LA STAMPA: “VISCO-SPECIALE, IL GIALLO SPACCA LA MAGGIORANZA”. MINERVINI: “TUTTI QUESTI VELENI BLOCCANO IL LAVORO”.

lunedì 28 maggio 2007

LA STAMPA, LUNEDÌ  28 MAGGIO 2007, PAGINA 12

 

di Guido Ruotolo

 

Solo il governo fa quadrato attorno al viceministro.

Domani conferenza dei capigruppo per calendarizzare il dibattito

Dubbi dalla sinistra radicale ma anche dalla Margherita e dai dipietristi..

Molte le incongruenze nella vicenda che i giudici romani dovranno chiarire.

 

ROMA – Una settimana dopo, il caso Speciale-Visco approda in Parlamento. Domani, la Conferenza dei capigruppo di palazzo Madama dovrà decidere quando calendarizzare il dibattito in Aula sulla mozione di sfiducia, presentata dall’opposizione, contro il viceministro Visco. Spiega Alfredo Mantovano, An: “Al di là della vicenda specifica, mi auguro che si possa svolgere un confronto vero per stabilire una linea chiara di confine tra le competenze del vertice politico e quello del vertice tecnico”. E se è vero che il governo fa quadrato attorno a Visco, all’interno della maggioranza i “mal di pancia” non sono pochi: in questi giorni da Antonio Di Pietro ad Arturo Parisi, dalla sinistra radicale a settori della Margherita, non hanno nascosto dubbi e perplessità.

 

Già, l’“affaire” esploso martedì scorso, con la pubblicazione sul “Giornale” del verbale della deposizione del Comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, al sostituto procuratore generale di Milano, Manuela Romei Pasetti. E’ il 17 luglio del 2006, e Speciale racconta al magistrato una storia di “pressioni” e di “ordini” impartiti dal viceministro per avvicendare i vertici della Finanza di Milano, il generale Forchetti, il colonnello Lo russo, il colonnello Pomponi e il tenente colonnello Tomei. Al magistrato, Speciale non racconta il “movente” di queste richieste, ma quando la notizie viene fatta filtrare dall’Ansa (è il 16 luglio), viene interpretata come la decapitazione dei responsabili dell’inchiesta Unipol.

 

Questa storia, esplosa martedì scorso, in realtà era stata ampiamente dibattuta sui giornali e in Parlamento nei mesi scorsi. Era tutta fuori: il governo e la maggioranza avevano difeso il loro viceministro, negando pressioni e ordini impartiti da Visco – anche perché gli avvicendamenti poi non ci sono stati -, e soprattutto rigettando al mittente l’interpretazione calunniosa che l’operazione aveva il fine di fare fuori gli investigatori di Unipol.Va subito precisato che una settimana dopo, l’“affaire” Visco-Speciale dal punto di vista giudiziario sta in questi termini: la Procura generale di Milano, che ha svolto un’istruttoria amministrativa, si appresta ad archiviare. Anche la Procura militare di Roma è in procinto di farlo, mentre la Procura ordinaria della capitale ha appena aperto un fascicolo per verificare l’eventuale presenza di reati.

 

In realtà, la vicenda sta assumendo i contorni di un “giallo”, e cioè vi sono alcuni aspetti che sollecitano un approfondimento. Ricapitoliamo. Il 26 giugno scorso, il viceministro Visco incontra il generale Speciale e gli pone genericamente il problema di un turn over dei vertici milanesi della Finanza. Il 13 luglio Visco convoca Speciale e, secondo il generale, gli consegna un appunto con i nomi da “epurare”. Il giorno dopo il generale scrive al viceministro confermando l’imminente trasferimento dei vertici milanesi. Ma poco dopo, sempre nello stesso giorno, Speciale chiama il procuratore di Milano, Manlio Minale, denunciando il tentativo di golpe.

 

Ecco il giallo: perché Speciale prima si dichiara d’accordo e poi si ribella, sempre se è vera la sua versione dei fatti? C’è qualcuno che gli fa cambiare idea? Attenzione a quanto raccontano negli ambienti vicini ai vertici della Finanza: “Il Comandante generale Speciale procede a trasferimenti e a nomine senza mai riunire il Comitato Consultivo, una sorta di “Senato dei generali” che, appunto, ha solo una funzione consultiva.. Insomma, non ha mai svolto e consultato nessuno”.

 

Questo potrebbe essere un punto importante da chiarire, per la Procura di Roma. Ritorniamo alla cronologia degli eventi. IL 16 luglio del 2006 l’Ansa batte la notizia dei possibili trasferimenti degli ufficiali che avevano indagato su Unipol. La sera stessa Visco smentisce pubblicamente e chiede di fare altrettanto al generale Speciale che invece conferma le “pressioni”.

 

 

 

“TUTTI QUESTI VELENI BLOCCANO IL LAVORO”

Il generale Minervini: i problemi sono altri.

I rappresentanti dei finanzieri: pensino piuttosto ai nostri stipendi.

 

ROMA - Martedì scorso, appena esplosa la polemica, il Cocer della Finanza, l’organismo di rappresentanza militare uscì pubblicamente denunziando una strumentalizzazione in chiave elettorale della vicenda, e invitò ad affrontare i problemi reali della Fiamme gialle.

 

Una settimana dopo, a urne ormai chiuse, il generale Domenico Minervini che guida il Cocer, non ha cambiato idea: “I nostri problemi sono altri, al mio appuntato che guadagna 1300, 1400 € al mese il caso Speciale-Visco non interessa. Noi chiediamo alla politica di farsene carico, questo clima di polemiche e contrapposizioni non ci  aiuta. C’è un evidente  stallo che va superato: il generale Speciale e il vice ministro Visco non si parlano. E’ grave, è come se l’editore non parlasse più con il suo direttore. Questo stallo va rimosso.”

 

Una settimana di comunicati del Cocer e di silenzi dei vertici del Comando della Finanza. Gli umori, è chiaro, sono preoccupati e in qualche modo il generale Minervini li rappresenta, non essendo lui un semplice sindacalista. Il Cocer tiene a sottolineare che non è vero che la sua posizione è di neutralità, nel senso di equidistanza: “Noi – spiega  il generale Minervini – non cui  sentiamo coinvolti nella vicenda come Guardia di Finanza, anche se è chiaro che il generale Speciale è il nostro comandante”.

 

Ma il Cocer pur non volendo entrare nel merito della vicenda e tantomeno schierarsi  con l’uno o con l’altro, non ha  dubbi: “Dalla lettura degli atti pubblicati sui giornali, se si  rivelassero confermati dalle risultanza investigative, è evidente che quella del viceministro Visco appare essere stata una manovra irrituale e inopportuna.”

 

In ogni caso un delitto non consumato risponderebbe un legale. Nel senso che quei trasferimenti non furono eseguiti “Non ci interessa entrare nella polemica – ribadisce il generale Minervini – da questa situazione  la Guardia di Finanza non trae vantaggi. Il nostro problema, perché “è” il problema, è che il  nostro referente politico-istituzionale, il viceministro Visco, non dialoga con il nostro Comandante Generale. Questa situazione è evidente a tutti, non può durare a lungo. Anzi, questo nodo va sciolto quanto prima”.


Tua email:   Invia a: