I NODI DEL RIORDINO DELLE CARRIERE: VERSO IL RESTO DEL PUBBLICO IMPIEGO O VERSO LA SPECIFICITÀ? - di Gianluca Taccalozzi

mercoledì 28 gennaio 2009

 

I NODI DEL RIORDINO DELLE CARRIERE: VERSO IL RESTO DEL PUBBLICO IMPIEGO O VERSO LA SPECIFICITÀ? - di Gianluca Taccalozzi

Qualche settimana fa (vgs. articolo del 20.12.2008) abbiamo pubblicato una dettagliata analisi dei provvedimenti di riordino in discussione in Parlamento, con esclusione del PDL C1708 (Villecco/PD), all’epoca non ancora disponibile.

Proprio la lettura di quest’ultima proposta legislativa ci ha mostrato, in maniera ancora più evidente rispetto alle precedenti proposte, i tre grandi nodi del riordino delle carriere, quelli su cui si incentrano tutte le discussioni degli addetti ai lavori (politica, sindacati e rappresentanze) e le paure, le speranze e le rivendicazioni di migliaia di operatori del comparto sicurezza e difesa.

Prima si passare ai nodi del riordino appare opportuno che l’obiettivo del riordino non è privilegiare questo o quel ruolo ma, come più volte richiamato nei preamboli delle proposte legislative, equiparare i modelli di carriera del comparto sicurezza e difesa a quelli del resto del pubblico impiego, al fine di uniformare le posizioni professionali ed i relativi trattamenti economici degli operatori di polizia e della difesa a quelle dei cugini contrattualizzati del pubblico impiego privatizzato.

Infatti da quando al pubblico impiego privatizzato è stata concessa la contrattazione anche in ambito di organizzazione delle carriere (1993), i relativi modelli hanno fatto registrare un progressivo e sensibile scatto in avanti (alla faccia di chi vuole far credere che la contrattazione non è l’unico strumento per migliorare le condizioni del personale dipendente) rispetto ai modelli del comparto sicurezza e difesa (laddove l’organizzazione delle carriere non è oggetto di contrattazione nemmeno per le amministrazioni civili), tanto che oggi sindacati di polizia e rappresentanze militari spingono per colmare quel divario ed ottenere gli stessi benefici economici e di carriera degli dipendenti pubblici. In sostanza le posizioni professionali oggi previste nel sistema delle carriere del comparto sicurezza e difesa dovrebbero fare uno scatto in avanti recuperando il gap con il resto del pubblico impiego. L’attuale modello del pubblico impiego prevede tre grandi “aree”, Seconda Area Funzionale ex B, Terza Area funzionale ex C e Dirigenza. Tra l’Area funzionale C e la Dirigenza si pone un area c.d. Vice Dirigenza, riservata al personale dell’Area C in genere munito di laurea. Facendo un confronto tra il modello del comparto sicurezza e difesa ed il modello del resto del pubblico impiego si può oggi delineare la situazione di cui alla tabella A in allegato.
 

(vedere tabella A nel documento in formato word allegato)

Il riordino delle carriere dovrebbe riportare i modelli di carriera del comparto sicurezza difesa sullo stesso piano dei modelli del pubblico impiego, attraverso:

Ø l’unificazione dei ruoli Appuntati e Sovrintendenti, nell’obiettivo di formare un’area omologa alla seconda Area funzionale del pubblico impiego;

Ø la formazione di una area omologa alla Terza Area Funzionale identificabile con l’attuale ruolo Ispettori, prevedendo lo slittamento in avanti degli attuali gradi Maresciallo e Maresciallo Ordinario;

Ø la formazione di un’Aera direttiva o Vice dirigenziale:

Ø la formazione di un’Area dirigenziale formata dal grado di Capitano in su (e non dal grado di Maggiore come erroneamente indicato nel nostro articolo pubblicato in data 20.12.2008),

secondo la Tabella B in allegato.

 

(vedere tabella B nel documento in formato word allegato)

 

I nodi del riordino sono rappresentati dall’unificazione dei ruoli Appuntati e Sovrintendenti, dalla formazione dalla formazione della futura area direttiva/vice dirigenza e dall’accesso all’area dirigenziale e derivano dalla diversità culturale e di metodo, riscontrabile tra le amministrazioni civili e le amministrazioni militari del comparto


Unificazione ruoli Appuntati e Sovrintendenti
Il processo di unificazione dei ruoli esecutivi è necessario per creare un’area esecutiva omologa alla Seconda Area funzionale del pubblico impiego privatizzato ed è già iniziato con la decretazione delegata del 2001 (per la G.di F. D.Lgs. 67/2001), quando fu introdotto il concorso per soli titoli riservato al grado apicale del ruolo Appuntati (70% dei posti disponibili) per l’avanzamento al ruolo Sovrintendenti. Tale novità , ridusse notevolmente il gradino tra i due ruoli, garantendo al ruolo Appuntati una sorta di avanzamento per anzianità al ruolo superiore (tra l’altro senza trasferimento come viceversa avveniva prima del 2001).

E’ chiaro l’unificazione dei ruoli comporterebbe per gli attuali Sovrintendenti, un “danno”, diverso in ragione della tipologia di nomina a Sovrintendente, secondo il seguente ordine:

1. Sovrintendenti vincitori di concorso prima del D.Lgs. 67/2001 (primi 4 Corsi per la G.diF.), in virtù del tipo di concorso sostenuto (titoli ed esami) e dei numerosi trasferimenti registrati al termine del corso di formazione;

2. Sovrintendenti vincitori di concorso dopo il D.Lgs. 67/2001, in virtù del concorso sostenuto (per soli titoli, almeno per il 70% dei posti) e della garanzia di permanere nella sede di provenienza al termine del corso di formazione;

3. Sovrintendenti nominati “ope legis” nel 1995.

Un “danno” diverso, ma comunque un danno, determinato dall’annullamento del gradino oggi esistente tra il ruolo Appuntati e quello Sovrintendenti che a nostro avviso andrebbe, quanto meno, mitigato in sede di riordino. Uno dei nodi del riordino è appunto se e come compensare questo eventuale “danno”.

A tal riguardo, il pensiero dell’ambiente militare o non prevede nulla (pdl Vitali, Speciale) o propone (pdl Ascierto) la revisione del concorso interno per “Ispettori” con l’introduzione di un’aliquota riservata al solo grado apicale del ruolo Sovrintendenti privilegiando la mera anzianità di servizio.

Viceversa l’ambiente civile (pdl Saltamartini e Paladini), privilegia il percorso formativo, proponendo non meglio individuate “procedure agevolate” per l’accesso al ruolo “Ispettori” riservate ai Sovrintendenti vincitori di concorso (riferendosi probabilmente ad agevolazioni per il concorso interno per Ispettori, in termini di requisiti di accesso ovvero mancanza del previsto titolo di studio e/o aliquote riservate).

Sul punto, la nostra idea, raccolta nella proposta di riordino pubblicata in data 20.12.2008, è simile a quella proveniente dall’ambiente civile e prevede uno speciale scatto stipendiale (tipo quelli previsti a suo tempo dai D.Lgs 195/1995 e 67/2001) e percorsi concorsuali agevolati per l’accesso al ruolo “Ispettori” (per esami e titoli e senza trasferimento), con aliquote (50% - 70% anche senza previsto titolo di studio nella fase transitoria 5-7 anni) riservate a tutti i Sovrintendenti, senza distinzione tra So.Vi.Co e “ope legis”.

