MILITARI: "ADUSI AD OBBEDIR TACENDO" E SE INVECE INIZIASSERO A PARLARE? (di Fosco Giannini, Deborah Bruschi e Maurizio Dori)

martedì 24 aprile 2007

Fosco Giannini*
Deborah Bruschi**
Maurizio Dori***


Parma, aprile 2007: una delegazione di Rifondazione Comunista si reca in visita ufficiale presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, il Comando Provinciale dei Carabinieri e il Ris con l'intenzione di incontrarne il personale e la Rappresentanza Militare.
La "Rappresentanza Militare" appunto, perché in Italia vige un sistema di diritti a doppio binario: chi è dipendente da amministrazioni statali che svolgono compiti di difesa e sicurezza non ha gli stessi diritti di chi lavora in altri settori dell'amministrazione pubblica e, sebbene il diritto alla libera associazione sindacale non abbia limitazioni costituzionali (art. 3 e 39), è però limitata per legge per i militari, i quali non hanno ancora oggi diritto a forme autonome di rappresentanza, tutela sindacale e libero esercizio alla contrattazione.
Principio fondante della Rappresentanza è di essere un organismo dell'organizzazione militare e, in quanto tale, inserito nel sistema gerarchico-disciplinare tipico degli organi militari: la presidenza viene quindi affidata de iure al membro più alto in grado, vige nell'organizzazione la rigida articolazione in comparti di categoria e di ruolo, con conseguente non corrispondenza tra composizione della rappresentanza stessa e dimensione della base rappresentata, nonchè l'impossibilità di una comunicazione autonoma con l'esterno, elemento che ha fatto in modo che fossimo appunto noi ad andare da loro e non il contrario.
Le stesse assemblee si svolgono e sono gestite all'interno del contesto militare con i rappresentanti che svolgono il loro mandato "per servizio", quindi assoggettabile al regolamento della disciplina militare e ai codici penali militari. E' accaduto infatti che i delegati del Cobar venissero puniti per i loro interventi in assemblea, arrivando alla denuncia alla magistratura militare per il contenuto delle loro delibere. E questo non più tardi di qualche settimana fa, come ci ricorda il maresciallo Vincenzo Decembrotto, quando alcuni membri del Cobar Carabinieri Emilia-Romagna sono stati assolti dalla Procura Militare di La Spezia a cui erano stati deferiti a seguito di una delibera mirata a salvaguardare la dignità di un collega.
Un mondo nel mondo insomma, dove una reale capacità di interlocuzione con la gerarchia e con la base di fatto non esiste, come non esiste la possibilità reale di interloquire con il mondo esterno.
Chi, di fronte all'idea di meccanismo ben oliato ispirato dalle lucide uniformi o dai soggetti romanzati dei programmi televisivi, poteva pensare che il tempo dedicato a queste visite nelle caserme sarebbe stato scandito dalle rimostranze vivaci di questi lavoratori e lavoratrici che lamentano insufficienti diritti sui temi delle abitazioni, sulla tutela e la prevenzione della salute, sugli orari di lavoro e sulle condizioni retributive e professionali?
Perché, ci ricordano, anche il militare è titolare di diritti personali e legittimi che non possono ritenersi conclusi nell'ambito del rapporto gerarchico-disciplinare: attualmente la legge non consente agli organismi di Rappresentanza di occuparsi della tutela del singolo, potendo esercitare solo una tutela di carattere generale, non vi sono garanzie di autonomia, norme di tutela dei delegati militari, rimangono insolute le carenze a livello di contrattazione centrale e decentrata
Forse restituire al sistema della Rappresentanza una reale capacità di interlocuzione sia con la gerarchia che con la base rappresentata potrebbe portare ad una perdita di discrezionalità nell'esercizio della funzione di comando, tipica della gerarchia militare ma anche alla vera indipendenza. In quasi tutti gli stati d'Europa infatti è ormai riconosciuto quanto meno il diritto di associazione e le discussioni da cui questo diritto è stato partorito non hanno contemplato il fatto che si potesse entrare in conflitto con la tutela delle istituzioni democratiche, dell'ordine pubblico e soprattutto dell'ordinamento disciplinare-gerarchico militare.
E allora, cosa succederebbe se parlassero?


*Capogruppo Commissione Difesa Senato
**Dipartimento Nuovi diritti Prc
***Guardia di Finanza, Segreteria Cocer



24/04/2007


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