LE DISCRIMINAZIONI SULLE INDENNITÀ DI AERONAVIGAZIONE SONO FIGLIE DEL MATRIMONIO FORZATO TRA SICUREZZA E DIFESA. FACCIAMO SISTEMA PER DIFENDERE GLI INTERESSI DI TUTTI I SOGGETTI COINVOLTI (di Francesco Zavattolo e Patrizio D’Alessio)

giovedì 05 marzo 2009

L’acceso confronto sulle tematiche concernenti il Servizio Aereo della Guardia di Finanza che in questi giorni ha occupato la home page di questo sito internet ha messo in luce uno dei nervi scoperti del matrimonio forzato che va sotto il nome di Comparto Sicurezza e Difesa.

Come è stato ben argomentato dai protagonisti del dibattito in esame l’art. 5 del D.P.R. 394 del 1995 ha sconvolto l’equilibrio dei diritti garantiti sia dalla Costituzione e sia dalla legge 78/83 in base ai quali, a parità di funzioni espletate e di responsabilità assunte, dovrebbe corrispondere la stessa remunerazione (nel caso ci si riferisce alle indennità di aeronavigazione e volo). La verticalizzazione delle indennità scollegate dalla funzione e connesse al grado rivestito ha gettato le basi per una grave forma di disuguaglianza rispetto all’ormai noto trattamento egualitario decretato dalla 78/83. In parole povere, al nostro Finanziere pilota è stata corrisposta la medesima indennità di aeronavigazione che il legislatore ha fissato per l’aviere dell’Aeronautica militare: peccato che l’Arma azzurra non abbia nel proprio organico piloti che rivestono il grado di Aviere, Sergente o Maresciallo, ma solo e soltanto personale appartenente al ruolo Ufficiali.

Cosa è accaduto in sostanza? Un abito creato ad hoc per l’Aeronautica Militare (art. 5 del DPR 394 del 95) è stato “imposto” anche al personale delle forze di polizia, sia civili che militari, impiegato nei medesimi settori senza tener conto che l’art. 44 del DPR 395/95 statuisce che le indennità in parola sono (e quindi dovrebbero essere) rapportate per le misure vigenti al personale delle altre FF.AA. impiegate nelle medesime condizioni operative. Ciò premesso andrebbe anche evidenziato come ancora oggi la tabella II dell’art. 26 della legge 232 del 1990 che ha equiparato il personale di volo della Polizia di Stato a quello delle Forze Armate pur essendo in vigore, in quanto non è mai stata abrogata, non viene più applicata. Inoltre va anche segnalato che il legislatore, nella delega al governo per disciplinare i contenuti del rapporto d’impiego delle Forze di polizia e del personale delle Forze armate nonché per il riordino delle relative carriere, attribuzioni e trattamenti economici di cui alla legge 216 del 1992 (art. 2 comma 1 e 4) e nel successivo decreto legislativo 12.05.1995 n. 195 (art. 8), aveva stabilito che i decreti attuativi avrebbero dovuto tener conto delle disposizioni in vigore al momento (L 216/92) e, che, se in sede di applicazione (D.lvo 195/95) sarebbero sorti contrasti interpretativi di rilevanza generale per tutto il personale interessato, lo stesso avrebbe potuto formulare, alla rispettiva amministrazione pubblica, richiesta scritta di esame della questione controversa.

Non sappiamo se le altre Amministrazioni abbiano ricevuto segnalazioni in proposito; per quanto concerne la Guardia di Finanza questo caso è stato sollevato, ma si è concluso con un nulla di fatto, anche se forse – il dubbio è più che lecito – il famoso emolumento fisso di polizia introdotto con l’art. 52 del DPR 164/2002 è nato proprio in ossequio alle citate disposizioni.

Giustamente Antonio Giannuzzi ha fatto notare che dovremmo lavorare per fare sistema e cercare, insieme, un ampio e articolato dibattito sulle questioni afferenti il Servizio Aereo. Atteso che concordo pienamente con l’osservazione testé riportata, va detto che fin’ora di sistema ne è stato fatto ben poco e non mi riferisco soltanto alla proposta avanzata dal Cocer che ha dato il via a questo dibattito, ma anche allo stato di abbandono in cui è stato lasciato il personale AA.FF con la riforma del 1995. Il delegato del Coir Aeronavale Centrale, Luigi Iannone, ha fatto notare che il ricorso avanzato da 104 ex Finanzieri nel lontano 1996 (io c’ero!) si doveva presentare prendendo in esame il personale del ruolo Ufficiali e non gli appartenenti al ruolo Ispettori. L’osservazione ha una sua validità nel principio – anche se con il senno di poi, visto come sono andate le cose, la sostanza non sarebbe cambiata – peccato però che all’epoca dei fatti i colleghi Sottufficiali, visto il gran balzo in avanti che ebbero grazie alla riforma delle carriere e conseguentemente anche alle proprie indennità, si videro bene dal partecipare (giustamente!!!) alle rimostranze mosse dai Finanzieri. Non possiamo non pensare che se nel predetto ricorso avessimo avuto anche il supporto della loro categoria il malcontento profuso avrebbe avuto un’eco di portata diversa.

Questa divagazione ha il solo scopo di mettere in rilievo che il desiderio di realizzare un sistema coeso tra le varie forze in esame si perde negli interessi delle parti. Difatti, per avvalorare con esempi concreti queste parole, basti pensare che oggi alcuni dei veterani (oggi prossimi alla quiescenza) che all’epoca non si unirono al coro d’allarme sollevato dai finanzieri, (giustamente) colpiti nell’orgoglio dalle norme di armonizzazione che consentono (o consentiranno) al personale ufficiale di percepire le indennità previste per i dirigenti, vorrebbero sguainare le spade, ormai arrugginite, e cercare i consensi necessari per l’ennesima battaglia sui teatri della giustizia amministrativa. Visti gli esiti di simili conflitti (sentenza n. 5427/2007 del Tar Lazio e sentenza n. 5861/2008 del Consiglio di Stato) abbiamo appurato, sulla nostra pelle, che se vogliamo cercare di migliorare la nostra condizione possiamo solo sperare in una forte ed autorevole rappresentanza del settore. Anche qui mi ritrovo con Giannuzzi quando afferma che dobbiamo lavorare insieme affinché persone capaci e ben documentate del Servizio Aereo possano far parte del Consiglio Centrale di Rappresentanza o di quant’altro il futuro ci riservi.

In conclusione, vista la complessità dell’intera vicenda, più che immaginare una soluzione di tipo contrattuale si dovrebbe auspicare una definizione legislativa che si realizzi in seno al Parlamento approfittando, magari, già del riordino delle carriere che probabilmente vedrà la luce in questa legislatura.

Ad majora.
di Francesco Zavattolo e Patrizio D’Alessio
Sezione Ficiesse di Pratica di Mare
ficiesse.praticadimare@ficiesse.it
 


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