RIFORMA DELLE CARRIERE: BASTA CON LA MERITOCRAZIA DI FACCIATA. SERVE UNA BATTAGLIA CIVICA PER RILANCIARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. Editoriale del Segretario Generale

mercoledì 28 ottobre 2015

Di meritocrazia nel pubblico impiego se ne parla da tanto, troppo tempo. Dal rapporto “Giannini” (1979) in poi si è legiferato molto ma non si è mai centrato l’obiettivo. Finora abbiamo visto utilizzare la meritocrazia solo come facciata per nascondere operazioni finalizzate a difendere il potere ed a nascondere aumenti indiscriminati di stipendi. Che si chiamino salari di produttività e di risultato senza valutazione, “posizioni organizzative” o “progressioni orizzontali” automatiche, o automatismi stipendiali e promozioni automatiche e generalizzate, poco cambia. Questo dimostra che è inutile scrivere belle leggi se poi chi le deve applicare le aggira, le boicotta o, peggio, le interpreta in maniera distorta a proprio vantaggio.

La rinascita o il declino dell’Italia passa attraverso la trasformazione culturale di chi governa e gestisce gli apparati pubblici. Per questo è necessario che la politica riassuma il proprio ruolo autorevole di direzione, e prenda le “distanze” dagli apparati della Pubblica Amministrazione e focalizzi il suo intervento solo sull’interesse generale.

Bisogna premiare il merito, il lavoro, l’inventiva, la disponibilità e la creatività perché solo in questo modo si genera giustizia sociale, si contribuisce nel distribuire ricchezza e si gettano le basi per una società equa e sana; ed il riordino delle carriere del personale delle Forze di Polizia si colloca a pieno titolo in questo scenario.

Purtroppo, da una prima disanima delle proposte di riordino avanzate dalle amministrazioni interessate emerge, ancora una volta, la subdola intenzione di interpretare “merito e professionalità” come facciata per nascondere, nei soliti regimi transitori, promozioni generalizzate ad anzianità. Peraltro, le proposte non tengono conto del fatto che le condizioni economiche (non c’è un euro!) e politiche sono molto diverse rispetto ai precedenti riordini. E si rischia, pertanto, di distribuire solo spalline vuote. Di questo passo, giusto per fare qualche esempio pratico, ci ritroveremo luogotenenti a fare piantoni delle caserme e capitani che lavorano all’ufficio protocollo!

Nonostante queste premesse ci fa piacere constatare che gli unici elementi di novità (titoli di studio, valutazione e opportunità di carriera) sono contenuti nella proposta della Guardia di Finanza che, quanto meno, sembra andare nella direzione giusta.

Perché è importante mantenere viva l’attenzione su queste tematiche? Perché non dobbiamo e non possiamo dimenticare che la sicurezza in generale, e la sicurezza economico-finanziaria in particolare, sono un bene primario e fondamentale per ogni democrazia che si vuole definire moderna.

Per questo motivo è fondamentale che sul tema del riordino delle carriere si apra un ampio dibattito pubblico che coinvolga anche i cittadini e società civile. La storia ci insegna che le riforme scritte “di nascosto”, dagli apparati che rispondono ad interessi particolari, generalmente hanno poco a vedere con il bene comune. Diamo merito al merito: tutto il resto sono chiacchiere (e distintivo).

Francesco Zavattolo

Segretario Generale Ficiesse


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