A nostro avviso è infatti utopico e demagogico proporre di mantenere l’attuale gradino tra il ruolo “Sovrintendenti” e quello “Appuntati”, garantendo agli attuali Sovrintendenti il transito “ope legis” al ruolo “Ispettori” per il solo fatto di aver superato un concorso e frequentato un corso di formazione, tra l’altro impostato per l’accesso ad un ruolo inferiore rispetto all’attuale ruolo “Ispettori” e, ancora di più, rispetto al futuro ruolo “Ispettori” immaginato dalle proposte di riordino, ovvero un’area professionale riservata a personale in possesso almeno di laurea triennale. Senza contare che una simile soluzione non troverebbe l’appoggio del ruolo ”Ispettori”. Risulta molto viceversa molto più interessante ed equa, l’idea di mantenere l’attuale ruolo Sovrintendenti come ruolo “ad esaurimento” tra il nuovo ruolo esecutivo “Appuntati e Sovrintendenti” ed il ruolo “Ispettori”, mantenendo le attuali distanze tra gli attuali Sovrintendenti e gli attuali Appuntati. Anche tale soluzione, seppur ampiamente condivisibile, risulta però poco percorribile a causa della importante consistenza numerica dell’attuale ruolo “Sovrintendenti”. Ecco perché la soluzione più ovvia, praticabile e più prossima alle rivendicazioni degli attuali Sovrintendenti sembra essere quella, da noi condivisa, proposta dall’ambiente civile, ovvero la previsione di un percorso privilegiato per l’accesso al ruolo superiore.


Formazione di un’Aera direttiva o Vice dirigenziale
Come abbiamo evidenziato nelle precedenti Tabelle, il nuovo modello di carriere del comparto sicurezza e difesa prevede un’area direttiva o Vice dirigenziale formata dagli attuali gradi di Sotto Tenente e Tenente. In questo contesto il nodo è rappresentato dall’accesso e dalla formazione a tale Area.
La proposta civile (Saltamartini - Paladini) prevede, analogamente al modello del pubblico impiego, che la futura Area direttiva sia destinata all’attuale ruolo “Ispettori”, una parte per concorso riservato a personale in possesso di laurea triennale ed una relativamente esigua anzianità di servizio ed una parte riservata al grado apicale del ruolo “Ispettori” anche senza il previsto titolo di studio (soprattutto nella fase transitoria). Le stesse proposte prevedono altresì la possibilità di un accesso dall’esterno all’area direttiva riservato a personale in possesso almeno di laurea triennale.

L’ambiente militare più conservatore (pdl Speciale e Vitale), propone il ridimensionamento/soppressione dell’attuale “ruolo speciale Ufficiali” e la destinazione della futura Area direttiva ai gradi Sotto Tenente e Tenente dell’attuale “ruolo normale Ufficiali”, mentre la proposta militare più moderata (Ascierto) prevede la formazione di una futura Area direttiva alimentata dai gradi Sotto Tenente e Tenente dell’attuale “ruolo normale Ufficiali” e dalla qualifica apicale (Luogotenente) del ruolo “Ispettori”. In sostanza, l’ambiente militare propone di depotenziare gli attuali strumenti di avanzamento del ruolo “Ispettori” al ruolo “Ufficiali”, anche al fine di finanziare la concessione del trattamento dirigenziale dal grado di Capitano in su, precludendo/ostacolando l’accesso all’Area direttiva e relegando il ruolo a funzioni impiegatizie/esecutive. Proposte anacronistiche che manterrebbero ed addirittura rafforzerebbero la specificità e l’isolamento dell’ambiente militare rispetto al resto del pubblico impiego.

