REPUBBLICA.IT. TICKET, CRISI QUI! GROUP: BUCO DA OLTRE 20 MILIONI DI EURO

sabato 28 luglio 2018

REPUBBLICA.IT. TICKET, CRISI QUI! GROUP: BUCO DA OLTRE 20 MILIONI DI EURO di Giuseppe Filetto

A tanto ammonta il debito dell’azienda che gestisce i buoni pasto. Venerdì a Genova assemblea dei 350 dipendenti

Almeno venti milioni di euro. «Parliamo di miliardi di vecchie lire e non di pochi spiccioli», sottolinea, più che preoccupato, il procuratore capo Francesco Cozzi. È di questa portata il “buco” creato dalla Qui! Group, la società genovese che gestisce i buoni pasto Qui!, di proprietà di Gregorio Fogliani, l’imprenditore venuto dal nulla.
Si era parlato di un debito di 300mila euro, ma non è così. La cifra è quasi cento volte maggiore. Si tratta di soldi dovuti a centinaia di creditori che hanno presentato altrettante ingiunzioni al Tribunale Civile, il quale a sua volta ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica, affinché valuti se in questa delicata vicenda vi siano profili di carattere penale. Tanto che al momento il pm Patrizia Petruziello e il procuratore aggiunto Francesco Pinto, del pool reati economici, ipotizzano i pesanti reati di frode in pubblica fornitura e truffa ai danni dello Stato.
D’altra parte, i vertici della Qui!Group, a quanto pare, già nei primi mesi dell’anno avrebbero nascosto il dissesto finanziario, con lo scopo di riottenere l’appalto pubblico. Nonostante sapessero e fossero consapevoli di navigare in acque agitate. E però i bilanci sarebbero stati nascosti alla Consip, la centrale unica degli appalti della pubblica amministrazione.
Al momento, comunque, il fascicolo è aperto “per atti relativi”, senza l’iscrizione di soggetti indagati, e con le ipotesi di falso in bilancio e di bancarotta fraudolenta. E su questo sono concentrati i magistrati. Anche se dalle ultime indagini (sono state affidate al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza) risulti che alcune ingiunzioni di pagamento, presentate ai giudici civili, sono state sanate e quindi ritirate subito dopo. «Una cosa insolita e strana — commenta il procuratore Cozzi -: come dire che in cassa ci sono ancora un po’ di soldi». Situazione non favorevole a determinare l’insolvenza e che mette la Procura nelle condizioni di non poter chiedere il fallimento della società.
Certo è che in casa Qui! Group c’è molta preoccupazione. Parliamo di una azienda che vanta 150mila esercizi convenzionati, che emette 100milioni di ticket ogni anno. C’è tanta preoccupazione per il futuro occupazionale dei dipendenti: più di 250 nella sede di Genova, complessivamente 350 con le filiali di tutta Italia, un migliaio con i collaboratori. Tutti tenuti all’oscuro di tutto. Tant’è che ieri si è tenuta una riunione tra i vertici aziendali e i responsabili del vari settori. “Non ci hanno detto nulla — dice però uno di questi ultimi che per ovvie ragioni preferisce l’anonimato — stanno valutando cosa fare”. D’altra parte in via XX Settembre 9 forse neppure la famiglia Fogliani sa da che parte orientarsi, di fronte ad un debito che appunto al momento supera i venti milioni di euro, ma con il passare delle ore potrebbe avvicinarsi ai trenta. Domattina i sindacati di categoria si vedranno con la proprietà, poi nel pomeriggio incontreranno i dipendenti.
Preoccupazione anche da parte dei creditori. L’appalto affidato nel 2016 alla Qui! Group interessa la gestione, la distribuzione e l’incasso dei buoni pasto di oltre un milione di dipendenti pubblici, appartenenti ad uffici dello Stato, a ministeri, forze di polizia. La società, infatti, con una convenzione stipulata con Consip, ha in appalto due lotti per rifornire i dipendenti delle pubbliche amministrazioni di Liguria, Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia e Lazio. Baristi, ristoratori, esercenti titolari di negozi di alimentari vantano crediti da tre a cinque zeri: chi 2mila, chi cinque, chi perfino trentamila euro di ticket incassati dai clienti e non rimborsati.
L’altro fronte caldo è quello dei fruitori, che con i buoni integrano il reddito. Ticket che però sono diventati “carta straccia”, dal momento in cui dietro le vetrine degli esercizi sono comparsi i cartelli di non accettazione dei Qui!Ticket. Sicché il Siap di Genova, il sindacato di polizia, ha predisposto un modulo di “denuncia”, per consentire ai dipendenti di formalizzare al proprio ente di appartenenza l’impossibilità di riscuotere i buoni pasto.
L’inchiesta genovese è aperta dallo scorso gennaio, nata da una semplice e routinaria verifica fiscale sulla sede legale di Milano e quella amministrativa di Genova. In quella occasione sono venute fuori decine di decreti ingiuntivi da parte dei creditori.

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