CORSERA ONLINE: “STELLETTE, NOMINE E VECCHI RANCORI. IL GOVERNO DEVE DECIDERE, ORA LA SOSTITUZIONE DI SPECIALE APPARE PIÙ VICINA”. IL PRESIDENTE DEL COCER MINERVINI: "I POLITICI NON SI OCCUPINO DELLA GDF SOLTANTO QUANDO C’È DA RISOLVERE BEGHE INTERNE"

mercoledì 23 maggio 2007

di Fiorenza Sarzanini

 

ROMA — È la resa dei conti. L'epilogo di uno scontro che va avanti ormai dall'estate scorsa e che adesso pone il governo di fronte alla decisione cruciale: decidere se confermare nel suo incarico il comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale. Il rapporto di fiducia con il referente politico, che è appunto il viceministro Vincenzo Visco, appare irrimediabilmente compromesso come ha spiegato lui stesso annunciando la volontà di «ricorrere alle vie legali» e sottolineando che «quegli avvicendamenti furono chiesti proprio dal generale». La scelta fatta ieri dal premier Romano Prodi di manifestare «piena fiducia» al numero due del Tesoro fornisce indicazioni chiare su quale sia l'intenzione di Palazzo Chigi. Ma la partita appare tutt'altro che chiusa. Perché la sostituzione rischia adesso di innescare nuove polemiche con l'opposizione e il timore — come fanno intuire in via XX Settembre — è che questa vicenda possa pesare anche sulle elezioni amministrative previste per domenica prossima.

 

LA SCELTA DI CAMBIARE - In realtà un avvicendamento era previsto già da mesi. Dopo il cambio dei direttori dei servizi segreti avvenuto nel novembre scorso, il ministro della Difesa Arturo Parisi aveva lasciato intendere che anche gli altri capi degli apparati di sicurezza sarebbero stati rinnovati. Poiché il nuovo comandante dei carabinieri è arrivato lo scorso luglio, le ultime caselle da mettere a posto sono quella del capo della polizia e, appunto, quella del comandante della Finanza. Proprio in quegli stessi giorni di autunno il ministro dell'Interno Giuliano Amato, a chi gli chiedeva quale fosse il destino del prefetto Gianni De Gennaro, aveva risposto: «Nessun alto dirigente dello Stato deve rimanere in carica più di sette anni, perché supererebbe il presidente della Repubblica», rinviando tutto a giugno. Quella scadenza è arrivata e c'è chi ritiene che la decisione di rendere noti i verbali di Speciale di un anno fa possa avere l'obiettivo di farlo rimanere al suo posto. «Con questa mossa — spiegano nell'entourage di Visco — chiunque potrà ora dire che la sua sostituzione è stata una vendetta, anche perché il generale andrà in pensione soltanto nel marzo 2008». Ma c'è anche un'altra lettura della vicenda, secondo la quale la pubblicazione degli atti potrebbe essere stata agevolata da chi voleva mettere in difficoltà proprio il comandante e saldare così vecchi conti in sospeso. Una lotta di potere che si è consumata in questi mesi con trasferimenti e avvicendamenti all'interno della stessa Finanza dove ognuno ha cercato di piazzare i suoi uomini nei posti migliori.

 

GLI SCONTRI INTERNI - Un ruolo certamente da protagonista l'ha giocato Emilio Spaziante, che — dopo aver trascorso parte della sua carriera proprio a Milano — di Speciale è diventato il vice e da qualche mese è stato nominato numero due del Cesis. Un posto che, dicono le indiscrezioni, non avrebbe pienamente soddisfatto le sue aspettative. Ma vecchi rancori ci sono anche tra l'attuale vertice delle Fiamme Gialle e alcuni collaboratori di Visco, primo fra tutti il generale Italo Pappa. Al Tesoro l'alto ufficiale è stato chiamato dopo essersi dimesso da capo dell'Ufficio Indagini della Federcalcio. Una scelta resa obbligata dall'indagine sul calcio truccato: il suo vice Francesco Attardi era stato indagato perché accusato di aver passato notizie riservate a Luciano Moggi. Da allora i suoi rapporti con Speciale sono sempre stati pessimi e durante la sua audizione Pappa avrebbe fornito una versione sui trasferimenti dei quattro ufficiali in servizio a Milano opposta a quella offerta dal comandante generale. A tutto questo, si aggiungono i malumori interni. Il primo luglio diventeranno operativi alcuni incarichi assegnati nelle ultime settimane. Un giro di poltrone che è stato vissuto da molti finanzieri come l'ultimo atto di una gestione che ha sempre mirato a riservare i posti più ambiti ai «fedelissimi», talvolta senza tenere conto dei meriti acquisiti sul campo da chi si occupa esclusivamente di attività investigativa.

 

LE PROTESTE DEL COCER - È la posizione presa dal Cocer ad esprimere quanto profondo sia il malessere della «base». I toni del comunicato diffuso nel pomeriggio sono espliciti e suonano come una presa di distanza forte dall'attuale vertice: «Se l'autorità giudiziaria ha ritenuto di indagare, è sua facoltà, e attendiamo gli esiti: ma utilizzare i fatti per fini di bassa speculazione politica e tentare di determinare una crisi nei rapporti tra la Guardia di Finanza e il vice ministro è inaccettabile. La pubblicazione di questo atto giudiziario in un momento nel quale la vicenda appariva superata, considerato che tali trasferimenti non sono avvenuti e, a quanto a conoscenza di questo organismo, nessuna formale imputazione è stata mossa dall'autorità giudiziaria a chicchessia, rischia di trascinare nuovamente l'istituzione e coloro che vi lavorano al centro di una polemica politica assolutamente inaccettabile». Il generale Domenico Minervini, presidente della rappresentanza sindacale, lo dice chiaramente: «Rivendichiamo di non esserci mai schierati né con l'una, né con l'altra parte e dunque protestiamo di fronte a una vicenda che danneggia gravemente chi ha come unico obiettivo quello di combattere l'illegalità economica e l'evasione fiscale, chi chiede gli strumenti per poterlo fare nel migliore dei modi e vorrebbe che i politici non si occupassero della Finanza soltanto quando si tratta di risolvere beghe interne».

 

 

23 maggio 2007


Tua email:   Invia a: