DIRITTI DEI LAVORATORI MILITARI, I DS CON LA MEMORIA CORTA. OVVERO, QUANDO I POLITICI HANNO LA MENTALITÀ DI UN GENERALE ANNI SETTANTA (di Berardo)

giovedì 19 aprile 2007

Pubblichiamo l’intervento di Berardo apparso pochi giorni fa sul forum internet di Ficiesse, che ci sembra delineare in modo molto chiaro ed efficace la DELUSIONE che sta montando tra i nostri iscritti e simpatizzanti per le inadempienze dei partiti dell’Unione in generale e dei D.S. in particolare rispetto ai rispettivi programmi elettorali che si stanno delineando nella Commissioni Difesa di Camera e Senato.

 

L'intervento verrà inviato da Ficiesse a tutti i deputati e senatori dei Democratici di sinistra.

 

 

 

Nel dicembre 2005 si tenne a Firenze la presentazione del programma dei Democratici di Sinistra in vista delle elezioni politiche che si sarebbero poi svolte ad aprile, con la vittoria seppur di stretta misura della coalizione di centrosinistra, all’interno della quale i DS si confermarono il partito maggiormente rappresentativo.

Leggendo il programma dei DS, presentato appunto prima delle elezioni è possibile rintracciare alcuni punti specifici che riguardavano direttamente e precisamente una riforma del sistema di rappresentanza dei militari.

 

In particolare veniva enunciato tra gli obiettivi della formazione politica ciò che di seguito viene letteralmente riportato:


La rappresentanza militare. Il tema dei diritti comporta la necessità di affrontare con decisione una riforma democratica della rappresentanza militare superando le resistenze che si sono manifestate in questi anni per garantire agli organismi elettivi del personale militare il ruolo di parte sociale e un effettivo potere di contrattazione. Mentre agli Stati Maggiori deve essere riservato il ruolo di parte pubblica cosi da consentire lo svolgimento del procedimento di concertazione con la necessaria autonomia di entrambi i soggetti coinvolti e la sua conclusione con un vero e proprio accordo contrattuale. Il diritto di informazione e di associazione garantito dalla costituzione deve poter essere esercitato anche dai cittadini militari nel rispetto della legge e non può essere artificiosamente limitato da disposizioni ministeriali ambigue o discriminatorie. Agli organismi di rappresentanza deve essere data la possibilità di eleggere un presidente o una figura ad essa equivalente e che comunque ne svolga la funzione. Deve inoltre essere garantita la presenza delle donne negli organismi intermedi e soprattutto a livello centrale. A tutti e delegati deve essere consentito ad ogni livello un rapporto di consultazione e di informazione con le organizzazioni sindacali operanti sul territorio. Il passaggio alle Regioni di competenze su molte materie quali l'edilizia convenzionata e sovvenzionata, la sicurezza sul lavoro, la formazione, la sanità , tolgono significato ad una concertazione che esaurisce le sue capacità soltanto nel rapporto con il Governo. E' quindi opportuno prevedere, sulle materie della competenza delle regioni momenti di concertazione con gli organi di rappresentanza intermedi.

Tali passaggi richiamano quanto dichiarato pubblicamente dall’onorevole Marco MINNITI, allora responsabile del settore sicurezza dei D.S. e capogruppo alla Commissione Difesa della Camera, in materia.


Infatti l’on. Minniti, attuale viceministro all’Interno, in un pubblico incontro organizzato dall’associazione Ficiesse in quel di Bologna nel gennaio del 2006, cioè a pochi mesi dalle elezioni politiche, ebbe modo di parlare anche della riforma della rappresentanza dei militari. In particolare l’importante esponente politico dichiarò che compito della eventuale (e ora attuale) maggioranza era quello:


• di varare una riforma della rappresentanza con i criteri della rieleggibilità, della elezione del presidente (che potrà benissimo non essere il più elevato in grado), con funzioni di vera e propria controparte e stati maggiori nella parte opposta del tavolo, con diritti per i delegati e tutele individuali e collettive piene. “Si tratta – concluse Minniti - di TENDERE L’ARCO al massimo verso una autentica tutela di tipo sindacale”;


• di garantire LIBERTA’ DI ASSOCIAZIONE COMPLETA, considerando associazioni e rappresentanza come UN INSIEME STRETTAMENTE CORRELATO, vera e propria risorsa democratica e non una minaccia.


E’ pur vero che nel mastodontico programma dell’intera coalizione di centrosinistra  le parti dedicate a tale argomento sono esigue, tuttavia gli impegni assunti dal maggiore partito dell’attuale maggioranza potevano far sperare che, a detta dello stesso MINNITI, tali soluzioni potessero essere condivise da tutti i partiti dell’Unione.

Fin qui una breve sintesi dei buoni propositi politici che hanno preceduto le elezioni del 2006, ad un anno esatto dalla vittoria del centrosinistra.

 

Ma come sono state concretamente attuate le promesse elettorali, ad undici mesi dall’insediamento del governo Prodi?

 

Proviamo a fare il punto di situazione alla data odierna.


1.  La circolare anti-associazioni del luglio 2003 dell’allora Ministro della Difesa di centrodestra, On. Martino, è tuttora vigente e l’attuale Ministro della Difesa, Onorevole PARISI, uno dei padri fondatori dell’imminente Partito Democratico, non sembra assolutamente intenzionato a porvi mano; anzi, da quanto dichiarato in sede di audizione in Commissione, le sue idee in merito ai diritti civili dei militari non si possono certo considerare progressiste visto che in una audizione alle Commissioni Difesa riunite di Camera e Senato ha testualmente detto (vedi resoconto stenografico): “modificazioni che, pur tenendo conto del ruolo consultivo e propositivo attribuito alla Rappresentanza militare all'interno dell'ordinamento militare, che, conformemente anche agli orientamenti della Corte Costituzionale, ESCLUDE OGNI FORMA DI SINDACALIZZAZIONE”. Le stesse parole, guarda caso, utilizzate dal presidente della Commissione Difesa della Camera della precedente precedente legislatura, l’allora onorevole (e oggi senatore) Luigi RAMPONI, di Alleanza Nazionale.


2. Nessun progetto di legge del Governo è stato presentato al Parlamento, né sembra prossima una sua presentazione nonostante quanto dichiarato sempre dall’ineffabile onorevole PARISI (“chiama il Ministro ad avviare, dopo l'insediamento del Cocer nel più breve tempo possibile un confronto al riguardo dei diversi modelli di rappresentanza” – 4 luglio 2006!?!).


3. Sono stati presentati una serie disegni di legge in ordine sparso e raffazzonato da parlamentari di maggioranza e di opposizione.

 

Per i DDL provenienti dal centrodestra, nessuna sorpresa e quindi nessuna delusione: si tratta della solita trita e ritrita NON-riforma già vista (e fortunatamente fallita) nella precedente legislatura.

 

Per quelli provenienti dai parlamentari della maggioranza, LA DELUSIONE È ENORME visto che i propositi che si intravedono sono assolutamente deludenti per non dire IRRITANTI.

 

La cosa grave è che alcuni di questi “sforzi” provengono proprio dal partito che più si è speso, a parole e ovviamente prima delle elezioni, ossia i Democratici di Sinistra.

 

Spiace rilevare tra l’altro che l’attuale presidentessa della Commissione Difesa della Camera, onorevole Roberta PINOTTI dei DS, peraltro autorevole iscritta a Ficiesse, ha presentato un disegno di legge scritto MALE e per di più con la mentalità da generale degli anni Settanta, mentre il senatore NIEDDU, sempre dei DS, ha presentato un altro DDL che non recepisce nulla di quanto riportato nel programma elettorale del SUO partito o di quanto dichiarato dall’on. Minniti PRIMA delle elezioni.

4. Stendiamo poi un velo pietoso sull’ultimo dei DDL presentati, quello dagli esponenti della Margherita PISCITELLO e PIRO (ex Cgil!!) che altro non è che una fotocopia di quello di NIEDDU.

Per ricapitolare:

 

- i DS si sono fortemente impegnati per i diritti dei lavoratori militari;

- i DS hanno vinto le elezioni e sono al governo;
- i DS sono il partito più forte della coalizione;
- i DS hanno autorevolissimi componenti in ruoli di primissimo piano (come presidente di Commissione Difesa Pinotti, i viceministri Minniti all’Interno e Visco all’Economia, i sottosegretari Forcieri alla Difesa, Grandi all’Economia e Lucidi all’Interno);
- i DS si apprestano a fondersi con la Margherita nel Partito Democratico, per realizzare una “forte politica riformista”.

Alla data odierna, però:

- i risultati sono ZERO;

- le proposte presentate sono imbarazzanti, per non dire umoristiche.


Conclusione: nessuno degli impegni presi in campagna elettorale per i diritti dei militari potrà essere mantenuto con queste premesse.


Ciliegina sulla torta, dobbiamo leggere che, mentre il dibattito sulla sindacalizzazione dei militari coinvolge sia i politici che i diretti interessati, l’imperturbabile senatore NIEDDU richiama De Gregorio: “Niente fughe in avanti”.

 

Anche qui

Altro che fughe, qui stanno crescendo le radici!!

Poi si stupiscono se nei sondaggi il governo, la maggioranza ed il principale partito stanno cadendo a picco: si ricordino i signori politici del centrosinistra che nel segreto dell’urna il mio voto conta come quello di un Generale anni Settanta.

 

 

BERARDO

 


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