RAPPRESENTANZA MILITARE: ANCORA DELEGATI COBAR SOTTOPOSTI A PROCEDIMENTI DISCIPLINARI. INTERPELLANZA URGENTE DELL'ON. CARTA (PSDI)

domenica 07 ottobre 2007

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00762
presentata da
GIORGIO CARTA
lunedì 1 ottobre 2007 nella seduta n.214


I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:

tre delegati della Rappresentanza militare dei carabinieri, il maresciallo Gianpietro Serra e gli appuntati Piero Antonio Cau e Cesarino Ranzuglia sono stati sottoposti a procedimento disciplinare di rigore per aver - nell'ambito delle prerogative del mandato ricevuto - inviato al comandante della regione carabinieri Lazio una denuncia/diffida a svolgere azione di vigilanza e di controllo sulle attività di missione dei delegati militari in ambito nazionale e regionale con oneri a carico dello stato;

i medesimi tre delegati militari sono stati poi sottoposti ad ulteriore procedimento disciplinare per il solo fatto di essersi avvalsi di un legale nella formulazione delle previste memorie difensive;

tale ultima circostanza denota uno svilimento dei diritti garantiti dalla carta Costituzionale e adombra, nella sostanza, un sorta di persecuzione nei confronti di militari impegnati a risolvere le problematiche del personale militare e a perseguire il benessere del personale ed il miglioramento dell'Istituzione;

i tre militari delegati sono componenti dell'Organismo di rappresentanza militare ed esercitano la propria funzione in ragione del mandato ricevuto;

tali contestazioni sembrerebbero tese a distrarre l'attenzione dalle problematiche sollevate dai delegati militari;

l'articolo 20 della legge 11 luglio 1978, n. 382, stabilisce che «Sono vietati gli atti diretti comunque a condizionare o limitare l'esercizio del mandato dei componenti degli organi della rappresentanza militare» -:

quali concrete misure il Governo e, in particolare, il Ministro della difesa intenda adottare per la tutela del diritto ad esercitare le funzioni di delegato militare in ragione del mandato ricevuto;

se e quali soluzioni il Governo ed il Ministro della difesa intendano adottare per ovviare a quelli che agli interpellanti appaiono veri e propri descritti abusi posti in essere dall'amministrazione militare nei confronti dei tre delegati, e se vi sia la volontà di accertarne la responsabilità.

(2-00762) «Carta, Brugger».

 

XV LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 217 di giovedì 4 ottobre 2007

 

Svolgimento di interpellanze urgenti

(Misure a tutela dell'esercizio delle funzioni di delegato militare - n. 2-00762)

PRESIDENTE. L'onorevole Carta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00762, concernente misure a tutela dell'esercizio delle funzioni di delegato militare (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).

GIORGIO CARTA. Signor Presidente, in premessa mi preme chiedere quali saranno le soluzioni che il Governo intende adottare a seguito dei fatti che si stanno verificando all'interno della rappresentanza militare.Pag. 54
Tre delegati della rappresentanza militare dei carabinieri - il maresciallo Serra e gli appuntati Cau e Ranzuglia - sono stati sottoposti a procedimento disciplinare di rigore per avere, nell'ambito delle prerogative del mandato ricevuto, inviato al comandante della regione carabinieri del Lazio una denuncia-diffida a svolgere azione di vigilanza e di controllo sulle attività di missione dei delegati militari. I medesimi tre delegati militari sono stati poi sottoposti ad ulteriore procedimento disciplinare per il solo fatto di essersi avvalsi di un legale nella formulazione delle previste memorie difensive. Tale circostanza denota uno svilimento degli istituti garantiti dalla Carta costituzionale.
I tre militari sono componenti dell'organismo di rappresentanza militare ed esercitano la propria funzione in virtù del mandato ricevuto. L'articolo 20 della legge 11 luglio 1978, n. 382, stabilisce infatti che «sono vietati gli atti diretti comunque a condizionare o limitare l'esercizio del mandato dei componenti degli organi della rappresentanza militare».
Chiedo, dunque, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'interno e al Ministro della difesa quali concrete misure il Governo e, in particolare, il Ministro della difesa intendano adottare a tutela del diritto ad esercitare le funzioni di delegato militare in ragione del mandato ricevuto; se e quali soluzioni il Governo e il Ministro della difesa intendano adottare per ovviare a quelli che agli interpellanti appaiono dei veri e propri abusi posti in essere dall'amministrazione militare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Marco Verzaschi, ha facoltà di rispondere.

MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, la rappresentanza militare è stata istituita con le «Norme di principio sulla disciplina militare» (legge 11 luglio 1978, n. 382) che, in sintesi, hanno stabilito i principi legislativi fondamentali relativi ai diritti e ai doveri del cittadino militare e, per la prima volta nell'ordinamento militare, hanno introdotto gli organismi di rappresentanza.
Nel suo complesso, la rappresentanza è un istituto dell'ordinamento militare costituito da un insieme di organi collegiali elettivi, avente il compito di esprimere pareri, formulare richieste e avanzare proposte, prospettando istanze di carattere collettivo del personale alle autorità militari competenti nei vari settori d'interesse, individuati dalla citata legge istitutiva.
In particolare, le materie di cui si occupa tale istituto sono quelle concernenti la condizione, il trattamento, la tutela di natura giuridica, economica, previdenziale, sanitaria, culturale e morale dei militari. È di tutta evidenza, dunque, l'importanza che rivestono il ruolo e l'attività della rappresentanza militare, grazie alle quali l'amministrazione è in grado di integrare e perfezionare la conoscenza di molteplici esigenze, aspettative, istanze e problematiche delle diverse categorie del personale militare, intraprendendo le iniziative ritenute necessarie.
Svolta questa doverosa premessa, passo ad analizzare le questioni di merito che sono state sollevate dall'interpellanza urgente in esame. Il comandante della regione carabinieri Lazio ha recentemente avviato un procedimento disciplinare per l'irrogazione della consegna di rigore, tuttora in corso, nei confronti dei militari citati dagli onorevoli interpellanti, in quanto questi ultimi, inosservanti della via gerarchica, inviavano al citato comandante, nonché al presidente del Cobar Lazio, una denuncia-diffida per invitarli a non svolgere un'azione di vigilanza e di controllo sulle missioni dei componenti dello stesso consiglio di rappresentanza.
A tale procedura, che ha portato all'avvio del procedimento disciplinare, è stato associato l'ulteriore addebito contestato agli interessati, per aver prodotto medio tempore una memoria difensiva tramite legale, fatto qualificabile come un'interferenza nel rapporto gerarchico, lesiva delle esigenze di coesione e di efficienza proprie dell'organizzazione militare, come da recente giurisprudenza (sentenza del TAR Veneto del 13 marzo 2003, n. 4599).Pag. 55
Al riguardo è il caso di sottolineare che, dalla documentazione agli atti, i due procedimenti ora riuniti si appalesano correttamente incardinati da parte dell'autorità militare competente, il cui esclusivo e precipuo potere sanzionatorio, nel campo della disciplina, è stabilito dalla legge n. 382 del 1978, recante norme di principio sulla disciplina militare e dal regolamento di disciplina militare di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 545 del 1986. Né, tantomeno, risulta che siano state poste in essere dalle competenti autorità militari forme di condizionamento o esercitate indebite pressioni dirette a condizionare o limitare l'esercizio del mandato dei componenti degli organi della rappresentanza militare. In particolare, si osserva che il rapporto gerarchico-funzionale e l'impiego del personale sono materie che fuoriescono dalla competenza della rappresentanza militare (articolo 19 della legge n. 382 del 1978). Inoltre, le forme di comunicazione per il Cobar sono già disciplinate dalla normativa di settore, che prevede, in primo luogo, che il verbale delle deliberazioni collegiali venga trasmesso al comandante dell'unità di base corrispondente (articolo 24 del decreto del Presidente del Repubblica n. 691 del 1979); in secondo luogo, che anche un solo delegato possa promuovere la deliberazione dell'assemblea tramite mozione (articolo 23 del decreto ministeriale 9 ottobre 1985).
Infine, il procedimento disciplinare in argomento si sviluppa interna corporis, senza che sia previsto il ricorso alla difesa tecnica, la quale, viceversa, viene garantita dall'intervento di un militare difensore.
Sia consentita a questo punto una considerazione a margine dell'intera vicenda. La Difesa è pienamente consapevole della funzione della rappresentanza militare, in termini di proposizione, consultazione e concertazione nelle varie materie di interesse del personale. È proprio in ragione di tale consapevolezza che la Difesa ha sempre assunto un atteggiamento di disponibilità e di apertura nella valutazione ed approfondimento di esigenze di adeguamento di tale istituto, che derivano da sollecitazioni sociali e dal continuo evolvere delle aspettative del mondo militare, nel quadro della completa trasformazione dello strumento militare su base volontaria.
D'altro canto, la Difesa segue con molta attenzione, assicurando ogni utile contributo, il dibattito parlamentare tuttora in atto sulla riforma della rappresentanza militare. È nota, infatti, l'attività svolta dal Comitato ristretto, costituito presso la IV Commissione (Difesa) del Senato, che ha il compito di elaborare un testo unificato dei vari progetti di riforma finora presentati durante la legislatura (sono più di cinque), finalizzato a consegnare al personale militare uno strumento rappresentativo al passo con i tempi ponendo, al contempo, ciascuna sua componente nelle migliori condizioni per assolvere le attribuzioni della rappresentanza militare per la tutela degli interessi della collettività militare.
Tuttavia, è di tutta evidenza che la delicata materia della rappresentanza militare deve necessariamente armonizzarsi con le prioritarie esigenze di organizzazione, coesione interna e operatività delle Forze armate.

PRESIDENTE. L'onorevole Carta ha facoltà di replicare.

GIORGIO CARTA. Signor sottosegretario, pur nutrendo il massimo rispetto per la sua persona e per gli istituti militari, con rammarico devo dichiararmi profondamente insoddisfatto. La risposta, puntuale e burocratica, fornita alla mia interpellanza urgente si incentra sull'esame di episodi, mentre io ho posto un problema politico che sta a monte di tutto ciò.
Quello delle rappresentanze, che operano nel settore militare e che devono conciliare le esigenze di un'organizzazione ed il rispetto delle prerogative, è un tema delicatissimo. Il passo avanti compiuto con le rappresentanze non è ancora abbastanza definito ed è insoddisfacente per una parte e per l'altra. Da un lato si rivendicano organizzazioni rigide, dall'altro si tenta di tutelare principi sanciti dalla Costituzione, nel rispetto delle gerarchie.Pag. 56
Non è mia intenzione entrare nello specifico della risposta data dal sottosegretario, rispetto alla quale ho riscontrato alcune inesattezze; in particolare, faccio notare che le denunce inviate dai suddetti militari erano legate a un richiamo alla vigilanza e alla tutela di questioni inerenti il bene comune e non di beni o interessi personali. Trovo sconcertante, o perlomeno stravagante, che si voglia insistere su un'ulteriore penalizzazione solo perché i soggetti in questione si sono avvalsi della tutela di un legale - che non dovrebbe essere prevista - per tutelare o per meglio esplicitare e farsi coadiuvare nella richiesta di svolgere compiutamente il loro lavoro. È chiaro ed evidente che il meccanismo dell'interna corporis ha un significato anche in termini di gerarchia, ma questa procedura non può essere considerata esaustiva con la sola presenza della consulenza di un militare per portare avanti le istanze della rappresentanza; ricordo, infatti, che i militari in questione per reclamare la tutela di quei diritti non si sono rivolti a soggetti esterni, ma hanno presentato una denuncia-diffida al Comando dei carabinieri della regione Lazio a svolgere azione di vigilanza.
Non entro nel merito delle competenze dell'organismo regionale e di quello interregionale; tuttavia, il richiamare l'attenzione sul fatto che l'organismo interregionale ha compiti che non possono sostituire quelli dell'organismo regionale non costituisce certo un reato di lesa maestà! Se dal punto di vista gerarchico questa procedura fosse stata anche imperfetta, la strada da percorrere sarebbe stata quella di invitare a seguire la via corretta e non a pensare all'intervento punitivo per un presunto reato di lesa maestà!
Signor sottosegretario, il problema sembra apparentemente secondario, ma è di forte rilevanza: nel Paese vi è grande malcontento; vi sono istituzioni amate e rispettate dal Paese e da me stesso, tra le quali i Carabinieri e le Forze armate. Sarebbe un bene per tutti se anche all'interno di questi Corpi, per questioni o motivazioni nel merito delle quali non voglio entrare, emergessero, a torto o a ragione, malumori o malcontenti, questi dovrebbero essere corretti da una gestione sensata degli argomenti.
Percorrere la via punitiva per un semplice richiamo a svolgere un'azione di vigilanza e di controllo da parte degli organismi competenti, affinché ciò che è di competenza dell'organo interregionale non sia compiuto da quello regionale e viceversa, non può, a mio avviso, comportare l'avvio di un procedimento disciplinare, né tantomeno si può pensare di avviare un ulteriore procedimento disciplinare perché tali soggetti si sono fatti coadiuvare, non tutelare, da un legale nella formulazione delle loro memorie difensive. Credo che quella intrapresa sia una deriva pericolosa. Non entro nel merito delle gerarchie e delle istituzioni militari, che rispetto, ma, come parlamentare, invito il Governo a porsi questo problema. Considerato che si tratta di un problema delicato, il Senato e la Camera dovranno occuparsene, affinché si possa giungere ad affermare, anche in quell'ambito, un principio sacrosanto: il diritto e la tutela dei cittadini, esterni e interni, sono garantiti dalla Costituzione e le gerarchizzazioni non possono superare questi limiti.
Per tale motivo, signor sottosegretario, con rammarico, lo ripeto - e con tutto il rispetto per la sua persona, che non è certamente chiamata in causa nelle vicende oggetto della mia interpellanza ma solo tenuta a rispondere nella veste di rappresentante del Governo -, nonché per le forze e le istituzioni chiamate in causa, militari e non, mi ritengo completamente insoddisfatto della sua risposta, che considero burocratica e inadeguata al problema politico posto.

http://www.camera.it/audiovideo/video.aspx?id=81880

http://www.camera.it/audiovideo/video.aspx?id=81881

http://www.camera.it/audiovideo/video.aspx?id=81882

 


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