In questo contesto la diversità tra le proposte militari e quelle civili trae origine, non solo dalla differente cultura, ma soprattutto da una circostanza molto più sostanziale, ovvero l’assenza dei gradi di Sotto Tenente e Tenente nell’attuale modello di carriere dei funzionari di polizia. Infatti, i funzionari di Polizia (già in possesso di laurea al momento del concorso) escono dagli Istituti di formazione con il grado di Commissario Capo (Capitano), pertanto, prevedendo il riordino il transito di detta qualifica nell’area dirigenziale, non si è ovviamente presa in considerazione di inquadrare i funzionari nel futuro ruolo direttivo. Al contrario, il modello militare prevede l’accesso al ruolo “Ufficiali” attraverso le Accademie a cui si accede con il diploma e si esce con il grado di Tenente, pertanto, non potendo proporre il posizionamento del grado di Tenente ed, a maggior ragione di Sotto Tenente, nella dirigenza, si propone di garantire a dette posizioni l’appostamento nella futura area direttiva.

Anche a tal riguardo la nostra posizione risulta molto più vicina alla proposta civile, non fosse altro per il riconoscimento della professionalità del ruolo “Ispettori” e per la coerenza dimostrata, non si può, infatti, dichiarare in premessa di voler emulare il resto del pubblico impiego e poi, nel corpo delle proposte, prevedere l’esatto contrario, andando a mortificare il ruolo ispettori per privilegiare la carriera degli “Ufficiali” del ruolo normale.


Accesso all’area dirigenziale.
Come detto le proposte di riordino (civili e militari) prevedono la formazione di un’area dirigenziale composta dall’attuale grado di Capitano in su. A nostro avviso il riconoscimento dirigenziale alle predette posizioni professionali risulta del tutto legittimo, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni civili, considerando che l’accesso alla qualifica iniziale di funzionario è riservato a personale in possesso di laurea, analogamente a quanto avviene per l’era dirigenziale del resto del pubblico impiego.
Ciò che ci appare viceversa ingiustificato ed ingiustificabile è:

  • la mancata previsione, nelle proposte militari, di un’aliquota di posti riservati al personale interno, senza assurdi limiti minimi di età, nel concorso al “ruolo normale Ufficiali”, analogamente a quanto già previsto per le amministrazioni civili nei concorsi per l’accesso al ruolo normale dei “Commissari”;
  • il riconoscimento permanente e definitivo al personale dirigente dei vantaggi e delle indennità (straordinario, missione, ecc.) previste dalla contrattazione del personale non dirigente; beneficio, oggi previsto in forma del tutto straordinaria, che non trova analogie nel settore privato e nel resto dei pubblico impiego;
  • la mancata previsione di una profonda rivisitazione della pianta organica dell’attuale ruolo “Ufficiali”, se è infatti vero che al Capitano che comanda una Compagnia dovrebbe essere corrisposto il trattamento economico dirigenziale, altrettanto non si può dire del Capitano che comanda un drappello o una sezione. Pertanto, prima di un eventuale riconoscimento dirigenziale, la pianta organica del ruolo Ufficiali andrebbe rivista in funzione delle mansioni effettivamente espletate.

In definitiva i nodi del riordino sono caratterizzati dalla profonda differenza tra gli ordinamenti e la cultura militare e gli ordinamenti e la cultura civile. Le proposte militari infatti privilegiano la mera anzianità di servizio ed il ruolo normale “Ufficiali” (chiudendo/ostacolando l’accesso all’aera direttiva e sbarrando l’accesso all’area dirigenziale dei ruoli inferiori) in una logica di sostanziale specificità rispetto al resto del pubblico impiego, mentre le proposte civili tendono a privilegiare i titoli di studio, il percorso professionale ed il personale interno, in una logica di progressivo avvicinamento al resto del pubblico impiego.

La paura di scrive che si arrivi a due diversi riordini, uno per la componente militare ed uno per la componente civile del comparto, così come “pilatescamente” prevede la proposta C1708 Villecco/PD, aumentando la distanza tra amministrazioni civile e amministrazioni militari, con grave danno per le amministrazioni e per il personale delle Forze di polizia ad ordinamento militare ed, in particolare, per la Guardia di Finanza.

 

GIANLUCA TACCALOZZI
Segretario Sezione Ficiesse Roma
gianlucataccalozzi@alice.it

 

 

 


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