LA PROTESTA DEI PREFETTI: «NO ALL'ACCORPAMENTO». BOCCIATA L'IPOTESI DEL TESORO DI UNIRE GLI UFFICI SUL TERRITORIO (IL SOLE 24 ORE)

sabato 06 settembre 2008

IL SOLE 24 ORE – Pag. 15 - 29/08/08

 

Bocciata l'ipotesi del Tesoro di unire gli uffici sul territorio

 

LA PROTESTA DEI PREFETTI: «NO ALL'ACCORPAMENTO»

 

SICUREZZA A RISCHIO «Ricadute pesanti su ordine pubblico e lotta alla criminalità, soprattutto al Sud. Piuttosto si riducano le strutture al ministero»

 

di Marco Ludovico

 

ROMA. L'accorpamento delle prefetture mette in fibrillazione il ministero dell’interno. Per ora si tratta soltanto di un'ipotesi contenuta nel rapporto Muraro, presentato dalla commissione tecnica sulla spesa pubblica presso il ministero dell'Economia (si veda il «Sole-240re» di ieri). Ma l’idea di ridurre le prefetture sul territorio - non più in ogni provincia, ma solo con una popolazione minima di 500mila persone - sembra a tutti una linea già decisa dal Governo, perlomeno dal dicastero di viale XX settembre.

La proposta, peraltro, non è nuova. E non è detto che stavolta non passi. Il rischio è più elevato, visto che le Province, invece, si sono salvate dalla soppressione. Ma tra i prefetti del Viminale non ce n'è uno che approvi l'abolizione degli uffici sul territorio. «È una follia. Chi sarà il massimo garante della sicurezza, funzione primaria e unitaria dello Stato?» si chiedono i dirigenti del ministero dell'Interno. Il criterio dei 500mila cittadini, peraltro, non fa i conti con la densità della popolazione sul territorio. Ne, soprattutto, con le esigenze di presidio nelle zone ad alto rischio mafioso, dove anche la chiusura della più piccola stazione dei carabinieri sarebbe un disastro. Sulla questione l'Anfaci (l'associazione nazionale dei funzionari dell'amministrazione civile dell'Interno) ha messo nero su bianco un documento, finora inedito, consegnato al ministro Roberto Maroni già un mese fa. Il messaggio è chiaro: le prefetture sul territorio non si toccano. Se è necessario, dice il testo, tagliamo gli uffici centrali.. Ma l'Anfaci «ritiene che non possa in nessun modo essere presa in esame la rappresentanza della presenza dello Stato sul territorio». Un «no» senza possibilità di eccezioni. Anche perché, sottolinea il documento, l'obiettivo del decreto legge n. 112 è «Un ridimensionamento di assetti organizzativi esistenti secondo principi di efficienza, razionalità ed economicità». Mentre non è scritto da nessuna parte che serve «una riduzione della presenza dello Stato negli ambiti territoriali serviti». Tagliamo piuttosto i livelli centrali del ministero dell'Interno, dice l'Anfaci: se ne possono sopprimere - è la proposta a Maroni - 31 di livello «dirigenziale generale» e 214 di livello «dirigenziale». Di sicuro la materia continuerà a rimanere incandescente in questi giorni. All'inizio della settimana prossima è previsto un incontro del ministro con i capi dei cinque dipartimenti del Viminale (Pubblica sicurezza, Immigrazione, Territorio, Personale e Vigili del fuoco). Vanno definite le esigenze in relazione al bilancio del dicastero e potrebbero sorgere problemi - già noti - ormai giunti a livelli insostenibili. La necessità di tagliare e razionalizzare, tuttavia, rimane imprescindibile. E qualcosa bisognerà inventarsi. La strada già imboccata è quella di rivedere tutte le duplicazioni dei compiti delle forze dell'ordine. Più facile, nel caso delle cosiddette «specialità»: l'esempio ormai di scuola, al ministero, è quello dei sommozzatori, visto che oltre ai Vigili del Fuoco ce ne sono anche tra Carabinieri e Polizia. Diventeranno un corpo unico, ma l'operazione va estesa. Il nodo più ostico da sciogliere riguarda la distribuzione delle forze di polizia sul territorio. La dislocazione spesso non risponde a criteri di razionalità ma il problema negli anni è rimasto irrisolto e tutti i tentativi di affrontarlo sono andati a vuoto. Tanto che allo slogan «meno poliziotti negli uffici, più in strada» non ci crede più nessuno. Nello stesso palazzo del Viminale ci sono diverse migliaia di agenti. La cifra ufficiale non è nota, anche perché il dato è formalmente riservato. Un segreto, in questo caso, che ha più di un motivo.

 

marco.ludovico@ilsole24ore.com


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