IL MESSAGGERO: FUSIONE INPS-INPDAP, SUMMIT DEL GOVERNO

martedì 22 agosto 2006

Martedì 22 giugno 2006, pagina 15

di PIETRO PIOVANI

ROMA Finite le vacanze, il governo si mette a lavorare alla fusione di Inps e Inpdap. Dopodomani si incontreranno i due ministri competenti in materia: Cesare Damiano, ministro del Lavoro e della previdenza; Luigi Nicolais, ministro della Pubblica amministrazione. Le decisioni da prendere sono tantissime: bisogna capire con quale strumento di legge sia più opportuno intervenire, in quanto tempo realizzare l’accorpamento, quale struttura dare al nuovo super-ente previdenziale. Bisogna anche valutare se non sia il caso di coinvolgere nella riforma anche gli enti minori, come l’Enpals o l’Ipost. E bisogna individuare la strategia migliore per guadagnarsi il consenso dei sindacati, visto che alcune sigle stanno già esprimendo la loro contrarietà alla fusione.
Damiano . Ier i il ministro del Lavoro ha reso noto con un comunicato che la fusione tra Inps e Inpdap «è nell’agenda del governo». È la prima volta che l’esecutivo conferma ufficialmente le anticipazioni pubblicate da “Il Messaggero”. Il progetto, si spiega nella nota, ha due obiettivi: «Da un lato razionalizzare e dare più efficienza al sistema previdenziale; dall'altro ottenere significativi risparmi di gestione». Damiano conclude con un’ultima sottolineatura: «Nel caso in cui le ipotesi formulate dovessero avere una loro realizzazione, tutto passerebbe attraverso un pieno e preventivo coinvolgimento delle parti sociali con le finalità di pervenire ad obiettivi condivisi». Insomma, non si farà nulla senza il consenso dei sindacati.
La Cisl. La Cisl ribadisce la sua avversione all’eventuale accorpamento: «Non è garanzia di risparmio, ma d’inefficenza per molti anni» assicura il segretario generale aggiunto Pier Paolo Baretta. Il quale protesta per il mancato coinvolgimento del sindacato: «Che Damiano confermi le indiscrezioni dei giornali non va bene. È bene prima parlarne con noi».
La Cgil . Gli altri due sindacati confederali sono meno drastici. Morena Piccinini, segretario confederale della Cgil, invita il governo a presentare una proposta di unificazione fra i due enti: «Se il governo ha un progetto serio, ce lo sottoponga e lo valuteremo». La sindacalista concorda sull’opportunità di trovare «sinergie, innanzitutto a livello territoriale» e segnala «la necessità di mettere in rete una serie di servizi che oggi non ci sono». C’è bisogno di razionalizzare».
La Uil. Il segretario confe derale Antonio Foccillo riconosce che «l’operazione è complicata» ma aggiunge: «In linea di principio non sono contrario. In ogni caso questo tipo di riorganizzazione degli enti si può fare con un confronto costante e continuo con le parti sociali». E Salvatore Bosco, segretario della Uil-Pubblica amministrazione, chiede al governo di convocare i sindacati: «Occorre un confronto approfondito per capire quali possono essere le ricadute sia sul fronte dei servizi per i cittadini sia in termini di organizzazione del lavoro».
L’Ugl. «La riorganizzazione della pubblica amministrazione non può avvenire dalle pagine di un giornale nel bel mezzo della pausa estiva» afferma Fulvio Depolo, segretario confederale dell’Ugl. Anche il sindacato vicino al centrodestra reclama un confronto con il governo per discutere sia di Inps e Inpdap, sia della chiusura degli uffici provinciali del Tesoro progettata dal ministro Padoa-Schioppa.
Treu. Ex ministro ed attuale presidente della commissione Lavoro in Senato, Tiziano Treu è uno degli esponenti della Margherita che meglio conoscono la materia. E non ha esitazioni a incoraggiare l’idea di Nicolais e Damiano: «Se ne parlò anche con Santagata quando si preparava il programma dell’Unione. Abbiamo la necessità di semplificare le strutture e di eliminare gli sprechi. Per esempio: oggi fra Inps e Inpdap ci sono centinaia di commissioni territoriali, una per ogni provincia, che rappresentano una discutibile fonte di costi. L’esistenza di sistemi informatici separati rende più difficili i controlli incrociati, impedisce di individuare i redditi cumulati dai pensionati, insomma fa aumentare i costi. Dunque la cosa va studiata seriamente, facendo tutte le verifiche e coinvolgendo le parti sociali. Ma non c’è dubbio che Inps e Inpdap fanno lo stesso mestiere».

 


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