AVVENIRE ONLINE: "LE QUESTIONI APERTE DOPO IL CASO SPECIALE, LA GUARDIA DI FINANZA VANTA UN CREDITO DI RICONOSCIMENTO CHE LE ISTITUZIONI NON SONO RIUSCITE A ESPRIMERE” (di Sergio Soave)

sabato 09 giugno 2007

LE INTRAPRENDENTI FIAMME GIALLE NON MERITAVANO QUEL TRATTAMENTO

Le questioni aperte dopo il dibattito sul caso Speciale

di Sergio Soave

Probabilmente preso dall'enfasi di dover difendere, insieme al suo vice Vincenzo Visco, le sorti tutt'altro che sicure del governo, Tommaso Padoa-Schioppa ha esagerato nell'individuare colpe e responsabilità del comandante generale della Guardia di Finanza che ha destituito. Le requisitoria che ha pronunciato in Senato, proprio per il suo carattere esasperato, è apparsa in palese contraddizione con la sua decisione di nominare Roberto Speciale alla Corte dei conti, con quella cioé che in termini istituzionali sarebbe una promozione di grado. L'argomentazione cui è ricorso Padoa Schioppa, che consiste nella distinzione tra autonomia della Guardia di Finanza, che in quanto garantita da leggi e Costituzione sarebbe virtuosa, e "separatezza", che invece sarebbe nefasta e che quindi avrebbe giustificato le misure adottate, appare piuttosto esile e sostanzialmente solo fraseologica.

Questo non significa, naturalmente, che la difesa, seppure un po' oltranzista, di Visco configuri una "emergenza democratica" come denuncia l'opposizione. Allo stesso modo le opposte insinuazioni su un intreccio occulto e opaco tra Fiamme Gialle e servizi segreti che minerebbero le fondamenta della democrazia, appaiono puramente fantapolitiche. Va detto che se c'è spazio per tutte queste interpretazioni esasperate e fantastiche è anche o addirittura soprattutto perché il governo non ha fornito una spiegazione chiara ed esauriente dei fatti, senza la quale lo spazio aperto alle speculazioni diventa incontrollabile.

La convulsa conclusione delle votazioni a Palazzo Madama ha fatto sì che né la mozione di solidarietà alle Fiamme Gialle delle opposizioni - minoritaria nelle votazioni - venisse approvata, né l'analoga frase contenuta nella mozione della maggioranza - cassata perché riproponeva un concetto già bocciato dall'aula - potesse essere sottoposta al voto. Così la volontà, largamente maggioritaria nel Paese e nel Parlamento, di sostenere, anche e soprattutto in un momento così critico, l'azione della Guardia di Finanza, ha finito col non trovare espressione ufficiale.
Eppure la Guardia di Finanza funziona, persino in questi giorni di sofferenza ha messo a segno alcuni colpi magistrali, a cominciare dallo smantellamento di una pericolosa rete di terrorismo di matrice islamica. Il fatto stesso, di per sé un po' paradossale, che per difendere il comandante dei finanzieri si alluda, seppure indirettamente, alla protesta fiscale, come ha fatto il leader dell'opposizione, dimostra che la stima verso questo corpo dello Stato è assai estesa. Questo è accaduto indipendentemente da chi lo ha comandato fino alla settimana scorsa, o addirittura a dispetto delle sue direttive e dell'indirizzo che ha impresso alle attività del corpo? Naturalmente tutto è possibile, ma francamente sembra un po' difficile da credere che l'iniziativa e l'impulso del vertice dell'istituzione fossero orientati, come ha sostenuto il ministro dell'Economia, a finalità del tutto discutibili, e che ciononostante tutto abbia funzionato in modo tale da meritare la riconoscenza pressoché unanime.

Così è evidente che, indipendentemente dal giudizio sul suo comandante, la Guardia di Finanza vanta un credito di riconoscimento che le istituzioni non sono riuscite a esprimere e che resta come una tacita ma inquietante domanda inevasa.

 


Tua email:   Invia a: