GLI INTERVENTI PERSONALI DEI DELEGATI GDF A L'AQUILA. "COESIONE, LUCIDITÀ, COERENZA E DETERMINAZIONE PER CONVINCERE LA POLITICA A RICONOSCERE I DIRITTI SINDACALI ALLA GUARDIA DI FINANZA” (di Paolino Messa)

sabato 26 gennaio 2008

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento tenuto il 23 gennaio 2008 all’assise de L’Aquila dal delegato Cobar Toscana della Gdf, luogotenente Paolino MESSA.

 

 

INTERVENTO LGT PAOLINO MESSA

 

Prima di iniziare questi mio intervento, voglio premettere che sono d’accordo in linea di massima, per quanto riguarda l’impianto generale, con quanto espresso nel documento redatto dal COBAR Toscana a cui appartengo, anche se alle parole “nuovo organismo rappresentativo con poteri sindacali” avrei preferito un’unica parola: SINDACATO.

 

Ciò posto, ritengo però opportuno fare delle considerazioni personali e di questo ringrazio l’organizzazione dell’assise che me lo permette.

 

Da più parti ho sentito dire che, a causa del grave e delicato momento politico che il nostro Paese sta attraversando, non avremmo dovuto riunirci o quanto meno rinviare il tutto a momenti “meno agitati” in quanto con molte probabilità il giorno 24 molti politici invitati non potranno presenziare perché avranno problemi più importanti da affrontare e quindi non ci sarà alcuna platea a cui rapportare i nostri convincimenti o eventuali decisioni.

 

Orbene, io mi domando quante volte il mondo della politica ha prestato orecchio alle nostre richieste? (Inutile rammentare quanto accaduto il 25 ottobre).

 

Sono del parere che questa assise sia un’occasione più unica che rara (da quanto ricordo dovrebbe essere una, se non unica, delle pochissime volte da quando esiste la rappresentanza militare che tutti i consigli di base nella loro interezza hanno la possibilità di riunirsi) e, pertanto, abbiamo il dovere di sfruttarla al massimo per permettere ai nostri rappresentanti del COCER di rapportare, con la forza nascente dalla compattezza e coesione di tutti gli appartenenti della Guardia di Finanza, a prescindere da ogni ordine e grado, quanto verrà deciso in questi giorni.

 

Da molto tempo ormai si dibatte sulla scelta tra rappresentanza e sindacato. Dibattito che certo non si esaurirà nelle assemblee, nei gruppi di lavoro, nelle delibere dei consigli di rappresentanza o nei comunicati stampa, ma è destinato a far discutere ancora molto e non è affatto scontato l’esito finale.

 

In questi ultimi tempi, nell’ambito dei consigli di base, intermedi e centrali sono emerse posizioni che portano ad unico ed inequivocabile messaggio: l’attuale sistema rappresentativo non funziona e va cambiato. Sicuramente per far questo occorrerà coesione, lucidità e coerenza perché in gioco c’è qualcosa che non può essere oggetto di improvvisazioni o strumentalizzazioni. In gioco c’è la tutela dei diritti dei lavoratori della Guardia di Finanza sui quali non possiamo permettere ad alcuno di scherzarci sopra.

 

Siamo ormai tutti consapevoli dell’attuale inadeguatezza dell’istituto della Rappresentanza, che attesi i limiti che lo stesso manifesta allorquando le aspettative della comunità rappresentata risultano disattese e le esigenze ignorate, senza che questo possa assumere alcuna rilevanza se non nei confronti di chi si vede privato della possibilità di esercitare un diritto che appare del tutto legittimo e, cioè quello di avere una esistenza più dignitosa, appare così del tutto spogliato delle proprie prerogative ed indirizzato verso obiettivi che risultano decisamente distanti dalle proprie finalità.

 

La quasi totalità del mondo politico, ciecamente, in questi anni è rimasto indifferente ai segnali di malessere che giungevano dai lavoratori con le stellette perdendo tutte le occasioni per mettere mano ad una seria riforma della Rappresentanza Militare, trovandosi ogni volta in imbarazzo nell’affrontare il problema.

 

In molti pensano che per dare dignità alla funzione rappresentativa dei militari sia sufficiente dotare l’istituto della Rappresentanza Militare del ruolo negoziale.

 

Il ruolo negoziale è funzione importante se si realizza in un contesto in cui chi lo esercita gode di indipendenza, di autonomia rappresentativa ed amministrativa e della potestà di autodefinirsi sotto il profilo organizzativo e gestionale, e se attrezzato degli strumenti utili a qualificarlo (come uffici legali, consulenze esterne, risorse economiche).

 

Oggi più che mai si sente il bisogno di costruire nuove e moderne relazioni di lavoro che sappiano godere al meglio delle esperienze sindacali in materia che la storia ci offre; c’è la necessità di fare riferimento alla migliore legislazione del lavoro oggi in vigore, così come è necessario superare i pregiudizi ideologici verso la realtà sindacale.

 

La causa relativa alla tutela dei diritti dei militari e quindi al sindacato per i militari, per essere recepita in un atto legislativo, deve poggiare su solide basi espresse da parte di una forza numerosa e compatta di richiedenti e da “un’ostinata sete di emancipazione”. Solo al concretizzarsi di questi presupposti il modo politico si vedrà costretto a tornare finalmente a fare il proprio lavoro.

 

Per questo che ogni delegato di questa Rappresentanza, per onestà, rispetto e dignità verso chi rappresenta dovrebbe rassegnare le proprie dimissioni da un organismo svuotato da ogni significato. Dimissioni che non sono segno di resa o debolezza, come molti asseriscono, ma una concreta azione di denuncia (creerebbe un rilevante vuoto e un grande problema politico)  che ha lo scopo di richiamare alle proprie responsabilità i nostri rappresentanti politici.

 

 

PAOLINO MESSA


Tua email:   Invia a: