare un’opportunità di crescita professionale “vera” a tutti i ruoli in ogni momento della carriera, non si possono decidere le carriere alla fine dei corsi di formazione[2].

Insomma, c’è bisogno di fare finalmente le cose serie. Lo chiedono i cittadini, lo chiede il momento, lo chiede il personale, almeno quello che “tira la carretta”.

Se non siamo in grado, allora meglio non fare nulla e mettere subito quei quattro soldi sul contratto piuttosto che fare altri danni sulle carriere.

Gianluca Taccalozzi

Delegato Co.Ce.R. – Guardia di Finanza.

 

[1][1] La Corte Costituzionale lo ha da ultimo “ricordato” con riferimento alla dirigenza dell’Agenzia delle Entrate.

[2] circostanza che si riferisce in particolare al grado di tenente colonnello.


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